lunedì 6 giugno 2022

LA PRIMA GENERAZIONE CRISTIANAI QUINDICI GIORNI QUANDO SI È DECISA LA STORIA DEL MONDO

 (segue da qui)


I QUINDICI GIORNI 

QUANDO SI È DECISA LA STORIA DEL MONDO

Essendo compreso il significato della conversione di San Paolo, possiamo tentare di precisare alcuni altri aspetti della sua carriera e della sua opera.

Si sa come, immediatamente dopo aver aderito al culto del Signore, egli avesse passato a Nabatea, nella provincia di Arabia, i tre anni necessari, se mi si permette l'espressione, a digerire la conversione.

In seguito a questo, dopo essere ritornato a Damasco, sale a Gerusalemme. A questo viaggio, di cui ricordiamo che molti studiosi hanno negato e di cui noi manteniamo la storicità, accordiamo un'importanza decisiva, non solo nella vita di San Paolo, ma nella storia tutt'intera del cristianesimo primitivo. 

Perché San Paolo, lasciando la Nabatea per ritornare nel suo paese di Cilicia o meglio ad Antiochia che è del tutto vicina, fa l'enorme svolta di passare per Gerusalemme? Lui stesso lo dirà più tardi nell'epistola ai Galati (1:18): per incontrare San Pietro. Ma perché voleva incontrare San Pietro?

Gli evemeristi risponderanno immediatamente: Perbacco! Per istruirsi sulla vita e l'insegnamento di Gesù di Nazaret!

Se a quell'epoca la leggenda evangelica fosse già stata costituita e se San Paolo ne avesse avuto la curiosità, mal si spiegherebbe la regale indifferenza che le epistole testimoniano per quella vita e quell'insegnamento. 

Sulla dottrina? Vedremo che in effetti se ne parlerà; ma San Paolo non ne era già stato istruito? 

In realtà, è venuto a Gerusalemme perché nello stesso tempo che è un santo, è un uomo che sarà un capo. Sa che l'autorità di San Pietro, e con lui dei Galilei, viene dal fatto che il Signore è apparso loro; ma il Signore è apparso anche a lui, Saul, e il suo subconscio gli dice che è sufficiente che l'apparizione di cui è stato privilegiato sia riconosciuta perché, di colpo,  egli prenda posto al pari di loro e di San Pietro stesso, ed abbia diritto allo stesso titolo.

Ho detto il suo «subconscio». L'idea doveva in effetti salire alla sua piena coscienza solo più tardi e a poco a poco. Ma ciascuno sa che essa è espressa con la massima precisione nelle epistole.

 Non sono apostolo? Non ho visto Gesù nostro Signore? scriverà ai suoi Corinzi. [1]

Si ricordi la storia, così caratteristica, del termine. L'apostolo è, dapprima, il semplice messaggero di un gruppo; in seguito, il messaggero del Cristo... Il messaggero del Cristo, cosa equivale a dire? Colui a cui il Cristo è venuto, in persona, a dare mandato.

Se l'idea non è ancora emersa, in quei tempi primitivi, dal subconscio di San Paolo, essa è già quella che governa la sua vita. Soltanto, se deve essere e inconsciamente prepararsi a essere un capo, è per servire la fede alla quale s'è dato, e perché, per servirla, gli occorre un titolo e che questo titolo sia riconosciuto. Primo esempio di questa miscela di senso politico, di convinzione profonda, di assoluta devozione alla Causa e di disinteresse personale che caratterizzerà alcuni dei grandi santi della Chiesa, persino un San Francesco d'Assisi, così come un Lutero, un Calvino o un Lenin.

Immaginiamoli dunque entrambi, San Pietro e San Paolo, e accanto a loro San Giacomo e, molto probabilmente, San Giovanni. [2] Si è nell'umile alloggio del primo. Nessuno conosceva San Paolo, se non per sentito dire, tra i Galilei di Gerusalemme; ma San Pietro era di quelli che leggono negli occhi dell'uomo a cui parlano se la fede sia o non sia nella sua anima, e aveva aperto le braccia al nuovo venuto. Nella lealtà del suo grande cuore, gli spiega ora come il Signore gli sia apparso, a lui, poi a Giovanni, poi a Giacomo; costoro annuiscono; Paolo abbassa la fronte; egli ascolta in un silenzio colmo di riflessi; e Pietro dice come in seguito il risorto sia apparso agli anziani, e in seguito a tutti i fratelli...

Senza alzare la fronte, il nuovo venuto continua, a mezza voce:

— E a me, l'ultimo, come all'aborto.

Cosa sarebbe avvenuto se, in quel momento, i Galilei avessero voltato la testa, se l'altro, sentendosi respinto, si fosse alzato e avesse attraversato la porta?... Ma i tre uomini si inginocchiarono e tutti e quattro adorarono insieme il Signore.

Tale ci sembra essere il senso del testo più autenticamente storico del cristianesimo primitivo: voglio parlare del grande racconto della prima epistola ai Corinzi 15:6-7, il quale contiene, con i due versi 3-5 che precedono e con gli elementi del racconto di 11:23-25, l'essenziale di ciò che San Paolo dichiara formalmente di «aver ricevuto» dai suoi predecessori, — [3] aggiungendovi, al verso 8, l'apparizione che gli è stata accordata a lui stesso. 

Quest'accordo, San Paolo si vanterà, nell'epistola ai Galati, di non essere venuto a sollecitarlo; senza dubbio, in effetti, lo ha fatto inconsciamente. Si vanterà di averlo imposto; imposto, certo, ma come? Dando ai Galilei, per la sola forza della fede che emanava dal suo essere profondo, l'assicurazione che ne fosse degno. 

