giovedì 5 giugno 2014

Dell'Ultima Cena — oppure della Cena del Signore?

Paolo descrive davvero l'Ultima Cena, il pasto finale che Gesù condivise con i suoi discepoli la notte in cui fu tradito e arrestato? Ecco quello che dice:




Io, infatti, ho ricevuto dal Signore [παρελαβον απο του κυριου] quello che a mia volta vi ho trasmesso [παρεδωκα υμιν]: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito [παρεδιδετο], prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me». Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me».
(1 Corinzi 11:23-25) 

Poteva mai trattarsi di un passaggio dove Paolo sta parlando circa un Gesù storico? Esistono ragioni per pensare altrimenti.
Tanto per cominciare, Paolo non specifica mai dove o quando accadde questa notte di tradimento.  Naturalmente, noi tutti sappiamo quando accadde -- perchè abbiamo letto i quattro vangeli, che hanno un piccolo problemino: non esistevano quando Paolo scrisse questo episodio. Ma Paolo non dice mai che si trattava dell'ultimo pasto di Gesù e dei suoi discepoli, che si trattava di una cena pasquale, o che prese luogo a Gerusalemme. Ed è significativo che lui non la chiami l'Ultima Cena, ma la Cena del Signore, un termine usato in nessun'altra parte nella Bibbia se non qui. La ragione del perchè questo fatto getta un dubbio sulla storicità dell'Ultima Cena è che il cristianesimo non era la sola religione -- e né la prima -- ad avere una ''Cena del Signore''. Paolo utilizza un termine dei culti misterici pagani, κυριακον δειπνον, ''la Cena del Signore'', per indicare il rituale che affermava essere arrivato esclusivamente a lui, direttamente dal Cristo celeste. Quelle Fedi Misteriche erano antiche sette sparse dappertutto nel mondo mediterraneo. Ciascuna aveva il suo dio (o dea) personale o salvatore che prometteva risurrezione. Mediante segreti rituali, o ''Misteri'', gli iniziati nascevano una seconda volta in un mistico legame con il loro personale salvatore. Molti se non la maggior parte dei misteri comprendevano comuni pasti sacri, spesso con tanto di pane e vino. [1] La somiglianza al sacramento cristiano era così grande che Paolo espressamente proibisce ai suoi seguaci di partecipare ai sacri pasti pagani:
Non potete bere il calice del Signore e il calice dei demòni. Non potete partecipare alla mensa del Signore e alla mensa dei demòni.
(1 Corinzi 10:21)

Il titolo onorario degli dei oggetto di culto nei Misteri era Κύριος, ''Signore'' -- la stessa parola esatta utilizzata nel Nuovo Testamento per il titolo di Gesù. [2] Fortunatamente, possediamo ancora degli scritti sopravvissuti che sono inviti a banchetti sacramentali tenuti in onore di quelle divinità misteriche, come per esempio ''Vi prego di venire con me oggi alla tavola del Kyrios Serapide'' [3] (per le divinità femminili, compariva Κύρια, ''Signora'' -- come in ''Nostra Signora'' o ''Notre Dame''). Paolo ammette che ci sono parecchi cosiddetti dei e Κύριοι, e deve ricordare al suo gregge a Corinto che per loro esiste un solo Dio, il Padre, e un solo Κύριος, Gesù Cristo:
In realtà, anche se vi sono cosiddetti dèi sia nel cielo che sulla terra – e difatti ci sono molti dèi e molti signori [εισιν θεοι πολλοι και κυριοι πολλοι] –,  per noi c’è un solo Dio, il Padre, dal quale tutto proviene e noi siamo per lui; e un solo Signore, Gesù Cristo, in virtù del quale esistono tutte le cose e noi esistiamo grazie a lui.
 (1 Corinzi 8:5-6)


Tradito?
Tornando indietro al passaggio della ''Cena del Signore'', c'è una più seria considerazione da fare: Paolo davvero dice che Gesù fu tradito? Come parecchi studiosi hanno notato, il verbo che Paolo  ha usato qui era παραδίδωμι (di cui παρεδιδετο è la terza persona singolare dell'imperfetto), che nel caso di 1 Corinzi 15:23 in greco significa letteralmente ''fu consegnato''. A differenza dell'italiano ''tradire'', tutte le parole greche che possono significare ''tradire'' hanno davvero altri significati principali (ecco perchè l'ambiguità nel testo non è così evidente a noi oggi). Mentre la parola può significare ''tradire'' (come pure ''consegnare'', ''cedere'', ''dare'' e ''affidare'', tra gli altri significati) Paolo non usa mai la parola a significare qualche tradimento, ma lo usa sempre quando decrive in che modo Dio ha consegnato Gesù alla sua morte per noi, come fa in Romani 4:25 e 8:32. [4]


