martedì 22 gennaio 2019

«Il Dio Gesù» (di Paul-Louis Couchoud) — Gesù Dio salvatore (XI): L'APOCALISSE

(segue da qui)

PARTE TERZA

GESÙ DIO SALVATORE

L'APOCALISSE

La Rivelazione di Giovanni, benché scritta una dozzina d'anni dopo le istruzioni profetiche di Paolo, testimonia uno stato della fede più arcaico. [1] Questo poema irruente, tutto insanguinato per le uccisioni di Nerone, tutto fumante per la guerra di Israele contro Roma è il primo libro cristiano. Conserva la più antica concezione del Dio Gesù che è accessibile a noi. È per noi il tufo, la lava nera e dura che testimonia ancora del fuoco primitivo.
Rapito nello spirito, Giovanni viene sollevato, al di là del velo di zaffiro, proprio dinanzi al Trono di Dio da un angelo che gli mostra “le cose che devono presto accadere”. Alla presenza dell'Essere eterno e sconfinato, che è solo un bagliore splendente di cristallo in un alone di smeraldo, ode la liturgia che lo celebra eternamente. Sulla mano di Dio vede un rotolo chiuso da sette sigilli. È la lista, scritta prima della creazione del mondo, degli uomini che saranno salvati. Nessuna delle creature celesti che circondano Dio può prenderla né rivelarla. Ma ecco il Vincitore a cui appartiene la lista e che ne romperà i sigilli. Riceve l'investitura in una cerimonia d'eternità:
Vidi, in mezzo al Trono...
un Agnello in piedi, che sembrava essere stato immolato...
Quand'ebbe preso il Rotolo,
i quattro Cherubini e i ventiquattro Anziani
si prostrarono davanti all'Agnello...
cantavano un cantico nuovo, dicendo:
— Tu sei degno di prendere il Rotolo
e di aprirne i sigilli,
perché sei stato immolato
e hai acquistato a Dio, con il tuo sangue,
gente di ogni tribù, lingua, popolo e nazione,
e ne hai fatto per il nostro Dio un Regno e dei sacerdoti;
e regneranno sulla terra...
E tutte le creature che sono nel Cielo,
sulla terra, sotto la terra e nel mare,
e tutte le cose che sono in essi, udii che dicevano:
— A Colui che siede sul trono, e all'Agnello,
siano la lode, l'onore, la gloria e la potenza,
nei secoli dei secoli! (5:1-13).
Il mistero così rivelato a Giovanni è che il trono di Dio, i cantici di esseri celesti, la liturgia eterna appartengono nello stesso tempo a Dio e a una Vittima divina, l'Agnello-Ariete immolato, che, con il suo sangue, ha riscattato gli eletti di ogni nazione. All'Agnello sono conferite tutte le attività di Dio. L'Agnello-Dio condivide con Dio il titolo di Signore, la Potenza e la Gloria. Di fronte a lui tutti i mondi tremano. Come Dio, egli è “il Primo e l'Ultimo”, penetra le carni e i cuori, castiga coloro che ama, i suoi occhi vagano per la terra. Dio e Lui, indivisi, saranno il Tempio della Gerusalemme celeste, Dio e Lui sono inseparabili. Non fanno affatto un plurale. (nel designarli entrambi, il profeta dice: “I suoi servi lo adoreranno, vedranno la sua Faccia, il suo Nome sarà sulla loro fronte” (22:4). Si tratta, come la teologia futura lo metterà in chiaro, di una seconda persona nell'unico Dio. L'eterno autore delle cose deve essere il redentore degli eletti. Ha bisogno perciò di due volti. Per l'uno egli è tutto spirituale, per l'altro corporale in pari misura. Da un lato è senza forma, dall'altro Agnello sacrificale e Uomo per giudicare gli uomini. Da un lato è Padre, dall'altro Salvatore. Se si osa prendere dalla fisica un paragone materiale, il cristianesimo ha per origine la scissione dell'atomo Dio, con l'effusione di un'incalcolabile energia spirituale.
