sabato 9 gennaio 2021

IL PUZZLE DEI VANGELILa natività

 (segue da qui)

4° La natività

Troveremo ancora molta fantasia, contraddizioni e improbabilità nei due racconti della natività che formano i prologhi di Matteo e di Luca.

Nel vangelo di Marcione, come ho detto, Gesù appariva già adulto, discendente dal cielo; negava di aver avuto una nascita e poteva domandare: «Chi è mia madre?», poiché non ne aveva. Allo stesso modo, nel vangelo di Tommaso, [152] Gesù si definisce: «colui che non è nato da donna». Marco e Giovanni sembrano conservare quella soluzione, poiché anche il loro Gesù appare già adulto al battesimo. Si può peraltro dotare di una generazione umana il Logos del IV° Vangelo, figlio unico di Dio, generato all'origine dei tempi? Egli è davvero venuto in questo mondo, si è fatto carne ed ha abitato tra noi, ma su quella incarnazione il prologo di Giovanni è piuttosto enigmatico: «Lui che non fu generato né da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio». [153]

Quando, per reazione al Cristo troppo etereo di Marcione e degli Gnostici, ci si accinse a umanizzare il personaggio di Gesù, fu necessario dotarlo di una nascita e di una parentela terrene: è a questo che si impiegano i prologhi di Matteo e di Luca, ma anche dei vangeli dell'infanzia come il protovangelo di Giacomo [154] o il Vangelo di Giuseppe il carpentiere, testi respinti dalla Chiesa ma ispirati dallo stesso bisogno. La prima menzione di una nascita è forse quella che figura nella «ascensione di Isaia». [155]

Senza dubbio si ebbero resistenze, poiché un'epistola attribuita all'apostolo Giovanni (e posteriore al 150) proclama ancora: «Molti impostori sono usciti per il mondo, i quali non confessano che Gesù Cristo è venuto nella carne. Questi è il seduttore e l'anticristo». [156]

Per tornare ai vangeli, è difficile dire se i prologhi di Matteo e di Luca siano stati scritti nello stesso tempo dei vangeli che essi precedono, o se siano stati aggiunti successivamente. Sembra che, nella sua armonizzazione dei vangeli, Taziano abbia ignorato il prologo di Luca. Epifanio assicura [157] che i primi cristiani non possedevano alcun racconto della nascita di Gesù. Tuttavia la prova di una nascita reale importò fin dalla rottura con gli Gnostici, da cui si può concludere che l'aggiunta non poteva essere stata troppo tardiva. Ancora bisognerebbe dire «le aggiunte», poiché queste due versioni sono lungi dal concordare: sembra che qui Matteo preceda Luca, che ne sa molto di più (e anche troppo).

IL LUOGO DI NASCITA — È, come ho detto, per realizzare una profezia che si è situata la nascita di Gesù a Betlemme di Giuda: Matteo e Luca sono d'accordo su questo punto. Sfortunatamente Marco è di un avviso contrario: non parla di Betlemme, e dà Nazaret come la «patria» di Gesù. [158] E Giovanni è anche di un avviso contrario, poiché segnala l'obiezione secondo la quale il Messia doveva venire da Betlemme senza cercare di confutarla. [159]

Luca dà Nazaret come luogo di residenza di Maria e di Giuseppe prima della natività: è là che l'angelo Gabriele appare a Maria, [160] e dopo il loro ritorno dall'Egitto, ritornano «nella loro città di Nazaret». [161] Matteo, al contrario, sembra ben dare Betlemme come residenza abituale dei genitori; è soltanto dopo il loro ritorno dall'Egitto che Maria e Giuseppe si stabiliranno «in una città chiamata Nazaret», di cui non si era parlato prima. Giustino conosce una tradizione molto simile a quella di Luca, ma fa andare Giuseppe a Betlemme per preparare il matrimonio, dopodiché ritorna a prendere Maria per portarla a Betlemme dove lei partorisce. 

Siamo quindi in presenza di tradizioni diverse. Ancora si dovrebbe fare menzione di quello che riportano alcuni apocrifi, come il protovangelo di Giacomo, che danno Gerusalemme come luogo di residenza dei genitori, e di conseguenza come probabile luogo di nascita del bambino.