D'accordo sul fatto essenziale, non poteva esserci disaccordo sul resto, poiché la dottrina che San Paolo aveva ricevuto dagli Ellenisti era la stessa di quella dei Galilei. Ma questi uomini si sarebbero incontrati senza confrontare tutti gli articoli, gli uni dopo gli altri, di una fede che fosse il solo oggetto della loro meditazione?

Ora, un secondo fatto è da ricordare nel breve racconto che San Paolo scrisse di quella visita: durò quindici giorni.

Quindici giorni! È possibile che tutto sia stato detto nel corso di una così enorme conversazione, sull'Apparizione dapprima, ma in seguito sulla dottrina intera?

In tutto ciò che abbiamo appena descritto, salvo alcuni tratti in cui l'immaginazione ci ha semplicemente aiutato a configurare il nostro pensiero, si sappia che non c'è nulla che non sia basato sull'esegesi delle epistole.

Ricapitoliamo i temi su cui queste ultime stabiliscono che hanno dovuto intrattenersi.

Primo tema: l'Apparizione (1 Corinzi 15:5-8).

Secondo tema: la morte, la sepoltura e la resurrezione del Signore (ibid., 3-4); e come quest'ultima sia per loro un pegno e come tutti risorgeranno a loro volta (tutte le pagine delle epistole).

Terzo tema: il pasto di comunione, di cui San Pietro non può non parlare quando parla dell'Apparizione (1 Corinzi 11:23-25).

Ancora: l'organizzazione delle comunità, che non può lasciare alcuno di loro indifferente.

Ancora: i rapporti con le autorità ebraiche; si scambiano le proprie impressioni e tutti e quattro si felicitano di vivere in pace.

La questione della legge mosaica? Non penso che si sia posta a questo momento. Tutti e quattro sono ebrei e, in quanto tali, soggetti alla legge ebraica, la quale, lo sappiamo, è alla volta un codice civile, un codice processuale, un codice penale e un codice cultuale; San Pietro, San Giovanni e San Giacomo non hanno mai immaginato che ci si potesse sottrarvi; San Paolo, benché viva nella Diaspora, è ancora un osservante preciso e sa in ogni caso che, quando ci si trova sul territorio della Giudea, alcuna libertà è permessa. Quanto ai pagani che entreranno nella comunità, non se ne parla affatto ancora.

Quindi, su tutti i punti, accordo perfetto. Quando, al termine di quindici giorni, San Paolo annuncia che partirà, che rientra ad Antiochia; arrivederci, se piaccia a Dio, fratelli! le mani che si porgono sono già quelle che si porgeranno quattordici anni più tardi, e sono mani di comunione. [4]

Ci siamo domandati poc'anzi cosa sarebbe accaduto se i Galilei non avessero accettato il racconto dell'apparizione di cui il nuovo venuto si diceva anche lui privilegiato... cosa sarebbe successo se questi quattro uomini, nel corso di questi quindici giorni, non si fossero compresi? La supposizione è inammissibile, infatti era necessario che si comprendessero... Ma se però non si fossero compresi? È facile immaginare cosa sarebbe successo; il cristianesimo, appena nato, sarebbe scomparso, come tanti bei sogni a cui manca, per diventare realtà, l'azione degli uomini; vale a dire che il cristianesimo non sarebbe stato ciò che è stato supremamente, una necessità sociale.

Quindici giorni, in verità, che hanno deciso della storia del mondo.

Ma era necessario, prima di ogni cosa, che alle righe che costituiscono ciò che il gergo degli specialisti chiama i versi di 1 Corinzi 11:3-7, San Paolo avesse ottenuto il diritto di aggiungere la piccola riga che doveva costituire il verso 8, e che è il pegno dell'accordo in quanto egli constata che il Signore gli è apparso, a lui, come pure ai Galilei. 

Alla massa compatta dei critici razionalisti che per quasi un secolo contrappongono, come dottrine diametralmente opposte, il cosiddetto giudeo-cristianesimo dei Galilei di Gerusalemme e il pagano-cristianesimo della gente di Antiochia e di San Paolo, domando se hanno mai valutato tutto ciò che quella conversazione proseguita per quindici giorni implica di assenso finale. San Paolo è partito sbattendo la porta? Lo si è gettato dalla finestra? Sono stati sferrati dei pugni?... Si è parlato. Quindici giorni di discussioni, senza dubbio! Ma vanno immaginati quindici giorni in cui ci si contraddice su tutti i punti fondamentali?... Vedo nelle epistole come le cose si svolgono quando non ci si intende... Quando non succede nulla, concludo che ci si è intesi.

E, a dire il vero, non accadrà mai nulla di particolarmente grave, e quando non ci si intenderà, sarà su questioni secondarie. I disaccordi gravi, le lotte feroci, gli odi insanabili, li si troverà altrove, ad esempio tra i gruppi paolini e quelli dove sarebbe nata l'Apocalisse. Tra San Paolo e i Galilei non ci saranno che litigi e, da parte di San Paolo, rivalità personali e ogni manifestazione del terribile carattere che saremo obbligati a riconoscergli. E la Chiesa, a dire il vero, ne vedrà ben altri! Ma non una riga, non una parola nelle epistole, rivela dissensi su questioni fondamentali. Vi è là un fatto capitale, evidentemente riconosciuto dagli studiosi cattolici ma troppo poco misconosciuto dagli altri, e che domina la storia del cristianesimo primitivo. 

NOTE

[1] 1 Corinzi 9:1.

[2] Si veda sopra, pagine 93-94.

[3] Si veda sopra, pagina 88. Si veda anche la conclusione del nostro studio sulla Date de l'institution eucharistique.

[4] δεξιὰς κοινωνίας, Galati 2:9.  

Nessun commento: