(segue da qui)
APPENDICE IV
SUB PONTIO PILATO
Mentre le altre religioni situano le avventure dei loro dèi nelle epoche più remote, come si fa, se Gesù non è vissuto, se Gesù non è stato un uomo tra gli uomini ma un dio tra gli dèi, che i suoi fedeli hanno situato la sua vita in piena epoca storica? Ben più, in un'epoca quasi contemporanea di cui esistevano ancora sopravvissuti?
Alla seconda parte dell'obiezione basta rispondere che, giustamente, la leggenda della vita di Gesù si è costituita in un'epoca in cui questi sopravvissuti non esistevano più, dopo il considerevole sconvolgimento degli anni 66-70, lontano dai luoghi in cui i fatti si sarebbero svolti, negli ambienti più creduloni e più sprovvisti di senso critico che si possa immaginare, infine sotto la pressione di necessità spirituali irresistibili.
La prima parte dell'obiezione: perché la vita di Gesù non si è svolta, come quella degli altri dèi, nel lontano passato dei tempi mitologici? è più seria; si risolve nondimeno con una parola.
E questa parola è Renan che l'ha pronunciata.
«Le mitologie straniere», ha scritto, «si trasformano nelle mani dei Semiti in racconti storici». [1]
Esempio: gli antenati mitici divenuti nella Bibbia personaggi storici.
Confrontiamo queste righe del signor Emile Berr:
«Israele non ha l'immaginazione creatrice dei miti; Israele cerca Dio nell'uomo e nella storia piuttosto che nella natura e nei fenomeni». [2]
E, citate dallo stesso studioso, queste di Cournot:
«Le altre religioni dell'antichità non hanno, propriamente parlando, una parte storica... non si basano su una Storia; iscrivono nei loro testi sacri solo, quando ne hanno, cosmogonie e miti. Al contrario, niente di più... semplice e di più breve della parte puramente cosmogonica dei libri sacri del popolo ebraico». [3]
Quella mentalità essendo data, non ci sarà difficile spiegare, quando studieremo il problema, come, il giorno in cui il dramma sacro si trasporrà in racconto della Passione, quest'ultima possa situarsi all'epoca stessa in cui il dramma sacro si era rappresentato per l'ultima volta.
A quella ragione d'ordine generale e che riguarda l'anima stessa degli uomini che hanno elaborato la figura umana di Gesù, si aggiungono evidentemente ragioni di ordine storico, che si dovranno studiare. Se l'argomentazione evemerista sembra a prima vista «seria», la si vedrà in ogni caso rivolgersi all'esame contro la tesi che pretende di dimostrare. Lungi dal porre Gesù in posizione di inferiorità rispetto agli Attis e agli Osiride che si erano manifestati nei tempi leggendari, fu per lui una commovente superiorità essere venuto in un'epoca del tutto recente ed essersi fatto il contemporaneo, diremmo quasi l'amico degli uomini a cui portò la salvezza.
Lo sviluppo della leggenda. — Ci si permetterà di riassumere qui la tesi che abbiamo presentato nel nostro primo volume e che riprenderemo nel prossimo, sullo sviluppo della leggenda cristiana. Non è inutile che i nostri lettori mantengano una visione d'insieme dell'interpretazione che proponiamo loro del cristianesimo primitivo.
Primo stato, metà del primo secolo, attestato dalle epistole di San Paolo: il Signore Gesù discende dal cielo sulla terra per farsi crocifiggere; [4] il suo soggiorno sulla terra dura esattamente i tre giorni necessari, morte sulla croce, sonno nel cuore della terra, resurrezione.
Secondo stato, alla fine del primo secolo o, meglio, inizio del secondo, attestato dal vangelo secondo San Marco: il soggiorno del dio sulla terra dura più mesi.
Io mi permetto di ricordare l'espressione di cui mi sono servito; [5] per la prima generazione cristiana, la venuta del dio sulla terra è un'andata e ritorno; per i più antichi vangeli, il dio fa una stagione in Palestina.
Terzo stato, attestato dai vangeli secondo San Matteo e secondo San Luca: una vita intera.
NOTE
[1] Histoire du Peuple d'Israël, 1, 49.
[2] Prefazione, pagina 15, all'Israël di Adolphe Lods.
[3] Traité de l'enchaînement des idées fondamentales dans les sciences et dans l'histoire, pagina 655.
[4] Testo decisivo, tra gli altri altrettanto formali se non altrettanto categorici: epistola ai Filippesi 2:6-9.
[5] Dieu Jésus, pagina 239.
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