venerdì 21 aprile 2023

Origini Sociali del CristianesimoViaggi di Paolo

 (segue da qui)


III. — COMUNITÀ PAOLINE

Viaggi di Paolo.

È tra questi ebrei asiatici che i propagandisti cristiani trovarono i loro primi proseliti, ed è anche contro le tendenze conservatrici di alcuni di loro che dovettero combattere i loro primi conflitti.

Le missioni di Paolo sono a questo riguardo molto istruttive. D'altronde, ci fanno conoscere alcune vite che servirono alla propaganda cristiana. Secondo il racconto che se ne fa nel libro degli Atti [23] che, ad eccezion fatta delle glosse posteriori, deve corrispondere ai fatti, l'apostolo, associato a Barnaba, partì con lui da Antiochia, si imbarcò al porto di Seleucia per l'isola di Cipro. Arrivò così a Salamina. I due compagni vi predicarono «la parola del Signore». Da lì si recarono a Pafo, all'altra estremità dell'isola. Essendosi imbarcati di nuovo, entrarono in Panfilia per il porto di Attalia, raggiunsero Perge, poi verso il nord Antiochia di Pisidia, città frigia da cui «la parola del Signore si diffuse in tutto il paese». Una strada li condusse verso est, nella Licaonia, fino a Leonzio. Girando verso sud arrivarono a Listra e poi a Derbe. Dopodiché ritornarono sui loro passi e percorsero in senso inverso la stessa strada per andare infine a rendere conto della loro missione alla comunità di Antiochia.

Nel corso di una seconda missione, [24] Paolo partì questa volta con un certo Sila, Silano o Silvano, seguì un percorso più normale. Prese la strada che attraversava il nord della pianura siriana, poi sulla sua sinistra quella che andava dalla Mesopotamia in direzione di Smirne, attraversò così la Cilicia e dopo una deviazione per Derbe e per Listra raggiunse Leonzio. Pensava di svoltare a sinistra verso l'ovest per portare il Vangelo nella provincia d'Asia. Ma ne fu «impedito dallo Spirito Santo», vale a dire da un'ispirazione improvvisa come un sogno, dove credette di riconoscere la sua volontà. Percorse quindi quella regione e arrivò così in direzione nord-ovest, fino ai confini della Misia. Lì si dispose a svoltare a destra verso nord-est, in direzione della Bitinia. «Lo Spirito di Gesù non lo permise». [25] Proseguendo dritto davanti a lui, l'Apostolo discese a Troas. Era la strada giusta. ne ebbe presto la chiara visione. Un uomo gli apparve in sogno e gli disse: «Vieni in Macedonia ad aiutarci». Paolo si imbarcò dunque, fece vela verso l'isola di Samotracia, costeggiò quella di Taso, raggiunse la terraferma nel porto di Neapolis e si stabilì non lontano da lì per alcuni giorni, nell'importante «colonia» di Filippi. Poi prese la «Via Egnatia», arrivò, per Anfipoli e Apollonia, fino a Tessalonica, dove fece una nuova sosta. Lo stesso percorso lo condusse poi a Berea. Ma l'opposizione che vi incontrò lo fece ritornare verso il mare. Navigò verso Atene, vi si fermò per qualche giorno, poi andò a stabilirsi per diciotto mesi a Corinto. Al termine di questo soggiorno, più lungo di tutti i precedenti, si imbarcò per Efeso e ritornò da lì verso Antiochia, non senza aver fatto secondo gli Atti una lunga deviazione via Cesarea per  Gerusalemme.

Al termine di qualche tempo, nuova partenza. Paolo percorse la Galazia e la Frigia, le province superiori dell'Asia, e arriva a Efeso, dove si ferma qualche giorno. [26] Passa in Macedonia, poi per la Grecia. Tre mesi più tardi ritorna verso i Macedoni, si imbarca a Filippi e al termine di cinque giorni approda a Troas, dove passa una settimana. Proseguendo lungo il continente, raggiunge Asso, Mitilene, Chio, Samo, Mileto, Cos, Rodi, Patara. Passa in vista di Cipro, arriva a Tiro e, per Tolemaide e Cesarea, raggiunge Gerusalemme. Lì il suo apostolato si conclude in un modo tragico, perché si vede arrestato, messo in prigione, poi inviato sotto scorta a Roma.

Il racconto di queste tre faticose missioni, che si sono svolte nelle terre classiche dell'ellenismo celebrate da Omero, costituisce una sorta di Odissea nuova, che non ha certo il fascino poetico dell'antica, ma che la supera per il suo ardore mistico e che l'ha prestissimo soppiantata nella mente delle generazioni cristiane. Paolo è così divenuto il grande messaggero del Vangelo. Il suo successo postumo è stato tale che è divenuto «l'Apostolo» tout court, come se nessun altro potesse essere paragonato a lui. In realtà altri propagandisti della «buona novella» si sono uniti a lui e si sono resi suoi collaboratori. Molti così hanno dovuto restare fuori dalla sua orbita e rivaleggiare con lui in termini di sforzo e di dedizione. È nondimeno vero che egli li eclissa tutti. Il suo apostolato è quindi eminentemente rappresentativo. 


NOTE DEL CAPITOLO 7

[23] Atti 13 e seguenti. Si veda la carta pag. 216.

[24] Id. 15:40.

[25] Id. 16:7, 9.

[26] Id. 18:23; 19:1.

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