sabato 3 maggio 2014

Del futuro e della fine del cristianesimo

Le persone di buon senso sanno riconoscere a vista che ogni forma integralista conservatrice del cristianesimo è un'autentica piaga dell'umanità. Il livello del dogmatismo è così elevato da rendere questa forma di cristianesimo immune e indifferente al dialogo e all'ammissione dell'errore. Ma cosa dire delle forme più liberali del cristianesimo? Cosa dire dei cosiddetti ''cattolici adulti''? Cosa dire di una persona apparentemente liberale e ''illuminata'' come il pontefice regnante?

Io penso che anche la forma più liberale del cristianesimo sia destinata all'estinzione al pari del cristianesimo più tradizionalista e conservatore.

Il problema è nel cristianesimo stesso. Il cristianesimo moderno è una religione storica. Pretende che certi eventi siano realmente accaduti nella Storia. Se quelli eventi non furono accaduti (ad esempio la risurrezione, la morte o l'esistenza stessa di Gesù), allora anche il cristianesimo moderno è semplicemente falso. Il Buddhismo, d'altro canto, non è affatto una religione storica. Si pone semplicemente come uno strumento che permette di migliorare o meno il vivere. La storicità del Buddha è così inutile, ed è anche così goffo pensare un ''Buddha storico'', che gli stessi Buddhisti possono pure permettersi di trascurarla del tutto.

Sfortunatamente però, i cristiani hanno combinato il ''vero'' con l'''utile''. Ottenendo una miscela esplosiva.

Nel cristianesimo, lo strumento, o meglio il messaggio, è Gesù stesso. Basta leggere l'incipit del primo vangelo.

Ἀρχὴ τοῦ εὐαγγελίου Ἰησοῦ Χριστοῦ υἱοῦ θεοῦ.

Non si dice che Gesù sta predicando buone nuove, e neppure si raccontano le buone nuove ''secondo Gesù''. No. Gesù è ''le buone nuove''. Un identica percezione la si trova nelle lettere autentiche di Paolo. Gesù non ha mai predicato un vangelo, per Paolo. Gesù era il vangelo, secondo Paolo.


Ma quale conclusione bisogna trarre qualora Gesù non fosse mai esistito?


In attesa di leggere il prossimo volume di Richard Carrier, e di vedere se davvero come lui posso dirmi ''convinto'' della non-esistenza di Gesù con un buon grado di autentica certezza, dovrei ancora per onestà intellettuale professarmi agnostico sulla questione della storicità di Gesù di Nazaret (o di Gesù il Nazareno), ed in fondo quello sono diventato alla lettura del libro di Earl Doherty. Ma si tratta di un lusso che solo un non cristiano potrebbe prendersi. Il cristianesimo moderno è ancora tutto costruito su questo unico DOGMA. E i folli apologeti cripto-cristiani come i vari Mauro Pesce e i vari Bart Errorman ne sono i suoi fedeli satelliti.

Se un cristiano non crede alla storicità di Gesù, cessa di essere cristiano. Almeno cessa di esserlo per gli altri cristiani.

  Però, per far sopravvivere i propri Dogmi, se proprio lo vuole, potrebbe forse ancora ingannare sé stesso, applicando a Gesù le riflessioni di un teologo mariano in merito ai ''fatti '' di Medjugorje:

Non so se, all'inizio, la Madonna ci fosse davvero, a Medjugorje. Ciò che constato, vedendo queste folle devote che l'hanno invocata e l'invocano da più di trent'anni, ciò che vedo è che ora c'è, che non può non esserci .

Il cristianesimo antico era assai più fluido. Il vangelo di Tommaso ad esempio si apre con parole dal tono melenso:
Ed egli disse: «Colui che scoprirà l’interpretazione di queste parole non assaporerà la morte».
(verso 1)
Nulla a che fare con la risurrezione di Gesù. Nulla a che fare con la sua morte sulla croce. Nulla a che fare con qualche altro dettaglio storico su di lui. È semplicemente la giusta interpretazione dei detti ''di Gesù'' a recare salvezza. Tommaso è un vangelo gnostico perchè solo la conoscenza, o meglio l'avvistamento della più vera scintilla interiore conduce alla salvezza.
Gesù disse: «Se coloro che vi governano vi dicono: -- Ecco, il Regno di Dio è in cielo -- allora gli uccelli del cielo vi precederanno. Se vi diranno: -- È nel mare --, allora i pesci del mare vi precederanno. Il Regno di Dio, invece, è dentro di voi e fuori di voi. Quando conoscerete voi stessi, allora sarete conosciuti, e saprete che siete figli del Padre vivente. Ma se non conoscerete voi stessi, vivrete nella povertà, e sarete la povertà».
(verso 3).

Il cristianesimo gnostico rassomiglia al buddhismo. È focalizzato sulle azioni giuste da fare, non sui dogmi corretti. Se il cristianesimo vorrà sopravvivere, dovrà sbarazzarsi dei dogmi. Oppure auto-distruggersi insieme con tutta l'umanità profittando dell'eventuale scoppio del Terzo conflitto mondiale. Se i cristiani diventassero simili ai fantomatici cristiani ebioniti -- riducendosi in breve ad una mera istituzione filantropica volta ad aiutare i poveri e i disagiati, a diffondere il senso civico ed altre azioni di beneficienza di questo tipo -- e la smettessero di pensare ai dogmi, allora potrebbero sopravvivere. Ma quello sarebbe ancora cristianesimo liberale? 

Un cristiano non può essere ateo. Non può essere miticista.

Questo è il motivo per cui, sebbene in pubblico mi dichiari ateo, dovendo scegliere opterei per lo gnosticismo di Marcione, giudicandolo esteticamente migliore dell'ateismo. O meglio, per una forma minimale di gnosticismo spogliato del tutto da ogni riferimento cristiano (complici anche l'avvicente lettura di Harold Bloom, CormacMcCharty e Herman Melville). Non perchè credo alla storicità di Gesù. Ma perchè, al pari degli gnostici, ritengo più importante il messaggio. Non il messaggero. Il dogma deve estinguersi. La religione deve operare come il mito, d'ora in poi. I miti usano storie, non sempre vere, per indurre emozioni, o per fare un particolare punto morale. Se solo si lasciasse permettere al cristianesimo di essere il mito che è in realtà, gli si impedirebbe di fare di nuovo i mali che ha fatto così gioiosamente in passato.

Il vangelo di Marco, quando letto come Storia, o come Mito misto a Storia, non ha nessun senso.
I dubbi aumentano, nel vedere così enormi e stridenti inaccuratezze storiche. Ma quando leggo il vangelo di Marco per quello che veramente è, e sarà per sempre, il suo vero ed originario contesto -- il μύθος --, quando lo leggo come una pura e semplice allegoria, diventa realmente una buona narrazione, un grazioso intrattenimento.