lunedì 5 settembre 2022

IL CRISTIANESIMO AVANTI CRISTOIl mondo greco-romano

 (segue da qui)

— I —

Il mondo greco-romano

Tra i Greci, la più grande divinità idrica fu dapprima Oceano, poi Poseidone, adorato sotto il nome di Nettuno dai Latini. Questi dèi si collocano in testa di un numeroso corteo dove figurano Anfitrite, Teti, Pegaso, Egeo, Tritone e un popolo di deità delle sorgenti e della linfa vegetale: Ninfe, Fauni, Driadi, Naiadi ecc...

L'intensità del loro culto si sottolinea nei miti, soprattutto quelli di naufragi e delle metamorfosi. Numerosi personaggi furono mutati in fontane, laghi o corsi d'acqua: Aretusa, Alfeo, Egeria, Giuturna, Saffo... Altre volte gli eroi erano trasformati in pesci: come Nais e Glauco.

Le metamorfosi corrispondono forse ad annegamenti sacri. Sono attestati, almeno in alcune varianti dei miti, per molte vittime: Palamede, Perseo, Galatea, Elio, Stinfalo, ecc. Virgilio ricorda la memoria di Ila, lasciato sulle rive di una fontana e cercato invano dai suoi compagni; Bucoliche 6:43-44; il simulacro della ricerca faceva parte dei riti. La morte del timoniere di Enea, Palinuro, sacrificato «per molti», è già cristiana; Eneide 5:814-5. Anfiarao, adorato come un dio, secondo Pausania, aveva un tempio in Attica, presso una fontana da cui si dice sarebbe emerso dopo la sua resurrezione. Nella festa greca delle Targelie, un uomo era condotto per la città, poi gettato in mare; egli svolgeva il ruolo di capro espiatorio.

A volte l'annegamento era simulato (Romolo e Remo, i fratelli Palici), oppure il paziente era soccorso: Arione, Falante, Celio, Melicerte furono salvati dai delfini. Sotto il nome di Palemone, Melicerte fu all'origine dei Giochi istmici; aveva un santuario nell'isola di Tenedo e vi riceveva sacrifici di bambini. 

Il serpente o drago era l'equivalente sacro della sorgente o del corso d'acqua. La sua immagine fu fornita dal corso sinuoso dei fiumi. [1] Secondo Strabone, Canopo, morso da un rettile, perì sulle coste dell'Egitto prima di diventare dio dell'acqua e prendere posto nel firmamento. Il giovane Archemoro fu deposto dalla sua nutrice su un ciuffo di prezzemolo, in prossimità di una fonte; la sua morte, causata da un serpente, inaugurò, si dice, i Giochi nemei; i vincitori si incoronavano col prezzemolo, simbolo di immortalità. Quella morte rituale fu presentata in seguito come un incidente.

Una comunione accompagna talvolta l'immolazione: l'indovino Tiresia, figlio della ninfa Cariclo, muore dopo aver bevuto l'acqua della fonte Telfissa; quando Ciane si dissolve nella fonte di cui è la divinità, sua madre consuma acqua e farina d'orzo; Ovidio, Metamorfosi 5:445-451.

Alcune acque ispirano poeti, indovini, mistagoghi: quelle del Permesso, quelle delle sorgenti Pirene, Aretusa, Ippocrene... Vi si ricerca il delirio sacro che ispirano le ninfe. I fiumi passano per degli dèi: Agamennone e Ulisse li invocano; onori divini sono resi al Cefiso, all'Eurota, all'Ilisso, al Peneo, allo Scamandro, ecc. [2]

I santuari erano in origine i luoghi stessi che motivavano i riti. Secondo Diodoro, i Tebani rendevano alla fontana Telfissa il culto riservato agli dè; Palinuro avrebbe avuto un monumento eretto da Enea. L'eroe virgiliano, annegato nel fiume Numico (Lazio), fu adorato sulle sue rive sotto il nome di Giove Indigete. I Palici avevano un tempio presso la fonte Acadina, in Sicilia; le ninfe Ionidi presso Eraclea, in Elide. Achille ricevette a Sigeo, in Troade, un culto che comportava offerte d'acqua.

Nelle cerimonie di Eleusi i fedeli si purificavano nell'Ilisso e nel mare; bevevano l'acqua di Lete; durante i grandi Misteri erano ritenuti morire, ricevere una sepoltura e viaggiare negli Inferi. Il rito di iniziazione aveva per scopo di far risalire l'anima al suo punto di partenza; lo stesso tra gli Egizi e  numerosi popoli del Vicino Oriente. L'immersione dei candidati alla regalità doveva trasformare la loro personalità dando loro un carattere divino. [3]

A questi riti si può aggiungere il battesimo per i morti ricordato da Platone (Repubblica 2:7) e praticato dagli Egizi, in particolare nel culto di Iside, nei bagni dei Misteri di Orfeo, di Dioniso, ecc.

Una deli tratti più evidenti della religione delle acque in Italia e in Grecia è che non è riservata a poche divinità; essa è generale e si ripartisce in una moltitudine di piccoli santuari locali. 

NOTE

[1] Riferimento in MAURY, Recherches sur la religion et le culte, 142.

[2] MAURY, o.c., 139-141.

[3] MAGNIEN, Les mystères d'Eleusis, 114-5, 140, 209, 334.

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