lunedì 20 gennaio 2020

La Favola di Gesù Cristo — «Il libro di Enoc»

(segue da qui)

Il libro di Enoc

A dire il vero, si sarebbe potuto intuire prima il ruolo degli Esseni, se si avesse esaminato di più un apocrifo dell'Antico Testamento, conosciuto sotto il nome di «Libro di Enoc». Si tratta di un'opera composita, le cui parti più antiche risalgono alla metà del II° secolo prima della nostra era, ma di cui le più importanti, per ciò che ci interessa, sono state scritte tra il 95 A.E.C. e il 64 A.E.C. In questa parte meno antica, che forma il Libro delle Parabole, il Messia è spesso designato con l'appellativo «Figlio dell'uomo» che ho già spiegato, e che proviene principalmente dal Libro di Enoc, che sviluppa la visione di Daniele. 


Ora, è ben assodato oggi che, se il Libro di Enoc non è necessariamente un'opera essena, esso era considerato dagli Esseni un'opera ispirata.


Nel Libro di Enoc, il «Figlio dell'uomo», ovvero il Messia, è caratterizzato da numerosi tratti che passeranno nel mito del Cristo Gesù.


a) Il Figlio dell'Uomo è proprio il «figlio primogenito di Dio», egli è stato creato all'origine del mondo: «E prima che fosse creato il sole e gli astri, prima che fossero fatte le stelle del cielo, il suo nome fu chiamato dinanzi al Signore degli spiriti» (48:3). Ricordiamo che «chiamare» un essere, equivale a dargli l'esistenza. Questa concezione si unirà a quella del Logos, e ci aiuta a comprendere la fusione successiva dei due miti. 


b) Il Figlio dell'Uomo ha, per attributi principali, la Giustizia e la Sapienza, nozioni simili alle quali gli Esseni erano molto legati. «Costui è il Figlio dell'Uomo, per il quale fu fatta la Giustizia e col quale è stata fatta la Giustizia» (46:3). In questa veste, il Figlio dell'Uomo è il giudice supremo: «L'Eletto, in quei giorni, siederà sul trono e tutti i segreti della saggezza usciranno dal pensiero della sua bocca, poiché il Signore degli spiriti glieli avrà dati e lo avrà gratificato» (51:3).


c) In questa veste, il Figlio dell'Uomo è la speranza di coloro che soffrono, che sono perseguitati: «Egli sarà il bastone dei santi e dei giusti affinché si appoggino ad esso e non cadano, e sarà luce dei popoli e speranza per coloro che soffrono nel loro animo» (48:4). «La sapienza del Signore degli spiriti io rivelo ai santi ed ai giusti, perché aveva protetto la parte dei giusti, e costoro avevano odiato e disprezzato questo mondo di iniquità... E saranno salvati nel nome di lui ed egli sarà il vendicatore della loro vita» (48:7). 


d) Giudice supremo, il Figlio dell'Uomo è destinato, alla fine dei tempi, a giudicare i potenti. «Ed egli giudica le cose nascoste e non vi è chi può dire, dinanzi a lui, parole di vanità» (49:4). Egli condannerà allora «tutti i re potenti ed eccelsi e coloro che dominano la terra» (62:9), che lo supplicheranno invano: «E allora egli li sospingerà ad affrettarsi ad uscire al cospetto della sua faccia e i loro volti saranno pieni di vergogna e saranno scuri... Ma i giusti e gli eletti, in quel giorno, si salveranno... E con questo Figlio dell'Uomo essi dimoreranno, mangeranno, dormiranno e risorgeranno, nell'eternità» (62:10-14)... «Ed accadrà, in quei giorni, che non si salveranno né con l'oro, né con l'argento e non potranno salvarsi e fuggire... Tutte queste cose saranno distrutte e cancellate dalla faccia ella terra, quando apparirà l'Eletto al cospetto del Signore degli spiriti» (52:7-9). Quando questo grande evento deve accadere? «Egli sceglierà i giusti e i santi, poichè il giorno è vicino quando saranno salvati» (52:2). L'opera insegna la resurrezione dei morti al giudizio finale.


e) Ma in questa attesa, il Figlio dell'Uomo resta nascosto. La sua esistenza, il suo ruolo sono dei segreti che Dio ha rivelato solo ai giusti e ai santi. «E perciò egli fu scelto e nascosto, dinanzi al Signore, da prima che fosse creato il mondo, e per l'eternità. La sapienza del Signore degli spiriti lo rivelò ai santi ed ai giusti» (48:6-7).


Certo, gli Esseni non erano i soli, tra gli ebrei, a basare sul Libro di Enoc la loro speranza nella Giustizia divina. Dei frammenti interi sono passati nell'Apocalisse (si veda Apocalisse 6:9-10). Ma questa insistenza sulla Giustizia, sul castigo dei potenti, sull'efficacia finale della preghiera dei giusti, «affinché, dinanzi al Signore degli spiriti, non sia vana e affinché si faccia loro giustizia e non debbano pazientare in eterno» (47:2), — tutto ciò avrebbe dovuto indirizzare le ricerche verso la setta degli Esseni.


Il Libro di Enoc è stato largamente utilizzato nei testi cristiani  e specialmente nei vangeli. Lo pseudo-Matteo lo cita quasi testualmente: «Nella nuova creazione, quando il Figlio dell'Uomo sarà seduto sul trono della sua gloria...» (19:28). Gli altri vi fanno delle allusioni (si veda Marco 12:25, Luca 1:52, Giovanni 5:22, 14:2). «Il Libro di Enoc ha dovuto particolarmente contribuire a propagare l'attesa del Messia, a popolarizzare i concetti del giudizio, della Geenna, del regno». [1]. Ma soprattutto, ha permesso di farsi del Messia un'immagine più elevata, più spirituale. Esso è, senza alcun dubbio, una delle fonti del mito di Cristo. 


Ma, siccome questa fonte approssima o traduce le aspirazioni degli Esseni, occorre ora indagare su questa setta e sulla sua dottrina. 


NOTE


[1] Fr. MARTIN: «Le livre d'Hénoch», introd. (Letouzey et Ané, 1906).

1 commento:

Anonimo ha detto...

Le parabole, assenti a Qumran, sono delle addizioni tardive polemiche contro il dualismo e l'antinomianismo della gnosi. Le parabole dipendono del concetto antignostico dei vestiti degli uomini in paradiso e di una vita postuma nei cieli.