mercoledì 12 giugno 2024

L'INVENZIONE DI GESÙ — Il Salvatore

 (segue da qui)


Il Salvatore

I cristiani primitivi non sono gli inventori (inventori di sana pianta...) del Dio salvatore. L'idea secondo la quale YHWH è/fu/sarà, sia direttamente che implicitamente il salvatore del suo popolo è un'idea biblica. E ciò non è un'opinione incastonata solo nelle profezie tardive della Bibbia ebraica: il tema di YHWH salvatore attraversa da parte a parte tutto l'Antico Testamento.

L'esodo dall'Egitto è, nella Bibbia ebraica, considerato come un atto salvifico di YHWH; in 1 Samuele 14:39, ma anche già in Deuteronomio 33:29, Israele è menzionato come un popolo che YHWH libera e salva. In Deuteronomio 32:15, YHWH è definito come la «roccia della (nostra) salvezza», ecc.

Quella nozione di salvezza (divina) si combina, in tutta la Bibbia (nella Torà e fuori dalla Torà), con quelle di liberazione, di riscatto, di restaurazione, di vittoria, di perdono, di redenzione, ecc. — tutti concetti evidentemente presenti, per midrash, nel midrash giudeo-cristiano che è il Nuovo Testamento.

  Nessuno degli elementi lessicali e dei temi neotestamentari associati alla nozione di salvezza è specifico al cristianesimo primitivo. Tutte le elaborazioni concettuali che si estendono, nel Nuovo Testamento — sotto il suo greco, nel suo ebraico originale —, attorno all'idea di salvezza sono tratte, sia direttamente, sia per midrash, dalla Bibbia ebraica; tutte si iscrivono (astoricamente, eternamente) nel prolungamento della Torà, dei profeti, dei Salmi, ecc.

Ma soprattutto: queste elaborazioni ruotano, come nella Bibbia ebraica, attorno alla radice /«salvare».

Radice che si esprime, nella traduzione greca dei vangeli, delle epistole e dell'apocalisse canonici, attraverso le parole sōzein/«salvare», sōtēria/«salvezza», sōtēr/«salvatore» e altri (della stessa famiglia), tutti termini che sono in realtà solo calchi (semantici) di vari termini ebraici generati dalla radice YŜ.

È quella radice, infatti, che la Bibbia ebraica impiega quando definisce YHWH «salvatore» e la sua azione azione «salvifica». E... è quella radice che produce YŜW,

Oppure — altre grafie — YHWŜ, o YHWŜW.

vale a dire «Gesù-Giosuè»,

Vale a dire, come sottolineano a giusto titolo i dizionari ebraici ben informati, il più antico nome della Bibbia che include YHWH.

 letteralmente «YHWH salvatore», nel contempo il Giosuè successore di Mosè e guida del popolo in Canaan,

Mosè non penetrando, invece, nella Terra...

e il Giosuè sommo sacerdote al momento del ritorno da Babilonia.

«Gesù-Giosuè» = «Dio salvatore» (= Dio salva/ha salvato/salverà); da cui, fuori dal greco e in ebraico, il famoso gioco di parole di Matteo 1:21: «... lo chiamerai Gesù-Giosuè perché egli salverà...» (con un controsenso indoeuropeo, come dappertutto, sui tempi dei verbi).

Mi lecco l'indice, sfoglio il Vangelo di Luca e mi rovello sul suo versetto 17:22:

«Ecco che verranno giorni che desidererete vedere uno solo dei giorni del figlio dell'uomo...»?

Traduzione di Claude Tresmontant (con un controsenso sui tempi dei verbi — e senza commentario che illumina la chiave: mentre, su questo versetto, del commentario e dell'illuminazione ci vorrebbero!).

Avendo leccato, avendo sfogliato ed essendomi rovellato, domando:

Perché, nel versetto, nel contempo «uno dei giorni» e il «figlio dell'uomo»?

Mi guardo dal rispondere alla domanda, mi lecco di nuovo l'indice che conviene, risfoglio il Nuovo Testamento greco-latino-francese e mi imbatto in Giovanni 8:58: «...prima che Abramo nascesse, Io sono...»

Traduzione Tresmontant. In greco vi è «Io sono». Malgrado i turbamenti del traduttore (nelle sue glosse), comprendo la frase a significare che Gesù-Giosuè si dice, narrativamente ed evangelicamente, esistere perfino prima della nascita stessa dello stesso Abramo. La interpreto così e, come ci si accorgerà, a ragion veduta.

  Dal confronto dei due versi di cui sopra, traggo le idee qui sotto:

Idee che trasudano, tali e quali o in parabole, da tutti gli orifizi testuali del Nuovo Testamento.

1. che Gesù-Giosuè è il «figlio dell'uomo», e viceversa;

2. che il «figlio dell'uomo» è visibile (sotto certe condizioni) nel «primo giorno»;

Al primo giorno — e non, secondo la traduzione usuale di Luca 17:22, «uno solo dei giorni» (il che è solo un controsenso tenuto conto della retroversione del passo dal suo greco fino al suo ebraico originale).

3. che, di conseguenza, esiste un legame (evangelico) tra «primo giorno» e «Gesù-Giosuè».

Questi tre punti, futili in indoeuropeo, sono esatti quando li si impiegano ebraicamente; sono, tutti e tre separatamente, poi tutti e tre congiuntamente, del midrash:

1. «Gesù-Giosuè» è il «figlio dell'uomo» (e viceversa), perché BN ʼDM/«figlio dell'uomo, figlio di Adamo» produce, quando si elevano le sue lettere costitutive al quadrato, il numero 386,

B² + N² + ʼ² + D² + M² = 2² + 14² + 1² + 4² + 13² = 386 (gR).

e perché 386 risulta essere la gematria classica (gC) di YŜW/«Gesù-Giosuè-Dio salvatore».

Y + Ŝ + W + = 10 + 300 + 6 + 70 = 386 (gC).

N.B. L'elevamento al quadrato delle lettere costitutive di BN ʼDM/«figlio dell'uomo» è aritmeticamente identica a quello di BN YHWH/«figlio di Dio»; in entrambi i casi: 386. Il 386 di «Gesù-Giosuè»!

P.S. Questo calcolo — questo midrash — non è, di per sé, ottenibile nel I° secolo della nostra era; molto facilmente ha potuto essere scoperto  «inventato» — diversi secoli prima di Cristo.

Per midrash matematico, e senza allontanarsi dalla Bibbia ebraica, gli evangelisti giudeo-ebrei primitivi considerano equivalenti «figlio dell'uomo» e «figlio di Dio», da una parte, e «Gesù-Giosuè (Dio salvatore)» dall'altra.

A condizione — alla espressa condizione — che «figlio dell'uomo» e «figlio di Dio» si elevino, che si elevino al quadrato (= che risorgano). Elevazione che non è, infatti, assente, sia dai vangeli in particolare che dal Nuovo Testamento in generale — elevazione esplicitamente detta!

N.B. «Gesù-Giosuè», invece, non si eleva al quadrato; non risorge: è l'equivalente della resurrezione e dell'elevazione dei due «figli»; è ottenuto da loro.

2. La frase «primo giorno» non scaturisce da nessuna parte nella Bibbia ebraica; si introduce, con clamore, dall'inizio del primo capitolo della Genesi.

Genesi 1:5:

«...e chiamò, Elohim, la luce giorno, e le tenebre le chiamò notte, e vi fu sera e vi fu mattina: primo giorno...».