...il quale è stato consegnato [παρεδόθη] alla morte a causa delle nostre colpe ed è stato risuscitato per la nostra giustificazione.
...
Egli, che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha consegnato
[παρέδωκεν] per tutti noi, non ci donerà forse ogni cosa insieme a lui? 
(Romani 4:25, 8:32)


Davvero significativo, è anche esattamente lo stesso termine usato nella Septuaginta greca -- cioè, nel testo che Paolo considerava sacra scrittura -- cioè il passaggio in Isaia 53 dove del Servo Sofferente si dice che è stato consegnato da Dio per i nostri peccati. In Efesini 5:2 e 25, Galati 2:20 e 1 Pietro 2:23, è Gesù stesso che ha rinunciato a sé stesso per il sacrificio. [5]
...e camminate nella carità, nel modo in cui anche Cristo ci ha amato e ha dato se stesso [παρέδωκεν ἑαυτὸν] per noi, offrendosi a Dio in sacrificio di soave odore. 
...
E voi, mariti, amate le vostre mogli, come anche Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei [ἑαυτὸν παρέδωκεν ὑπὲρ αὐτῆς]...

(Efesini 5:2, 25)

...e non vivo più io, ma Cristo vive in me. E questa vita, che io vivo nel corpo, la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha consegnato se stesso per me. [παραδόντος ἑαυτὸν ὑπὲρ ἐμοῦ]
(Galati 2:20)


Oltraggiato, non rendeva gli oltraggi. Soffrendo, non minacciava, ma si rimetteva [παρεδίδου] a colui che giudica giustamente.
(1 Pietro 2:23)

παραδίδωμι appare anche in questo medesimo significato in versi come quelli e altri:

Sempre infatti, noi che siamo vivi, veniamo consegnati [παραδιδόμεθα] alla morte a causa di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nella nostra carne mortale.
(2 Corinzi 4:11)

Vi lodo perché in ogni cosa vi ricordate di me e conservate le tradizioni così come ve le ho trasmesse. [παρέδωκα]
...
Io, infatti, ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: [παρέδωκα] il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane...
...
A voi infatti ho trasmesso,
[παρέδωκα] anzitutto, quello che anch’io ho ricevuto, cioè 
che Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture

(1 Corinzi 11:2, 23; 15:3) 

Infatti a questo siete stati chiamati, poichè anche Cristo ha sofferto per voi, lasciandovi [παραδοθείσης αὐτοῖς] un esempio perchè seguiate le sue orme.
(2 Pietro 2:21)

Carissimi, avendo un gran desiderio di scrivervi della nostra comune salvezza, mi sono trovato costretto a farlo per esortarvi a combattere strenuamente per la fede, che è stata trasmessa [παραδοθείσῃ] ai santi una volta per sempre.
(Giuda 1:3)

Rendiamo grazie a Dio, perché eravate schiavi del peccato, ma avete obbedito di cuore a quella forma di insegnamento alla quale siete stati affidati. [παρεδόθητε]
(Romani 6:17) 


Io perseguitai a morte questa Via, incatenando e mettendo in carcere [παραδιδοὺς εἰς φυλακὰς] uomini e donne...
...         
Egli venne da noi e, presa la cintura di Paolo, si legò i piedi e le mani e disse: «Questo dice lo Spirito Santo: l’uomo al quale appartiene questa cintura, i Giudei a Gerusalemme lo legheranno così e lo consegneranno nelle mani dei pagani». [παραδώσουσιν εἰς χεῖρας ἐθνῶν]  
               

(Atti degli Apostoli 22:4, 21:11) 

se Dio infatti non risparmiò gli angeli che avevano peccato, ma li gettò nel tartaro e li consegnò [παρέδωκεν] in antri tenebrosi, serbandoli per il giudizio
(2 Pietro 2:4) 

di qui fecero vela per Antiòchia, là dove erano stati affidati [ἦσαν παραδεδομένοι] alla grazia di Dio per l’opera che avevano compiuto. 
...
Paolo invece scelse Sila e partì, affidato
[παραδοθεὶς] dai fratelli alla grazia del Signore.

