lunedì 23 ottobre 2023

Circoncisione, battesimo e crescita

 (segue da qui)

XXXIII. — L'INIZIAZIONE

§ 107) Circoncisione, battesimo e crescita. — Abbiamo già accennato al rito d'iniziazione (§ 80), quale cerimoniale necessario, per entrare in determinate comunità religiose o culturali. Completando qui l'argomento, chiariamo che tutte le convivenze hanno avuto sempre appositi riti, per introdurre il neofita in una determinata classe di persone, e tali riti ebbero importanza preponderante nella cerimonia d'iniziazione dei giovanetti alla vita pubblica.

Anche adesso, presso tutte le comunità di primitivi, [1] all'epoca della pubertà, il giovanetto, sottratto alla compagnia dei bambini e delle donne e prima di essere immesso nella comunità degli adulti, si affida ad un anziano della tribù (padrino), il quale, mentre lo sottopone a fatiche e pratiche varie, lo istruisce sui doveri che a lui deriveranno nella nuova esistenza di adulto, e soprattutto cerca di esercitare in lui il coraggio fisico. L'iniziando resta così affidato al Maestro per qualche tempo, finché, ritenuto maturo per il rito — che si celebra quasi dovunque in coincidenza colle feste dell'equinozio di primavera — subisce, insieme con altre prove, quella suprema, atta a confermare la sua maturità (e che consiste in genere nell'offrire un membro del corpo a un taglio doloroso). Dopo questa prova, l'adolescente si considera iniziato, e pertanto morto alla precedente vita del gineceo, e risorto alla nuova vita responsabile degli adulti. Appunto in conseguenza di questa morte e contemporanea rinascita sta l'uso di assumere un nome nuovo dopo la cerimonia di iniziazione.

Mentre presso altri popoli la prova suprema del rito iniziatico, atta ad accertare la maturità fisica, e quindi la capacità di sopportazione del dolore, veniva limitata ad un'incisione sul braccio, ad un tatuaggio, o allo strappo di un dente (e presso i Dori nel sopportare senza un lamento una lunga sferzata a sangue), presso gli antichi egiziani, e quindi anche presso gli antichi ebrei, [2] la prova consisteva nel presentare ad un taglio circolare il membro virile, che veniva tagliato nella parte superiore, colla resecazione del prepuzio. Tale prova però non era isolata; essa era preceduta ed accompagnata — sempre nel periodo delle origini — da altri riti, tra cui principale il bagno lustrale (baptismus) nell'acqua del fiume sacro: operazione questa che contrassegnava la purificazione dell'iniziando, prima che, coll'atto supremo della circoncisione, egli figurasse risorto alla esistenza cosciente degli adulti. 

Sulle origini della circoncisione noi abbiamo accennato in altra opera, illustrando le origini del rito sacrificale umano. Giacché fu inizialmente un rito surrogatorio del sacrifico umano l'offerta a Dio dei prepuzi. La tradizione originaria infatti imponeva — durante le feste dell'equinozio di primavera — l'offerta a Dio delle «teste», ciò che equivaleva alla offerta degli uomini (Kefalàs). Ma poiché colla stessa voce «testa» gli antichi indicavano anche l'estremità del fallum degli uomini, a poco a poco, in prosieguo di tempo, gli uomini impararono ad eludere gli dei, offrendo loro dapprima teste di fallum, e poi prepuzi. Peraltro dalla tradizione giudaica apprendiamo che, secondo Giuseppe Flavio (VI, XI, 2), Saul aveva ordinato a Davide di portargli «600 teste» (Kefalàs) di Filistei, mentre nel passo corrispondente della Vulgata (I Sam. XVIII, 25), si parla di «cento prepuzi». La differenza di linguaggio si spiega col tener presente che il testo di Giuseppe si richiama alla tradizione profana, mentre il testo biblico si richiama alla tradizione sacra.