Primo giorno (letteralmente «giorno uno», YWM ʼḤD): vale a dire domenica!

«Primo giorno» si scrive, in ebraico, YWM ʼḤD, letteralmente «giorno uno».

Di qui l'errore di traduzione (greca) di Luca 17:22: «uno solo dei giorni», errore che in realtà è solo una resa letterale e sotto la quale conviene ristabilire, attraverso l'ebraico, «il primo giorno, il primo dei giorni».

Se elevo al quadrato le lettere di quella espressione, ottengo senza mal di testa: 10² + 6² + 13² + 1² + 8² + 4² = 386.

Ma (cfr. più sopra) 386 risulta essere, per elevamento delle sue lettere al quadrato, la gematria del «figlio dell'uomo» – e quella, identica e identicamente ottenuta, del «figlio di Dio».

Eccomi dunque su un terreno solido; e Luca 17:22, un tempo nebuloso, è ora di una chiarezza a tutta prova: esiste un nesso assoluto tra il «figlio dell'uomo» e il «primo dei giorni»; le due espressioni sono, quando l'elevamento – la resurrezione – ci si mette, matematicamente identiche! E Luca 17:22, che non farfuglia, dice quella identità.

Come dicono, altrove, vari versetti del Nuovo Testamento.

E io mi ripeto: tutto questo midrash è ottenibile, in sé e per sé, non nel I° secolo della nostra era, ma, veramente, diversi secoli prima dell'Era Comune.

3. Il «figlio dell'uomo»

E, per uguaglianza gematrica, il «figlio di Dio»...

non è il solo ad esistere nel «primo giorno». YŜW/«Gesù-Giosuè-Dio salvatore» vi esiste pure.

Infatti, come BN ʼDM/«figlio dell'uomo»

Una volta elevate le sue lettere al quadrato.

e come YWM ʼḤD/«primo giorno»,

Una volta, a sua volta, elevate le sue lettere al quadrato.

YŜW/«Gesù-Giosuè» (i Gesù-Giosuè dell'Antico Testamento) ha per gematria classica 386.

Cfr. più sopra.

Non sorprendente, pertanto, che i cristiani primitivi si siano sforzati di sostituire il rispetto ebraico per lo Shabbat (il sabato) con un rispetto (anch'esso giudeo-ebraico-midrashico) per la domenica — il primo giorno della settimana, il primo giorno della Creazione. Sotto questa domenica, videro — nel contesto dell'inizio della Genesi! — la resurrezione del Figlio dell'uomo e la presenza di Gesù-Giosuè, di Dio salvatore.

N.B. Ed effettuando per sé questa sostituzione e volendola imporre agli altri ebrei, i cristiani primitivi non avevano affatto l'intenzione, la pretesa e la convinzione di creare, fantasiosamente, una osservanza nuova: pensavano, con ciò, unicamente di compiere la Scrittura e ritornare alla retta via indicata dal midrash: alla retta via che il giudaismo non avrebbe dovuto lasciare (essi pensavano di essere, così facendo, migliori giudeo-ebrei dei loro concorrenti giudeo-ebrei rispettosi del sabato). Pensavano di «convertirsi» e volevano  così «convertire» — vale a dire, lasciare e far lasciare gli errori circostanti e ritornare e far ritornare al severo messaggio — severamente compreso — della Torà ancestrale. (Perfino nel loro passaggio dal sabato alla domenica, i cristiani primitivi sono, l'ho detto e lo ripeto, e si vollero, conservatori!)

La Bibbia ebraica dice quindi bene, nel quinto versetto della sua Torà, che «Gesù-Giosuè-Dio Salvatore» è non solo presente e attivo al momento dell'opera della Creazione, ma che vi è presente e attivo sin dal primo giorno.

Mentre non si parla affatto, graficamente, di Giosuè (di Gesù) nella Genesi.

Dal primo giorno?... Ma allora: Giovanni 8:58 (finalmente pure esso luminoso) non si sbaglia: molto prima che nascesse Abramo...

Nei vangeli la scoperta della tomba di Gesù-Giosuè si svolge di domenica (Matteo 28:1 e seguenti, Marco 16:2, Luca 24:1, Giovanni 20:1); e la tomba è vuota: è una domenica che, per mezzo della tomba vuota del risorto, si inaugura la nuova Creazione (quella che compie e abolisce, al di fuori di ogni temporalità indoeuropea, il primo capitolo della Genesi ).

E non c'è, di per sé, alcuna necessità che questo midrash sulla domenica sia una scoperta del I° secolo della nostra era; esso è, in germe, nella Bibbia ebraica: ha potuto costituirsi diversi secoli prima dell'Era Comune!

Ne concludo, nella logica dei vangeli, che «Gesù-Giosuè», grazie al suo valore aritmetico (esplicito) 386,

Esplicito: vale a dire senza aver bisogno, lui, di elevarsi (al quadrato) e di risorgere.

si introduce nella Bibbia ebraica, in effetti, sotto YWM ʼḤD/«il primo giorno», dal quinto versetto della Genesi —

Centinaia e centinaia di versi prima che questo stesso Giosuè facesse il suo ingresso esplicito nella Torà...

e, in effetti, ben prima (migliaia di parole prima) che Abramo non facesse, da parte sua, il suo ingresso.

ʼBRHM/«Abramo» paga il suo biglietto di ammissione all'Antico Testamento, se non mi sbaglio, solo in Genesi 17:5.

E i nostri evangelisti hanno il senso del dettaglio. Consultate un po' Giovanni 8:56-57:

Frasi che precedono immediatamente il nostro «prima che Abramo nascesse, io sono».

P.S. «Io sono», in ebraico ʼNY HWʼ/«io Lui», le cui due gematrie (37 e 73), moltiplicandosi, producono — come la Galilea, e come la Sapienza — 2701, il valore stesso di Genesi 1:1... Tutto combacia.

«... Abramo vostro padre ha gioito nell'attesa di vedere il mio giorno;

Detto altrimenti, «il mio primo giorno» poiché è esso che, aritmeticamente, equivale a «Gesù-Giosuè».

e l'ha visto, e se n'è rallegrato — Allora gli hanno detto, i Giudei: Ecco che non hai ancora cinquant'anni, e tu hai visto Abramo?...».

Controsensi su tutti i tempi dei verbi — ma passiamo...

Questi cinquant'anni? Da dove provengono questi cinquanta?

Dal fatto grossolano, molto semplicemente, che cinquanta parole — non una di più, non una di meno — ricorrono nella Genesi prima che vi compaia l'espressione YWM ʼḤD/«primo giorno» e quindi, sotto di essa, «Gesù-Giosuè».

Cinquanta nella Storia? No: cinquanta parole nella Bibbia ebraica...

Questo è midrash!

Ed è su questo midrash e su queste cinquanta parole che Ireneo di Lione, uno dei più antichi Padri della Chiesa, immaginerà, non capendolo più come midrash ma come fatto storico, che un Gesù storico visse storicamente in Palestina per cinquant'anni (storici)!... Che commedia.

E noi progrediamo. — Ebbene, negli Atti degli Apostoli (canonici), si parla di un certo Apollo.

Se il mio lettore desidera perdere qualche ora ad inalare gli errori moderni che trasudano attorno a questo personaggio, gli consiglio di esaminare S. Pétrement, op. cit., pag. 365-408 (quest'opera è sottotitolata «Le origini dello gnosticismo» e, nondimeno, partorita da un autore che confessa a più riprese di ignorare le lingue semitiche — ancora un'impresa della scienza moderna...).