(Atti degli Apostoli 14:26, 15:40)

Perciò Dio li ha abbandonati [παρέδωκεν] all’impurità secondo i desideri del loro cuore, tanto da disonorare fra loro i propri corpi,
...
Per questo Dio li ha abbandonati [
παρέδωκεν] a passioni infami; infatti, le loro femmine hanno cambiato i rapporti naturali in quelli contro natura.
...
E poiché non ritennero di dover conoscere Dio adeguatamente, Dio li ha abbandonati
[παρέδωκεν] alla loro intelligenza depravata ed essi hanno commesso azioni indegne.

(Romani 1:24, 26, 28)  

Tra questi sono Imeneo e Alessandro, che ho consegnati [παρέδωκα] a Satana affinchè imparino a non bestemmiare.
(1 Timoteo 1:20)

...questo individuo venga consegnato [παραδοῦναι] a Satana a rovina della carne, affinché lo spirito possa essere salvato nel giorno del Signore.
(1 Corinzi 5:5) 


Poi sarà la fine, quando egli consegnerà [παραδιδῷ] il regno a Dio Padre, dopo avere ridotto al nulla ogni Principato e ogni Potenza e Forza.
(1 Corinzi 15:24) 


Come può essere visto in tutti quei versi, fuori dai vangeli non ci sono effettivamente casi nel Nuovo Testamento dove il verbo παραδίδωμι assume il significato di ''tradire''. In ciascun esempio, significa sempre qualche variante specifica di ''consegnare'' o affidare (in un senso ostile, neutrale o anche positivo) . È interessante che παραδίδωμι sia anche usato metaforicamente a proposito di un raccolto la cui maturità ''permette a sé stesso'' di essere mietuto. Naturalmente, nessuno mai direbbe che Dio tradì Gesù - o che lui tradì sé stesso o il regno dei cieli (!), ma generazioni di editori biblici hanno deciso di tradurre παρεδιδετο come ''tradito'' ad ogni caso. Dopotutto, ognuno sa che Gesù fu tradito -- tranne Paolo e l'intera generazione dei più antichi scrittori cristiani, a quanto pare.



Incredibilmente, Paolo non menziona mai un tradimento da parte di Giuda o di qualsiasi altro. E neppure lo fa qualcun'altra delle altre epistole del Nuovo Testamento finchè arrivano i vangeli. Ma perchè nessuno ricorda questo incidente? Paolo ci dice di aver appreso questa informazione mediante una rivelazione dal Signore. Ma Earl Doherty denuncia un problema con una dichiarazione del genere: in che modo Paolo direbbe di aver appreso di questo mediante una visione mistica? Sarebbe ridicolo per lui comunicare ai suoi lettori che il Signore gli avesse detto tutto questo nel'ipotesi che ognuno già avesse saputo dell'Ultima Cena e avesse ricordato cosa aveva detto Gesù quella notte.

Così siamo lasciati con due sconfortevoli possibilità: 

A) Paolo stava mentendo sulla sua fonte riguardo la Cena del Signore, e davvero ne seppe grazie agli altri Apostoli -- qualcosa che Paolo nega continuamente ed enfaticamente. Oppure

B) non c'era nessuno che sapesse qualcosa dell'Ultima Cena.


Ma come potevano aver dimenticato gli Apostoli il loro pasto finale con Gesù?  Data la scelta, la maggior parte dei dementi folli apologeti scelgono l'opzione A, e insistono che Paolo sta riportando fatti storici che gli furono passati a voce, anche se la maggior parte si trattiene ad un passo dal chiamarlo un totale bugiardo. Ma ci sono numerosi strati di evidenza che suggeriscono che B sia davvero l'unica vera risposta, e che non c'era nessuna Cena del Signore nel cristianesimo prima che Paolo la creò in questo punto nella sua lettera ai Corinzi. 


