venerdì 12 febbraio 2021

IL PUZZLE DEI VANGELIL'apporto gnostico

 (segue da qui)

5° L'apporto gnostico

L'importanza degli elementi di origine gnostica che figurano nel IV° vangelo, anche se è diversamente spiegata dagli esegeti, non è negata da nessuno. Emerge già dall'analisi precedente, ma per coloro che non sarebbero ancora convinti che il nostro Giovanni abbia tentato di conciliare i punti di vista di Roma e degli Gnostici, insisterò ancora un po' sull'apporto gnostico, che costituisce il carattere più originale e importante del IV° Vangelo.

L'introduzione dello gnosticismo nella sintesi giovannea può essere intravista in diversi modi. Tralascerò le ipotesi relative alle influenze mandee, piuttosto incerte, per ricordare solo i rapporti con Marcione da una parte, con la Gnosi del II° secolo in generale.

Giovanni e Marcione — Una delle idee principali di Marcione è penetrata nel IV° vangelo: contrariamente a quello di Matteo, che veniva a «compiere» la legge di Mosè, [182] il Cristo giovanneo, come quello di Marcione, è venuto proprio ad abrogare quella legge e a superarla. È soltanto seguendo «la sua parola» che conosceranno «la verità», dice agli ebrei, e che saranno «liberi». [183] Egli parla loro della Legge mosaica dicendo con disprezzo «la vostra legge», [184] e «la loro legge» è malvagia, poiché vi è scritto che essi lo odieranno senza motivo. [185]

Si deve concludere che l'Evangelion costituisce una delle fonti del IV° Vangelo? È possibile, ma non necessario: se lo pseudo-Giovanni include Marcione nella sua sintesi, non ne consegue necessariamente che egli abbia utilizzato l'Evangelion. Sembra però difficile che egli abbia potuto ignorare quell'opera precedente, scritta a sua volta in Asia Minore. 

La questione si complica, se si ammette che le epistole giovannee, in cui Marcione è chiaramente designato tra gli «anticristi», sono dello stesso autore del vangelo.

Un prologo in latino (ma probabilmente tradotto dal greco), di origine incerta e scoperto soltanto nel 1910 in Vaticano da don Donaziano de Bruyne, tenderebbe a farci credere che il IV° vangelo sarebbe stato scritto contro Marcione, ma con l'aiuto di documenti forniti da Marcione e provenienti da «fratelli che vissero nel Ponto». La versione attuale di questo prologo, che Girolamo attribuisce a Fortunato, vescovo di Aquileia al tempo di Costantino (cioè all'inizio del IV° secolo), è un rimaneggiamento di una versione più antica, e non è impossibile che si sia ribaltato contro Marcione, come lo si è fatto con Luca, un testo più favorevole, o addirittura del tutto favorevole ad un accordo tra Marcione e Giovanni.

Si ricaverà da questo strano documento: [186]

— che Papia avrebbe collaborato al IV° vangelo, e che avrebbe scritto «sotto dettatura» di Giovanni: ma allora, non può trattarsi che del presbitero;

 che il vangelo giovanneo fu scritto dopo la rottura con Marcione, poiché Marcione l'eretico, già condannato (o escluso) in ragione delle sue opinioni contrarie, fu «respinto» da Giovanni; 

 che nondimeno dei documenti provenienti da Marcione furono utilizzati da Giovanni, scritti o lettere che Marcione gli aveva «portato», il che suppone che fossero allora in buoni rapporti. 

Ma come mai Fortunato, nel IV° secolo, sapeva tutto ciò? 

In ogni caso, i rapporti del IV° vangelo con Marcione e l'Evangelion sono probabilmente meno semplici di quanto si ammette generalmente. 

Giovanni e la Gnosi — Se egli non ha utilizzato l'Evangelion, lo scrittore del nostro Giovanni, nel suo tentativo di conciliazione, ha certamente utilizzato scritti gnostici. Sfortunatamente molte di queste opere sono andate perdute, altre non sono conosciute che attraverso le citazioni di autori cristiani, che non ne hanno sempre dato la forma esatta. La ricerca delle fonti gnostiche di Giovanni si rivela quindi difficile. 