Questo Apollo vi è evocato come uno studioso e come un alessandrino:

Gli studiosi di professione concludono subito che Apollo fosse un ebreo di lingua greca. E S. Pétrement cade ovviamente presto nella trappola (op. cit., pag. 388 e seguenti). — Che errore! Ci se ne accorgerà...

«...era uno studioso, versato nelle Scritture...» (Atti 18:24)

I nostri studiosi concludono che Apollo fosse un esperto della versione(versioni) greca(greche) della Bibbia. E Simone Pétrement, esperta, invece, nell'arte di inciampare, cade nella trappola del cosiddetto «ellenismo» di Apollo (pag. 367). Secondo errore.

E che faceva Apollo? Venne in Palestina a domandare ai testimoni storici della vita, della morte e della resurrezione di un Gesù storico di informarlo (sul posto) sugli eventi storici? Per niente affatto:

«...egli confutava con intelligenza i Giudei dimostrando in pubblico, per mezzo delle Scritture, che Gesù è il cristo...» (18:28)

Avete letto bene: «...per mezzo delle Scritture...». Apollo non andò mai in Palestina per apprendervi chissà chi; tutto al contrario, percorreva i luoghi della Diaspora per insegnarvi il midrash cristiano! E poi: Apollo non diceva che Gesù fosse il messia riferendosi storicamente alla traiettoria storica di un individuo chiamato storicamente Gesù (e vissuto, storicamente, — a pochi anni da allora — in Palestina). Ma no: egli basava la sua dimostrazione, l'Apollo, sulle Scritture – e: non la basava che su di esse.

Siccome, qui, non va chiaramente inteso per «Scritture» L'Iliade di Omero, il Timeo di Platone, le commedie di Plauto o L'Eneide di Virgilio, oso sperare che il mio lettore afferri senza esitazione che Apollo basò la sua dimostrazione (astorica) sulla Bibbia.

Sulla Bibbia greca?

Eh no: certamente no. Perché sfido chiunque a riuscire a dimostrare la veridicità dell'equazione «Gesù-Giosuè = Messia-Cristo» basandosi su qualche versione greca della Bibbia.

Simone Pétrement e tutti i seguaci dell'«ellenismo» di Apollo raccoglieranno questa sfida? Temo che non ci riescano.

No. Apollo, sebbene fosse originario di Alessandria, basava il suo ragionamento sulla Bibbia ebraica. — Ma come faceva dunque? Di ciò gli Atti degli Apostoli non ci dicono più parola.

E S. Pétrement, invece, sembra molto imbarazzata (pag. 366). Come diavolo, da Alessandria, Apollo ha potuto sapere così tante cose sul Gesù palestinese? E cose così intelligenti...

E S. Pétrement suggerisce che questo versetto degli Atti risulta senza dubbio da un'interpolazione (pag. 366, sempre): non si comprende — ci si appella quindi, al più presto, ad una correzione del testo! Incredibile...

Bene: mi accontenterò di colmare quella lacuna del Nuovo Testamento

Lacuna derivante da una censura tardiva?

 e tenterò di spiegare come faceva Apollo.

Infatti di questo commento le Simone Pétrement non ci dicono — e per una buona ragione! — niente...

Innanzitutto, Apollo esponeva tutto ciò che ho detto finora sul midrash cristiano. Egli esponeva ai giudei (= agli ebrei non ancora raggiunti dalla rilevanza ebraica del midrash cristiano) il lavoro su ʼDM/«l'uomo»;

Che, per elevamento delle sue lettere al quadrato, equivale a YHWH (quando YHWH è esso stesso elevato al quadrato).

poi il lavoro su BN ʼDM/«Figlio dell'uomo, figlio di Adamo». Poi esponeva il midrash cristiano riguardante il MŜY/«messia-cristo»: da questa parola, in quanto cristiano, estraeva l'idea che il «messia-cristo» è Dio vivente-risorto, ecc.

E tutto ciò, Apollo l'aveva appreso in Palestina? Ma no: l'aveva appreso ad Alessandria, approfondendo — con altri giudei ebrei del luogo — la sua Bibbia ebraica!

N.B. La leggenda secondo la quale Alessandria all'epoca fosse vuota di giudeo-ebrei figura in tutti i manuali. È un errore: e un errore che non è innocuo; un errore che fa danni...

Del tutto semplicemente, Apollo esponeva agli ebrei, senza aver mai messo piede in Palestina, analizzando la Scrittura (vale a dire ebraicamente la Bibbia ebraica),

E non la Bibbia greca!

analizzandola logicamente, tutti i punti che ho riesumati fin qui.

 

Ma Apollo, così facendo, non riuscì mai a fare di «Gesù-Giosuè»/YŜW l'equivalente gematrico esplicito di «messia-cristo»/MŜY...

L'equivalente gematrico diretto di MŜY è, tra gli altri, YWNN/«Giovanni» (entrambi valendo 52 nella Bibbia ancestrale) — da cui, attraverso i vangeli, nel contempo il parallelismo e la competizione (severa) tra Gesù e Giovanni.

Perché proprio lì sta il nocciolo del dibattito tra ebrei farisaici (e altri) ed ebrei cristiani primitivi: nessun valore gematrico di «Gesù-Giosuè» è direttamente e naturalmente equivalente ai valori numerici di «messia-cristo».

MŜY/«messia-cristo» ha per gR 52 e per gC 358; e YŜW/«Gesù-Giosué» ha per gR 53 e per gC 386.

Da cui la necessità per Apollo — come per Paolo, come per gli evangelisti (i canonici e gli apocrifi) — di immergersi in una lunga dimostrazione. In una dimostrazione implicita.

Dimostrazione che elimina la pretesa di «Giovanni»/YWNN (parola — anch'essa — biblica!) di essere il nome del messia-cristo — e gli Atti degli Apostoli affermano, in effetti, che Apollo conosceva E l'azione di «Giovanni» (ossia la sua azione e il suo successo come nome), e che finisce per superarlo.

P.S. Nelle narrazioni evangeliche, è Gesù-Giosuè ad essere il risorto, e non Giovanni. Il midrash cristiano non vuole sancire come probatoria e feconda l'uguaglianza gematrica diretta esistente tra MŜY e YWNN (tra «messia-cristo» e «Giovanni»); il rendimento (biblico) di YŜW/«Gesù-Giosuè» gli pare, ebraicamente, esotericamente, cabalisticamente ed escatologicamente, migliore (attraverso il concetto di «Dio salvatore» che Gesù-Giosuè è solo a contenere e manifestare).

Grazie al midrash cristiano, e alla Bibbia ebraica sulla quale il midrash si appoggia, è facile passare da «figlio dell'uomo» (e da «figlio di Dio») a «Gesù-Giosuè». Grazie allo stesso midrash, è facile considerare che il «messia-cristo» non è nient'altro, lessicalmente, che YHWH risorgente-risorto. — Ma, sulla base del midrash, e con la più abile volontà del mondo, è impossibile passare direttamente da «Gesù-Giosuè» a «messia-cristo» e viceversa.

Mentre, lo ripeto, la relazione numerica tra «Giovanni» e «Cristo» è, invece, immediata. (Ed è quella relazione immediata che spiega giustamente la presenza di «Giovanni» sul proscenio dei vangeli: ancora il midrash!)

Ne deduco che Apollo, come Paolo (lo pseudo-Paolo?), non produsse alcuna dimostrazione

A-storica, ad ogni maniera.

esplicita e facile del legame «Gesù»/«Cristo»: come Paolo, Apollo dovette procurarsi un bel daffare: ricorse, di sicuro, a un midrash

A-storico.

tortuoso, proprio quello nel quale ho finora pazientemente condotto le attenzioni del mio lettore.

