sabato 22 febbraio 2020

La Favola di Gesù Cristo — «La sintesi romana»

(segue da qui)

La sintesi romana

In effetti, Marcione ha dato un modello molto apprezzato, e molto imbarazzante, col suo vangelo, che raccontava in semplici episodi la vita di Gesù: per due secoli, la Chiesa dovrà lottare il prestigio degli scritti di Marcione, i suoi migliori polemisti passeranno il loro tempo a confutarlo. Ma il vangelo rispondeva ad un bisogno, e tanto valeva rimpiazzare quello che non si poteva ancora distruggere. 

È a Roma che fu scritto il primo vangelo canonico, quello di Marco. [7] È probabilmente a Roma che si utilizzò il Vangelo degli Ebrei, per farne il nostro Matteo attuale. È infine a Roma che si ebbe la brillante idea di riscrivere il vangelo di Marcione, capovolgendolo in un senso anti-gnostico. Per meglio precisare la natura umana e carnale di Gesù, si racconterà la sua nascita: così nessuno potrà più dire che egli è senza generazione, come Melchisedec, che è disceso dal cielo con un'apparenza di uomo adulto. Si immaginano così dei dettagli, da aggiungere alla raccolta di profezie sul Messia ebraico; ciascuno di questi dettagli tende a precisare di più, contro gli Gnostici, la realtà, l'umanità di un Gesù crocifisso sotto Ponzio Pilato. Ma a Roma, Pilato non può essere accusato della morte del dio: per incriminare gli ebrei, si immagina il processo davanti al Sinedrio, che ignorerà sempre il IV° vangelo, composto fuori Roma. 

Tuttavia, i dettagli aggiunti alle profezie non sono tutti immaginari: si raccoglie tutto ciò che si trova, senza rendersi conto che certi scritti avevano solo valore simbolico (come nel caso dell'annegamento del branco di maiali). Che importa? Nessuno è più in grado di contraddire: si prenderà tutto alla lettera!

Così si raccoglie tutto ciò che sembra utilizzabile, si riscrive ciò che non conviene. Come dirà Celso, ogni obiezione comporta una revisione dei testi. Allo stesso tempo, per dare più autorità a questi testi, essi sono posti sotto il nome di personaggi apostolici: questo è ciò che indigna Marcione. Si attribuisce a Paolo una rielaborazione dell'epistola agli Ebrei, si prestano perfino a Pietro due epistole senza valore: si fa raccomandare con lo pseudo-Luca il vangelo anti-marcionita, poi una biografia di Paolo viene riscritta alla gloria di Pietro: tutto è buono per convincere!

In apparenza, gli Esseni non svolgono più alcun ruolo in questa costruzione romana: nessuno sa più cosa ne sia stato di loro. Ma i testi esseni sono utilizzabili: Isaia e le Parabole di Enoc figurano nella raccolta che serve a comporre la vita di Gesù, ed è proprio così che si concepisce, tra i poveri di Roma, il dio Gesù. Quale meravigliosa predicazione questo discorso della montagna, che figura nel Matteo esseno! Così ci si affretta ad accaparrare questi tesori, senza nemmeno menzionare gli Esseni, di cui nessuno si preoccupa più.

Quanto agli Gnostici, se li si ha espulsi, non si condannano tutte le loro idee: si lascerà sussistere, all'inizio del IV° vangelo, l'assimilazione di Gesù al Logos di Filone, senza preoccuparsi troppo della sua concordanza con il resto del racconto.

Tutto questo lavoro è imperfetto, certo, e molte contraddizioni rimangono; ma in che modo un tale lavoro potrebbe portare ad un insieme coerente? Rimarranno sempre, nel personaggio di Gesù, contraddizioni irriducibili, provenienti dalle molteplici origini di questo mito, abbastanza mal amalgamate nella sintesi romana: i dotti potranno allora conciliare il tutto come meglio potranno. 

La sintesi romana fu elaborata rapidamente, poiché tutto era completato nelle linee principali intorno al 180, se crediamo a Ireneo (supponendo che questo autore non sia stato rivisto e corretto da Eusebio nel IV° secolo).

NOTE

[7] Questo è quanto ammette la tradizione della chiesa, secondo Eusebio (Hist. eccl. 6:14) e Ireneo (Adv. Haer. 3:1). Questo è anche il parere di Renan (Les Evangiles, pag. 118-126), Guignebert (Jésus, pag. 31), Couchoud (Jésus, le dieu fait homme, pag. 202) e in generale di tutti gli autori. Solo Alfaric  ne colloca la stesura in Siria (Origines sociales, pag. 177).

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