domenica 6 dicembre 2020

IL PUZZLE DEI VANGELIIl nome «cristiano»

 (segue da qui)

Il nome «cristiano»

Per giunta, cos'è un «cristiano» nel II° secolo? L'origine della parola è incerta, e vediamo l'epiteto attribuito a sette diversissime.

Oggi, si associa comunemente la parola a quella di Cristo: un cristiano è un adoratore del Cristo (greco christos). Ma Cristo vuol dire «unto», il che pone un nuovo problema, poiché non vediamo apparire per Gesù alcuna unzione.

Il IV° Vangelo ci chiarisce che Christos vuol dire «Messia». La Samaritana sa che «Il Messia che è chiamato Cristo deve venire», [64] e quella assimilazione è probabilmente comune tra gli ebrei della diaspora, poiché nella Settanta la parola ebraica masiha, che ha dato messia, è tradotta con christos. [65]

Ma il nome di Cristo è dato anche al Cristo gnostico, che non è il Messia ebraico, e che addirittura gli si oppone secondo Marcione.

Si noterà che la parola «cristiano» non figura da nessuna parte nei Vangeli per designare coloro che credono in Gesù. Essa non appare che negli Atti [66] e nella prima epistola attribuita all'apostolo Pietro. [67] Non sarà impiegata dagli apologeti fino a dopo il 150, ma non è certo che essi diano sempre lo stesso significato.

Vediamo, infatti, la parola associata più volte al greco chrestos, che vuol dire «buono», e che è applicato a numerose divinità come Serapide, Sabazios, Osiride, Ermes, ecc. Ma se ogni dio può essere banalmente chiamato «buono», questo termine non ha un significato preciso che nella Gnosi: in quella dottrina, esiste un Dio supremo, inconoscibile e sovranamente buono; non è lui che ha creato il nostro mondo malvagio, è un demiurgo di rango inferiore, e per salvare l'umanità, il Dio «buono» deve inviare il suo «Cristo» (di rango più elevato rispetto al demiurgo creatore). Gli Gnostici opponevano quindi il demiurgo (assimilato in seguito al creatore della Genesi) al dio supremo, al quale solo conveniva l'epiteto chrestos.

Questo è ciò che leggiamo ancora in un verso canonico, probabilmente tratto da Marcione: «Solo il Dio unico è buono». [68] Si comprende quindi che gli Gnostici abbiano potuto essere chiamati «crestiani», come tutti gli adoratori di un Dio buono, opposto al demiurgo, e ancor più come adoratori di un «Cristo» inviato celeste.

Che la confusione tra christos e chrestos sia stata favorita da un'analogia di pronuncia è molto probabile. [69] Ma i fedeli di Gesù profittavano coscientemente di quell'equivoco: Giustino dice che, per quella stessa denominazione di «crestiani», i loro avversari riconoscono che essi sono «i migliori degli uomini» e chiedono se sia «giusto odiare ciò che è buono». [70] Sembrerebbe dunque riferirsi proprio all'etimologia chrestos, senza che vi sia alcuna questione del Messia o di un Unto.

Appare quindi molto probabile che i due significati del termine siano stati (più o meno volontariamente) confusi molto presto, e ciò tanto più dal momento che in ambiente pagano il Messia o l'Unto lasciavano senza dubbio indifferenti gli ascoltatori. 

Ciò che va ricordato qui è che, quando si parla di «cristiani» nel II° secolo, questa parola può avere significati diversi, e indicare sette religiose molto distanti le une dalle altre, sia quelle che adorano un dio «buono» come Serapide, sia quelle che adorano un personaggio celeste chiamato «Cristo», oppure ancora un Unto o un Messia.

Tra gli Gnostici, l'appellativo «Cristo» sembra equivalente a «Salvatore», ma non sappiamo quando quella assimilazione, che è lontana dall'essere evidente, ha potuto essere realizzata: è uno degli elementi dell'irritante problema della fusione delle fonti.

NOTE

[64] Giovanni 4:25.

[65] Salmo 2:2.

[66] Atti 11:26.

[67] 1 Pietro 4:16.

[68] Marco 10:18; Matteo 19:17; Luca 18.19. Si veda anche 1 Timoteo 4:4.

[69] Si veda G. ORY, Iotacisme et christianisme, ou les conséquences d'une mauvaise prononciation, Bull. du Cercle E. Renan, febbraio 1963.

[70] Giustino, 1° apologia, 4 (i migliori = chrestotatoi; il migliore = chrestos, che aveva forse il senso di un superlativo). 

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