Ne deduco che Apollo fosse, soprattutto, un essere pericoloso. Egli mostrava ai giudei (agli ebrei non cristiani, ebrei come i cristiani — ai farisei, per esempio — ma anche ai settari di «Giovanni»)

Vedete la fortuna delle letterature che ruotano attorno a «Giovanni» come eventuale candidato al titolo di «messia-cristo» (vedete la letteratura mandea) — fortuna derivata da un midrash che tiene unicamente conto dell'equazione «messia» = «Giovanni» (mediante ricorso al loro valore aritmetico comune, 52), e che si ferma lì.

che la Bibbia bastava per stabilire la veracità del cristianesimo nascente. Da Alessandria, Apollo ne sapeva tanto su Gesù-Giosuè e sul cristo-messia quanto i palestinesi stessi...

Palestinesi che i nostri studiosi, sempre di professione e costanti errorofili, credono che fossero appena stati, allorché Paolo incontrò Apollo, storicamente in prima fila gli spettatori storici dell'insegnamento, della Passione, della morte e della resurrezione storici di un Gesù galileo storico!

Ma sì: da Alessandria (patria di Apollo), un ebreo erudito è, di per sé, ben posizionato rispetto a un palestinese per scoprire ed esporre alla luce del giorno tutti gli arcani della dottrina cristiana originaria. Essendo ciò un midrash, gli è sufficiente, a questo giudeo (ebreo!) appoggiarsi  ovunque risieda! — sulla Bibbia ebraica. (Bibbia quanto mai portatile...)

 

E Apollo non è l'unico a lavorare così. Paolo agisce allo stesso modo.

Per Paolo, il Cristo è storicamente morto? No; 1 Corinzi 15:3:

«...il cristo-messia è morto per i nostri peccati secondo le Scritture...»

E Paolo discute con i suoi rivali ebrei brandendo loro un elenco di eventi svoltisi storicamente in Palestina? No; Atti 17:11:

«...(i Giudei di Berea)...

Ancora degli ebrei della Diaspora (o meglio: ancora dei giudei ebrei della Diaspora).

accolsero la parola (di Paolo) con grande ardore, chiedendo ogni giorno alle Scritture se ciò fosse esatta...»

Eccetera. Infatti io potrei moltiplicare le citazioni. — Tutta la «Buona Novella»

In ebraico BŜWRH — termine biblico — o BŜWRH TWBH — espressione biblica.

di Paolo è ricavata dalle Scritture (e non dalla gazzetta locale!), ed essa è detta tale — esplicitamente — nelle varie epistole del Nuovo Testamento.

Essi non leggono mai quindi il Nuovo Testamento, i nostri studiosi storicisti? E cosa fanno dunque, coloro che credono che il Gesù evangelico esistette? Non sanno leggere?...

La predicazione apostolica è derivata dalla Palestina;

I vangeli — i canonici e pochi altri — sono stati, in quanto midrashim ebraici, prodotti in Palestina. Cfr., su questo argomento, il mio volume 1.

e si infiltra nella Diaspora; tra i giudeo-ebrei della Diaspora — ma il movimento inverso ha anche luogo: vari ebrei della Diaspora, tanto ebrei quanto gli ebrei cristiani palestinesi, sono altrettanto forti come loro nel proprio midrash.

Sulla base — come si deve — non di un racconto storico, ma di un esame accurato — accademico — delle Scritture, un giudeo (ebreo) di Alessandria ha tante cose da dire su Gesù-Giosuè quanto un giudeo palestinese (ebreo). Da cui, nel Nuovo Testamento, il posto assegnato ad Apollo di Alessandria...

E agli Efesini (ebrei), e ai Romani (ebrei), e ai Galati (ebrei), e ai Corinzi (ebrei), ecc. Tutti: giudei ebrei della Diaspora; tutti capaci, in quanto giudei e in quanto ebrei, di accettare e, soprattutto, di comprendere il midrash ebraico che è il Vangelo. Tutti capaci di basare, con Paolo, questo midrash non sulla Bibbia greca (dove non esiste né in pieno né in germe) ma anzi sull'ebraico della Bibbia ebraica.

E, quando gli ebrei non cristiani accettano la «Buona Novella», sono detti «convertirsi». E tutti intendono con questo che si convertono come papuani o indiani che subiscono la predicazione esotica e forzata di un pastore venuto dall'Occidente.

La «conversione» è, in ebraico, ŜWBH. E ŜWBH significa, in ebraico, «il ritorno». Ciò che i cristiani primitivi domandano, negli Atti degli Apostoli e altrove, ai loro rivali giudeo-ebrei che non avevano ancora accettato la «Buona Novella» (il Vangelo a-storico , eterno), non è affatto aderire a una religione straniera: è ritornare alla osservanza compiuta (piena) della Bibbia ebraica. È adottare il midrash cristiano in quanto unico midrash possibile, corretto: in quanto sola e unica lettura ammissibile, corretta, della Torà e dei profeti.

E l'abolizione neotestamentaria del sabato o della circoncisione è ritenuta, dai cristiani primitivi che la propugnano, non — ad alcun costo — una novità, ma un ritorno: una «conversione», nel senso tecnico (ebraico) di il termine.

Conclusione: convertendosi, gli ascoltatori (giudeo-ebrei) compiacenti della Buona Novella del midrash cristiano primitivo non fanno

Ed è questo che Paolo e compagnia domandano loro! Non domandano loro altra cosa!

che ritornare alla Bibbia ebraica liberandola dai midrashim che i cristiani ritengono parassiti e malvisti (quelli dei farisei, quelli dei sadducei, quelli dei Samaritani, ecc.). Ecco ciò che fanno; ecco ciò che i cristiani giudeo-ebrei primitivi esigono da loro; ed ecco ciò che fanno — checché altri possano pensarne... — consapevolmente: sulla base, unica, di un esame ad hoc delle Scritture.

Il cristianesimo primitivo, ebraico, è quindi conservatore. Esso vuole il ritorno assoluto alla purezza della Parola divina di YHWH. — E: tutti i temi del cristianesimo primitivo (in quanto sono del midrash) sono conservatori, fino a includere quelli che si appellano, al di là del suo compimento, all'abolizione della Torà.

Ma non tutti gli ebrei — anzi... — accettano il midrash cristiano; certi restano all'equazione «Giovanni = Messia-Cristo»; altri rimangono farisei, sadducei, ecc.

E costoro ricevono, nei vangeli, una vigorosa batosta; una batosta rivoluzionaria? No: una batosta conservatrice.

Secondo Paolo, secondo gli evangelisti, questi sono empi, persone che non sanno leggere e osservare («custodire») le Scritture — che non possono adempiere la Bibbia ebraica.

E non gente che non sa sfogliare il proprio manuale di storia della Palestina del I° secolo e scoprirvi la foto di Gesù!!

Il tema neotestamentario (enorme) dell'«adempimento delle Scritture» e il tema (altrettanto enorme e altrettanto neotestamentario — sullo sfondo della Bibbia) della «conversione» sono identici. Ruotano in parallelo. Adempiendo le Scritture, i cristiani giudeo-ebrei primitivi non hanno alcuna intenzione di far sorgere (da quale cappello?) una religione nuova e non ebraica.

Non lo sognano nemmeno! Ciò non viene loro in mente!

