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§ 114) Il calendario romano ed il cristianesimo. — Chi esamini un vecchio calendario romano, rileverà la nessuna denominazione che avevano anticamente i giorni della settimana, i quali venivano indicati solamente col numero ordinale del mese, e con una lettera alfabetica, dalla A alla H. Difatti il primo giorno di gennaio veniva designato colla lettera A, il secondo giorno veniva designato colla lettera B e così di seguito fino al giorno otto, che veniva designato colla lettera H. Si riprendeva poi la designazione dei giorni colla lettera A per designare il giorno nove, procedendosi in seguito sempre colle prime otto lettere dell'alfabeto ogni otto giorni. [1]
Appare chiara però l'analogia tra gli otto giorni del vecchio calendario romano, designati colle lettere alfabetiche, ed i sette giorni del successivo calendario, designati coi nomi dei pianeti, costituenti il sistema solare. Tale analogia apparirà più completa quando si pensi che tutti i giorni segnati colla lettera A nel calendario romano erano giorni festivi (come sarà in seguito per il dies solis o domenica), e si chiamavano nundine, [2] il che voleva dire «nono giorno».
Difatti gli antichi romani celebravano con speciali riti e col riposo il primo giorno dell'anno (designato colla lettera A); e celebravano poi con altri riti festivi e col riposo anche ogni nono giorno dopo il primo (nondinum ossia nonum diem). Ai tempi però di cui stiamo trattando (a. 300 circa E.V.), era già invalso nel mondo romano l'uso dell'attuale settimana, verosimilmente di origine vedica, e già nota al mitraismo. Essa implicava un ciclo di sette giorni anziché di otto, e invece di indicare i giorni colle lettere dell'alfabeto (chiamandoli comunemente coll'ordinale dopo il nundino), li designava con appositi nomi.
Si discusse molto in passato circa l'origine dell'attuale settimana, e molti furono i sostenitori della tesi caldea, la quale originariamente faceva risalire la settimana a vari millenni prima di Cristo. Fu però constatato di recente che nella religione babilonese la settimana fu conosciuta soltanto verso il VI secolo av. E.V., e cioè durante il secondo impero persiano. Dovrebbe quindi ritenersi che essa sia stata portata in Babilonia dai Magi al seguito di Ciro, e sia stata più tardi modificata alquanto per l'influsso ellenistico. Ciò stante, la conclusione nostra è che l'origine della settimana attuale debba farsi risalire alla civiltà vedica, e precisamente al concetto dei sette adytias, dei quali parlammo in altra opera. Difatti, proprio nella concezione vedica, il Sole, capo degli adytias, è considerato dominatore della Natura, e proprio questo concetto ha presieduto alla istituzione della settimana attuale; perché al Sole fu dedicato il giorno più solenne, ed ai pianeti (gli altri adytias) furono dedicati gli altri sei giorni.
Va posto adesso in rilievo che anche nel nuovo ciclo di sette giorni, introdotto in Roma nei primi secoli dell'Impero (verosimilmente col mitraismo), il primo giorno dell'anno era considerato festivo, e festivo era pure considerato ogni ottavo giorno. Ora, tale giorno, da epoca immemorabile, era stato dedicato al Dio Sole, ed in Roma era stato chiamato dies solis, mentre gli altri giorni erano stati dedicati agli altri pianeti. Così il secondo giorno era stato dedicato alla Luna (Lunae dies), il terzo giorno a Marte (Martis dies), il quarto a Mercurio, il quinto a Giove, il sesto a Venere, ed il settimo a Saturno.
Nel cristianesimo primitivo invece, era conosciuta ed osservata la settimana giudaica: ma questa non aveva nulla a che vedere colla settimana mitraica, in quanto presso i Giudei non si festeggiava il primo, ma il settimo giorno della settimana (sabato), che solo fra tutti aveva un nome (come già il nundinum del vecchio calendario romano d'origine etrusca). Gli altri giorni non avevano nome, ma venivano designati col numerale, cioè: 1° giorno, 2° giorno, 3° giorno e così di seguito.
In conformità cogli usi giudaici, i cristiani primitivi (giudeo-cristiani) festeggiarono il settimo giorno della settimana, e cioè il sabato. Più tardi però — verificatasi la divisione tra ebraismo e cristianesimo — i cristiani preferirono conformarsi all'idea religiosa romana, per poi tentare di dominarla. Pertanto credettero preferibile uniformare le loro feste al calendario romano, abbandonando il culto del settimo giorno, e celebrando invece il Dies Solis.
Per vari secoli dunque i Cristiani santificarono il Dies Solis, ottemperando a quel loro comandamento che prescrive di santificare le feste; né tentarono di mutarne il nome, malgrado lo stesso implicasse un dio diverso dal loro. Solo dopo il IV secolo, la fazione atanasiana, che aveva già dato vita alla confessione cattolica, volle mutare il nome del giorno festivo, da «Dies Solis» in «Dies Domini» (dies dominica, donde domenica). Venne così istituito il «giorno del Signore». Tale modifica però non venne seguita dai Cristiani di tendenza ariana (che comprendevano i popoli germanici e sarmati). Questi ultimi pertanto mantennero, e mantengono tuttora, i nomi della vecchia settimana mitraica. Anche oggi difatti per i popoli germanici e anglosassoni la domenica resta il dies solis (Sontag, Sunday).
NOTE
[1] Trattandosi di parlare qui del calendario agli effetti religiosi, e cioè per illustrare i giorni festivi, non accenniamo al calendario per gli effetti della cronologia, e quindi alle Calende, None e Idi, che segnavano i punti di partenza per indicare i vari giorni del mese.
[2] Le nundine, verosimilmente di origine etrusca, erano inizialmente i giorni dedicati al riposo dei campi (cfr. col Shabbath ebraico), e durante i quali gli abitanti delle campagne convenivano al centro rurale più importante, per vendere i loro prodotti e ritrovarsi coi vicini per gli scambi reciproci. E poiché si riunivano in quel giorno tutte le varie comunità, che durante il resto della settimana vivevano sparse per le campagne circostanti, era naturale che esse celebrassero collettivamente in quel giorno anche i loro riti religiosi.
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