(segue da qui)
PARTE SECONDA
IDENTIFICAZIONE DEI DISCEPOLI
E FORMAZIONE DELLA DOTTRINA
CAPO QUINTO
GLI APOSTOLI
XIX. — GIACOMO E SIMONE DISCEPOLI PREDILETTI
§ 56) La questione di Giacomo e Simone. — Con quanto esposto al Capo precedente è stato constatato che nelle circostanze basilari il Galileo evangelico coincide col Galileo storico. Veniamo adesso ad esaminare se anche nelle circostanze derivate la perfetta aderenza dei due personaggi può dirsi stabilita. Giacché se Giuda Galileo deve identificarsi col Gesù Galileo, logicamente anche i discepoli di Giuda dovranno identificarsi coi discepoli di Gesù.
In proposito sappiamo dalle fonti evangeliche che i discepoli principali del Gesù, e principali propagatori del suo verbo, erano stati due: Giacomo cioè, rimasto a capo della comunità di Gerusalemme dopo la morte del Maestro, e Simone, detto Pietro, ch'era stato preposto alla propaganda della nuova dottrina. Senonché anche i discepoli principali di Giuda Galileo — secondo le fonti profane — si erano chiamati Giacomo e Simone. Quanto a Giovanni, ricordato dalle fonti evangeliche, è noto ch'esso era il più giovane dei tre: come tale aveva avuto soltanto mansioni secondarie, e lo stesso libretto degli Atti non gli attribuisce alcuna funzione determinata. Nulla di strano quindi che le fonti profane l'abbiano passato sotto silenzio.
Dei due principali discepoli di Gesù sappiamo, secondo l'univoca tradizione cristiana, che sarebbero morti crocefissi; ma anche i due discepoli di Giuda, conformemente ci attesta Giuseppe Flavio, sono morti crocifissi. Così difatti leggiamo in Antichità Giudaiche (XX, 5, 2): «Ai tempi di questi procuratori (Fado e Tiberio Alessandro) fu gran carestia in Giudea ... Oltre a ciò furono giustiziati i figliuoli [1] di Giuda Galileo (oi paides Juda tou Galilaiou), che ribellò il popolo ai Romani, allorquando Cirenio venne censore in Giudea, e cioè Giacomo e Simone, i quali per ordine di Alessandro furono posti in croce».
Appare da questo passo che sotto il procuratorato di Fado, e cioè verso il 790 (45 E.V.) si sarebbe verificata una grande carestia in Giudea; e che più tardi, sotto il procuratorato di Tiberio Alessandro, e cioè verso l'anno 801 di Roma (48 E.V.) sarebbero stati crocifissi Giacomo e Simone, figliuoli, come dice il testo greco (ma nel significato di discepoli, come illustreremo più avanti), di Giuda Galileo. Ora, può affermarsi che Giacomo e Simone, «paides» di Giuda Galileo e morti crocifissi nella Pasqua dell'anno 48 E.V., siano stati gli omonimi discepoli di Gesù, pure morti crocifissi?
Per rispondere a questo quesito occorre accertare, in base alla tradizione evangelica, quando sarebbero morti i discepoli del Gesù evangelico, Giacomo e Simone. Perché se dovesse accertarsi che gli omonimi discepoli del Gesù sarebbero morti proprio nella Pasqua del 48 E.V., dovrà concludersi che i due discepoli, da Giuseppe detti «paides» di Giuda Galileo, Giacomo e Simone, crocifissi — secondo le fonti profane — nell'anno 801 di Roma (48 E.V.), non erano che gli omonimi discepoli del Gesù, crocifissi — secondo le fonti evangeliche — sotto la stessa data.
Ci domandiamo dunque: quando, secondo la tradizione cristiana, sarebbero morti i discepoli di Gesù, Giacomo e Simone? Dal contesto degli «Atti» appare evidente che l'arresto dei due — e loro conseguente morte — deve aver avuto luogo proprio nel 48 E.V., nell'anno stesso cioè nel quale le fonti profane registrano la morte degli omonimi «paides» di Giuda Galileo. Questa chiarezza degli Atti però è stata offuscata da commenti e chiose infinite, per cui si ritenne (e si ritiene dai più ancora adesso), che non nel 48, come dagli Atti dovrebbe desumersi, ma nel 42 o nel 44 [2] avrebbe avuto luogo l'arresto dei due apostoli. Occorrerà quindi, per leggere chiaramente in Atti, eliminare o chiarire prima tali chiose e commenti.
NOTE
[1] In Giudea i seguaci e continuatori dei profeti venivano chiamati «figliuoli dei profeti». Lo stesso è a dirsi per i seguaci degli agitatori politici, come fu il caso dei figli di Tobia e dei «figli» di Giuda Galileo. Sull'argomento comunque saremo esaurienti al § 64.
[2] È l'opinione della Chiesa Ufficiale, seguita anche da molti scrittori aconfessionali (cfr. Martinetti, Gesù Cristo e il Cristianesimo, Milano 1934, p. 95). V. anche la nota prima al § 62.
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