Siccome la nascita a Betlemme è artificiale e ha per scopo solo di realizzare a posteriori la profezia di Michea, alcuni autori hanno concluso, come Renan, che Gesù era nato a Nazaret. Ma, se Matteo invia la famiglia a risiedere a Nazaret, è anche per realizzare un'altra profezia, peraltro di origine sconosciuta, secondo la quale il Messia sarebbe chiamato «nazareno», [162] il che può essere solo un errore di interpretazione. Guignebert sembra quindi aver ragione a concludere: «Se è certo che Gesù non è affatto nato a Betlemme, come dicono Matteo e Luca, non è provato che egli sia nato a Nazaret, come pensano Marco e Giovanni». [163]

La verità è che nessuno ne sapeva nulla, e che ciascuno ha cercato di giustificare la sua tesi, o la sua tradizione, per mezzo di una profezia. In presenza di queste difficoltà, si è cercato di trovare un altro luogo di nascita: Daniel Massé si è sforzato di dimostrare che il suo Cristo sarebbe nato a Gamala, [164] basandosi sulle vaghe descrizioni contenute nei vangeli. Vista la loro totale ignoranza della geografia della Palestina, non si può basare alcuna certezza su queste descrizioni fantasiose. Nessuno sembra aver trattenuto un'altra città di Galilea, chiamata anche Betlemme e designata come «Betlemme di Nazar», il che potrebbe spiegare l'epiteto di «nazareno».

Matteo ignora il luogo preciso della nascita, Luca la situa in una «mangiatoia». [165] Giustino e il protovangelo di Giacomo la situano in una «grotta» che la tradizione ha trattenuto: Origene ed Eusebio assicurano che la grotta era visitata al loro tempo. Ma sappiamo da Girolamo [166] che era una grotta dove si adorava Adone: è quindi, come tanti altri, un luogo pagano annesso dal cristianesimo nella sua lotta contro i culti rivali. 

LA DATA — Se Matteo e Luca sono d'accordo nel fissare la nascita a Betlemme, differiscono notevolmente quanto alla data. Matteo fa nascere Gesù al tempo di Erode il Grande, [167] quel riferimento non sembrando d'altronde avere altra utilità se non di giustificare in seguito la fuga in Egitto per mezzo di un massacro immaginario. Luca inventa una storia molto più complicata, e si riferisce al censimento di Quirino per mandare Maria a partorire a Betlemme. Giustino fissa a sua volta la natività al tempo del censimento di «Cirenio», proconsole imperiale della Siria, e limita logicamente questo censimento alla Giudea, mentre Luca parla di un censimento «di tutta la terra». [168] In senso inverso, il proto-vangelo di Giacomo limita il censimento agli «abitanti di Betlemme», come se i Romani avessero organizzato una tale operazione per un solo villaggio!

Il censimento è ben conosciuto, ma non è avvenuto che dopo la destituzione di Archelao, figlio di Erode, nell'anno 6-7 della nostra era. Esiste quindi un intervallo di undici anni tra la data estrema compatibile con Matteo (morte di Erode, nel 4 A.E.C.) e la data indicata da Luca. E siccome Luca non esita però a fissare al tempo di Erode il concepimento di Gesù, [169] ne consegue quella assurdità, inosservata dalla maggior parte dei commentatori, che Maria sarebbe rimasta incinta per undici anni! Passiamo. 

Il censimento dell'anno 6-7 della nostra era è ben conosciuto da Flavio Giuseppe: [170] esso fu in effetti ordinato da Quirino, legato di Siria, e fu davvero, come dice Luca, il primo eseguito in Giudea. Nessuna operazione di questo genere ha avuto luogo, e non era nemmeno concepibile, fintanto che il re Erode, sovrano indipendente di diritto, alleato e amico del popolo romano, restava padrone delle sue finanze. Quella operazione fiscale, primo segno della sottomissione, provocò disordini a Gerusalemme, la rivolta di Giuda il Gaulonita (o il Galileo) aiutato dal fariseo Saddoc, e la creazione del partito degli Zeloti. Egli ha lasciato un ricordo molto prominente nella memoria degli ebrei, ed è di lui che parlano gli Atti degli Apostoli, quando dicono che Giuda il Galileo si era levato «al tempo del censimento». [171] Ma se si vuol legare questo censimento alla nascita di Gesù, questi non aveva potuto nascere sotto Erode, morto da undici anni, né avere «circa trent'anni» nel 15° anno di Tiberio, ossia nel 28-29, come dice Luca. [172] Siamo, quindi, in presenza di una cronologia fantasiosa: oppure, al momento della stesura dei vangeli, si era perduta la memoria delle date, oppure si sono offuscate le date per evitare di collegare Gesù alla rivolta di Giuda, oppure infine queste precisazioni non hanno per scopo che di spiegare maldestramente la venuta di Maria a Betlemme per realizzare una profezia. 