Ma nessuno contesta l'importanza degli elementi gnostici nel IV° vangelo: «perfino se il Vangelo di Giovanni non sia gnostico, è un fatto che vi si trova un ritratto di Gesù il cui stile ricorda la mitologia gnostica». [187]

Nessuno, senza dubbio, ha sentito e messo in luce meglio di Bultmann la natura sostanziale degli elementi gnostici inclusi nel IV° Vangelo:

L'escatologia di questo vangelo è espressa «con l'aiuto della terminologia degli gnostici: luce e tenebre, verità e menzogna, mondo superiore e mondo inferiore; secondo quella escatologia, il Giudizio e la resurrezione hanno già avuto luogo, vale a dire hanno cominciato in quanto «la luce è venuta nel mondo» (Giovanni 3:19)... 

La figura di Gesù appare a volte nelle vesti delle concezioni messianiche e apocalittiche ebraiche, a volte come il Signore adorato nel culto come divinità delle religioni misteriche, a volte come il Redentore gnostico, l'Inviato preesistente venuto dal mondo celeste, e il cui corpo terreno non è che un travestimento». [188]

«Il fatto essenziale è che la persona e l'opera di Gesù sono state interpretate con l'aiuto di concezioni ispirate al mito gnostico della liberazione: Gesù è una forma divina derivata dal mondo celeste della luce, il Figlio dell'Altissimo che, nascosto sotto la forma umana, è stato inviato dal Padre e che con la sua opera ha portato la liberazione». [189]

Essendo il IV° Vangelo il modo di espressione più evoluto del sincretismo cristiano, non è sorprendente che ci si possa porre sul suo conto la domanda che domina le origini cristiane: quella fusione di elementi opposti si è fatta tramite incorporazione di idee gnostiche e pagane ad un substrato ebraico (o più precisamente esseno), oppure al contrario si è giudaizzata o essenizzata una precedente dottrina gnostica? Ho detto che il problema non è stato risolto, ma in quel che concerne il IV° vangelo, sarei tentato di considerare l'opera a base gnostica: è il tema della discesa del Logos che ne costituisce l'essenziale. Lungi dall'essere sovrapposto, il prologo costituisce la chiave di tutto lo sviluppo, il Gesù del IV° Vangelo è un Cristo gnostico di cui si è solamente accentuata la natura umana insistendo sulla realtà delle sofferenze della passione (ma Marcione stesso non era molto distante da quella umanizzazione finale, da quella realtà del sacrificio).  Nella concezione generale del IV° Vangelo, la natura messianica del Cristo passa in secondo piano, il Logos prevale di gran lunga, e in modo sostanziale, sul Messia ebraico o esseno.

Senza dubbio è stato necessario, in quella sintesi, fare concessioni ai seguaci del Gesù carnale, e soprattutto semplificare all'estremo la cosmologia gnostica: siamo molto lontani dalla complessa gerarchia degli Eoni che insegnava Valentino. Ma che lo gnosticismo rimanga l'elemento fondamentale del IV° vangelo è ciò che mi pare risultare da un'analisi dell'opera.

L'influenza è così evidente nel prologo che Bultmann vi vedeva l'utilizzo di un «inno gnostico». [190] Ho già mostrato quanto i termini essenziali di questo prologo erano destinati a incorporare dei temi, dei concetti gnostici.

La forma stessa del prologo è stata paragonata ad un inno gnostico che raccontava la caduta di Elena nella Gnosi simoniana. [191] Ricordiamo che Elena è il Pensiero o la Sapienza divina, una degli Eoni che vengono dopo il Logos, ma che, discesa in questo mondo, vi si era persa. L'inno inizia così:

«È per mezzo di lei che al principio Dio decise di creare gli angeli e gli arcangeli

E la sua Mente scaturì da Lui, conoscendo la volontà di suo Padre.

Essa discese nelle regioni inferiori...»

Racconta in seguito come il Logos discende a sua volta, per riscattarla:

«Questa era la pecora smarrita,

Per questo motivo venne di persona lui stesso, per prenderla per prima e liberarla dai suoi legami

Ma anche per procurare la salvezza agli uomini...

Per mostrarsi lui stesso uomo tra gli uomini,

Pur non essendo un uomo,

E apparve in Giudea, e sembrò soffrire

Pure se non soffrì realmente».

Va ricordato che questo testo, di origine simoniana, è anteriore ai canonici.

Tralasciando ora il prologo, raccoglierò rapidamente nel IV° vangelo alcuni passi o espressioni la cui ispirazione o origine gnostica sono evidenti: 

— Opposizione tra la carne e lo spirito (3:6), tra le cose terrene e le cose celesti (3:12), tra coloro che sono della terra e quelli che vengono dal cielo (3:31):

«Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito» (3:8);

«La Luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le Tenebre alla Luce, perché le loro opere erano malvagie» (3,19), da accostare con: «Io sono la Luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle Tenebre, ma avrà la Luce della vita» (8:12);

«È lo spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla» (6:63);

«Voi siete di quaggiù, io sono di lassù» (8:23) «Io non sono di questo mondo» (17:16);

«Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi» (8:32): per gli Gnostici la salvezza non poteva venire che dalla conoscenza (della verità);

«Io sono... la Verità e la Vita» (14:6).

