mercoledì 1 dicembre 2021

IL DIO GESÙEvoluzione della leggenda di Gesù

 (segue da qui)

EVOLUZIONE DELLA LEGGENDA DI GESÙ

Attribuire una storicità spirituale a Gesù equivale, in secondo luogo, a obbligarsi a spiegare come ha potuto formarsi la leggenda della vita di Gesù che raccontarono i vangeli.

Abbiamo visto che, dagli inizi della Scuola Sincretista, la critica tendeva sempre più a vedere in quella leggenda la creazione delle comunità. Il signor Loisy e, in Germania, la Scuola Formativa sono arrivati a formule che non lasciano ai racconti evangelici l'ombra di un carattere storico. Ma la questione restava posta: in qual senso si è operata l'evoluzione?

L'evemerismo ammettendo come punto di partenza che Gesù era stato un uomo tra gli uomini, gli studiosi razionalisti non potevano esitare; all'unanimità, essi professano che Gesù, dapprima concepito come uomo, è rappresentato come tale nel più antico dei vangeli, diventa sempre più nei successivi un essere soprannaturale, ed è del tutto un dio nell'ultimo.

Uno dei capi della Scuola Formativa, il signor Bultmann, riprendeva il luogo comune nel 1921; lo ha ripreso, una volta di più, nel 1926; e il signor Cullmann, esponendo nel 1925 le tesi della scuola , [1] scriveva queste righe, che cito come il riassunto della tesi:

«Il carattere generale va dal carattere meno divino al carattere più divino. La storia della tradizione ci mostra uno sforzo collettivo per strappare Gesù dalle contingenze della storia, e non lo sforzo contrario di fare un uomo da un essere mitico».

È evidentemente difficile all'evemerismo professare un'altra dottrina; speriamo di stabilire però nel prossimo volume, dove lo studieremo il più completamente possibile, che, qualunque ne sia attualmente il successo, esso non è confermato dai documenti.

La questione, in realtà, è mal posta. Se il punto di partenza della formazione evangelica è stata una concezione spirituale di Gesù, vale a dire un atto di fede che postulava la sua realtà spirituale sotto una qualche realtà fisica, non si è avuto né passaggio dall'umano al divino, né passaggio dal divino all'umano; il dio che si fa uomo non è un dio che cessa di essere dio per divenire un uomo, ma un dio che momentaneamente prende una carne d'uomo. I primi cristiani non hanno dunque potuto disputare tra loro che della forma fisica sotto la quale il loro dio si era manifestato, e penso che mi sarà possibile mostrare come il Gesù di San Paolo sia un dio che ha preso apparenza e solamente apparenza d'uomo durante i pochi giorni che è durato il dramma sacro; come, in seguito, il problema è stato: apparenza di corpo umano o realtà di corpo umano; rassomiglianza d'uomo o uomo vero; ma mai: uomo o dio.

E questo è ciò che molti anni fa esposi, nel corso di una conversazione, al grande e ammirevole studioso inglese, il signor Thomas Whittaker. 

NOTE

[1] Revue d'histoire et de philosophie religieuse, articolo citato.

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