venerdì 21 aprile 2023

Origini Sociali del CristianesimoEbrei d'Asia

 (segue da qui)

Ebrei d'Asia.

Gli ebrei esercitarono su di esso, lì come altrove, un'influenza ancora maggiore e più duratura. Erano molto numerosi attraverso la ragione, non solo lungo le coste — a Mileto, a Efeso, a Smirne, in tutti i porti di qualche importanza, ma anche nei luoghi più distanti del mare e di accesso difficile, come Antiochia di Pisidia e Leonzio, Laodicea, Colosse, Gerapoli. Numerose famiglie vi si erano insediate da secoli, a testimonianza di Giuseppe. [21] Duemila di loro erano stati portati dalla Mesopotamia, in Lidia e in Frigia. Altri erano giunti dalla Siria o persino dalla Palestina. L'unione politica di tutti questi paesi, realizzata per un periodo abbastanza lungo sotto l'autorità dei Seleucidi, aveva portato a migrazioni molto ampie, i cui risultati continuavano a farsi  sentire. Insediatisi nella terra frigia, molti israeliti ne avevano adottato le tradizioni sociali e religiose, nella misura in cui avevano potuto farlo senza rinnegare il loro passato. Si erano adattati alla loro nuova patria. Ma vi avevano anche introdotto le loro credenze e le loro pratiche religiose, e raggruppato intorno a sé, come dappertutto altrove, numerosi proseliti che le avevano adattate alla loro propria cultura. Così si era formato un singolare amalgama di idee giudeo-frigie, i cui due elementi si erano così ben fusi che era difficile farne la distinzione. Ne abbiamo un curioso esempio nella concezione del Dio «Sabazio», che fu identificato con Jahvé, soprannominato «Sabaoth» a causa della somiglianza, per quanto vaga, che esisteva tra i due nomi. Questo Dio asiatico coincideva all'origine con Dioniso e restava suo associato. Egli fu, d'altra parte, spesso confuso con Attis. La sua fusione con Jahvé Sabaoth gli valse, come loro, il titolo di «Altissimo», in greco Hypsistos, quello di «Santo», di «Onnipotente». Il suo culto comportava certi «misteri». Ci si purificava, per mezzo di abluzioni appropriate, da tutte le macchie ancestrali, di cui la principale era quella del peccato originale. Ci si preparava così per mezzo di pasti liturgici al banchetto dei beati, dove gli iniziati dovevano essere introdotti dal loro «buon angelo». Gli adepti di Sabazio erano quasi alle porte della Chiesa. Vi si avvicinavano talmente che vediamo un sacerdote del dio asiatico sepolto in un cimitero cristiano, nella catacomba romana di Pretestato. Gli «Ipsistariani» o «adoratori dell'Hypsistos» sono segnalati in Cappadocia, anche dopo il trionfo della Chiesa. Sono considerati dagli ortodossi come eretici mezzi ebrei, mezzi pagani. Professano nondimeno un cristianesimo severo, dalla tendenza ascetica. San Gregorio di Nazianzo ci informa che suo padre apparteneva a questi gruppi. Tali dettagli bastano a mostrare quanto la fede nuova sia stata preparata e influenzata da quella dei gruppi più antichi di cui ha raccolto l'eredità.

Gli ebrei dell'Asia restavano nondimeno profondamente legati alla religione ancestrale. Era verso Gerusalemme che i loro occhi si rivolgevano all'ora della preghiera. Per loro, come per tutti i loro correligionari, il tempio era la dimora eletta del Dio unico, per ciò stesso il vero centro del mondo. Pagavano per il suo mantenimento un'imposta personale di un «didracma», il cui prodotto totale, nella provincia d'Asia, rappresentava, visto il numero dei contribuenti, una grande fortuna, ben adatta a tentare l'avidità degli alti funzionari, come accadde a quel Flacco di cui Cicerone dovette perorare la causa. I delegati o «apostoli» del Sinedrio, incaricati di raccogliere quella sorta di denaro di culto, tenevano accesa dappertutto la fiamma del giudaismo e la ravvivavano ovunque la trovassero in esaurimento. D'altra parte, i più devoti andavano tanto spesso quanto potevano, a fare un pellegrinaggio nella Città santa. Gli Atti degli Apostoli [22] ci mostrano «coloro che abitano... la Cappadocia, il Ponto, l'Asia, la Frigia, la Panfilia», raggruppati attorno al santuario con quelli della Mesopotamia, dell'Egitto, della Libia e di tutte le Nazioni che sono sotto il cielo per la celebrazione della Pentecoste. Da quella breve permanenza tra i loro correligionari palestinesi, tutti ritornavano più zelanti che mai per il mantenimento integrale e la stretta osservanza della legge mosaica. Così si manteneva in Anatolia come dappertutto altrove, accanto a una corrente liberale molto accessibile alle idee nuove, un tradizionalismo rigido di una ortodossia scrupolosa, impermeabile a ogni influenza straniera.  


NOTE DEL CAPITOLO 7

[21] Antichità giudaiche 12:3-4.

[22] Atti 2:9-10. 

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