giovedì 2 dicembre 2021

IL DIO GESÙOrigine della leggenda di Gesù

 (segue da qui)

ORIGINE DELLA LEGGENDA DI GESÙ

Supporre infine in Gesù una storicità spirituale equivarrà a verificare nei documenti della storia come il mito stesso del dio crocifisso sia nato da un rito di crocifissione del dio. E, conformemente al piano di studi sopra tracciato, questo terzo problema è quello che il presente volume si impegna a trattare, preliminarmente agli altri due.

Ricordiamo brevemente come la questione si pone, e quali risposte sono state date.

Nietzsche diceva e il signor Loisy ha ridetto dopo di lui che un fiammifero ha potuto bastare per incendiare il mondo; ma occorreva il fiammifero. Lo storico e critico d'arte Théodore Duret, a cui spiegai un giorno la formazione della leggenda evangelica, si dichiarava pronto a seguirmi, ma reclamava al principio dell'evoluzione la «piccola cellula primitiva». Si trattava per gli studiosi di mettere la mano sulla piccola cellula primitiva di Duret, sul fiammifero di Nietzsche.

Se la carriera di Gesù che raccontano i vangeli è una leggenda mitica, come vogliono i mitisti e ammettono sempre più le ultime scuole razionaliste, e come noi stessi pretendiamo, quale è stato il punto di partenza di questo mito?

Per porre la domanda con più precisione, essendo data la credenza dei cristiani, attestata dal primo secolo, in un dio che sarebbe venuto sulla terra per esservi sacrificato sotto le specie della crocifissione, quale è stata l'origine di quella credenza?

Il dio morente nell'interesse dei suoi seguaci, il dio sacrificato, e anche il dio risorto, sono fatti universali, comuni a molte religioni; gli studiosi cattolici lo negano, e si può loro accordare che il cristianesimo li abbia enunciati con una precisione maggiore; sono, in ogni caso, fatti di ordine generale, che si spiegano completamente tramite l'evoluzione religiosa dell'umanità. Non c'è da cercarne altrove l'origine.

Tutt'al contrario, il modo di questo sacrificio, la crocifissione, appare come un fatto particolare del cristianesimo; non che il cristianesimo sia la sola religione il cui dio sia stato un dio crocifisso; ma la crocifissione resta la caratteristica del mito di Gesù. Da dove proviene la crocifissione?

Praticamente, ricercare le origini della leggenda o mito di Gesù equivaleva dunque a ricercare perché i primi cristiani si sono rappresentati Gesù come crocifisso.

La risposta dei razionalisti è tanto semplice quanto logica. La leggenda evangelica ha offerto al mondo un dio crocifisso, perché ha il suo punto di partenza nella crocifissione, reale e storica, di un uomo chiamato Gesù. L'idea del dio crocifisso proverrebbe quindi dalla crocifissione, reale e fisicamente storica, dell'uomo di cui in seguito si è fatto un dio. Il supplizio del miserabile agitatore o del minuscolo profeta, ecco il fiammifero che ha incendiato il mondo.

Il successo dell'evemerismo è dovuto all'estrema semplicità delle sue soluzioni; si capisce che esse seducano le menti che non desiderano approfondire i problemi; ci si stupisce che gli studiosi vi trovino la loro soddisfazione, perché se la chiarezza è una delle qualità del reale, non ne è affatto la garanzia.

Si ricordi l'ipotesi un momento ammessa da Sir James Frazer; la leggenda avrebbe la sua origine nella tragicommedia di una sorta di carnevale di cui Gesù sarebbe stato l'eroe. A malapena c'è il bisogno di rispondere che vi è là solo una variante della crocifissione tradizionale; al punto di partenza resta un uomo tra gli uomini, il quale è condannato non più per espiare un crimine di diritto comune, ma per assumere il ruolo piuttosto gravoso del re-dio crocifisso.

Per ripudiare ogni evemerismo, i mitisti hanno nondimeno il compito di spiegare come sia venuta ai primi cristiani l'idea di un Gesù crocifisso, se quella idea non sia stata fornita loro da una realtà storica.

Ora, occorre dirlo, la risposta evemerista, per quanto inaccettabile, è semplice e chiara; le risposte mitiche fino al presente sono confuse e, non meglio della risposta evemerista, non rientrano nelle leggi della storia delle religioni.

Evidentemente, un movimento religioso nasce nell'anima collettiva... Ma preciso la domanda: un dio venuto sulla terra, e venuto per esservi sacrificato, ciò si intende da sé; ma perché la crocifissione?

L'idea di una falsificazione non può essere seriamente avanzata, e l'ipotesi di un'invenzione concertata tra gli Apostoli è una mostruosità.

La prima spiegazione mitica degna di esame è stata quella brillantemente presentata dal signor Salomon Reinach. L'idea della crocifissione sarebbe stata fornita dalle profezie dell'Antico Testamento che i cristiani pretendevano essere state realizzate da Gesù.

Sia! ma ancora occorrerebbe che queste profezie le si conoscesse.

Si adduce il testo greco (perché il testo ebraico è alterato) del Salmo 22:17: «Hanno forato le mie mani e i miei piedi».

Che questo tratto infimo sia stata la fonte da cui i cristiani hanno attinto la rappresentazione del dio crocifisso, resto confuso. Appare piuttosto come il miserabile ripiego al quale si sono soffermati, e tardivamente, per procurare la profezia che ad ogni prezzo volevano produrre.

Si vedrà nel prossimo capitolo a qual punto l'inchiodatura delle mani e soprattutto dei piedi sia secondaria nella crocifissione. Se le profezie dell'Antico Testamento avessero dovuto fornire il genere di messa a morte di Gesù, esse avrebbero piuttosto suggerito il colpo di spada o il colpo di lancia. [1]

Il signor Couchoud ha presentato, sulla crocifissione, la più seducente delle ipotesi che il mitismo abbia mai immaginato. Appoggiandosi su due testi, uno preso da San Paolo e l'altro da un apocrifo poco conosciuto, egli fa della crocifissione un dramma apocalittico, che si sarebbe svolto nell'etere mistico, tra esseri soprannaturali, sorta di visione dell'apostolo. Vedremo più tardi che, tutt'al contrario, le epistole rappresentano la crocifissione come un atto fisico, che si era storicamente compiuto. Ma è sufficiente constatare che l'ipotesi, per quanto sia suggestiva, non reca una soluzione al problema: perché la crocifissione piuttosto che ogni altro genere di morte? E il signor Couchoud è costretto a ripiegare, al seguito del signor Salomon Reinach, sul Salmo 22.

Mi permetto di dire che gli studiosi mitisti, altrettanto bene degli studiosi razionalisti, hanno sbagliato strada. La soluzione può essere trovata solo nelle leggi della formazione religiosa. Prima di verificare nei fatti della storia come esse si applicano al cristianesimo, ricordiamo e precisiamo quelle che governano la nascita dei miti.

1° legge. — La prima di queste leggi, la più generale, è quella formulata dal signor Loisy: — «I miti religiosi sono un'elaborazione del pensiero credente sulle cose religiose, non sui fatti».

Se ogni formazione religiosa procede dalla mentalità mistica, la nozione del dio crocifisso non può che trovare la sua origine nell'ordine della mistica. L'errore fondamentale dell'evemerismo è di aver posto il punto di partenza di una religione in un evento politico.

Il cristianesimo non è nato da un episodio della Gazzetta dei Tribunali palestinesi, o da un macabro fatto di cronaca dell'Almanacco aneddotico dell'anno 27. 

«I miti religiosi», ha detto il signor Loisy, «sono un'elaborazione del pensiero credente sulle cose religiose, non sui fatti».

Non resta al maestro che applicare quella legge alla formazione del mito cristiano.

2° legge. — La seconda legge, andando più oltre, è quella di Robertson Smith: — I miti nascono dai riti. 

Nessuno studioso dubita oggi che, in un modo generale, i miti derivino dai riti. Basta applicare al cristianesimo le stesse leggi che si applicano a tutte le religioni. E se la soluzione del problema della crocifissione non è saltata agli occhi, è in ragione del privilegio d'eccezione di cui constatiamo che il cristianesimo continua a godere.

Il signor Charles Guignebert scriveva recentemente che «i riti che troviamo nelle religioni misteriche sono anteriori ai miti, che i riti sono esistiti prima e che i miti sono nati dopo per spiegarli». [2] Basterà domandare al celebre storico delle religioni, come abbiamo appena domandato al suo collega, di applicare al cristianesimo la regola che ha consacrato con la sua alta autorità.

Il mito della crocifissione è nato da un rito di crocifissione.

Perché praticavano il rito della crocifissione del loro dio, i fedeli di Gesù lo hanno figurato come un dio crocifisso. E ripetiamo il nostro commentario: essi non lo hanno crocifisso perché lo rappresentavano come crocifisso; lo hanno rappresentato come crocifisso, perché il loro rito era di crocifiggerlo. 

Il signor Loisy ha più volte ripetuto che non vi era all'origine del cristianesimo che un solo fatto certo, «la crocifissione di un uomo chiamato Gesù, per sentenza di Ponzio Pilato, a causa di agitazione messianica». Sì, un solo fatto certo: ma il rito millenario del sacrificio espiatorio, il quale ha la sua base nel sacrificio totemico e il suo coronamento nel sacrificio della messa.

3° legge, quella che abbiamo chiamato la legge del realismo mistico. — Per la fede del credente, la vittima sacrificale non rappresenta il dio, essa è il dio. 

Un'operazione fisica, sotto la quale la fede riconosce una realtà spirituale.

Così, fin d'ora si può immaginare, in una prima veduta sommaria, l'antica religione misterica palestinese analoga a tante altre religioni misteriche, il cui dio è immolato in sacrificio ed è ritualmente crocifisso, poi staccato dalla croce e sepolto; da qui il mito di un dio messo in croce; il quale mito si realizza, incorporandosi al mito, in un dramma sacro dove, tra i canti, gli incantesimi, le danze, le processioni, il dio, sotto le spoglie del suo sostituto, è immolato, crocifisso, staccato, sepolto.