Ecco dunque il mistero inaudito che il grande veggente annuncia agli ebrei e ai pagani, prima che la Catastrofe cominci. Fratelli, ascoltate la novella. Fuori dalla massa di perdizione, ci saranno i salvati: la lista esiste in cielo. Dio ha avuto l'eterno proposito di salvare questi uomini. Un agnello derivato dalla profondità eterna di Dio è stato immolato per loro in un sacrificio pasquale. L'Agnello-Ariete, forma di Dio per questa immolazione celeste, era raffigurato sulla terra dagli agnelli maschi che venivano immolati per la redenzione degli Israeliti prima del passaggio del Mar Rosso e da quelli che sono immolati in seguito, di anno in anno, alla pasqua. La pasqua terrena è solo l'ombra oscura, ora chiarita, di una Pasqua divina, eterna, infinitamente efficace. Il passaggio del Mar Rosso, il cantico di Mosè, ne erano solo la figura, l'anticipazione del passaggio supremo degli eletti sul Mare trasparente che circonda i cieli, quando lasciano la terra tormentata, fumante, per entrare nella dimora della pace:
Vidi pure come un mare di cristallo misto a fuoco e coloro che avevano vinto la Bestia...Essi stavano in piedi, avevano delle arpe di Dio, e cantavano il cantico di Mosè, servo di Dio, e il cantico dell'Agnello (15:2).
L'Agnello-Dio, l'Agnello redentore ha due nomi sacri: Gesù (Jahvè salva) e la Parola (Logos) di Dio (19:13). Il primo nome lo designa come Salvatore, il secondo come Giudice sterminatore: “La tua Parola onnipotente dal cielo, dal tuo trono regale, guerriero implacabile, si lanciò in mezzo a quella terra di sterminio, portando, come spada affilata, il tuo ordine inesorabile” (Sapienza 18:15). L'Agnello-Dio nascerà nella forma umana, da una Donna celeste. Sfuggirà al suo nemico, l'antico Drago Satana, rimarrà nascosto per qualche tempo accanto a Dio. Allo squillo dell'ultima Tromba, irromperà dal cielo su un cavallo bianco. I suoi occhi saranno pieni di fiamme. Dalla spada che esce dalla sua bocca, colpirà i Popoli. La sudicia Roma, inebriata del sangue dei martiri, sarà già stata annientata. Finirà la sanguinosa vendemmia della terra. Satana verrà gettato nella fossa dell'Abisso, la Morte nel Lago di Fuoco. Gesù regnerà sulla terra con i suoi eletti, i suoi sacerdoti, in una festa liturgica di mille anni, prima della Resurrezione generale, del Giudizio supremo, delle Nozze eterne nella chiarezza celeste.
Gesù ha ricevuto il crisma di Dio, egli è il Messia (Christos) che gli ebrei aspettano senza conoscerlo. Dicono che deve essere il figlio di Davide, mentre lui è “la radice di Davide” (5:5, 12:16). Rimuovono da lui la sofferenza e la morte, mentre Isaia lo ritrae come agnello e come trafitto (Isaia 53). Il profeta Giovanni lo contempla nella sua duplice azione: Vittima espiatoria per i suoi eletti, agente della Collera divina contro i padroni della terra. Conforta gli eletti, avanguardia eroica del Regno fondato in Cielo dall'Agnello del Sacrificio e che si realizzerà sulla terra insanguinata e rinnovata.
Tale è Gesù alla sua prima folgorazione nelle anime.


NOTE

[1] Il Canone di Muratori che esprime, verso il 200, il sentimento della Chiesa romana sui libri canonici, ritiene l'Apocalisse anteriore alle epistole di Paolo. Questo è inesatto per la redazione, vero per il contenuto.

[2] Esso non è stato diffuso nelle chiese se non dopo la ricezione, verso la fine del regno di Domiziano, una piccola aggiunta abbastanza goffa sulla riapparizione di Nerone. Si veda l'Apocalypse, Parigi, Rieder, 1930.

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