mercoledì 30 ottobre 2019

La Favola di Gesù Cristo — «La filiazione»

(segue da qui)


La filiazione

Per gli ebrei, il Messia doveva discendere da Davide, ma questo desiderio è scomparso quando, realizzata la separazione tra gli ebrei e i cristiani, si fece di Gesù, in ambiente pagano, un figlio di Dio, poi il figlio di una vergine. Vediamo come tutto ciò si è evoluto nel tempo. 

Matteo stabilisce una prima genealogia per dimostrare che Gesù discendeva da Davide. Lo pseudo-Luca ce ne dà un'altra, ed è impossibile farle concordare: la chiesa ne conviene, ma dichiara irrilevante il problema, poiché oggi Gesù non ha più un «padre» nel senso biologico del termine e quelle genealogie riguardano solo Giuseppe. Ma la questione rimaneva importante per gli ebrei, e ci si è sforzato maldestramente di soddisfarli. 

Lo pseudo-Giovanni ha già respinto quelle preoccupazioni: identificando Gesù con il Logos, non può far discendere il Logos da Davide. Pertanto, nella versione attuale (rimaneggiata), pone l'obiezione sulle labbra degli ebrei, senza neppure degnarsi di rispondervi (7:42).

In nessuno dei nostri vangeli attuali, Gesù stesso non invoca lo status di figlio di Davide. Al posto di dimostrare che era il Messia perché discendente di Davide, tutto avviene come se, dopo aver riconosciuto che era il Messia, si avesse cercato di collegarlo, meglio che si poteva, alla discendenza di Davide. 

Quando Gesù divenne il figlio di Dio, la discendenza da Davide non poteva più avere senso. E se la Chiesa ammette ancora che egli sarebbe disceso simbolicamente da Giuseppe, gli ebrei hanno qualche motivo per trovare un sacrilegio in questo accomodamento della profezia relativa alla stirpe reale. I convertiti dal paganesimo, invece, se ne fregano di Davide e trattengono solo la filiazione divina.

È tra questi ultimi che si sviluppò la leggenda di una nascita verginale, leggenda che oggi dà un sacco di pena agli autori cristiani. Da dove viene quella leggenda? Si possono dare tre spiegazioni, che non sono peraltro inconciliabili: 

1°) Un'analogia con certi miti pagani che, lo vedremo, hanno fortemente influenzato il cristianesimo: Perseo è nato dalla vergine Danae (fecondata da Zeus), Attis è nato dalla vergine Nana (che lo ha concepito mangiando un melograno, versione primitiva della mela di Eva). L'idea di una partenogenesi, così estranea all'ambiente ebraico, è diffusa nell'ambiente greco: Pitagora stesso non è nato da una vergine? E Tertulliano, poco rispettoso, paragona Maria, fecondata da un raggio di sole,... alla vacca madre del dio Api, a sua volta fecondata da un raggio luminoso, secondo Erodoto!

2°) Un errore di traduzione del passo di Isaia (7:14), a cui si fa dire: «La vergine concepirà e partorirà un figlio», mentre il testo ebraico reca solamente una parola che significa «giovane donna». Paolo lo sa bene, poiché dice: «nato da donna» (Galati 4:4), e non da una vergine.

3°) Più probabilmente, un'interpretazione astrologica, di cui ho già parlato a proposito dell'Apocalisse: in quest'opera, è la Vergine celeste (costellazione) che partorisce, perseguitata dal Drago (altra costellazione). Quanto al bambino, doveva essere posto sotto il segno dei Pesci, ed è per questo che il pesce è divenuto il segno di raduno dei primi cristiani.

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