Niente per Cena

L'autore di Ebrei è uno di quelli che sembrano completamente ignari dell'Ultima Cena. Parlando del patto divino, egli risale indietro all'Antico Testamento e fa partecipare Mosè al sacrificio animale di vitelli e capre e dice:



“Questo è il sangue del patto che Dio ha ordinato per voi.”
(Ebrei 9:20)

Ma stranamente, l'autore di Ebrei manda di fare la fin troppo ovvia connessione con l'Ultima Cena e non dice nulla su Gesù che stabilisce il nuovo patto alla Cena del Signore con le medesime parole:


E disse loro: «Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti.»
(Marco 14:24) 

Fatto ancor più enigmatico, l'autore di Ebrei abbandona di nuovo spontaneamente la palla (invece di approfittarne) quando confronta il Sommo Sacerdote dell'Antico Testamento Melchisedec con Cristo. Qui di nuovo ha un'altra perfetta opportunità di esporre l'Ultima Cena: come Cristo, anche Melchisedec prese il pane e il vino e offrì una benedizione:


Intanto Melchisedek, re di Salem, offrì pane e vino: era sacerdote del Dio altissimo.
(Genesi 14:18)


Il confronto è perfetto. Tuttavia nonostante un'estesa discussione di altri paralleli, questo parallelo gli sfugge completamente di vista.

Una tale omissione non ha nessun senso - cioè, a meno che l'autore di Ebrei non avesse mai udito dell'Ultima Cena.

Addirittura lo stesso Paolo è silenzioso circa gli altri presunti particolari che accaddero quella notte. In realtà, è peggio: al pari degli altri scrittori di epistole, egli non è semplicemente silenzioso. Egli veramente sembra uscire perversamente fuori dai binari evitando ogni minima menzione di quel che accadde in quella presunta circostanza storica -- persino quando il solo rammentarla realizzerebbe alla perfezione il suo punto teologico che intende fare.
Per esempio, immediatamente dopo che si riferisce alla sua storia dell'origine della Cena del Signore, egli aggiunge: 
Perciò chiunque mangia il pane o beve al calice del Signore in modo indegno, sarà colpevole verso il corpo e il sangue del Signore.
(1 Corinzi 11:27)

Tuttavia non dice una parola circa Giuda Iscariota, l'unico uomo che mangiò e bevve indegnamente, e che di fatto fu colpevole di tradire il Signore!
E malgrado Paolo dichiari di star attingendo i suoi fatti direttamente dalla fonte, quello che pretende che disse Gesù non è la stessa cosa che ciascun vangelo dice -- neppure quello che i vangeli concordano su quanto disse Gesù, parimenti. Le sue parole continuano a crescere e a cambiare ogni volta che le si raccontano di nuovo, nella misura in cui ciascun autore ha aggiunto i suoi personali piccoli ritocchi.  Alcuni scribi deliberatamente hanno combinato parti di diverse versioni nel tentativo di far concordare i vangeli. [6] In realtà, la Bibbia non ci dà meno di sei diverse versioni delle parole liturgiche dell'Ultima Cena. [7] La più antica versione è il resoconto di Paolo in 1 Corinzi 11:24-25.


...e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me». Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me».
(1 Corinzi 11:24-25)


Poi viene Marco 14:22-25:


E, mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo». Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse loro: «Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti. In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio».
(Marco 14:22-25)



Poi giunge Matteo 26:26-29:


Ora, mentre mangiavano, Gesù prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e, mentre lo dava ai discepoli, disse: «Prendete, mangiate: questo è il mio corpo». Poi prese il calice, rese grazie e lo diede loro, dicendo: «Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti per il perdono dei peccati. Io vi dico che d’ora in poi non berrò di questo frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo con voi, nel regno del Padre mio».
(Matteo 26:26-29)


Quindi Luca 22:15-20:


e disse loro: «Ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione, perché io vi dico: non la mangerò più, finché essa non si compia nel regno di Dio». E, ricevuto un calice, rese grazie e disse: «Prendetelo e fatelo passare tra voi, perché io vi dico: da questo momento non berrò più del frutto della vite, finché non verrà il regno di Dio». Poi prese il pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: «Questo è il mio corpo, che è dato per voi; fate questo in memoria di me». 20 E, dopo aver cenato, fece lo stesso con il calice dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che è versato per voi».
(Luca 22:15-20)




