domenica 18 febbraio 2024

Gli scritti di San Paolo — EPISTOLA AGLI EFESINI (RELAZIONI TRA LE DUE EPISTOLE)

 (segue da qui)

7. RELAZIONI TRA LE DUE EPISTOLE

Considerate nella loro versione primitiva, vale a dire al di fuori delle aggiunte che ciascuna di esse ha ricevuto più tardi, l'epistola agli Efesini e l'epistola ai Colossesi hanno entrambe una parte dogmatica e una parte morale. Nella parte dogmatica trattano entrambe del Cristo e dell'opera compiuta dal Cristo. Nella loro parte morale, trattano l'una e l'altra dei doveri della vita domestica. Esse enumerano gli stessi doveri e li enumerano nello stesso ordine (doveri delle mogli, dei mariti, dei figli, dei padri, dei servi, dei padroni). Sono quindi intimamente correlate nel dominio delle idee. Quella affinità si estende anche nel dominio verbale. Molti testi dell'una si ritrovano letteralmente nell'altra (è inutile stilare la lista di queste coincidenze che sono segnalate in tutte le bibbie). Danno l'impressione di due sorelle gemelle. 

Diciamo ora che quella rassomiglianza non esclude certi tratti divergenti. Innanzitutto i testi paralleli, se si eccettua la parte morale, non si susseguono nello stesso ordine. In seguito l'epistola agli Efesini essendo notevolmente più lunga dell'epistola ai Colossesi ha necessariamente oracoli che le appartengono propriamente. Peraltro l'epistola ai Colossesi, benché più corta, ha anche dei pensieri che sono suoi e che non si trovano da sua sorella. Senza dubbio molti di questi pensieri che non sono duplicati appartengono alla versione cattolica; ma la versione marcionita, che soltanto ci occupa qui, offre a sua volta questo spettacolo. Insomma, una delle nostre lettere è stata scritta da qualcuno che conosceva l'altra a fondo, che se l'era assimilata e che l'ha riprodotta senza proibirsi qualche cancellatura, qualche aggiunta, qualche rimaneggiamento. Tra i rimaneggiamenti i seguenti meritano un'attenzione speciale: 

Colossesi 1:4, 9: Essendo stato informato della vostra fede in Cristo Gesù e della vostra carità per tutti i santi... noi non smettiamo mai di pregare per voi. 

Efesini 1:15: Ecco perché io, essendo stato informato della vostra fede nel Signore Gesù e della vostra carità per tutti i santi, non smetto di rendere grazie per voi.

Colossesi 4:3: Pregate allo stesso tempo per noi, affinché Dio ci apra una porta di parola per predicare il mistero del Cristo. 

Efesini 6:18, 19: Pregate... anche per me che aprendo la bocca possa parlare e far conoscere liberamente il mistero del vangelo.

 Gli stessi pensieri che, in Colossesi, sono espressi in nome di una comunità, sono messi in Efesini, sul conto di Paolo. E questo fatto non è eccezionale. In Colossesi la redazione individuale si limita a un piccolo numero di frasi, ed ha sempre l'aspetto di una digressione o persino di un'aggiunta. Ne va diversamente nell'epistola agli Efesini. Qui Paolo colma la maggior parte del capitolo 3 (15 versetti su 21). Altrove, è vero, il suo intervento si prolunga per meno tempo; ma non entra mai nel testo da una porta laterale e per mezzo di una digressione. Non si riscontra in Efesini lo spettacolo che ci dà Colossesi 6:3 dove Paolo si insinua subdolamente dietro la comunità che domanda preghiere. A questo primo contrasto se ne aggiunge un secondo. In Colossesi l'intervento di Paolo è l'opera dell'editore cattolico. In Efesini, al contrario, esso appartiene alla versione marcionita, e Paolo si vanta (3:3) di aver conosciuto il mistero cristiano per rivelazione. Ecco i fatti. È alla loro luce che andremo a cercare a quale di queste due epistole, considerate prima delle aggiunte dell'edizione cattolica, appartenga la priorità. 

Paolo aveva negli ambienti marcioniti un prestigio incomparabile. Dato ciò, supponiamo che una comunità cristiana animata dallo spirito di Marcione abbia inviato, intorno al 140, ad un'altra comunità marcionita una lettera scritta a nome della comunità, vale a dire analoga alla lettera di Clemente Romano ai Corinzi. Si capisce senza difficoltà che, per rafforzare l'autorità di quel brano, un dottore marcionita ne abbia dato, poco tempo dopo, una seconda edizione scritta a nome dello stesso Paolo. Ma l'ipotesi contraria è assolutamente inconcepibile. Nessuno crederà che, da una lettera marcionita scritta a nome di Paolo, si sia ricavata, per via di rimaneggiamento, una lettera scritta a nome di una comunità cristiana. 

Non facciamo che applicare questi principi dichiarando che la versione marcionita dell'epistola ai Colossesi ha dovuto precedere la versione marcionita dell'epistola agli Efesini. Quest'ultima è solo un adattamento. È nell'epistola ai Colossesi che si deve cercare l'inchiostro primitivo; è essa che ha servito da modello all'epistola agli Efesini. 

Ecco per la versione primitiva. Due parole ora sull'edizione cattolica. Le espressioni che appartengono a quella edizione e di cui le nostre due epistole sono cosparse hanno un'aria di famiglia così pronunciata che devono avere la stessa origine. Diciamo quindi che l'epistola ai Colossesi e l'epistola agli Efesini devono la loro fisionomia attuale a un solo e medesimo autore. Dopo aver applicato ad entrambe una vernice cattolica questo editore ha accentuato l'affinità che constatava tra loro. Avendo inserito nell'epistola ai Colossesi la nota di Paolo di cui era possessore, ha introdotto un estratto di questa stessa nota nell'epistola sorella. Avendo provato da diverse attestazioni che l'epistola ai Colossesi risaliva alla prigionia di Paolo, ha fornito anche la prova che il grande apostolo aveva scritto l'epistola sorella nel corso della sua prigionia. 

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