Se i vangeli contengono contraddizioni insolubili sull'anno della natività, essi tacciono sul giorno. Tutt'al più i pastori di Luca con le loro greggi che giacciono fuori, [173] potrebbero suggerire che siamo nella stagione calda: questo è probabilmente la ragione per la quale la Chiesa cominciò a celebrare la natività ad aprile o maggio. Per contro, Mitra, dio rivale e mito solare, nasceva al solstizio d'inverno. È solamente nel IV° secolo, sotto il papa Giulio I° (337-352) che la Chiesa fissò al 25 dicembre la natività di Gesù, per competere con la festa di Mitra e inaugurare l'anno nuovo (natale). 

LA FILIAZIONE — La madre di Gesù è Maria, ma i vangeli non si interessano minimamente a lei; è molto più tardi che si istituirà attorno al suo nome un culto, imitato da quello di Iside. Tutto ciò che ci viene detto di lei è che abitava a Nazaret e che era fidanzata a Giuseppe. 

Il padre di Gesù, nella prima versione dei nostri testi, è dunque Giuseppe, di cui ci vengono date due genealogie per dimostrare che discendeva da Davide. Certo, queste due genealogie sono tanto fantasiose quanto inconciliabili; non concordano nemmeno sul nome del padre di Giuseppe: Giacomo secondo Matteo, Eli secondo Luca. [174] Ma conducono entrambe a Giuseppe, e a cosa servirebbero se Giuseppe non era il padre di Gesù? Siccome il Messia doveva discendere da Davide, si è voluto dimostrare quella discendenza legando (molto artificialmente) suo padre a Davide, e Matteo lo precisa dall'esordio del suo libro: «Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide».

È improbabile che gli autori di Matteo e di Luca abbiano fabbricato da zero le loro genealogie discordanti. Più probabilmente hanno usato documenti preesistenti: «Vi erano già, in alcuni circoli rabbinici, delle genealogie già pronte del Messia atteso». [175] A parte quelle che sono state utilizzate nei vangeli, Giustino ne conosceva una terza, e non si deve dimenticare quella, conosciuta da Celso [176] e ripresa da Maometto, [177] che portava, non a Giuseppe, ma a Maria.

Scarto, beninteso, la leggenda secondo la quale Erode avrebbe fatto distruggere la vera genealogia di Gesù. Non sarebbe andata perduta per tutti, poiché intorno al 90 l'imperatore Domiziano avrebbe potuto ritrovare i discendenti di Davide, parenti del Signore; ma si tratta di una favola di Eusebio. [178] Era da ben molto tempo che non si conoscevano più discendenti di Davide, e i profeti più recenti (Ezechiele, il secondo Isaia, Malachia) non parlavano più dell'ascendenza davidica del Messia.

L'intenzione primaria degli scrittori evangelici era quindi proprio di fare di Gesù il figlio di Giuseppe, dapprima per sostenere contro Marcione il fatto della sua nascita, e in seguito per dimostrare che discendeva da Davide. [179] La prova è che antichi manoscritti di Matteo recano ancora l'espressione: «Giacomo generò Giuseppe, e Giuseppe, al quale fu promessa la vergine Maria, generò Gesù». Quella stesura è quindi anteriore alla versione della nascita verginale, che comportò un rimaneggiamento tardivo dei testi. 

La nascita verginale — Ma la discendenza davidica interessava pochissimo ai convertiti pagani, e si venne a prendere alla lettera l'espressione «figlio di Dio». Come tanti altri personaggi mitologici, bisognava che Gesù fosse realmente figlio di Dio, e non figlio di Giuseppe. Sui modelli pagani, si aggiunse quindi la tesi della nascita vergine, che rende le genealogie di Giuseppe del tutto inutili. Quella tesi è tardiva, e Paolo non la conosce; egli la contraddice addirittura, se si ammette l'autenticità (molto discutibile) dell'espressione «nato da donna». [180] Era respinta dagli Ebioniti. [181]

La tesi della nascita verginale fu favorita da un errore di traduzione della Septuaginta: laddove il testo ebraico di Isaia diceva solamente: «Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio e gli porrà nome Emmanuele», [182] la traduzione greca aveva impiegato la parola parthenos che vuol dire fanciulla o vergine. Non era necessario di più per edificare un'intera concezione, imitata dal paganesimo, sulla nascita del figlio di una vergine. 

