sabato 7 luglio 2018

Gli Inizi del Cristianesimo Gnostico : Il Vangelo Primitivo (VIII) — Esoterismo

(segue da qui)
CAPITOLO VIII

IL VANGELO PRIMITIVO

5. ESOTERISMO

L'esoterismo era un aspetto comune delle religioni antiche. Nei tempi antichi quando il pensiero di pochi uomini si era elevato al di sopra della mentalità superstiziosa della moltitudine diventò necessario qualche genere di compromesso col credo tradizionale. Senza dubbio i pensatori più illuminati desideravano per quanto possibile preservare le forme tradizionali, forse parzialmente indotti dal conservatorismo naturale della mente umana; ma anche perché dovevano tener conto del possibile pericolo che ci si poteva aspettare dall'enunciazione di opinioni eterodosse. Forme tradizionali si potevano rivestire di un nuovo significato; ma anche nella Grecia del libero pensiero l'interpretazione filosofica dei miti era allo stesso tempo pericolosa, e rimase così tra le persone più superstiziose. Di conseguenza nella religione si dovevano esprimere nuove visioni in una dottrina esoterica riservata ai pochi che erano stati accuratamente preparati per la sua ricezione. Già nel 1500 A.E.C. c'era in Babilonia una dottrina esoterica sacerdotale di monoteismo. Anche in Egitto ad una data antichissima vi fiorì una dottrina esoterica che, mentre preservava nominalmente il politeismo popolare, vi aveva innestato un sistema che era panteista invece che monoteista. Erano trattenuti i nomi delle divinità egiziane ma venivano ritenuti nomi di un unico essere divino, che, comunque, essendo identificato col cosmo, avrebbe potuto manifestarsi in forme diverse a cui erano appropriati nomi particolari. Sia le dottrine esoteriche babilonesi che le dottrine egiziane erano più o meno metafisiche e come tali al di là del reame dell'uomo medio. Lo stesso si potrebbe dire dell'antico cristianesimo gnostico. Il numero di uomini e donne capaci di amare un'astrazione probabilmente non era una proporzione più grande rispetto alla massa di quanto lo sia ora. Masse di persone potevano amare e amarono Attis e Tammuz, e le donne potevano piangere per loro alla stagione in cui si riteneva che fossero morti. Se il cristianesimo fosse stato incapace di offrire al mondo antico un Gesù Cristo umanizzato come un uomo di emozioni simili alle loro proprie, e in particolare come un uomo che per amore dell'umanità era stato povero, disprezzato, e maltrattato, Ermes, Osiride, Adone, e i loro simili probabilmente non sarebbero stati affatto detronizzati.
Potremmo supporre che nelle antiche comunità cristiane gnostiche ci fossero state persone di poca immaginazione che avrebbero interpretato letteralmente un'opera come le Odi di Salomone, come i teologi sono propensi a fare oggi, e avrebbero creduto che la Parola fosse veramente “apparsa”. La spiegazione del simbolismo sarebbe potuta diventare allora una dottrina esoterica. E potremmo affermare lo stesso del Vangelo Primitivo. I teologi sono perlopiù dell'opinione che il Vangelo fu composto prima della fine del primo secolo. Molto probabilmente l'opinione è corretta; ma la prima prova indubitabile dell'esistenza di qualche vangelo è nel commentario dello gnostico Basilide (135 E.C. circa). Dopo quella data una sua conoscenza sembra essersi diffusa rapidamente, seguita da una moltiplicazione di vangeli. Nel frattempo esso dev'essere stato conosciuto solamente a pochi. “Clemente di Roma” fu a conoscenza dei “Detti” di Gesù, ma nella sua epistola ai Corinzi  non esiste una prova che avesse mai visto un vangelo. Da un'informazione data da Ireneo riguardo le opinioni dello gnostico Cerinto, che stava insegnando agli inizi del secondo secolo, potremmo ricavare che fosse a conoscenza di un vangelo. È alquanto dubbio se tutte le opinioni attribuite da Ireneo a Cerinto fossero tenute veramente da lui. Ma se fosse stato familiare con un vangelo, il fatto sarebbe la prova della correttezza della tesi che esso ebbe origine tra gli gnostici e per un tempo considerevole era noto solamente a loro. La sua vera natura sarebbe stata conosciuta, naturalmente, dagli gnostici che lo utilizzarono. Uomini del loro genere erano molto ben versati nell'interpretazione simbolica, sebbene è possibile che la spiegazione fosse riservata ad un gruppo interno di iniziati. Alcune espressioni paoline sono comprensibili solo sull'ipotesi che ci fosse una dottrina esoterica nelle comunità per le quali furono scritte le epistole. Per esempio, “Noi parliamo la sapienza tra i perfetti”. Questa parola “perfetti” (teleioi) era il consueto termine tecnico in quell'età per indicare il grado più elevato di iniziati, per i quali era riservata una dottrina di una natura segreta, da non divulgare a coloro che fossero inadatti a riceverla, la quale azione sarebbe stata equivalente a gettare le perle di fronte ai porci. Considera di nuovo quelle parole dalla stessa epistola: “Di queste cose anche parliamo, non con parole insegnate dalla sapienza umana, ma insegnate dallo Spirito, esprimendo cose spirituali con parole spirituali”. Non dovremmo modernizzare espressioni di quel genere; il loro significato si può apprezzare meglio da una conoscenza della fraseologia di Filone, il quale scrisse, dopo aver spiegato un verso di Genesi: [18]  
Quella è la sua interpretazione ovvia, per i molti; esiste, tuttavia, un'interpretazione segreta per i pochi che esaminano con riferimento allo spirito e non secondo l'apparenza materiale.
Lo scrittore di 1 Corinzi 2:13 era uno gnostico e per lui, come per Filone, “spirituale” in connessione all'esegesi poteva avere un significato soltanto — cioè, “simbolico” in opposizione a “letterale”. Considera ora quel verso in Marco [4:11] :
E disse loro, A voi è dato di conoscere il mistero del regno di Dio; ma a quelli che son di fuori, tutto è presentato per via di parabole.
...che ha reso così perplessi i teologi. Come poteva Gesù aver insegnato deliberatamente in tale maniera da celare il suo significato ai suoi ascoltatori? Sicuramente questo è una chiara allusione al fatto che nella cerchia gnostica in cui si originò il Vangelo Primitivo ci fu una dottrina esoterica che solo ad un gruppo interno di discepoli era consentito comprendere. Alla prova di Filone di una contemporanea limitazione ai soli iniziati di una dottrina esoterica si potrebbe aggiungere la prova seguente tratta da 2 Esdra 14:26: “Scrivi. E quando avrai finito, alcune cose le renderai pubbliche e altre le consegnerai in segreto ai saggi”.
Quando il vangelo diventò conosciuto più ampiamente e furono scritti altri vangeli nei quali procedette rapidamente l'umanizzazione di Gesù, l'allegoria primitiva fu inevitabilmente letteralizzata nella storia della vita di un essere divino che era divenuto veramente un uomo e nato anche da una madre umana in una maniera soprannaturale. Per un certo tempo la visione letterale non soppiantò la visione simbolica, almeno tra gli gnostici, ma la insediò costantemente, finché all'inizio del terzo secolo le due visioni furono esistenti fianco a fianco, come potremmo apprendere dai commentari di Origene. Non può esserci affatto alcun dubbio che con Origene “parlare della sapienza” era interpretazione simbolica, non solo dell'Antico Testamento, ma anche del Nuovo. Infatti egli comincia il suo commentario su Giovanni colle parole: “Noi dobbiamo essere cristiani sia somaticamente che spiritualmente ossia, simbolicamente e letteralmente, come spiega lui stesso. “Che cos'è”, si domanda, “un'esegesi dell'ovvio se non la sua trasformazione nello spirituale?” E nella sua esegesi personale egli illustra abbondantemente il suo metodo allegorico. Per esempio, egli spiega la frase, “In principio era la Parola”, a significare che “Il Logos era in Sofia, perchè Sofia [Sapienza] era il principio”; [19] ed egli interpreta la dichiarazione di Giovanni il Battista “In mezzo a voi sta uno che non conoscete” come una dichiarazione del fatto che il Logos universale, stabilito dovunque dal Padre, figura come un principio guida nel mezzo del corpo, nel cuore, degli uomini. Questa è una dottrina cristiana gnostica primitiva a cui Origene stava conformando la successiva storia evangelica. Nei suoi scritti Origene accenna più di una volta ad una tradizione segreta riservata a pochi, specialmente nella sua opera contro Celso, 3:59, dove dice, “solo allora noi li chiamiamo ai nostri segreti, perché noi parliamo la sapienza fra uomini perfetti”. Anche Girolamo, come abbiamo visto, interpretò simbolicamente i miracoli del Nuovo Testamento, e non solo i miracoli. Uno scrittore cristiano della sua mentalità poteva utilizzare il metodo senza mettere in discussione la verità letterale delle dichiarazioni interpretate così; ma un logico moderno deve decidere necessariamente che, se uno scritto è simbolo, allegoria, oppure favola, esso non può essere allo stesso tempo vero letteralmente. [20] Non può esserci nessun dubbio, comunque, circa lo scetticismo di Origene, poiché egli disse chiaramente che gli evangelisti hanno scritto alcune cose contrarie al fatto storico, dal momento che il loro scopo era insegnare una verità spirituale come pure una verità letterale. Se poteva fare un'affermazione del genere pubblicamente, potremmo immaginare la libertà che probabilmente si sarebbe concesso nella sua dottrina esoterica. 

NOTE

[18de Abrahamo, 147.

[19Potremmo supporre che il pensiero di Origene sia stato che la Sapienza di Dio deve aver preceduto la sua emanazione.

[20] Non è assolutamente certo che Girolamo accettasse ogni cosa nel vangelo senza discussione Un critico tedesco, Rudolf Handmann, ha detto di lui che, per la preservazione della sua reputazione per l'ortodossia, egli fu sempre pronto a sacrificare alla Chiesa la sua libera opinione personale.

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