domenica 20 marzo 2022

GRANDEZZA E DECADENZA DELLA CRITICACRITICA ESTERNA

 (segue da qui)

CRITICA ESTERNA

I mezzi della critica esterna sono generalmente trascurati dai critici estremisti; essi sono completamente omessi dall'abate Turmel. Citeremo un caso in cui la critica reca una smentita decisiva alle deduzioni astratte della critica interna.

Si sa che le sette lettere che figurano nei capitoli 2 e 3 dell'Apocalisse contengono una serie di accuse veementi all'indirizzo di certi Nicolaiti in cui la Chiesa non poteva a nessun costo ma in cui noi dobbiamo riconoscere senza esitare i Paolini. La maggior parte di queste accuse prendono di mira, infatti, punti precisi della dottrina di San Paolo, e con ciò attestano l'esistenza di quella dottrina ad una data evidentemente anteriore alla pubblicazione dell'Apocalisse. Ma l'esistenza della dottrina potendosi immaginare (fino a un certo punto) indipendentemente dall'esistenza delle epistole che la esprimono, queste accuse sarebbero solo un'attestazione probabile e non un'attestazione formale dell'esistenza delle epistole se non prendessero di mira testi precisi. È evidente, d'altra parte, che esse non attesterebbero mai se non i passi stessi che prendono di mira e non l'insieme delle epistole; l'interesse sarebbe allora di constatare se questi passi appartengono a frammenti che gli estremisti accordano a San Paolo oppure a frammenti che si dichiarano essergli posteriori.

Ricapitoliamo questi passi.

Apocalisse 2:2: — «coloro che si dicono apostoli»... Questo è ciò che fa San Paolo, 1 Corinzi 9:1, 2 Corinzi 11:5 e 12:11. Riconosciamo però che l'autore dell'Apocalisse ha potuto al limite conoscere di quella pretesa di San Paolo solo affermazioni verbali. Quindi, possibilità di allusione alle epistole, non certezza.

Apocalisse 2:9 e 3:12: — «quelli che si dicono giudei»... Questo è ciò che si trova in 2 Corinzi 11:22 e Filippesi 3:5. Stessa osservazione e stessa conclusione di prima.

Apocalisse 2:14 e 20: — «coloro che mangiano carni consacrate agli idoli»... La stessa cosa in 1 Corinzi 8 e 10.

Apocalisse 2:24: — I cristiani di Tiatira, fortunatamente per loro, «non ricevono quella dottrina e non hanno conosciuto le profondità di Satana, come le chiamano!» (la locuzione popolare «come le chiamano» ci sembrerebbe tradurre perfettamente il sarcasmo dell'autore dell'Apocalisse). Ora, prende di mira formalmente il passo di 1 Corinzi 2:10 dove San Paolo espone che «lo Spirito penetra ogni cosa, anche le profondità di Dio». La parola che noi traduciamo con «profondità» è la stessa in entrambi i testi: τὰ βαθέα τοῦ σατανᾶ, τὰ βάθη τοῦ Θεοῦ. Se la minima esitazione fosse possibile, l'espressione ὡς λέγουσιν (che noi abbiamo tradotto: «come la chiamano») fornisce una prova indiscutibile che l'autore dell'Apocalisse ha preso di mira, parodiandola, la sublime espressione di San Paolo.

Se ora ci si riporta al contesto, si vede che il verso di 1 Corinzi 2:10 appartiene ad un frammento da cui non può in alcun modo essere rimosso, e che comprende, come minimo, la maggior parte del capitolo 1 e tutto il capitolo 2, e si lega senza difficoltà all'insieme dei primi quattro capitoli.

Rendiamo giustizia al signor Gordon Rylands che ha classificato il frammento nella parte che dichiara risalire a prima dell'anno 70.

Al contrario, l'abate Turmel ha avuto la sfortuna di fare dell'insieme una «redazione marcionita» posteriore a quella data di tre quarti di secolo! Egli protesterà che l'Apocalisse è di gran lunga meno antica; egli è libero di collocarla alla metà del secondo secolo e perfino, se lo immagina, al tempo di Carlo Magno; ma, perfino nel caso in cui, secondo un gran numero di critici, la si riporterebbe all'epoca di Domiziano, l'abate Turmel resterebbe convinto di aver attribuito a Marcione un testo attestato quasi mezzo secolo prima di costui. 

Quanto ai testi la cui attestazione è solo probabile, i ragionamenti dell'abate Turmel non sono più felici:

Quelli dove San Paolo si proclama apostolo, 1 Corinzi 9:1, sono qualificati da lui «aggiunta cattolica», e 2 Corinzi 11:5 e 23 e 12:11, «redazione marcionita»;

quelli dove si proclama giudeo, 2 Corinzi 11:22 e Filippesi 3:5, «redazione marcionita»;

e quelli in cui autorizza le carni sacrificate agli idoli, 1 Corinzi 8 e 10, «aggiunta cattolica».

L'abate Turmel, lo si vede, non ci guadagna a essere confrontato con i criteri esterni.

Dalla testimonianza dell'Apocalisse, concludiamo, in ogni caso:

per l'autenticità certa di tutto il frammento della prima ai Corinzi dove si trova il verso 2:10;

per l'autenticità probabile degli altri frammenti sopra indicati delle epistole ai Corinzi e ai Filippesi. 

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