Da secoli, il dramma sacro si rinnova periodicamente. Quando la fede marcisce, l'atto si compie meccanicamente, come vediamo più spesso attorno a noi celebrarsi la messa nella sonnolenta apatia della maggior parte dei presenti. Ma quando la fede si riaccende, il credente riconosce di nuovo il dio sotto il simulacro, il dio in persona, con la stessa certezza con cui sotto l'ostia riconoscerà più tardi il corpo del figlio di Dio, in persona, non in simbolo, ma in realtà.

Il mito della crocifissione ha la sua origine in un rito di crocifissione e la sua realizzazione nel dramma sacro nel corso del quale il dio è crocifisso sotto le specie abituali a tutti i drammi sacri.

Il cristianesimo costruito su un evento storico come un'esecuzione giudiziaria non è una religione. Il cristianesimo nato dal sacrificio espiatorio è una religione nata religione, cresciuta religione, in linea retta, come qualcosa che doveva riempire il mondo. Verum de vero, deum de deo.

I non specialisti comprenderanno, penso, perché la concezione evemerista di Gesù è una mostruosità. Perché? Perché facendo di Gesù un uomo divinizzato, propone all'immensa religione che è il cristianesimo un dio che non è un essere spirituale.

La concezione evemerista di Gesù è un crimine contro lo spirito, perché facendo di Gesù un uomo tra gli uomini, sopprime dalla storia umana la più pura spiritualità che essa abbia mai conosciuto.

Gesù non è un personaggio storico; ma non è semplicemente un personaggio mitico; è un essere spirituale. La leggenda evangelica non è né la deformazione di un evento politico, né un'invenzione dell'intelligenza; essa è la trasposizione concreta di un fenomeno di spiritualità.

Da diciotto secoli, e per un tempo che non sembra vicino a finire, la Chiesa cristiana insegna, e migliaia di milioni di esseri umani hanno creduto, che il cristianesimo fosse l'opera di un dio disceso dal cielo per riscattare con la sua morte i peccati degli uomini. Basta tradurre sociologicamente l'affermazione della fede per riconoscere la storicità spirituale della Passione. L'argomento sociologico non è che una forma modernizzata dell'argomento del consenso universale. 

Un professore di teologia all'Università di Berlino, Hermann von Soden, conosciuto per dei lavori d'esegesi e che occupava un posto d'onore nel protestantesimo liberale, è venuto, nel corso della controversia organizzata nel 1910 dal signor Arthur Drews, [3] a deplorare che negando la storicità di Gesù, si toglieva all'umanità «il fascino di una bella illusione di cui l'umanità civilizzata aveva vissuto da duemila anni»...

Da parte di un evemerista, fosse anche di un evemerista pio, eccola, sembra, una strana sfrontatezza. 

La bella illusione, se si osa dire che illusione vi è, di cui l'umanità ha vissuto da duemila anni, è di aver creduto che un uomo tra gli uomini sia stato spinto alla ridicola altezza della divinizzazione? oppure è di aver creduto che un dio sia disceso dal cielo per riscattare i peccati degli uomini? L'umanità ha vissuto sul dio fatto uomo, oppure sulla truccatura di un uomo in dio?

Si è fin troppo parlato dell'odio che nel corso dei secoli gli ebrei avrebbero provato contro i cristiani. Se Gesù è stato solo un uomo di cui si è fatto un dio, un disprezzo alquanto beffardo sarebbe meglio indicato. E, a dire il vero, ci si domanda quale spettacolo più pietoso il cristianesimo avrebbe potuto offrire allo scherno degli ebrei, dell'incenso che da diciotto secoli avrebbe presentato a uno di loro.

Ma che Gesù sia stato o non sia stato ebreo, la questione della razza avrebbe poca importanza; questo solo è importante: — la buona novella, il vangelo, εὐαγγέλιον, che Renan ha portato agli uomini, è che da diciotto secoli essi bruciano l'incenso dinanzi ad uno dei loro simili.

Tale è l'illusione per cui i von Soden hanno sferrato i pugni.

Quanto a noi, noi tenteremo di dire la divina avventura del dio che ha lasciato il suo bel trono ornato di stelle al fine di rispondere all'appello di un mondo che stava morendo senza di lui e per cui ha dovuto morire... E possa, Signore, il vostro tribunale supremo avere l'indulgenza verso coloro che, avendo riconosciuto la vostra divinità, avranno alquanto dubitato della vostra umanità e non avranno voluto materializzare la leggenda con cui vi è piaciuto adornare la vostra santa spiritualità.

NOTE

[1] Altre argomentazioni potrebbero essere addotte; si veda in particolare M. Goguel, Jésus de Nazareth, pagine 213-215.

[2] Dieux et religions, serie di conferenze pubblicate dalla «Grande Revue», pagina 63. La parola «spiegare» non è esattamente quella che converrebbe; ma la conferenza del signor Guignebert ha un carattere di divulgazione che gli ha permesso di accontentarsi di un'approssimazione.

[3] Lipman, Jésus a-t-il vécu? pagina 55. 

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