sabato 11 maggio 2024

L'APOCALISSE — ANALISI DEL LIBRO


«Le forze che conducevi contro i Giudei erano più adatte a sconfiggere Nerone. Quelli da gran tempo ormai sono in rivolta non solo contro i Romani, ma contro l'intero genere umano. Un popolo che ha scelto l'isolamento totale, che non divide con il resto dell'umanità né la mensa, né le libagioni, né le preghiere, né i sacrifici, è più distante da noi che Susa e Battra, o gli Indiani che vivono di là da questi paesi. Non aveva senso alcuno punire la loro rivolta, anzi era meglio non annetterli neppure. Ma chi non si sarebbe augurato di uccidere Nerone con le proprie mani, lui che beveva il sangue degli uomini e cantava in mezzo alle stragi? Invero, io tenevo le orecchie intente ai discorsi che ti riguardavano: quando veniva di là qualcuno con la notizia che avevi ucciso trentamila Giudei, e cinquantamila nella battaglia seguente, lo traevo in disparte e gli chiedevo sottovoce: “Ma cosa fa quest'uomo? Non c'è qualcosa di più importante?”»

(Filostrato, Vita di Apollonio, 5:33)


Che Adriano (132-135 d.C.) pensasse di chiudere la partita con gli Ebrei con un genocidio è del tutto probabile.

(Luciano Canfora, Il tesoro degli Ebrei. Roma e Gerusalemme, Laterza 2021, pag. 27, nota 61)

 

«Finché sarà in piedi il Tempio, si ribelleranno».

(Profezia di un capo militare romano all’assedio di Gerusalemme nel 70 E.C., Flavio Giuseppe, La guerra giudaica, 6:239)

 

Il Dio di Coincidenza

Può qualcuno negare che

Una cosa dopo l'altra

In sequenza e logica

Mai vista prima

Non può essere che la

Interferenza di un Dio

Determinata a provare che

Ognuno che pretende

Di conoscere ora

Una cospirazione è

Demente?

(Kent Murphy)

Se accettiamo il cosiddetto “consensus” secondo cui 7 lettere sono state scritte dallo stesso apostolo (chiamiamolo “Paolo”), abbiamo una prova certa dell’esistenza di “Paolo”. Se accettiamo lo stesso cosiddetto “consensus” secondo cui queste lettere iniziarono ad apparire intorno alla metà del primo secolo, esse diventano quindi la più antica testimonianza storica conosciuta circa un personaggio o un fenomeno che arriviamo a identificare col nome titolare di “Gesù Cristo”. Come ci spiega “Paolo”, la sua familiarità con questo personaggio o fenomeno non si manifesta sotto forma di conoscenza di una persona in carne ed ossa. 

Si tratta di una “rivelazione”

Una “rivelazione”, in senso non religioso, è essenzialmente: un pensiero nella mente di qualcuno. A pensar (leggermente) male: un'allucinazione

Pertanto, ciò che segue dalle opinioni del “consensus” intorno a Paolo l'apostolo è che la prima testimonianza conosciuta a proposito di Gesù ci dice che Gesù fu concepito inizialmente come un pensiero nella mente di qualcuno.

Così Gesù non è un uomo che i cristiani hanno divinizzato a causa delle sue virtù e del suo insegnamento. Checché ne dicano gli “accademici” (in realtà folli apologeti cristiani). Gesù è esistito dapprima nel cuore e nel cervello di alcuni ebrei marginali come concezione puramente spirituale, in linea con le tradizioni messianiche degli ebrei. Ed è così che l'hanno compreso Paolo e gli autori delle Apocalissi. Più tardi, verso l'inizio del secondo secolo, i cristiani non hanno potuto accontentarsi più di quella concezione, ed è allora che hanno immaginato la «storia» di un Gesù in carne e ossa, come la si trova nei Vangeli.

Insomma, non si tratta della divinizzazione di un uomo, ma della de-divinizzazione di un arcangelo ebraico (in termini greco-romani: di un «quasi deo», come giustamente riconobbe Plinio il Giovane).

Al contrario, quali ipotesi seguirebbero se dovessimo supporre che, ad esempio, “Paolo” non esistesse realmente come un apostolo conosciuto che scriveva lettere, non avesse una storia come nei tendenziosi Atti degli Apostoli, ma fosse stato inventato come un “autore” di trattati teologici fabbricati nel secondo secolo?  

La mistica dell'apostolo Paolo si dissolverebbe nelle varie mistiche di diverse sette anti-demiurgiste prima (cosiddetti “Gnostici”), giudaizzanti dopo (cosiddetti “cattolici”), per terminare, in goffa armonizzazione degli opposti, nelle nostre cosiddette “lettere paoline”. Con i cantori e i giullari della loro (fasulla) autenticità ed (interpolata) ebraicità nelle figure odierne di “accademici” e apologeti cristiani come Gabriele Boccaccini. Autori di stupidi libri come questo.

E di Gesù? Che ne sarebbe?