È difficile sapere come i testi furono rimaneggiati per inserirvi l'annuncio dell'angelo e la paternità dello Spirito Santo. Si ebbe almeno il buon gusto di evitare ogni precisione, come la fecondazione per l'orecchio di un apocrifo. [183] Ciò che è, per contro, evidente, è la natura tardiva di questo rimaneggiamento:

— L'Epistola ai Romani esordisce ancora con l'affermazione che, secondo ciò che era stato promesso dai profeti, il Cristo è nato «dal seme di Davide secondo la carne»; la tesi della nascita verginale è quindi posteriore al rimaneggiamento dell'Epistola; [184]  

— La sopravvivenza delle genealogie di Giuseppe dimostra che la tesi della nascita verginale è stata introdotta nei prologhi di Matteo e di Luca dopo la composizione di questi prologhi;

 — si è notato che la concezione verginale di Maria «non desta alcun eco in tutto il resto del Nuovo Testamento»; [185] è stato sufficiente correggere, all'inizio del ministero di Gesù, l'espressione iniziale di Luca che precede la genealogia di Giuseppe: «Gesù, quando cominciò a insegnare, aveva circa trent'anni ed era figlio, COME SI CREDEVA, di Giuseppe...»; [186] l'inserimento delle parole «come si credeva» distrugge tutta la portata della genealogia che introduce il nome di Giuseppe, essa costituisce quindi un'interpolazione successiva; 

— il IV° Vangelo dà ancora Gesù come figlio di Giuseppe, senza correggere l'espressione; [187

— infine, la concezione verginale contraddice tutti i passi dei vangeli che dotano ancora Gesù di fratelli e di sorelle. [188]

Va notato che riproducendo il verso di Isaia, Matteo conserva il finale «gli darai per nome Emmanuele», senza preoccuparsi della contraddizione con il nome di Gesù.

Dal miracolo della concezione verginale derivano tutti gli accessori: l'orgia di apparizioni angeliche, l'adorazione dei magi e quella dei pastori. Non c'è niente da dire di quel puerile immaginario.

GIOVANNI IL BATTISTA PARENTE DI GESÙ? — È per contro molto più sorprendente che Luca abbia aggiunto al suo prologo la parentela tra Gesù e il Battista, che dà a tutta l'avventura l'aspetto sgradevole di un'azienda familiare. Gli altri vangeli ignorano quella parentela, e Giovanni la contraddice anche espressamente facendo dire al Battista: «Io non lo conoscevo». [189]

L'esistenza storica del Battista è garantita da Giuseppe, [190] ma lo storico non ne fa né un cristiano, e nemmeno l'adepto di una setta qualunque. Molti pensano però che sarebbe stato esseno. [191] In ogni caso, l'azione del Battista lasciò un ricordo abbastanza chiaro perché il cristianesimo provasse il bisogno di annetterlo, per farne un precursore e un garante di Gesù. [192] Il prologo di Luca non fa che spingere troppo lontano quella volontà di annessione. A parte i conformisti completi, non c'è quasi nessun esegeta che consideri la parentela tra Gesù e il Battista diversamente da una leggenda tardiva. 

Ma all'esame del prologo di Luca, ci si può domandare se, per scrivere il racconto dell'incarnazione, non si fosse utilizzato un testo che raccontava all'inizio la nascita di Giovanni: [193] è a Elisabetta, madre di Giovanni, che l'angelo Gabriele sarebbe apparso nella versione primitiva; quando l'annunciazione fu trasferita a Maria, ci si limitò a interpolare il testo, senza osare far sparire Elisabetta. [194] Così si spiegherebbero lo strano viaggio di Maria da Elisabetta, la parentela inventata tra i due figli e il fatto che, come dirò più avanti, varie parole del Battista sono state attribuite a Gesù.

CIRCONCISIONE ED EPIFANIA — Essendo ebreo, Gesù doveva essere circonciso: solo Luca fa una timida allusione a quella cerimonia, [195] ancora non si è sicuri che non si trattasse di una interpolazione a causa della ripetizione del verso successivo. Lo stesso Matteo, così attaccato alle tradizioni ebraiche, non ne dice nulla.

La Chiesa accetta la circoncisione di Gesù, ma non la celebra: in quella occasione, celebra l'Epifania, il che è una manifesta contraddizione, poiché la festa dell'epifania (o apparizione) è stata istituita da Basilide per celebrare l'apparizione in questo mondo di un Cristo senza nascita. E per l'immaginario popolare, vi aggiunge i re magi, di cui nessuno può dire da dove vengono o chi sono. [196] Tutto ciò è molto incoerente.