Non è dubbio che anche gli ebrei più antichi abbiano celebrato il rito della circoncisione in occasione della festa di iniziazione dei giovanetti. Più tardi però, verosimilmente durante la dominazione filistea, il rito della circoncisione mutò carattere, affermandosi quale rito necessario non più per contrassegnare l'entrata del giovanetto nel mondo degli adulti; bensì per contrassegnare l'entrata del neonato nella famiglia di Jahvè. [3] Da ciò l'anticipazione del rito — diventato Milà — trasportato all'ottavo giorno dalla nascita stessa. [4]

Va notato adesso che anche quando l'atto della resecazione prepuziale cessò di far parte del complesso rito d'iniziazione del giovanetto alla vita pubblica, quest'ultimo rito continuò ugualmente ad essere celebrato, solo che alla cerimonia della resecazione del prepuzio, con cui il rito prima si concludeva, se ne sostituì un'altra. E poiché in precedenza l'atto che immediatamente precedeva la resecazione del prepuzio era stato il bagno lustrale (battesimo) nelle acque del fiume sacro, proprio quest'atto, rimasto ormai ultimo del complesso cerimoniale, venne ad acquistare da allora importanza prevalente, e finì col dare il nome al vecchio rito iniziatico. 

Più tardi, coll'aumentare del prestigio sacerdotale dopo la pubblicazione del Pentateuco, nel rito d'iniziazione del giovanetto (rito chiamato ormai Minian), la cerimonia del bagno lustrale fu trascurata. Essa però si conservò tra alcuni gruppi di primitivi, specialmente in Galilea e nelle zone lontane dai centri urbani. E poiché in un popolo eminentemente teocratico non poteva concepirsi un rito senza che ad esso fosse attribuito un significato religioso, quel rito, oltre che simbolo di entrata dell'adolescente nella vita degli adulti, venne a significare «confermazione» dell'iniziato nella religione di Jahvè, come il parallelo rito del Minian, celebrato nel Tempio di Gerusalemme. In conseguenza, il rito del battesimo finì col diventare, nel concetto dei suoi aderenti, una cerimonia complementare alla circoncisione, comprensiva del Minian ufficiale, e rafforzativa del sentimento religioso. 

Appunto in questo ambiente di battisti Giuda Galileo trovò i suoi più fedeli seguaci. E proprio in questo ambiente il cugino Giovanni portò più tardi la sua parola, elevando il Battesimo a rito d'iniziazione nella nuova confessione galilea, restauratrice della vecchia «Legge». In conseguenza, quando le idee del Battista furono assimilate dalla comunità facente capo a Giacomo e a Pietro, il rito del Battesimo venne accettato quale speciale rito d'iniziazione nella nuova setta Galilea. È noto infatti che il Cristianesimo primitivo, mentre aveva mantenuto la circoncisione quale rito di entrata nella religione giudaica (da imporsi, come nel passato, a tutti gli stranieri convertiti), aveva praticato il Battesimo di Giovanni quale proprio speciale rito d'iniziazione.

La Chiesa ci ha tramandato, nell'istituto del catecumenato, il complesso cerimoniale dell'iniziazione, quale veniva praticato nel periodo delle origini. Infatti anche oggi la Chiesa, dovendo accogliere nel proprio seno un neofita adulto proveniente da altre credenze, lo sottopone —  prima del Battesimo — a varie cerimonie preparatorie, le quali nel loro complesso manifestano i caratteri del vecchio rito d'iniziazione. Tali cerimonie sono: 1ª) Preparazione spirituale del catecumeno. Questa fase è la più lunga, perché il neofita, affidato ad un sacerdote (prete = presbutero = anziano), deve apprendere il catechismo (donde la voce catecumeno), ed i vari elementi della nuova fede (come in origine doveva apprendere le pratiche e i doveri cui avrebbe dovuto sottostare nella nuova vita di adulto). 2ª) Imposizione delle mani da parte del presbutero, e cioè dell'anziano della comunità, che in genere è il vescovo. Equivaleva questa cerimonia ad un gesto augurale, di buona accoglienza del neofita — che aveva superato la prima prova — nella nuova comunità. In seguito però il cristianesimo diede a questa fase il significato d'invocazione sul neofita dello Spirito Santo. 3ª) Esorcismi con insufflazioni: equivalevano a formule magiche, per dare al neofita l'impressione della grande importanza, che doveva avere per lui quel passaggio nel mondo degli adulti, e quindi nella nuova fede. 4ª) Segni di croce sulla fronte e sale benedetto sulla lingua: riti questi che avevano anch'essi lo scopo precedente. 5ª) Unzione col sacro crisma: cerimonia preparatoria alla fase iniziale, e che richiamava la fase culminante del vecchio rito sacrificale. 6ª) Bagno lustrale o battesimo, che chiudeva e chiude il complesso rituale, assicurando l'entrata del neofita, mondo ormai di ogni colpa, nella comunità prescelta. 