Essi hanno per scopo, per mezzo del midrash, di restaurare una buona e sana e giusta lettura e una buona e sana e giusta osservanza della Parola divina-biblica-sacra.

Detto altrimenti: dalla Torà ebraica e dai suoi seguiti ebraici.

Ma i farisei, perlopiù (per la maggior parte...), si atterranno alla loro tradizione;

Mi avete letto bene: alla loro tradizione. Perché il motivo della disputa tra sadducei, farisei, cristiani primitivi, ecc., è che ciascun gruppo si vuole non più innovativo ma veramente più conservatore degli altri. Ciò è fondamentale.

e il giudaismo continuerà la sua strada, sotto la sua unica forma farisaica, a dispetto del midrash giudeo-cristiano...

I sadducei e gli zeloti. invece, saranno annientati nelle guerre giudaiche degli anni 70 e 130 della nostra era. Quanto ai sostenitori della dottrina (a-storica e midrashica) di Giovanni come eventuale cristo-messia, essi attraverseranno i secoli in quanto setta mandea (e perdendo molte delle loro dottrine originarie a causa di un cambiamento — molto sfortunato — dall'ebraico all'aramaico).

E la dottrina originaria dei cristiani primitivi, invece, si riverserà, dopo il 70, per via della traduzione indoeuropea, nel pantano greco-latino.

Ma abbandono la mia digressione e ritorno all'invenzione — all'aggiornamento — di Giosuè come cristo-messia.

 

Nel midrash cristiano primitivo, il lavoro sul «messia-cristo»/MŜY precede cronologicamente la scoperta di «Gesù-Giosuè».

Ciò è provato da un numero di versetti neotestamentari e, soprattutto, dall'assenza di Gesù (di Giosuè midrashizzato) in diversi monumenti cristiani primitivi.

E la domanda ultima che pone e si pone il midrash cristiano non è di sapere se Gesù-Giosuè sia il cristo-messia, ma il contrario: è di sapere se il cristo-messia sia Gesù-Giosuè.

Ancora una volta, un numero di versi neotestamentari (ben tradotti dall'ebraico — dopo retroversione!) presentano, in senso positivo, quella domanda. Domanda cruciale.

E questa domanda è infatti solo l'ultima domanda del midrash cristiano; ma sì: l'ultima delle ultime.

E quindi: per nulla una constatazione di partenza!

Tutto il midrash cristiano presente nei vangeli e nel Nuovo Testamento in generale si esprime in una maniera figurativa e narrativa. La resurrezione del Signore, l'elevazione del Figlio dell'uomo, l'elevazione dell'uomo-Adamo, la qualità risorgente del messia-cristo... tutti questi temi midrashici (biblici) generano la narrazione neotestamentaria

A colpi di citazioni bibliche (in ebraico, originariamente). Citazioni esplicite o implicite. Citazioni multiple!

e la generano come fatti narrativi.

In altri termini: i vangeli, come la Bibbia, raccontano — in superficie — storie.

Per contro, quando questo midrash-generatore-di-narrazioni si spinge fino alla ricerca del nome del cristo-messia, e solo a quel punto, esso adotta una forma interrogativa: esso assurge nel dubbio e nell'appello alla credenza.

Non dimentichiamo che la ricerca del nome del messia (del cristo) non è un giochetto, nel giudaismo; nel giudaismo, in tutte le sette — tutte le scuole — combinate, e già molto prima dell'inizio della nostra era, vi è lì un'indagine importante. (E anche tra i samaritani...)

E la ricerca del nome del messia si avventura talvolta in sentieri dove il buon senso (indoeuropeo, per esempio) non oserebbe certo credere di dover andare a scovarlo. In Matteo (2:23), il messia è chiamato «nazareno» grazie a un esame (biblico ebraico) del re di Babilonia (Nabucodonosor) — cfr. più sopra. In Isaia (45:1) — diversi secoli, quindi, prima di Cristo — il nome del «cristo-messia» è detto essere «Ciro» — Ciro! un altro MLK BBL, un altro «re di Babilonia»! E perché, di grazia? Perché MŜY/«messia-cristo» e KRŜ/«Ciro» hanno, in ebraico, nella lingua sacra, la stessa gematria (gR): 52... In Isaia, un pagano, un empio, è consacrato cristo-messia per  ragioni aritmetiche-sacre!

P.S. E Matteo e il suo approfondimento di Nabucodonosor si ritrovano, di colpo, contestualmente meno isolati...

Perché?

Risposta? — Aspetto.

Cfr. Apollo e la sua dimostrazione; e cfr. Paolo e le sue Epistole.

Perché non esiste, nella Cabala, gematricamente, alcun legame esplicito tra «messia» e «Gesù-Giosuè».

In quanto ultima scoperta nel midrash cristiano, il nome di «Gesù-Giosuè» è nel contempo un coronamento e un anello fragile.

Da cui, ripeto, l'assenza di Gesù-Giosuè (e della connessione fragile) in vari apocrifi cristiani antichi (in passato canonici o pericanonici). Da cui, inoltre, la terribile preoccupazione degli scrittori neotestamentari quando si tratta per loro, con le spalle al muro, di dire (non che Gesù-Giosuè sia il messia-cristo ma) che il «messia» è «Giosuè(-Gesù)».

Conferisco un surplus di profumo al mio soggetto riprendendolo da zero.

 

Il midrash cristiano comincia col lavorare sull'uomo/ʼDM, sul figlio dell'uomo, sul figlio di Dio, sul messia-cristo (tutti termini biblici). Così facendo, realizza e abolisce (per conservatorismo...) la Torà.

Lo compie tramite midrash; e, in cambio, questo midrash finisce per abolire il nome divino YHWH sostituendolo con un «nome nuovo», inedito, YWH.

Questo sforzo si dispiega — forse — a partire da almeno due o tre secoli prima di Cristo. Non ha, in ogni caso, alcuna relazione necessaria, imperativa con il I° secolo dopo Cristo.

Poi i cristiani cercano quale sia il nome del cristo-messia.

Il nome, di conseguenza, del MŜY, detto altrimenti — secondo loro, e sempre per midrash — il nome di YHWH vivente-risorgente-risorto (e non il nome di un messia umano da strapazzo...).

E lo cercano nella Bibbia: e non in chissà quale evento storico.

Tra loro, alcuni optano subito per YWNN/«Giovanni».

Non per un Giovanni evento contemporaneo: ma per la parola (nome proprio) YWNN/«Giovanni» come ricorre nella Bibbia ebraica.

Ma altri, che non si soddisfano biblicamente di una tale scelta,

Che non si accontentano dell'identità diretta esistente tra «Giovanni» e «messia», 52. Che non ne se ne accontentano perché:

1. non contiene l'idea di salvezza;

2. non contiene il germe della resurrezione;

3. rischia di mettere in scena i Giovanni della Bibbia ebraica: ma questi Giovanni non hanno nulla di particolarmente glorioso da offrire.

optano per YŜW/«Giosuè(-Gesù)-Dio salvatore».

Termine (biblico) che, invece, contiene sia l'idea di salvezza sia, attraverso il suo equivalente «Figlio dell'uomo» (elevato al quadrato), una straordinaria fecondità resurrezionale. E poi i Giosuè della Bibbia sono, invece, personaggi di primo piano.

Ma una tale opzione è implicita; risulta

E lì risiede l'insegnamento di Apollo, di Paolo, degli evangelisti, ecc.

anzitutto da un postulato che rende sinonimi la resurrezione e l'elevazione. Terribile postulato.