L'INFANZIA — In seguito solo Matteo invia la famiglia in Egitto per realizzare una profezia. Luca riporta direttamente la famiglia a Nazaret dopo la circoncisione. [197]

Dell'educazione di Gesù, della sua vita prima dell'inaugurazione del ministero pubblico, essi non sanno nulla. Per colmare questo vuoto, Luca può ben ripeterci due volte [198] che il bambino cresceva in statura e sapienza [199] ma non arriva a colmare una totale ignoranza. A dispetto dei prologhi della natività, Gesù continua ad apparire già adulto, in ciascun vangelo, al momento della sua prima manifestazione pubblica.     

NOTE

[152] Vangelo di Tommaso, logion 15.

[153] Giovanni 1:10.

[154] Che invoca la testimonianza di una levatrice, e fa avvizzire la mano di una certa Salomé, altrettanto incredula del Tommaso dei vangeli, che aveva osato verificare col dito la verginità della puerpera. 

[155] 11:7:14.

[156] 2 Giovanni 7.

[157] 30:13.

[158] Marco 6:1.

[159] Giovanni 7:41.

[160] luca 1:26.

[161] Luca 2:39.

[162] Matteo 2:23.

[163] Jésus, pag. 101.

[164] L'énigme de Jésus-Christ, capitolo 1.

[165] Luca 2:7.

[166] Epistola 489 ad Paulam.

[167] Matteo 2:1.

[168] Luca 2:1.

[169] Luca 1:5.

[170] Guerra Giudaica 2:8:1.

[171] Atti 5:37.

[172] Luca 3:23.

[173] Luca 2:8.

[174] Matteo 1:16, Luca 3:23.

[175] CULLMANN, Christologie du Nouveau Testament, pag. 111.

[176] Discorso vero, § 22.

[177] Corano 4:169.

[178] Hist. Heccl. 3:19-20, secondo Egesippo (?).

[179] In questo senso anche: Ebrei 7:14 (interpolazione); 2 Timoteo 2:8; Giovanni 7:40-42; Apocalisse 5:5 e 22:16.

[180] Galati 2:4.

[181] Giustino, Dialogo 48:4; Epifanio, Haer. 39:14.

[182] Isaia 7:14.

[183] Libro armeno dell'infanzia 5:9.

[184] Romani 1:2-3.

[185] GUIGNEBERT, Jésus, pag. 128.

[186] Luca 3:23.

[187] Giovanni 1:45 e 6:42.

[188] Marco 3:31 e 6:3; Matteo 12:46 e 13:55-56. Questi fratelli e sorelle sono proprio dati come tali, e non potrebbero essere confusi con i fedeli, designati spiritualmente come «fratelli» (si veda Matteo 28:10, Giovanni 20:17). Per salvaguardare la verginità permanente di Maria, ci si sforzerà in seguito di farne dei cugini germani (Girolamo), o dei figli di primo letto di Giuseppe (Epifanio), ma i testi non permettono queste scappatoie.

[189] In due riprese (1:31 e 33), il che denota una interpolazione con ripresa, il verso 1:32 (discesa dello Spirito Santo sotto forma di una colomba) essendo stato interpolato.

[190] Antichità giudaiche 18:6. Si veda il testo in Fable de Jésus-Christ, 3° edizione, pag. 136.

[191] Luca dice che fu allevato nel deserto (1:80), ma Giuseppe ne fa un solitario.

[192] Ciò che aveva ben visto Loisy, L'évangile selon Luc, pag. 25, e Le mandéisme et les origines chrétiennes, pag. 45. Si veda anche G. ORY, Jean le baptiseur, Cahier E. Renan 2° trimestre 1956, e il mio Fable de Jésus Christ, 3° edizione, pag. 168.

[193] Per quella dimostrazione, si veda G. ORY, Ambiguïté des sources judaïques du christianisme, Cahier Renan 1° trim. 1964, e Cahier, aprile 1966, pag. 61.

[194] La nascita di Giovanni imita d'altronde quella di Sansone (Giudici 13).

[195] Luca 2:21.

[196] Il libro armeno dell'infanzia, apocrifo del 6° secolo, ne saprà ben di più.

[197] Luca 2:39.

[198] Luca 2:40 e 2:52. 

[199] È anche ciò che dice di Giovanni il Battista, 1:80.

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