Se tutte le cristologie vertiginosamente “alte” sono spostate, col “Paolo” totalmente fabbricato, nel secondo secolo, allora mi sento obbligato ad assumere, nel primo secolo, una cristologia relativamente bassa. Almeno rispetto alle altezze cosmiche alle quali ci ha abituato la lettura delle epistole di Paolo. O dell'epistola agli Ebrei. O del libro dell'Apocalisse. 

Perché anche il libro dell'Apocalisse va spostato in ogni caso in pieno secondo secolo. Una prova schiacciante in tal senso: Gerusalemme poteva essere esecrata tanto quanto Roma da un ebreo nazionalista solo a condizione di chiamarsi “simbolicamente Sodoma ed Egitto” (Apocalisse 11:8). Vale a dire: Aelia Capitolina

Senza più la cristologia alta nel primo secolo a insidiare direttamente ogni pretesa alla storicità di Gesù, rimarrebbe comunque il problema di datare l'ipotetico Gesù storico. Infatti tutti i riferimenti a Pilato o ad Areta risalirebbero a non prima della metà del secondo secolo.

In quello scenario, la ricerca del Gesù storico sarebbe futile. 

Non tanto perché si possa negare la possibile realtà storica dietro alcune storielle evangeliche. Quanto piuttosto perché sarebbe impossibile al massimo grado riuscire a datare qualunque ipotetica traccia storica confluita nei vangeli proprio nel periodo «sotto Pilato» anziché nel 70 E.C., quando un altro migliore candidato al ruolo di Gesù storico fu attivo (Gesù ben Saffa), o perfino 100 anni prima l'Era Comune, nel periodo dove il Talmud babilonese colloca lo Jeschu dei cristiani (ossia, sotto Alessandro Ianneo). Il Gesù di carta dei nostri vangeli non varrebbe la carta sulla quale è scritto. Perché si tratterebbe di un amalgama di diverse figure messianiche ebraiche dell'epoca. Con diverse storie e leggende di diverse persone che gli sono attribuite. La maggior parte delle storie sono probabilmente abbellite in una certa forma. Mentre altre sono fabbricazioni pure e semplici. Un Paolo autentico comporta l'inesistenza storica di Gesù. Mentre un Paolo inautentico, un Paolo totalmente fabbricato, implica il contrario: ve ne furono parecchi, di «Gesù» storici. Riducendo il Gesù di carta ad una figura composita di più predicatori dell'epoca. Le cui storie sono state mescolate nel corso del primo e del secondo secolo. 

Un  Gesù storico sfortunatamente non datato è molto simile ad un Gesù mitologico, fino al punto di confondersi facilmente con esso. Ceteris paribus, il mio voto andrebbe a Gesù ben Saffa come il più probabile Gesù storico, nell'ipotesi che le epistole paoline e l'epistola agli Ebrei siano spostate tutte quante nel secondo secolo.


L'APOCALISSE

di

JOSEPH TURMEL

I. — ANALISI DEL LIBRO

L'APOCALISSE è una raccolta di visioni che si divide in due parti di lunghezza molto disuguale e di soggetto molto diverso. Le visioni della prima parte sono contenute nei primi tre capitoli e culminano in sette lettere indirizzate agli angeli di sette chiese dell'Asia. Le visioni della seconda parte, che si estendono su diciannove capitoli, descrivono terribili calamità alle quali segue la raffigurazione della Gerusalemme discesa dal cielo. Lasciamo provvisoriamente da parte le lettere e occupiamoci prima delle calamità. 

Saranno inviate su richiesta delle anime dei martiri che scoppieranno in trasporti di gioia quando la loro preghiera sarà esaudita. La richiesta dei martiri è espressa in questi termini 6:9-11:

Ho visto sotto l'altare le anime di coloro che sono stati immolati a causa della parola di Dio e della testimonianza che hanno reso. Essi gridavano con una voce possente e dicevano: Fino a quando, Maestro santo e veridico, tarderai a renderci giustizia e a vendicare il nostro sangue sugli abitanti della terra?

Il canto di gioia che i martiri, e con loro gli abitanti del cielo, intoneranno quando i loro desideri saranno stati esauditi, è riportato nel capitolo 19:1-2:

Dopo ciò udii come la voce possente di una grande moltitudine che diceva nel cielo: Alleluia, salvezza, gloria e potenza al nostro Dio perché i suoi giudizi sono equi e giusti, perché ha giudicato la grande prostituta che corrompeva la terra con la sua prostituzione, e ha vendicato su di lei il sangue dei suoi servi.

Le calamità destinate a vendicare i martiri avranno per punto culminante la caduta di Babilonia, che è presentata sotto i tratti di una prostituta e la cui rovina imminente è scritta in anticipo nei capitoli 17-18: 

14 E uno dei sette angeli che reggevano le sette coppe venne e mi disse: Vieni, ti mostrerò la condanna della grande prostituta che è assisa sulle grandi acque... Dopo ciò vidi un un altro angelo... Egli gridò con tutta la sua forza: È caduta la grande Babilonia!... La grande città è stata distrutta in un'ora!

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