In MŜY/«messia-cristo», i cristiani primitivi vedono (in grafia) YHWH risorgente-risorto; lo vedono e lo affermano; e affermano: se YHWH risorge, è perché egli si leva.

Impossibile, nella mentalità ebraica, fare della resurrezione una discesa, un movimento dall'alto verso il basso. Verso il basso vi è lo Sheol, il soggiorno dei morti!

Cosa fanno i cristiani? Assimilano, per midrash, l'aggettivo Y/«vivente-risorto» — che, di per sé, non contiene alcuna idea di elevazione — al verbo QWM/«alzarsi». Esagero? Mi sbaglio? Ma no: quando il messia evangelico resuscita una bambina (Marco 5:41), le ordina di «alzarsi» (ebraico QWM); quando Lazzaro risorge, egli si alza (ebraico QWM) — ai guariti, ai risorti, il messia evangelico ingiunge: «Alzati!» (radice QWM). E quando questo stesso messia parla della sua resurrezione, la esprime sempre come un'elevazione.

P.S. «Alzati» è, in ebraico biblico, un'esortazione molto comune. Questo è il famoso imperativo QM (dalla radice QWM, appunto). Tra gli scrittori biblici, la frase ha solo il semplice potere di un invito — e nessuna relazione con la minima idea di resurrezione: è una sorta di invito all'azione. I cristiani primitivi, invece, vi leggono un invito e un appello alla resurrezione; assegnano ad «Alzati», tramite midrash, il significato di «Ri-vivi». — Ed è proprio in quella maniera e con quella connotazione che impiegano l'imperativo QM nei vangeli; ed è così che bisogna quindi, secondo loro, comprenderla, retroattivamente, nella Bibbia ebraica (effetto di lettura in feedback — effetto abituale).

Ora il verbo QWM/«alzarsi» non è una rarità nella Bibbia; vi ricorre, se non mi sbaglio, tra 400 e 500 volte! Individuando sotto di esso, mediante il midrash, un'immagine della resurrezione, i cristiani primitivi individuano ovunque, nella Bibbia, l'azione di resuscitare.

Se il MŜY/«messia-cristo» è (per anagramma) il «Nome vivente» (ŜM Y), se «Nome vivente» significa (per sostituzione reverenziale) «YHWH risorgente», e se «risorgere» significa (per sinonimia) «levarsi», allora YHWH (il Signore), nel risorgere, non deve far altro che levarsi.

Ma in ebraico levarsi è elevarsi.

Sempre la radice QWM: «alzarsi», «elevarsi».

N.B. Nel mio volume 1, ho detto che uno degli pseudonimi reverenziali di YHWH è, nel giudaismo, MQWM/«luogo», termine derivato dalla radice QWM/«levarsi, elevarsi», e che quella pseudonimia si basa sul fatto che MQWM/«luogo» = 186 = Y² + H² + W² + H² — sul fatto, quindi, che YHWH eleva, al quadrato, le sue lettere costitutive. Che logica...

Ed elevarsi è, per il midrash cristiano, elevarsi al quadrato.

Subire un elevamento al quadrato delle sue lettere costitutive (alla maniera di YHWH/«Dio» quando diventa l'equivalente di MQWM/«luogo»).

Il midrash cristiano primitivo conclude che, per risorgere, YHWH eleva al quadrato le sue lettere costitutive.

E il midrash cristiano legge ciò nella parola MŜY/«messia cristo», in questa parola così come figura nella Bibbia ebraica.

Ma, elevando le sue lettere al quadrato, YHWH lascia la sua gematria immediata

Ovvero 26 — quel 26 che lo rende direttamente eguale a DBR/«il verbo» (da cui le asserzioni del prologo di Giovanni).

e acquista il valore 186.

Quello stesso di MQWM/«luogo» (dalla radice QWM/«alzarsi, elevarsi» — che logica, ancora!

P.-S. Ogni volta che ci si imbatte, nel Nuovo Testamento, sulla parola «luogo» (greco topos) — cioè un centinaio di volte! -, bisogna subito diffidare della semantica e pensare subito al lavoro midrashico di cui parlo (e non restare, stupidamente, all'evocazione di uno stupido «luogo») — i concetti di elevazione e di resurrezione non sono lontani...

Ma 186 è anche il valore di ʼDM/«l'uomo, Adamo» quando egli risorge, quando egli si leva, quando egli subisce — pure lui, l'elevamento (al quadrato, ancora) delle sue lettere.

ʼ² + D² + M² = 1² + 4² + 13² = 186.

I cristiani primitivi ne concludono

Perché non sono decisamente dei giornalisti che si trascinano tra due partite di pesca con lenza e reti, alle calcagna di un qualche rabbino di Galilea!

che l'elevazione-resurrezione dell'uomo-Adamo è identica all'elevazione-resurrezione di YHWH (e viceversa).

Fin qui nessuna traccia — nemmeno la minima traccia — del minimo Gesù-Giosuè (storico o no).

E Apollo, e Paolo, e gli evangelisti, e il Giovanni dell'Apocalisse canonica, ad Alessandria, o in Palestina — poco importa, ormai -, proseguono, sulla Bibbia degli ebrei, il loro midrash:

Poi i nostri cristiani primitivi constatano l'identità aritmetica esistente tra BN/«figlio» e MŜY/«messia-cristo»;

Entrambe le espressioni che valgono 52 (la prima in gC, la seconda in gR).

constatano, allo stesso tempo, che il «figlio» (nella Bibbia) è il «messia-cristo» (nella Bibbia), e che egli è quindi (nella Bibbia) YHWH che risorge-che si eleva.

E su questo i nostri cristiani producono, a parte (per il momento) Gesù-Giosuè, del testo. E quella fabbricazione, sullo sfondo di una Bibbia ancestrale, prende il suo slancio almeno due o tre secoli prima di Cristo, secondo ogni probabilità.

Riassunto:

1. ʼDM/«l'uomo, Adamo», risorgendo, è uguale a YHWH/«Dio» risorgente, e viceversa;

2. BN/«figlio» = MŜY/«cristo-messia», e viceversa.

Da queste due proposizioni, da quella duplice Cabala, i cristiani derivano subito l'idea che il «messia-cristo» è «figlio di Adamo-figlio dell'uomo» e, tenuto conto dell'uguaglianza della somma dei quadrati di ʼDM/«uomo» e di YHWH/«Dio», che egli è anche «figlio di Dio».

Ma «figlio dell'uomo-figlio di Adamo» è, in ebraico, BN ʼDM; e «figlio di Dio» è, sempre in ebraico, BN YHWH.

Ragionamento immediato: se nella parola MŜY/«messia-cristo» esiste l'idea di YHWH risorgente-risorto, e se il «messia-cristo» è nel contempo «Figlio dell'uomo» e «Figlio di Dio», accade dunque che BN ʼDM/«Figlio dell'uomo» e BN YHWH/«Figlio di Dio» — a  scelta, insieme o separatamente — risorgono.

Ed ecco dove si ferma il midrash cristiano; o meglio: ecco la fine della sua prima fase.

Fase nel corso della quale «Gesù-Giosuè» non ha ancora effettuato il suo ingresso nel cristianesimo e nel suo adempimento (a-storico, eterno) della Bibbia ebraica.

Come, ora, Apollo, Paolo e i loro primi confratelli giudeo-ebrei-cristiani

E la loro letteratura primitiva, la apocrifa come pure la canonica (in ebraico,  originariamente).

ottennero il nome del «cristo-messia»?

