(segue da qui)
Conclusione
Nel volume
precedente mi ero proposto di distruggere il greco del Nuovo Testamento e di
invitare ad un ritorno del corpus cristiano verso il suo luogo testuale
d'origine: l'ebraico. Il mio volume II ha inteso l'appello: ecco, al presente,
Gesù e Paolo restituiti, in effetti, alla loro lingua madre. Una volta de-grecizzati,
i due eroi del cristianesimo primitivo acquistano un miglior aspetto:
ridiventano ciò che non avrebbero mai dovuto cessare di essere: personaggi che,
nella logica della loro fabbricazione — il midrash — non hanno più nulla a che
fare, infine, con l'ambito storico e i suoi casi, né con la mitologia, la
fantasia o la favola della buonanotte... Entrambi? — delle nozioni. — L'uno,
sotto le figure bibliche congiunte di Giosuè successore di Mosè e di Giosuè
sommo sacerdote del ritorno da Babilonia: la nozione di YHWH
risorgente-risorto; l'altro, sotto le figure similmente congiunte e similmente
bibliche del re-messia Saul e dello Scheol: la nozione della Morte che subisce,
che ha subito e che deve subire i contraccolpi di quella stessa resurrezione.
Tra loro e per legarli: la Salvezza e i suoi meccanismi. Il loro sviluppo e lo
sviluppo del loro legame? il Nuovo Testamento, la «Nuova Alleanza» nella misura in cui compie e
abolisce la Torà. — Gesù e Paolo: due invenzioni, due scoperte del midrash
ebraico che è il cristianesimo degli inizi. Nient'altro. Un midrash in due
fasi. E non, come duemila anni di greco e di latino di Chiesa(di Chiese), due
compari volgari di un intreccio di vicissitudini volgari. — Dalla rovina del
greco del corpus cristiano alla rovina della storicità di Gesù e di Paolo, non
vi è che un passo: eccolo! Il mio lettore e io l'abbiamo superato.
Via di Cap du Bosc,
25 dicembre 1987-15
agosto 1988.
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