 Con Luca, abbiamo due forme diverse del testo da scegliere. I più antichi manoscritti terminano il racconto al verso 19. La versione riferita come il testo occidentale, trovato nel volume Codex Bezae Cantabrigiensis dei primi del quarto o del quinto secolo, ha una versione ingrandita, che ora comprende il verso 20 della maggior parte delle traduzioni. È interessante vedere come i racconti evangelici continuano ad evolversi e ad espandersi a partire dalla versione originaria di Paolo che risale a decenni prima. Marco aggiunge una riga circa Gesù che non più berrà fino al giorno in cui berrà di nuovo nel Regno di Dio, e cambia  “il mio corpo, che è per voi” in  “il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti.”  Matteo e Luca fanno entrambi sottili cambiamenti per loro conto. Matteo migliora Marco, secondo i suoi capricci, aggiungendo “per il perdono dei peccati”. Luca aggiunge una nota personale da parte di Gesù che comunica in anticipo ai suoi discepoli che ben presto dovrà soffrire. Egli distrugge la sequenza di azioni circostante: a differenza di tutti gli altri, il suo Gesù incomincia con la coppa, poi spezza il pane, poi ritorna alla coppa di nuovo. La nostra sesta versione finale viene da Giovanni. Comunque, questo è complicato dal fatto che secondo Giovanni, la Cena del Signore non è mai accaduta!

A differenza degli altri vangeli, in Giovanni non esiste nessuna Cena del Signore e Gesù non stabilisce mai il sacramento dell'Eucarestia.
Il suo Gesù dice qualcosa di alquanto familiare -- ma non in qualche pasto finale con i suoi discepoli. Invece, questo prende luogo durante un pubblico discorso in una sinagoga a Cafarnao, molto prima nel suo ministero -- un evento di cui gli altri autori dei vangeli non sanno nulla. Gesù descrive sé stesso come il Pane Vivente, e poi oltraggia il suo pubblico giudeo insistendo che essi mangino la sua carne e bevano il suo sangue:


Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo». Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».
(Giovanni 6:51-58)

Qui una volta di nuovo, vediamo anonimi autori di vangeli che liberamente si prendono tutte le libertà che vogliono con le loro descrizioni di quello che è ritenuto essere un evento storico, oppure ignorandolo come se non fosse mai accaduto del tutto. È davvero interessante che alcuni studiosi sospettano che l'Ultima Cena di Marco e Matteo non fu affatto originariamente una cena pasquale. Paolo non dice nulla sul suo essere un pasto pasquale. Al contrario, lui parla semplicemente della ''notte'' in cui accadde come se non ci fosse nient'altro di speciale a proposito di quella sera. La sola menzione della Pasqua viene ancor prima nella storia. Niente lo indica nella descrizione del pasto stesso. Robert Price [8] crede che la connessione alla Pasqua fosse giunta più tardi per dare un tratto ebraico ad un rituale che è chiaramente attinto dalle Religioni Misteriche. Il modo in cui Luca riprende la storia è inteso al medesimo scopo ricordandoci per ben sei volte che il pasto è un Seder pasquale:


Si avvicinava la festa degli Azzimi, chiamata Pasqua..
...
Venne il giorno degli Azzimi, nel quale si doveva immolare la Pasqua. Gesù mandò Pietro e Giovanni dicendo: «Andate a preparare per noi, perché possiamo mangiare la Pasqua».
...
Direte al padrone di casa: “Il Maestro ti dice: Dov’è la stanza in cui posso mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”.
...
Essi andarono e trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua.
...
e disse loro: «Ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione,
(Luca 22:1, 7-8, 11, 13, 15)

...e Luca lo fa con tanto di parole esplicite messe in bocca a Gesù. Giovanni contraddice completamente tutto questo. Non esiste alcun modo in cui la sua ultima cena possa essere considerata un Seder pasquale, perchè ripetutamente ci comuncia che l'Ultima Cena accadde il giorno prima della festività pasquale:


Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine.
...
...alcuni infatti pensavano che, poiché Giuda teneva la cassa, Gesù gli avesse detto: «Compra quello che ci occorre per la festa», oppure che dovesse dare qualche cosa ai poveri.
(Giovanni 13:1, 29)

[1] Earl Doherty, The Jesus Puzzle, pag. 64.
[2] Earl Doherty, The Jesus Puzzle, pag. 110.
[3] Robert M. Price, Deconstructing Jesus. Amherst, NY: Prometheus Books, 2000, pag. 88.
[4] Robert M. Price, Deconstructing Jesus. Amherst, NY: Prometheus Books, 2000, pag. 88.
[5] Bart Ehrman, Jesus: Apocalyptic Prophet of the New Millennium, Oxford University Press 2001, pag. 249.
[6] Earl Doherty, The Jesus Puzzle, pag. 111-112.
[7] Robert M. Price, The Incredible Shrinking Son of Man, Prometheus 2003, pag. 298.
[8] Robert M. Price, The Incredible Shrinking Son of Man, Prometheus 2003, pag. 298.