Certamente non scorrazzando sulle rive del lago di Tiberiade e domandandovi ai bagnanti se, qualche anno prima, per caso, non vi avessero visto e sentito un certo Gesù...

In una maniera iperlogica: stabilendo la resurrezione del «Figlio dell'uomo» e del «Figlio di Dio», cioè sottoponendo queste espressioni (bibliche) ad una quadratura delle loro lettere:

1. BN ʼDM/«Figlio dell'uomo» = B² + N² + ʼ² + D² +M² = 386.

2. BN YHWH/«figlio di Dio» = B² + N² + Y² + H² + W² + H² = 386. 

Ma ciascuna di queste due elevazioni parallele — di queste due resurrezioni — produce il valore unico 386, gematria classica — ed esplicita, quella (senza elevazione) — di YŜW, cioè di «Gesù-Giosuè-Dio salvatore».

Da cui, nei vangeli, in realtà e in chiaro, l'elevazione (esplicitamente narrata) sia del Figlio dell'uomo che del Figlio di Dio. Da cui anche il fatto (fondamentalissimo) che «Gesù-Giosuè», nel Nuovo Testamento, non si eleva mai: mai, nel Nuovo Testamento, primitivo, ebraico, si prese in conto l'elevamento al quadrato delle lettere di «Gesù-Giosuè».

Non avevo torto, poco fa, a suggerire che il ragionamento di Apollo l'Alessandrino non era semplice. Era nel contempo logico e straordinariamente tortuoso.

Manifesta, in realtà, una mentalità che è quella di tutta la letteratura giudaica o samaritana. Logico e tortuoso, rassomiglia ai ragionamenti contenuti nei testi gnostici, di origine giudeo-ebraica o samaritano-ebraica, nei Talmud, nello Zohar, ecc. — La scienza di Apollo, di Paolo, degli evangelisti, ecc., è, per qualità, quella di tutti gli studiosi giudeo-ebrei e samaritani-ebrei.

E avevo anche ragione, poco fa, ad affermare che «Gesù-Giosuè» interviene, singolarmente, solo alla fine della prima tappa del midrash cristiano primitivo. Non ne è il punto di partenza; ne è il punto (provvisoriamente) finale. Ne è il coronamento. Egli è l'apice (il coronamento) e la totalità di quella fase iniziale.

Il midrash cristiano non parte quindi da Gesù; vi arriva. Lo ottiene alla fine (provvisoria) del percorso. — Non trovate che ciò sia interessante?

E il percorso di cui parlo è, non mi stancherò di dirlo e di ripeterlo, un midrash che mira alla Bibbia ebraica e vi attinge la sua fonte — un midrash che si può costruire su di essa, tanto ad Alessandria quanto a Gerusalemme — un midrash, soprattutto, tutti i cui principi e tutti i cui dettagli sono ottenibili ed esprimibili diversi secoli prima della nostra era. E, tra questi dettagli, «Gesù-Giosuè» — una parola, biblica, che, in realtà, non risale al I° secolo...

  Successo: ecco dunque ottenuto, dai cristiani primitivi, il nome del «messia», del «cristo» (biblico) — detto altrimenti, di YHWH risorgente.

Successo e teorema:

Risorgendo, YHWH non è altro che YŜW/«Giosuè-Gesù-Dio Salvatore».

Risorgendo, YHWH riveste Gesù-Giosuè. (La teoria del rivestimento è comune nella Bibbia ebraica e nelle cabale giiudaiche e samaritane: nessun bisogno di sbalordirsi che sia inclusa anche nel midrash che è il Nuovo Testamento). E ciò non è, evangelicamente (in ebraico originale), Gesù-Giosuè stesso che risorge (che si eleva, che si eleva al quadrato): Gesù-Giosuè è, nei vangeli (ebraici) e nel Nuovo Testamento (ebraico) in generale, il prodotto – il risultato – finale della resurrezione del «Figlio dell'uomo» o della resurrezione di YHWH; non è colui che descrive o subisce quella resurrezione-elevazione: ne è, in quanto parola — in quanto nome proprio (biblico) – il risultato.

Ma andate a spiegare ciò a un grecista o a uno storicista!...

E l'incredibile ha allora luogo: e può benissimo darsi che questo incredibile abbia avuto luogo più di un secolo prima di Cristo:

I cristiani giudeo-ebrei primitivi, alla fine della prima fase del loro midrash, fase che non ha, di per sé, alcuna ragione per non essere subito l'ultima, lungi dal soddisfarsi, perseguono il loro approfondimento della Bibbia e del lessico della lingua sacra. Lungi dal soddisfarsi del teorema che ho appena citato, vogliono ora servirsene come di un trampolino di lancio: rivendicano altre imprese. Se ne impossessano, del teorema, e lo reiniettano nella Bibbia.

Dalla Bibbia estraggono tutto il loro midrash; poi, in feedback, in retroazione, reinseriscono i loro ritrovamenti nelle Scritture.

Nella Bibbia leggono la parola YŜW; si accorgono che la parola è portatrice della nozione (iperfruttuosa, iperescatologica) di salvezza, e che questa parola è «Giosuè». Così facendo, costringono il(i) Giosuè della Bibbia ebraica a diventare il «cristo-messia» — a diventare, insomma, YHWH risorgente-risorto.

Rivalutazione di tutto il libro (biblico) di Giosuè e del gesto che contiene. Rivalutazione di tutta la parola ebraica riguardante il ritorno da Babilonia. Un immenso appello a un'immensa rielaborazione...

Giosuè, successore di Mosè, attraversa il Giordano per entrare nella Terra (promessa), in Canaan? — Il Gesù evangelico inaugura la sua vita attiva venendo a farsi battezzare e intronizzare nel Giordano.

Intronizzazione e inaugurazione (a-storiche, midrashiche) che potevano essersi elaborate diversi secoli prima della nostra era...

P.-S. La nozione di «battesimo» (radice ebraica TBL) è esplicitamente presente, nella Bibbia, al momento del passaggio del Giordano sotto la guida di Giosuè, successore di Mosè.

Giosuè, successore di Mosè, invia

Radice ŜL/«inviare»: radice che, per passaggio al greco, si rovina (tra l'altro) sul termine apostolos/«apostolo», letteralmente «inviato». Cfr., ad esempio, Giosuè 18:4.

le dodici (tribù) sulla Terra per condividerla e impegnarla della (nuova) Alleanza di cui sono portatori? — Il Gesù evangelico possederà dodici apostoli — dodici inviati — e assegnerà loro la stessa missione.

E i nomi (evangelici) degli apostoli (evangelici) saranno derivati, tramite midrash, dai nomi delle dodici tribù che entrarono nella Terra promessa.

N.B. In ebraico, «apostolo»/ŜLY e «tribù»/ŜBT sono maschili. Tra gli apostoli di Gesù (= Giosuè) e le tribù di Giosuè (= Gesù) vi è continuità di genere — e non, come in francese, una cesura tra maschile e femminile.

P.S. I controsensi sulla Terra (ebraico ʼR), nei nostri vangeli tascabili e sotto la penna dei loro dotti commentatori, sono da compatire. In certi versetti neotestamentari (in quelli, in particolare, che contengono l'espressione «tutta la terra»), i glossatori di professione vorrebbero finire per farci contemplare... il mondo intero, il globo terrestre! Oh.

