martedì 27 agosto 2019

La Favola di Gesù Cristo — «Dove collocare Gesù?»

(segue da qui)

Dove collocare Gesù?

È in questo contesto storico che dovremo tentare di inserire la vita di Gesù, se si vuole che sia esistito: ciò non sarà facile.

Una prima cosa ci colpisce: in questo periodo di estrema agitazione, Gesù è un simbolo di pace; in questi tempi di rivolte armate, sembra abituato alla presenza dei Romani e raccomanda di pagare il tributo a Cesare. Un simile atteggiamento non doveva essere normale, e mal si comprende il fatto che Giuseppe, che vuole conciliarsi i Romani, non abbia nemmeno segnalato quest'uomo, così utile alla sua tesi.

Se ci rapportassimo al vangelo di Luca, Gesù avrebbe cominciato il suo ministero nel 15° anno del regno di Tiberio, quando Ponzio Pilato governava la Giudea, Erode (Antipa) era tetrarca di Galilea, ecc. Tutte queste precisazioni si presentano abbastanza bene, a prima vista: la sfortuna è che non corrispondono ad alcun fatto preciso, e derivano, non da un ricordo esatto, ma dal vangelo di Marcione che, a quella data, faceva discendere Gesù... dal cielo. D'altro canto, siamo ben informati su ciò che è accaduto in Palestina a quest'epoca, specialmente per la storia molto dettagliata di Flavio Giuseppe, e in nessun momento costui menziona Gesù o i cristiani.

Davanti a queste difficoltà, alcuni hanno cercato di spostare nel tempo la vita di Gesù; ma dalle precisazioni (?) del vangelo, non abbiamo più alcun punto di riferimento. 

Altri hanno tentato di equiparare Gesù a uno dei «Messia» che hanno allora sollevato il popolo ebraico, da Giuda il Galileo, a suo figlio a Menahem. Ma costoro sono degli insorti, dei capi di eserciti, degli zeloti, vale a dire l'esatto contrario di ciò che ci viene detto di Gesù. Questo è il motivo per cui la tesi, per quanto sia ingegnosa e documentata come in Daniel Massé per esempio [7], non è riuscita a convincere. Colui che avrebbe detto che il suo regno non è di questo mondo non può morire da capo ribelle. E viceversa, un capobanda non può aver predicato la morale cristiana.

Resta dunque la risorsa di ammettere che l'esistenza di Gesù, abbastanza breve e insignificante, sia passata inosservata. Ma siccome il silenzio degli storici non è una prova sufficiente, la Chiesa si è sforzata di trovare, in diversi testi, almeno delle allusioni a Gesù — o ancora di falsificare i testi per introdurvi di forza un Gesù che non vi figurava. A volte la stessa è arrivata persino a fabbricare completamente dei falsi documenti.  

Dato che queste pretese prove fanno ancora illusione, è importante esaminarle: vi trarremo peraltro alcuni indizi utili. Andremo dunque a rivolgerci successivamente agli autori latini, poi agli scrittori ebrei. Non trovandovi nulla (se non degli argomenti a favore del mito), saremo ben costretti a venire ai documenti cristiani.

NOTE

[7] Daniel MASSÉ: «L'énigme de Jésus-Christ» (éd. du Siècle, 1926).

Nessun commento: