martedì 8 aprile 2014

DISSEPTA MEMBRA ? Ci sono tracce di un Gesù sedizioso nei vangeli?

Due dei figli di Giuda il Galileo, Giacomo e Simone, furono coinvolti in una rivolta e furono crocifissi per sedizione da Tiberio Alessandro, procuratore della provincia di Judaea dal 46 al 48 EC (Antichità Giudaiche 20.5).


Luca 6:15 :  σιμωνα τον καλουμενον ζηλωτην (Simone detto Zelota)
Matteo 10:4 : σιμων ο καναναιος (Simone il Cananeo?)
Marco 3:18 σιμωνα τον καναναιον (Simone il Cananeo?)
Atti degli Apostoli 1:13  σιμων ο ζηλωτης (Simone lo Zelota)



La parola ebraica “kana”, significa ''pieno di zelo'', ''zelota''.
Ad esempio in Esodo 20:4  ''dio geloso'' è nell'originale El Kana ma si potrebbe tradurre anche come il dio ''pieno di zelo''.


Gli Zeloti furono una reazione alla strage degli ultimi Asmonei (di Antigono) da parte di Erode il Grande per usurparne il trono. Erode fu solo un idumeo che si convertì all'ebraismo per convenienza politica così molti dubitarono della sua reale ''ebraicità''. Questo sdegno animò sicuramente gli Zeloti.
Flavio Giuseppe dà loro il nome spregiativo di ''briganti'', nonostante il loro ardente patriottismo che li portò ad asseragliarsi nelle fortezze della Galilea per combattere o morire animati dalla forte convinzione che non si dovesse chiamare padrone nessun'altro se non Dio stesso.


Uno dei discepoli di Gesù che è chiamato ''Simone lo Zelota'' potrebbe realmente avere avuto un'origine nella Storia, poichè sembra proprio che la parola fosse stata presa dall'ebraico ''kana'' per venire letta in greco ''cananeo'', e comparire tale perfino nelle traduzioni moderne (al solito, grazie ai folli apologeti). Nessun'altra informazione viene fornita sulle azioni di Simone lo Zelota nei vangeli, ma è curioso che un Simone lo Zelota fosse presentato come uno dei discepoli di Gesù mentre un altro Simone lo Zelota venisse descritto negativamente da Flavio Giuseppe come un sedizioso insurrezionista (o ''brigante''). Lo Zelota del vangelo ovviamente manca del tutto di una personalità, al contrario dello Zelota di Flavio Giuseppe.

I due sono pure contemporanei.

 Penso che sarebbe lecito sospettare che quei due Simoni fossero la stessa e identica persona. Cosa diavolo stava facendo un violento sedizionista antiromano nel movimento di Gesù rimane un enigma... a meno che quel riferimento a ''Simone lo Zelota'' non sia una di quelle dissepta membra lasciate inconsciamente nei vangeli dai loro autori nel vano sforzo di armonizzare delle dicerie imbarazzanti o radicali vedute precedenti, e dunque l'ipotetico Gesù storico non fosse a sua volta un violento insurrezionista ribelle, il che spiegherebbe la sua crocifissione.



Le coincidenze non si fermano qui: Giacomo e Simone figurano anche tra i cosiddetti ''Pilastri''. Non riesco a intravedere nessuna ragione letteraria e/o teologica per l'inclusione di Simone lo Zelota nei vangeli, tra i discepoli di Gesù.   


 Sorge spontaneo a questo punto un inquietante interrogativo:
...e se l'ipotetico Gesù storico fosse stato un discepolo di Simone lo Zelota e non viceversa?

Dell'ipotesi di un Gesù sedizioso ne avevo già parlato, e penso che il miglior esponente di questo modello storico non sia il (fin troppo) divulgativo Reza Aslan, ma il serio e competente prof. Bermejo-Rubio, di cui lo stesso Richard Carrier (miticista) e lo stesso James Crossley (storicista) riconoscono il grande acume e lo spirito indipendente da qualsiasi nascosta agenda apologetica. [1]

Se fosse vero che il Gesù storico fosse un ribelle, colpevole veramente di sedizione contro Roma, allora la naturale conseguenza sarebbe non solo che il vangelo di Marco è mera teologia e che il Gesù ivi descritto è mitico, ma che il racconto stesso di Marco è nel contempo pure un'apologia. Si verrebbe a spiegare perchè nessuno parlò delle azioni sediziose di Gesù: il Cristo era un rivoluzionario, e le sue azioni godevano di una cattiva fama.

Si spiegherebbe pure perchè cristiani come Paolo avrebbero cercato in tutti i modi di depoliticizzare il passato rivoluzionario del Messia ancor più di quanto avrebbero fatto i creatori di ''Gesù di Nazaret'', arrivando a non pensare più del Cristo da un punto di vista umano, come si era fatto ''colpevolmente'' in passato.
Cosicché non guardiamo più nessuno alla maniera umana; se anche abbiamo conosciuto Cristo alla maniera umana, ora non lo conosciamo più così.
(2 Corinzi 5:16)

(non riporto qui gli argomenti a sfavore di questa interpretazione, però).
Questo potrebbe significare che Gesù fu crocifisso assieme ai fratelli Giacomo e Simone, e da qui la presenza nei vangeli dei due altri criminali appesi sulle croci rispettivamente alla sinistra e alla destra di  Gesù.


Questo ovviamente darebbe motivo di non prendere seriamente la datazione fittizia presentata nei vangeli: infatti che Gesù sia stato crocifisso da quella mela marcia di Pilato è parte di una storiella della cui veracità non ho nessun valido motivo per credere, specialmente alla luce del fatto che Marco è essenzialmente teologia e non biografia.

Ma allora da dove vengono gli insegnamenti e le dottrine appiccicate addosso al fittizio Gesù di Nazaret?


Non meraviglia allora che Paolo avesse già esposto dottrine e concetti che trovano perfetti paralleli nel vangelo di Marco. Poichè Paolo non ci pensò nemmeno ad attribuire quelle idee a Gesù, e poichè Paolo precede Marco, allora Marco deve aver attinto quei detti ed insegnamenti da Paolo o da qualche altro ''super-apostolo'' come Paolo. Penso che si possa benissimo ipotizzare che Paolo e il suo filosofare in maniera fin troppo indipendente non fossero caratteristiche solo dell'''apostolo degli eretici'', ma bensì di tutti gli altri cristiani che predicavano a loro volta messaggi simili con tanto di memorizzazione delle loro idee e dottrine.

 Così, un detto come ''lasciate che i morti seppelliscano i loro morti'' non fu emesso da Gesù, ma da uno dei Pilastri (Giovanni forse? Forse lo stesso Giovanni il Battista?). Il Sermo Montis non fu pronunciato affatto da Gesù, ma forse da Cefa (sto scommettendo, ovviamente) o da Paolo quando fu proiettato fino ''al terzo cielo'' e attribuito in seguito a ''Gesù di Nazaret'', agente in questo senso come una calamita di tutti i vangeli e i diversi ''Gesù'' precedenti.

 Ovviamente, se avessi ragione (e non sto dicendo di avere ragione, perchè comunque continuo a propendere per il Gesù mitico), se il Gesù che qui propongo è toccato solo di striscio dal Gesù mitologico trovato prima in Paolo e poi in Marco -- condividendone in sostanza solo il nome e la morte per crocifissione -- si dovrebbe parlare di un Gesù storico o di un Gesù mitico?


Ovviamente un tale Gesù è puramente speculativo.
In fondo cosa garantisce veramente che si tratti davvero di dissepta membra? Il criterio di imbarazzo fin troppo spesso si è rivelato un criterio di ironia, e pretendere di spiegare ogni stranezza nei vangeli è chiaramente impossibile, ma sarebbe da folli fare affidamento su quell'0.1% di dissepta membra, pattern di eventuali indizi zeloti depositatasi senza spiegazione nel vangelo che non sia il sub-inconscio del suo autore, per derivare una conclusione così forte come quella per cui un ''Gesù storico è veramente esistito''.



Sono presenti insomma nel vangelo di Marco delle DISSEPTA MEMBRA, tracce sparse del Gesù sedizioso antiromano? E quelle tracce, se confermate essere veramente tali, possono permetterci al massimo di affermare soltanto che Gesù era coinvolto in attività sediziose e fu crocifisso a cagione di questo?
Avevo paragonato ad una canzone allegorica il vangelo di Marco. Puro intrattenimento, non Storia ricordata. Che cosa se in quella soave musica ogni tanto si odono note stonate a interrompere per pochi istanti il ritmo?




  Avevo un disco della Quinta di Beethoven diretta dal grande Von Carajan il cui suono era decisamente migliore di altri dischi (della medesima Sinfonia) per cui la mia naturale tendenza era di preferire sempre l'utilizzo di quel disco a dispetto di un piccolo problemino: in alcuni punti specifici della traccia, sempre gli stessi, il disco era rotto, con sommi danni al mio udito e finendo così per memorizzare la musica, ma anche i punti in cui puntualmente apparivano le odiose note stonate.

Penso che la metafora si possa applicare anche al vangelo di Marco: ammetto onestamente che ci siano attriti, frizioni, in una parola dissepta membra in quel vangelo, ovvero parti che non riesco a spiegarmi.

Ma sono sufficienti quelli indizi, quelle sfumature enigmatiche, a farmi credere con sicurezza all'esistenza di Gesù ''detto Cristo'', a fronte di tutta la pura allegoria soverchiante nel resto del vangelo di Marco?


In fondo si tratta dello stesso esempio illuminante fornito dal filosofo umanista Stephen Law,     l'esempio del ''sesto isolano'' alla cui lettura invito nuovamente il lettore (per poter comprendere il seguito il post).

Specialmente quando dice (mia enfasi):
Si supponga che cinque persone sono recuperate da una vasta isola altrimenti disabitata su cui erano naufragati dieci anni prima. Il gruppo dei naufraghi sapeva che se fossero riusciti a sopravvivere sarebbero stati infine recuperati, infatti sapevano che l'isola era una riserva naturale visitata da ecologisti ogni dieci anni.

Man mano che gli isolani raccontano le loro storie, parlano di racconti impressionanti a proposito di un sesto isolano naufragato insieme a loro. Questa persona, affermano, presto si differenziò dagli altri eseguendo miracoli straordinari - camminando sul mare, curando miracolosamente uno degli isolani che era morto a causa di un morso di serpente, materializzando grandi quantità di cibo da chissà dove, e così via. Il misterioso sesto isolano aveva anche originali vedute etiche che, sia pure non ortodosse, vennero infine entusiasticamente abbracciate dagli altri isolani. Infine, numerosi anni fa, il sesto isolano morì, ma ritornò in vita tre giorni più tardi, dopodiché ascese al cielo.
Fu anche visto nuovamente parecchie volte dopo.

Inserisci alcuni ulteriori dettagli in questo ipotetico scenario. Si supponga che i cinque isolani comunicano pressochè la stessa storia circa il riverito sesto isolano del loro gruppo. Mentre si differenziano nello stile, i loro resoconti sono estesamente coerenti. In verità, un ritratto vivido ed energico del sesto isolano emerge dalla loro testimonianza collettiva, contenente tanti parecchi dettagli quanti, diciamo, ne contengono i racconti evangelici riguardo a Gesù.

Ancor più interessante, le storie circa il sesto isolano comprendono anche un numero di dettagli che sono inopportuni e imbarazzanti per gli isolani rimasti. In verità, tutti loro concordano che due degli isolani sopravvissuti in realtà tradirono e uccisero il sesto isolano. Inoltre, alcuni degli atti in apparenza eseguiti dal sesto isolano sono chiaramente in contrasto con cosa i reduci credevano sul suo conto (per esempio, nonostante ritengano il sesto isolano del tutto privo di malvagità, gli attribuiscono azioni che sono apparse deliberatamente crudeli, azioni che loro, successivamente, hanno difficoltà a spiegare).
Sembra che poteva difficilmente essere nei loro interessi inventare quei dettagli.


Tale è la loro ammirazione per il loro sesto compagno e le sue non ortodosse vedute etiche che i reduci cercano ostinatamente in tutti i modi di convincerci che ogni cosa che affermano sia vera, e che è importante che anche noi veniamo ad abbracciare il suo insegnamento. In verità, per il partito dei naufraghi recuperati, il sesto isolano è una riverita figura di culto, una figura che loro desiderano che riveriamo anche noi.

Ora si supponga che non abbiamo ancora tuttavia nessuna buona prova indipendente dell'esistenza del sesto isolano, tanto meno che egli eseguì i miracoli a lui attribuiti. Cosa dovrebbe essere la nostra attitudine verso quelle varie affermazioni?
Chiaramente, dovremmo giustamente essere scettici circa le parti miracolose della testimonianza riguardante il sesto isolano. La loro testimonianza collettiva non è affatto una prova abbastanza buona della realtà di tali eventi. Ma cosa dire dell'esistenza del sesto isolano? È ragionevole credere, solamente sulla base di questa testimonianza, che almeno il sesto isolano fu una persona reale, piuttosto che una delusione, un'invenzione deliberatamente inventata, o qualsiasi altra cosa?

Si noti che l'evidenza presentata dai cinque isolani soddisfa i tre criteri discussi in precedenza.
In primo luogo, abbiamo multipla attestazione: non uno, ma cinque individui affermano che il sesto isolano è esistito (inoltre, si noti che stiamo avendo a che fare con i presunti testimoni oculari stessi, piuttosto che con rapporti di seconda o terza mano, così non c'è nessuna possibilità dell'altrui alterazione della storia originale, come esiste nel caso della testimonianza del Nuovo Testamento).

In secondo luogo, i loro rapporti contengono dettagli che sono chiaramente altamente imbarazzanti per (in verità, che seriamente incriminano) i narratori. Questo solleva la domanda: perchè gli isolani includerebbero deliberatamente tali dettagli in una storia fabbricata - una storia che ad esempio è chiaramente in tensione con cosa credevano circa il loro eroe, e che, invero, descrive anche loro come traditori assassini?

In terzo luogo, perchè essi attribuirebbero al sesto isolano vedute etiche non ortodosse e altre vedute davvero molto discontinue con il sapere comune? Se, per esempio, il sesto isolano fosse un'invenzione designata a elevarli in qualità di principali guru di un nuovo culto, essi attribuirebbero al loro leader mitico vedute troppo improbabili per essere facilmente accettate da altri?

C'è poco dubbio che ci possa essere stato un sesto isolano che disse e fece alcune delle cose a lui attribuite. Ma domanda a te stesso: la testimonianza collettiva del partito dei reduci pone l'esistenza del sesto isolano al di là di ogni ragionevole dubbio? Se non al di là di ogni ragionevole dubbio, è almeno la sua esistenza qualcosa che sarebbe ragionevole da parte nostra accettare? O sarebbe più saggio per noi, a questo punto, trattenere il giudizio e adottare un'istanza scettica?

Insomma, il massimo che può indurmi a pensare l'avvistamento di quelle dissepta membra è solo un sano agnosticismo sulla questione: ora non posso escludere l'ipotesi ''Gesù storico'' in virtù del solo passare in esame il vangelo criticamente, perchè non posso più fare un caso pro mito basandomi sulla sola NATURA letteraria del vangelo, a causa delle dissepta membra ivi contaminate (seppure in mezzo a chiari miti) e della loro intrinseca inspiegabilità ed enigmaticità.




Il punto è che se Gesù è esistito, di lui non possiamo dire davvero nulla tranne che è esistito e che fu crocifisso per sedizione, anzi, sarebbe già tanto se potessimo concludere con ragionevole e discreta certezza che Gesù fu esistito e che fu crocifisso! E mi domando allora come proprio questa così pallida e magra conclusione (eppur così importante!) non sia in realtà già un enorme punto a favore dell'ipotesi mitica. (Un punto che spiegherò in un futuro post).


Di certo, se già sapessi che il Gesù storico fu esistito, non avrei a quel punto nessun dubbio sulla natura sediziosa della sua predicazione, e sul motivo della sua condanna, proprio sull'onda di quelle dissepta membra. Potrei a quel punto, ma solo a quel punto, applicare su di esse il criterio di imbarazzo.

La scelta rimane insomma tra un Gesù mitologico e un Gesù sedizionista antiromano. Ma per nutrire (oppure rimuovere) un forte motivo per dubitare della storicità di Gesù, considerati tutti i dubbi suscitati dalla chiara fiction evangelica (in essenza, l'applicazione del Principio di Contaminazione del Dubbio di cui parla Stephen Law, e che Carrier chiama la ''Legge di Law''),  e riconosciuto il vicolo cieco al quale la sua più serrata e sistematica analisi critica conduce, non resta che tornare umilmente all'unico, vero campo di battaglia tra storicisti e miticisti, ovvero le lettere autentiche dell'uomo chiamato Paolo.


[1] Rimando il lettore alla lettura dello splendido articolo del prof. Bermejo-Rubio sul Gesù rivoluzionario antiromano e a come arriverebbe a quella conclusione, se solo sapessimo a priori che Gesù fosse storico, e allo scambio reciproco di vedute con Richard Carrier (sperando ovviamente che il dialogo costruttivo tra i due continui).