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§ 38) Sovrapposizione di due distinti quadri cronologici. — A suggello di quanto fino a questo momento argomentato, presenteremo la prova cronologica decisiva. Al quale riguardo ricordiamo che agli effetti della cronologia le tradizioni vanno studiate in relazione ad un «quadro», entro il quale possano essere inquadrati tutti i relativi episodi. Va da sé che, una volta delineato il «quadro cronologico» relativo ad un dato personaggio, tutto ciò che degli elementi od episodi tradizionali ad esso attribuiti esce fuori dalla cornice di quel quadro, dovrà essere considerato estraneo al quadro stesso (salvo accertarne l'appartenenza ad altra tradizione, ed ad altro quadro cronologico).
Venendo al caso concreto, notiamo che la tradizione cristiana non si fonda soltanto sui quattro vangeli, ma si fonda anche sul libretto degli «Atti» (Atti o Fatti degli Apostoli). Ora, dal complesso degli elementi che scaturiscono dai cinque opuscoli canonici, noi constatiamo che non uno, ma due quadri storico-cronologici dovranno essere delineati, onde inquadrarvi i fatti tutti riportati dalla tradizione. Di essi il primo quadro va delineato con riferimento al regno di Erode il Grande, mentre il secondo quadro va delineato con riferimento al tetrarcato di Antipa, al pontificato di Caifas ed al procuratorato di Pilato.
È durante il regno di Erode che nasce e cresce Gesù; ed è davanti al Sommo Sacerdote Anna che, fatto adulto, compare per la discussione del suo processo. Difatti così leggiamo nel Vangelo di Giovanni (XVIII, 13): «E prima lo mandarono ad Anna». Non solo; ma — e qui l'argomento è assorbente — davanti al Sommo Sacerdote Anna, come accennato più sopra, compaiono, alcuni anni dopo, anche i discepoli di Gesù, Simone e Giovanni, per essere giudicati, dopo il primo loro arresto per propaganda messianica (Atti, IV, 6). Al quale proposito va rilevato che il libretto degli Atti, a differenza dei Vangeli, si esprime con una chiarezza che non lascia possibilità ad equivoci. Si legge difatti in Atti (IV, 1-7): «Ora, mentre essi (i discepoli) parlavano al popolo, i sacerdoti ed il Capo del Tempio ed i sadducei li sopraggiunsero, e misero loro le mani addosso, e li posero in prigione fino al giorno seguente. Il giorno seguente i rettori, anziani e scribi si riunirono in Gerusalemme, insieme con Anna Sommo Sacerdote, e Caifas e Giovanni, e Alessandro, e tutti quelli che erano di stirpe sacerdotale; e fatti comparire davanti ad essi Simon-Pietro e Giovanni, domandarono loro: con quale potere e in nome di chi avete voi fatto ciò?».
La chiarezza del testo qui è inequivocabile. Il «Capo del Tempio» e «Sommo Sacerdote» è proprio Anna, mentre Caifas viene espressamente presentato quale facente parte del Tribunale (Giunta dei Sette), alla pari degli altri maggiorenti sadducei. Ma se Anna era il Sommo Sacerdote ancora al momento del primo arresto di Simone e di Giovanni, poiché tale arresto avvenne parecchi anni dopo la morte del Maestro, mentre sappiamo che Anna pontificò dall'anno 6 all'anno 15 (759-768 di Roma), deriva che proprio tra l'anno 6 e l'anno 15, e cioè dentro il Quadro Storico limitato dal pontificato di Anna, deve essere registrata non soltanto la predicazione e morte del Gesù; ma anche la prima predicazione ed il primo arresto degli apostoli di lui. E poiché la magistratura di Pilato esce fuori dalla cornice di questo primo quadro, l'episodio di Pilato deve escludersi dalla tradizione facente capo a Gesù.
Ma di un secondo quadro cronologico si rinvengono gli estremi nella tradizione evangelica. Apprendiamo infatti da Luca (III, 1-3) che «nell'anno quinto-decimo dell'impero di Tiberio (28 E.V.), essendo Ponzio Pilato procuratore della Giudea ed Erode (Antipa) tetrarca della Galilea, sotto Anna e Caifas Sommi Sacerdoti, la parola di Dio fu indirizzata a Giovanni figliuolo di Zaccaria, ed egli venne per tutta la contrada d'intorno al Giordano, predicando il battesimo della penitenza». C'è dunque, nella primitiva tradizione cristiana, un secondo gruppo di fatti, che vanno collocati dentro un diverso quadro cronologico. E poiché nell'anno quinto-decimo dell'impero di Tiberio in Giudea era Sommo Sacerdote Caifas ed era procuratore romano Pilato, mentre Erode Antipa era tetrarca della Galilea e Gaulonitide, tale secondo quadro dovrà avere per limiti ed estremi il pontificato di Caifas ed il procuratorato di Pilato (anni 26-30 E.V.), senza che nulla abbia a che fare con esso il pontificato di Anna. Ciò posto, poiché la tradizione ha tramandato gli estremi cronologici di questo secondo gruppo di fatti con riferimento espresso a Giovanni; e poiché da Giuseppe Flavio (loc. cit.) risulta confermato che il Battista operò e morì verso il 30-31 E.V. si deduce che appunto e soltanto i «Fatti del Battista» devono comprendersi in questo secondo quadro cronologico (§ 29).
Al lume di queste risultanze non solo resteranno spiegate le incongruenze e le contraddizioni contenute nei Vangeli; ma resta chiarita a luce meridiana tutta la cronologia dei tempi proto-apostolici. Così, poiché secondo una corrente della tradizione evangelica la predicazione del Gesù sarebbe durata solo un anno, mentre secondo un'altra corrente sarebbe durata tre anni, poiché sappiamo che nei Vangeli si trovano fuse la tradizione del Gesù e la tradizione del Battista, e sappiamo che solo la predicazione del Battista cominciò nel 28 terminando nel 30-31, durando tre anni, possiamo concludere che la predicazione del Gesù durò soltanto un anno. Ma di ciò diremo meglio più avanti. Qui concludiamo che dovendosi escludere dal quadro cronologico riguardante i «Fatti del Gesù» l'episodio di Pilato, compreso invece nel quadro cronologico riguardante i «Fatti del Battista», cade l'argomento principe, che si opponeva all'accettazione della cronologia, quale da noi ricostruita sulla scorta di Eusebio.
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