Giosuè, successore di Mosè alla fine della Torà, è il contemporaneo (testuale-sacro) di Maria, di Elisabetta, di Itamar, di Zebedeo, di Eleazaro-Lazaro, ecc. ? E Giosuè, sommo sacerdote (biblico) del ritorno di Babilonia, è il contemporaneo (testuale) di Zaccaria e di Zaccheo? E il tutto nella Bibbia? — Benissimo. — Il Gesù evangelico sarà dunque narrativamente il contemporaneo di tutti questi personaggi.

In realtà: di tutte queste parole, di tutti questi nomi.

È necessario insistere? — questo feedback è enorme. È l'economia testuale dei vangeli in azione. È luminoso, logico — non ha nulla di storico. È, come il midrash da cui deriva e del quale si alimenta, il risultato di una lettura attiva della Bibbia, dell'Antico Testamento ebraico sacro.

Tenuto come tale dagli scrittori del Nuovo Testamento che l'adempiono.

Nei testi cristiani antichi non avendo spinto la loro indagine midrashica fino ad ottenere il nome (biblico) di «Gesù-Giosuè», nessuno dei personaggi biblici situati nei paraggi (testuali) dei due Giosuè biblici interviene come attore narrativo. È dunque proprio la prova che solo quel conseguimento li trasporta nel cristianesimo nascente. Essendo scoperta come «messia-cristo» (= YHWH risorgente) dal midrash cristiano sotto pressione, la parola YŜW/«Gesù-Giosuè» porta con sé

E non è essa che è portata: è essa che porta.

molti dei suoi contemporanei biblici: porta con sé, nelle narrazioni evangeliche, parole e nomi (propri) che portava già nel testo biblico sacro ancestrale... (Li conduce con sé come in un sacco).

E questo trasporto, lungi dal risalire necessariamente al I° secolo della nostra era, ha tutte le possibilità, tutte! In realtà! — di essersi midrashicamente effettuato diverse epoche prima di Cristo. Perché, pensateci, tutte le parole e i nomi di cui parlo, «Gesù-Giosuè» compreso, sono nella Bibbia: e non ci sono a partire dal I° secolo, che io sappia...

Quindi: dopo aver cosiddetto completato il loro midrash (biblico) e trovato il nome del «messia-cristo»,

Vale a dire, lo ripeto, il nome di YHWH risorgente (e le modalità di quella stessa resurrezione). Perché, lo ripeto, «Gesù-Giosuè», nel Nuovo Testamento (ebraico, originale), non risorge: egli è – in quanto nome – YHWH risorgente-risorto. (In altri termini: egli non risorge — egli è il risorto).

i cristiani primitivi si fermano? No, ancora una volta: continuano! Continuano rileggendo la loro Bibbia ebraica sacra ed estraendone vari accompagnatori dei Giosuè che vi leggono.

Elisabetta, Maria, ecc.

Quella estrazione (di accompagnamento) si opera, del tutto naturalmente, sulla base di un principio del midrash giudaico (e samaritano) ben noto agli specialisti della Cabala: la contemporaneità (escatologica, eterna) di tutte le parole della Bibbia. Derivati dalla Parola divina e parola divina essi stessi, tutti i termini del testo sacro (ritenuti tali dai giudei e dai samaritani, e, quindi, dai cristiani primitivi) sono eternamente contemporanei. Un'assoluta omogeneità li mantiene.

Hanno finito, questa volta, i nostri cristiani atleti?

Ma no: dopo ciò, dopo quella fine della fine del loro compito, persistono ad avanzare. Sono insaziabili.

Uniscono ora le due parole (bibliche) riconosciute da loro, midrashicamente, come equivalenti.

Come «figure» l'una dell'altra — come «rivestimenti» reciproci.

E ottengono così l'espressione «Gesù Cristo», detto altrimenti «Giosuè-Messia», in ebraico YŜW MŜY.

Espressione che non è rara nel Nuovo Testamento, conveniamo. — Ne conveniamo.

E quella espressione, per un miracolo inaudito,

Sì, il midrash fa miracoli (è esso del resto che opera tutti i miracoli del Nuovo Testamento).

funziona. E funziona persino così bene che genera, a sua volta, eccellenti risultati: non potrebbe essere più appagante.

Studierò altrove la totalità di questi risultati: per ora, mi accontento, di mettere alla mercé del mio lettore il più diretto di questi risultati:

E, tra questi risultati, ce n'è uno che — decisamente — supera e sorpassa tutti gli altri. Eccolo:

In vari passi della Bibbia ebraica (e nel giudaismo che se ne è appropriato), Dio, YHWH, il Signore — come si vorrà — è designato rispettosamente come se fosse il «promesso», lo «sposo»,

Come si vorrà: infatti i due termini sono identici in ebraico; è solo in indoeuropeo, per via di traduzione, che divergono.

del suo popolo.

Il popolo eletto essendo allora designato come la «promessa», la «sposa», di Dio — la sua KLH. Cfr., in particolare, tutto l'esoterismo del Cantico dei Cantici.

«Promesso» (o «sposo») si scrive, in ebraico, ḤṬN.

Questo è un termine efficace — chiaro e semplice! — nei vangeli canonici: cfr. capitoli 9 e 25 di Matteo, 2 di Marco, 5 di Luca e 3 di Giovanni, ecc. — e cfr., anche, Apocalisse 21 e 22! (Perché non invento, non gioco con le bolle di sapone: rintraccio il Nuovo Testamento; non faccio che leggerlo e spiegarlo).

Quindi: nell'esoterismo biblico e post-biblico, YHWH è (rispettosamente) indicato come ḤṬN.

Ma quando YHWH risorge, dicono — sempre per midrash — i cristiani primitivi, è lo «sposo», il «promesso», ḤṬN, che risorge; che risorge e, quindi, che si eleva; che dunque si eleva al quadrato. — Ed io, acconsento, ed elevo ḤṬN/«il promesso, lo sposo» al quadrato; e ciò dà:

ḤṬN/«promesso, sposo» = ² + ² + N² = 8² + 22² + 14² = 744.

 

Com'è curioso... Ecco che il midrash cristiano si morde la coda. Il cerchio è completo e viceversa! Infatti: 744 è  la gematria classica anche di «Gesù Cristo».

YŜW MŜY/«Gesù-messia, YHWH risorgente in quanto Giosuè» = 10 + 300 + 6 + 70 + 40 + 300 + 10 + 8 = 744.

Invento? Ma no: tutto ciò, Paolo lo dice, come gli evangelisti, esplicitamente in 2 Corinzi 11:2, tra altri, e in Efesini 5:22-33!... (O meglio: lo diceva... In ebraico. .. Quando il suo midrash non era ancora passato — catastroficamente — al greco...).

Il cerchio è davvero chiuso. Fermo la macchina.

E premo il mio freno fino alla nausea: tutto il midrash che ho appena citato, fin nei suoi dettagli, potrebbe essere stato portato alla luce — senza plausibilità, senza ostacoli — diversi secoli prima della nostra era.

 

E concludo:

se il mio lettore individua nell'insieme del primitivo midrash giudeo-ebraico cristiano, di cui ho appena districato per lui i grovigli fondativi, la minima traccia di sospetto di qualcosa di Storico o di Mitologico, gli do' — al Golgota, oppure ad Erodiade — la mia testa da appendere o da tagliare!

(Ma se persiste a pretendere che il Nuovo Testamento è stato pensato e scritto in greco — oppure in aramaico —, e se riesce, con migliori argomenti dei miei, a impormi vittoriosamente la sua credenza, allora gli giuro di ritrattare e di confessargli, a capo chino questa volta: Sì, Gesù esistette).

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