sabato 12 ottobre 2019

La Favola di Gesù Cristo — «I proto-vangeli»

(segue da qui)

I proto-vangeli

Nel loro stato attuale, i quattro vangeli canonici sono delle versioni molto rimaneggiate di scritti anteriori: sarebbe quindi interessante poter risalire fino alle fonti. Sfortunatamente, questo non è possibile e, in questa materia, bisogna accontentarsi di ipotesi.

È probabile, ad esempio, che il nostro vangelo detto «di Matteo» sia una revisione del vangelo detto «degli Ebrei» o «degli Ebioniti», di cui non conosciamo che dei frammenti. Sappiamo che quella versione primitiva attribuiva il primato a Giacomo, fratello del Signore: Gesù vi è ancora un essere divino, ma là comincia ad incarnarsi, e il vangelo degli Ebrei lo lega già a Giovanni il Battista. Preferiremmo quindi avere questo testo, che la Chiesa si è senza dubbio preoccupata di far scomparire; ma è possibile che se ne sia servita a Roma per fabbricare il nostro Matteo: questo spiegherebbe la natura molto ebraica di quest'opera, ma posteriore alla separazione tra gli ebrei e i cristiani.

Non conosciamo la fonte del vangelo detto «di Marco»: si tratta probabilmente di una raccolta di detti o di profezie riguardanti il Messia, che si chiamano i «Logia». Ma l'esistenza dei «Logia» resta ipotetica.

Noi sappiamo, per contro, che lo pseudo-Luca è una revisione del vangelo di Marcione, quest'ultimo pubblicato a Roma intorno al 140. Marcione fu cacciato dalla comunità nel 144 e, per combattere il suo vangelo, si immaginò di «rivoltarlo» nel senso delle idee romane. È così che il Cristo celeste di Marcione è divenuto, nello pseudo-Luca, un Gesù di carne, per reazione contro le tendenze gnostiche.

In effetti, la comunità di Roma conobbe, in questo periodo, una grave crisi: delle persone istruite (in piccoli numeri) erano sedotte dal cristianesimo di tendenza filosofica che elaboravano uomini eruditi come Marcione, o come quel Valentino che arrivò dall'Egitto (con, anche lui, il suo vangelo, quello di Basilide, completamente perduto). Ma la comunità di Roma era formata da analfabeti, da ignoranti, che si interessavano poco al Cristo gnostico o al Logos, e che preferivano la leggenda di un Gesù più umano. La rottura ebbe luogo nel 144 con Marcione, poco più tardi con Valentino, ma la Chiesa popolare dovette lottare ancora lungo contro gli Gnostici.

Una conciliazione sarà tentata, nel IV° vangelo, mediante l'assimilazione del Cristo al «Logos» dei filosofi greci e di Filone. Ma la dottrina del Logos darà luogo a un sacco di controversie [3] e porterà all'arianesimo: la maggior parte dei fedeli non comprenderanno nulla di quelle discussioni.

Ma ritorniamo ai vangeli, e prima di tutto a quello di Marcione.

NOTE

[3] IPPOLITO, nei «Philosophoumena» darà una tesi giudicata eretica dal vescovo Zefirino, «uomo semplice, analfabeta, ignorante, incapace di giudicare le parole» (secondo Ippolito).

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