Senonché, mentre nel galileismo del primo periodo, il battesimo, o confermazione, aveva rappresentato un rito complementare alla circoncisione, la quale ultima era rimasta la cerimonia principale per l'iniziazione nella fede galilea da parte de non giudei, [5] più tardi, quando il «Galileismo», per opera specialmente di Paolo, diventò, nella diaspora, Cristianesimo, e si separò dalla Sinagoga, la circoncisione venne a perdere ogni importanza, e solo il rito del battesimo rimase, quale simbolo d'iniziazione al nuovo culto. E poiché questo rito, dovendo sostituire la circoncisione, doveva portarsi all'ottavo giorno dalla nascita (conformemente alla vecchia «Legge» il cui spirito veniva conservato nella nuova), esso doveva per forza di cose limitarsi all'ultima fase del cerimoniale, e cioè al bagno lustrale. Avveniva così che, allo stesso modo che in passato, quando l'atto di resecazione del prepuzio era stato eliminato dal rito iniziatico per formare rito a sé, la vecchia cerimonia d'iniziazione del giovinetto aveva continuato a celebrarsi quale «confirmatio», culminando nel bagno lustrale; così adesso, tolta la cerimonia del battesimo alla «confermazione», questa si conservava bensì; ma contrassegnata dal restante cerimoniale. E poiché la fase, che ormai restava ultima a caratterizzare il rito, era l'unzione col sacro crisma, [6] si chiamò crisma, ossia «cresima», questa seconda cerimonia, che veniva nel cristianesimo a rappresentare, rispetto al battesimo, lo stesso rito che il battesimo galileo aveva rappresentato rispetto alla circoncisione. 

NOTE

[1] Cfr. Webster, Società segrete primitive, Bologna 1922, e la bibliografia ivi richiamata. 

[2] Cfr. Erodoto, II, 104. 

[3] Cfr. Genesi, XVII, 10-14. A questo proposito il lettore deve tener presente che nella storia d'Israele, il periodo cosiddetto dei patriarchi, e segnatamente il periodo di Abramo e Giacobbe, non risale all'epoca pre-mosaica, come erroneamente ha tramandato la leggenda (perché il popolo d'Israele è nato con Mosè, e con la colonia di proscritti egiziani, dallo stesso Mosè condotta fuori d'Egitto); ma risale al più recente periodo filisteo (anni 1275-1100 av. E. V.) Per questo abbiamo detto più sopra che la riforma dell'istituto della circoncisione ebbe luogo in Israele durante il periodo filisteo e non prima. In argomento diremo dettagliatamente in Storia d'Israele.

[4] Genesi, XVII, 12. In analogia con questo canone la Chiesa Cattolica ordinò che il Battesimo dovesse seguire entro l'ottavo giorno dalla nascita.

[5] È noto che in origine per farsi cristiano occorreva prima farsi giudeo, facendosi circoncidere. Solo dopo la circoncisione si poteva ricevere il Battesimo. L'entrata dei nuovi adepti nella comunità galilea coincideva quindi inizialmente coll'entrata di essi nel giudaismo. Fu Paolo ad opporsi a questa legge, per rendere accessibile la nuova dottrina al mondo occidentale. Con ciò egli rese il cristianesimo prima indipendente dal giudaismo, indi contrastante col giudaismo stesso. Era naturale pertanto che la nuova concezione dovesse causargli invettive e persecuzioni da parte degli altri galilei rimasti ossequenti alla legge vecchia. E quando egli fu a Gerusalemme nella Pasqua dell'anno 46, per timore che gli venisse danno, e per far tacere gli anziani che gli mormoravano contro (perché non aveva fatto circoncidere i nuovi adepti), ha dovuto far circoncidere Timoteo, e pare abbia fatto circoncidere anche Tito.

[6] La parola «crisma» o Cresima ha la stessa radice della parola «Cristo». E come Cristo vuol dire unto, così Crisma vuol dire unzione. Da questo concetto deriva l'istituzione cristiana della estrema unzione. Al proposito è utile ricordare che l'unto (cioè la vittima sacrificata) dopo l'unzione era considerato puro ed affine alla divinità, tanto da chiamarsi divino. In conseguenza somministrando l'unzione al moribondo, si otteneva che egli restasse purificato e divinizzato.

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