— Il Cristo giovanneo ammette talvolta la distinzione gnostica tra il Padre e il creatore della Genesi, assimilato al Diavolo. È così che dice: «Voi siete del Diavolo vostro Padre, e volete fare i desideri del vostro padre» (8:44). Come l'apostolo Paolo, chiama Satana «l'arconte di questo mondo», ma questo arconte sarà gettato fuori (12:31), egli viene ma non può nulla contro il Cristo (14:30) che gli è superiore, egli è già giudicato (16:11). Bultmann ha rilevato queste analogie. [192]

— Ricordo l'intero insegnamento a Nicodemo, sulla necessità di una rinascita (3:1-11).

— Infine, anche se la crocifissione è data come reale, se ne dà anche il significato mistico all'uso degli gnostici: è per mezzo di essa che «sarà innalzato il Figlio dell'uomo» (3:14). Da quella altezza, il Cristo dice: «Ed io, quando sarò innalzato dalla terra, attirerò tutti a me» (12:32). [193]

Forse si deve tener conto, inoltre, di parole o racconti che, sotto un'apparenza concreta, possono avere un significato simbolico. Così il nome di Cafarnao sembra designare una città, ma Eracleone vi vedeva una designazione delle «regioni inferiori del Cosmo»; il Cristo celeste discende in queste regioni inferiori per cercare le anime perdute, e la sua ascesa da Cafarnao a Gerusalemme [194] significherebbe che egli ascende dal soggiorno inferiore verso il soggiorno dei psichici, di cui Gerusalemme è l'immagine.  [195]

I passi di questo genere, che dovrebbero essere presi in un senso simbolico, sono forse più numerosi di quanto ci appare, se crediamo ad Origene. Ma al contrario, dando un apparenza concreta ad un'immagine mistica, ci si fa prendere alla lettera racconti o espressioni che, in origine, avevano un significato nascosto e che si spiegava agli iniziati. 

Si dovrebbero infine rilevare le impressionanti analogie tra il nostro IV° vangelo e il Vangelo della Verità di Valentino, ritrovato recentemente.  Valentino, come Marcione, era un «cristiano» gnostico, espulso dalla grande chiesa intorno al 150. È contro di lui, come contro Marcione, che si insistette, nei sinottici, sugli aspetti materiali della vita e del personaggio di Gesù. Ma Valentino non era lontano dal nostro Giovanni, il che rende ancora più sensibile lo sforzo di conciliazione realizzato da costui.

NOTE

[182] Matteo 5:17-18.

[183] Giovanni 8:32.

[184] Giovanni 8:17, 10:34.

[185] Giovanni 15:25.

[186] Visto la difficoltà di reperirlo, vi darò il testo di questo prologo. Le parole tra parentesi sono varianti o aggiunte proprie della seconda redazione:

«Evangelium Johannis (post Apocalypsim scriptum) manifestatum et datum est ecclesiis (in Asia) a Iohanne, adhuc in corpore constituto, sicut Papias nomine,  Hieropolitanus (episcopus), discipulus Johannis (et) carus, in exotericis, id est in extremis quinque libris retulit. Descripsit vero evangelium, dictante Iohanne recte — (qui hoc evangelium Iohanne sibi dictante conscripsit) —. Verum Marcio haereticus, cum ab eo fuisset improbatus (reprobatus), eo quod contraria sentiebat, abjectus (projectus) est ab Iohanne. Ich vero scripta vel epistulas ad eum pertulerat (missas) a fratribus qui in Ponto fuerunt».

[187] Robert M. GRANT, La Gnose et les origines chrétiennes, Ed. du Seuil 1964, pag. 149.

[188] R. BULTMANN, Le christianisme primitif, pag. 195.

[189] Id., pag. 216.

[190] BULTMANN, L'Evangile de Jean.

[191] Citato da Robert M. Grant, op. cit., pag. 67.

[192] BULTMANN, op. cit., pag. 240-244.

[193] Per maggiori sviluppi, si veda il lavoro sopra citato di Grant, pag. 147-149.

[194] Giovanni 2:12.

[195] E. DE FAYE, Gnostiques et Gnosticisme, pag. 84.

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