domenica 4 maggio 2014

Dell'elenco delle maggiori contraddizioni, inaccuratezze ed errori del primo vangelo, tanto per rendersi conto dell'inaffidabilità storica sua e dei vangeli successivi (che dipendono dal primo)

I vangeli non sono per nulla affidabili sul piano storico.

Tanto per cominciare, non furono scritti da testimoni oculari. Non vi compare la prima persona singolare se non nell'incipit di Luca e nel finale di Giovanni. Il primo che attribuisce con eccessiva falsa sicurezza dei nomi agli autori dei vangeli è quel folle apologeta di Ireneo, nel 175 EC. Nessuno prima di Ireneo dice: 'il vangelo secondo Matteo,'' ecc.

Ammesso (e assolutamente non concesso) che fossero stati scritti da testimoni oculari, la loro ipotetica testimonianza continua ad essere enormemente inaffidabile.

Matteo e Luca non sono vangeli indipendenti. Sono solo versioni di Marco, poichè i loro autori non gradirono l'indirizzo teologico di Marco e il suo basso profilo cristologico (almeno in pubblico, perchè in secunda facie non è affatto così) del suo Gesù.

Marco prevede per Giovanni il Battista il ruolo di Battezzatore al preciso scopo di purificare il peccato.
Flavio Giuseppe non prevede quella funzione purificatrice per il battesimo di Giovanni il Battista, in quanto serviva:
...non per guadagnare il perdono di qualsiasi peccato commesso, ma come consacrazione del corpo insinuando che l'anima fosse già purificata da una condotta corretta.
(Flavio Giuseppe, Antichità Giudaiche 18.5.2)

Inoltre Marco dice che il Battezzatore fu assassinato da Erode per averne diffamato la moglie, mentre Flavio Giuseppe attribuisce la causa del suo assassinio nella sua crescente popolarità. Giovanni il Battista subisce un destino che sembra molto simile a quello di Gesù nelle varie ipotesi storiciste: fu ammazzato per timore della popolarità crescente che attirava attorno alla sua figura e per timore che ne approfitasse, magari per attuare una sedizione. Tuttavia quella popolarità nel caso di Giovanni il Battista si manifesta con tanto di menzione da parte di Flavio Giuseppe (di cui al massimo si potrebbe sospettare solo qualche riga interpolata, ma non l'intero brano), mentre nel caso di Gesù Flavio Giuseppe è totalmente silente e di lui parlano solo chiare interpolazioni cristiane successive nella sua opera. Ma se Gesù era popolare e fu ammazzato perchè era popolare, avrebbe dovuto attirare l'attenzione da parte di Flavio Giuseppe, e tuttavia non lo fa. E posso essere sicuro che nessun altro autore ebreo parla di Gesù: parola di Fozio, che quanto a cultura enciclopedica e memoria non aveva nulla da invidiare ad un Pico della Mirandola.

Marco fa di Gesù estremamente famoso, anche se contro la sua volontà, e a dispetto del suo non essere puntualmente mai riconosciuto nella sua vera identità, in lungo e in largo nella Galilea e nella Giudea. Una simile popolarità di Gesù a tali insuperabili livelli non è provata da nessun altro autore ebreo contemporaneo, a detta dell'enciclopedista Fozio in persona.
La popolarità di Gesù è introdotta al solo scopo di far da contrappunto teologico/letterario al misterioso Segreto Messianico così pervasivo in quel vangelo.

Marco vede Gesù sempre in disputa coi farisei
, dovunque va, implicando erroneamente che i farisei fossero la casta dominante ebraica prima del 70 EC, quando invece lo erano i sadducei per quel periodo. I farisei divennero maggiormente influenti e attirarono di conseguenza le attenzioni polemiche dei cristiani solo dopo la distruzione del Tempio nel 70 EC. E questo non può che significare che i conflitti tra cristiani e farisei vennero proiettati nel passato, al tempo di un ipotetico Gesù.


Marco fa andare Gesù a Gerasa per esorcizzare colà la ''Legione'' di demoni in un branco di porci scaraventatosi in mare. Ma Gerasa è lontana un'ora di cammino dal mare più vicino. Quindi quei porci avevano da correre parecchio!

Marco dice che i farisei e ''tutti i giudei'' si lavano le mani prima del pasto. In realtà solo i sommi sacerdoti eseguivano tale pratica. Non ''tutti i giudei''.

Marco descrive un Gesù che fa il pazzo nel cortile del Tempio, dove si scambiavano le monete per i sacrifici pasquali. Ma il Tempio fu anche una fortezza militare. Gesù non poteva recitarvi la parte del pazzo scatenato di turno, neanche solo per finta, senza attirare il pronto intervento dei romani e venire immediatamente arrestato. A meno che Gesù non avesse tentato un colpo di mano.

Marco definisce un profeta Daniele. Ma Daniele non è profeta secondo il giudaismo. Infatti il libro di Daniele è stato composto nel 165 AEC, ben dopo il periodo di tempo durante il quale operarono i veri e propri profeti di Israele.

Per Marco il Sinedrio processa Gesù venerdì notte, durante la Pasqua ebraica. Ma i processi si potevano tenere solo di lunedì e di giovedì, non di notte (ed è tipico dei cospirazionisti accusare qualcuno di rinunirsi di notte per ordire un complotto).  E certamente non durante le festività religiose della Pasqua. Per Marco, l'accusa dei sinedriti a Gesù è di pretendersi il messia. Ma pretendere di essere il messia non è in alcun modo blasfemia per l'ebraismo. Ed esistevano parecchi personaggi nella Septuaginta chiamati ''cristo''. Perchè ''cristo'' era solo un titolo per coloro che si ritenevano di fare la volontà di Dio. Non c'è traccia di un eventuale significato sedizioso legato al termine ''cristo'', almeno nel I secolo e neppure Flavio Giuseppe usa mai il termine, neppure quando costui vorrebbe dare un onore messianico a Vespasiano con tanto di ''Profezia della Stella'' che sembra essere pura farina del suo sacco al fine di salvare la pelle ed ingraziarsi il vincitore.

 ουτως λεγει κυριος ο θεος τω χριστω μου κυρω
(Isaia 45:1 LXX) 

 ...και υψωσει κερας χριστου αυτου...

(1 Samuele 2:10 LXX)

 και διελευσεται ενωπιον χριστου μου πασας τας ημερας...

(1 Samuele 2:35 LXX)

ιδου εγω αποκριθητε κατ' εμου ενωπιον κυριου και ενωπιον χριστου αυτου

(1 Samuele 12:3 LXX)

και απεκριθη αβεσσα υιος σαρουιας και ειπεν μη αντι τουτου ου θανατωθησεται σεμει οτι κατηρασατο τον χριστον κυριου....
(2 Samuele 19:22 LXX)

μη αψησθε των χριστων μου και εν τοις προφηταις μου μη πονηρευεσθε

(1 Cronache 16:22 LXX)

κυριε ο θεος μη αποστρεψης το προσωπον του χριστου σου μνησθητι τα ελεη δαυιδ του δουλου σου 
(2 Cronache 6:42 LXX)

παρεστησαν οι βασιλεις της γης και οι αρχοντες συνηχθησαν επι το αυτο κατα του κυριου και κατα του χριστου αυτου διαψαλμα
(Salmo 2:2 LXX)

μεγαλυνων τας σωτηριας του βασιλεως αυτου και ποιων ελεος τω χριστω αυτου τω δαυιδ και τω σπερματι αυτου εως αιωνος
(Salmo 17:51 LXX)

κυριος κραταιωμα του λαου αυτου και υπερασπιστης των σωτηριων του χριστου αυτου εστιν 
(Salmo 27:8 LXX)

πνευμα προσωπου ημων χριστος κυριου συνελημφθη εν ταις διαφθοραις αυτων ου ειπαμεν εν τη σκια αυτου ζησομεθα εν τοις εθνεσιν 
(Lamentazioni 4:20 LXX)

Per Marco, Pilato intende dare a Gesù un equo processo. Ma Ponzio Pilato era noto per la sua sadica crudeltà nel giustiziare sommariamente chiunque anche solo sospettato di sedizione. Non solo, ma Marco mostra un Pilato che libera il sedizioso Barabba in rispetto al dì di festa. Ma il Pilato storico non aveva alcun rispetto per i costumi ebraici e al contrario per poco non coagulò una pericolosa rivolta per la sua mancanza di rispetto verso i costumi ebraici.
Marco ci dice che Pilato temeva il popolo, quasi che l'intero popolo ebraico si fosse mobilitato in massa a Gerusalemme per assistere al processo e fare pressione sul governatore. E quando al contrario Pilato non si faceva scrupoli a sterminare un'intera folla di ebrei elemosinanti.
Quando i Giudei incominciarono a rinnovare la supplica, a un segnale convenuto, li fece accerchiare dai soldati minacciando di punirli subito di morte qualora non ponessero fine al tumulto e ritornassero ai loro posti. 
(Flavio Giuseppe, Antichità Giudaiche, 18:589)

Pilato diventò una mela marcia per gli stessi romani, allorchè massacrò senza pietà in un bagno di sangue tantissimi samaritani disarmati seguaci del messianista di turno sul Monte Garizin, meritando il licenziamento.

Anche la nazione samaritana non andò esente da simili travagli. Li mosse un uomo bugiardo, che in tutti i suoi disegni imbrogliava la plebe, e la radunò indirizzandola ad andare in massa sul Monte Garizin, che per la loro fede è la montagna più sacra. Li assicurò che all'arrivo avrebbe mostrato loro il sacro vasellame, sepolto là dove l'aveva deposto Mosé. Essi, dunque, credendolo verosimile, presero le armi e, fermatisi a una certa distanza, in una località detta Tirathana, mentre congetturavano di scalare la montagna in gran numero, acclamavano i nuovi arrivati.    Ma prima che potessero salire li prevenne Pilato occupando, prima di loro, la cima con un distaccamento di cavalleria e di soldati con armi pesanti; affrontò quella gente e in una breve mischia, in parte li uccise e altri li mise in fuga. Molti li prese schiavi, tra questi Pilato mise a morte i capi più autorevoli e coloro che erano stati i più influenti dei fuggitivi. 
Dopo questo scompiglio, il senato dei Samaritani si recò da Vitellio, uomo consolare e governatore della Siria, e al suo tribunale accusò Pilato di avere fatto una strage tra loro. Poiché dicevano che non come ribelli contro Roma si erano radunati a Tirathana, ma per sottrarsi alla persecuzione di Pilato. 
Vitellio allora mandò Marcello, suo amico, ad amministrare la Giudea e ordinò a Pilato di fare ritorno a Roma per rendere conto all'imperatore delle accuse fattegli dai Samaritani. Così Pilato, dopo avere passato dieci anni nella Giudea, si affrettò a Roma obbedendo agli ordini di Vitellio, dato che non poteva rifiutassi.

(Antichità Giudaiche, 18:85-89)



Barabba in aramaico significa ''figlio del padre''. Quello che succede è che Gesù, supposto ovviamente dal lettore il VERO figlio del padre, viene confrontato col suo omonimo ma diametralmente opposto Gesù Barabba (compare questo nome per Barabba in alcuni manoscritti di Matteo), per venire condannato al suo posto. Si va ad alludere chiaramente alla cerimonia del capro espiatorio di Levitico 16, dove un capro, quello impuro, è rilasciato nel deserto (dove comunque andrà a morire) e l'altro capro innocente, che si fa carico dei peccati del popolo, è sacrificato sull'altare.

L'intera scena della crocifissione attinge a più riprese dal salmo 22. Ma c'è un piccolo problemino: i Salmi non sono profetici. Quindi non si tratta di scene profetizzate nelle Scritture (perchè profetizzare non era la funzione dei Salmi) ma di episodi derivati dalle Scritture e inventati dunque di sana pianta.

Tutti i quattro vangeli canonici hanno narrazioni evangeliche della Passione in conflitto l'un con l'altro. Non esiste nessuna tradizione di una ''tomba vuota'' prima del vangelo di Marco. E le tombe più comuni prima del 70 EC non avevano all'ingresso macigni circolari tali da permetterne la rotazione.
Dicevano tra loro: «Chi ci farà rotolare via la pietra dall’ingresso del sepolcro?».
(Marco 16:3)

Per tutto il vangelo di Marco solo i demoni, il lettore e persone totalmente anonime sanno riconoscere che Gesù è il Messia. Ogni persona che è ''nota'' al lettore (perchè Marco ne dice il nome, nemmeno perchè siamo certi della sua esistenza) non sa chi è Gesù. Neppure i suoi discepoli. Neppure il sommo sacerdote. Coll'estremo, radicale paradosso che chi è ''conosciuto'' non conosce. Questo è puro intrattenimento. Non Storia ricordata.

Un piccolo esempio (come corollario ad un altro):

καὶ εὐθὺς ἀναβαίνων ἐκ τοῦ ὕδατος εἶδεν σχιζομένους τοὺς οὐρανοὺς καὶ τὸ πνεῦμα ὡς περιστερὰν καταβαῖνον εἰς αὐτόν· 

E subito, ascendendo dall’acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba.

(Marco 1:10)

Il contrasto deliberatamente provocato da Marco è tra Gesù che esce dall'acqua e contemporaneamente lo spirito cadere su di lui.
Marco usa le parole αναβαινος e καταβαινος per descrivere l'ascesa di Gesù quasi parallela alla discesa dello Spirito.

Il contrasto tra le due azioni capita proprio in incredibile concomitanza allo ''squarciarsi dei cieli'': dunque un altro contrasto. I cieli che si spaccano in due. Ad aprire una specie di varco tra due mondi.

Si tratta di individuare attentamente nel contesto quali sono questi due mondi che si manifestano per scontrarsi, o per fondersi tra loro.


Dopo il battesimo fisico ricevuto da Giovanni il Battista, il cielo si schiude in due e Gesù viene battezzato dallo Spirito. Invece di immergersi Gesù nell'acqua, è l'acqua del vero battesimo, ovvero lo Spirito, a scendere su di lui. 
Quindi ecco individuato il contrasto: acqua versus Spirito.

Stranamente questo tema in Marco non è più rivisitato. O forse si traduce nel Segreto messianico. Ancora una volta, sbaglia chi crede Gesù battezzato dall'acqua fisica versato sul suo capo da Giovanni, perchè fu battezzato in realtà dallo Spirito.

Ma forse esiste una migliore spiegazione rispetto al postulare un troppo facile dualismo in salsa gnostica.

Forse Marco aveva in mente Genesi 1:2 :
η δε γη ην αορατος και ακατασκευαστος και σκοτος επανω της αβυσσου και πνευμα θεου επεφερετο επανω του υδατος

Ora la terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l'abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque.


Anche lì emerge plasticamente il contrasto tra le acque e lo Spirito.

Così il goffo quarto evangelista:
ἀπεκρίθη Ἰησοῦς, Ἀμὴν ἀμὴν λέγω σοι, ἐὰν μή τις γεννηθῇ ἐξ ὕδατος καὶ πνεύματος, οὐ δύναται εἰσελθεῖν εἰς τὴν βασιλείαν τοῦ θεοῦ.  

Rispose Gesù: «In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce da acqua e Spirito, non può entrare nel regno di Dio.
(Giovanni 3:5)

Forse che Giovanni stava cercando di rimediare all'eresia di coloro che separavano in un irreducibile contrasto ''acqua e Spirito'', mondo materiale e mondo spirituale, tenebre e luce, cielo e inferno, Gesù umano e Cristo spirituale [1] ???? L'eresia cristologica dei proto-gnostici?


Dei problemi del tardo Giovanni (nel tempo e nella mente) non me ne frega nulla, ma mi interessa comprendere il primo vangelo, Marco. È universalmente riconosciuto dagli accademici che a scriverlo fu un paolino. Ma un paolino avrebbe potuto suonare così GNOSTICO? Non vorrei immaginare un simile, radicale scenario. Meglio non badare ad eventuali indizi gnostici nel primo vangelo. Perchè altrimenti significherebbe prendersi burla all'istante di 2000 anni di cristianesimo spietatamente anti-gnostico!


[1] Robert M. Price ha ironicamente coniato per costoro la colorita espressione di ''Gesuofobi''.