lunedì 22 aprile 2019

LE TESTIMONIANZE SULLA STORICITÀ DI GESÙ di Arthur DrewsAppendice.




Indice:

LE TESTIMONIANZE EBRAICHE
LE TESTIMONIANZE ROMANE
2. Tacito.
LA TESTIMONIANZA DI PAOLO
LA TESTIMONIANZA DEI VANGELI
Appendice



APPENDICE

Nel corso dell'opera abbiamo più volte richiamato l'attenzione ai dettagli rimarchevoli che il Salmo 22 fornisce in connessione con la crocifissione di Gesù. Il salmo è uno di quelli che hanno presentato grandissime difficoltà agli interpreti. È ovvio che tratta del lamento di chi è in gravi difficoltà. Hitzig collega il salmo con Geremia 37:11-21, e la storia ivi narrata della prigionia del profeta. [1] Secondo Olshausen, la situazione descritta si adatta meglio al periodo maccabeo, e raffigura le preghiere e i lamenti dei sofferenti secondo l'esperienza del poeta e degli altri fedeli. [2] Gli studiosi più recenti disperano di determinare l'età, e vedrebbero nelle parole del salmo solo le sofferenze e i lamenti generali della grande massa dei disprezzati e maltrattati “pii o miti della terra”.

Qualunque cosa si possa pensare, l'enumerazione degli animali che circondano il sofferente è in ogni caso sorprendente e curiosa. La composizione e la scelta particolare delle circostanze per il maltrattato, e la descrizione minuziosa delle sue sofferenze e le minacce che gli sono state rivolte, suggeriscono che qui abbiamo un caso davvero insolito. Il testo originale  ebraico sembra non dire niente delle catene sul sofferente. Nel verso 14, tuttavia, è detto: “Tutte le mie ossa sono slogate”; e il verso 16 è tradotto nella Septuaginta: “Hanno trafitto le mie mani e i miei piedi”; e i primi cristiani, che applicavano il salmo al loro salvatore, avevano in mente una crocifissione e, come Giustino e Tertulliano, vedevano nelle “corna degli unicorni [bufali](verso 21) le braccia del palo del martire.

Se ora dessimo uno sguardo al mondo dei cieli, nel punto in cui si trova Orione, vedremmo da subito che tutti i dettagli del salmo concordano e sono comprensibili, se vi si applica un'interpretazione astrale. 

Sull'“albero del mondo”, la Via Lattea, che recita la parte di un albero altrove nel mito astrale, pende Orione con le braccia e le gambe protese nella forma di una croce. [3] Sopra la sua testa è minacciato dal Toro con le fauci spalancate, mentre le Iadi si trovano nell'angolo alla sua sinistra; potremmo anche ricordare le fauci del leone nella costellazione del Leone, che è distante novanta gradi dalle Iadi, ed è perciò correlato in maniera astrale con loro. Dietro Orione ci sono i “bufali”, il branco di re'em, che sulla volta celeste assumono la forma dell'Unicorno, il quale sembra sul punto di trafiggere la figura appesa con il suo corno. In armonia con questa sono le parole del salmo: “Grossi tori mi hanno circondato; potenti tori di Basan m'hanno attorniato” (verso 12).

“Io sono come acqua che si sparge”, dice il sofferente. Il fiume Eridano non scorre forse sotto i piedi di Orione? Sembra fluire dal suo piede sinistro sollevato; e la Via Lattea potrebbe anche esser presa per acqua. Si veda anche il Salmo 69:2 e 15.

“Cani mi hanno circondato” (Sirio e Procione).

“Una folla di malfattori mi ha attorniato” — i Tori, i Cani, la Lepre, i Gemelli Celesti, che sono descritti come “malfattori” (criminali, ladri) nel mito astrale. (Si veda Genesi 49, dove sono imparentati con i gemelli Simeone e Levi e sono chiamati “uccisori di tori”, perché guidano il toro zodiacale davanti a loro e lo spingono fuori dai cieli).

“Come un leone sono alle mie mani e ai miei piedi”, continua il testo originale ebraico del verso 16. La frase ha finora eluso ogni spiegazione. Potrebbe significare che i “malfattori” circondano le mani e i piedi del sofferente alla maniera del leone (sicut leo), come è generalmente inteso dagli interpreti. Ma le parole possono forse contenere un riferimento criptico alla costellazione del Leone: sia perché le stelle principali di quella costellazione sono distribuite come in Orione, e rappresentano un Orione bugiardo, oppure a causa della relazione astrale di Orione con il Leone che abbiamo menzionato in precedenza, oppure con riferimento alla pelle di leone che Orione porta sul braccio sinistro e che ricorda la pelle di leone di Ercole. La Septuaginta ha sostituito le parole: “Hanno trafitto le mie mani e i miei piedi”. Ora la mano di Orione che porta la pelle di leone va con la freccia di uno dei Gemelli (Castore), che trafigge la mano; e nel periodo del Toro la costellazione della Freccia è in opposizione alla freccia di Castore, la freccia che si innalza ad oriente quando la prima si adagia ad occidente.

La spada nel verso 20 è la spada di Orione, che è brandita contro il suo corpo. I cani sono di nuovo Sirio e Procione. La bocca del leone (verso 21) si riferisce nuovamente alle Iadi o alla costellazione del Leone, che sembra provenire da lontano, mentre i “bufali” indicano il branco dei re'em [4].

Potremmo anche andare oltre, e spiegare altri dettagli del salmo in riferimento alla sua natura fondamentalmente astrale. Quindi, quando leggiamo nel verso 17, “Posso contare tutte le mie ossa”, ricordiamo che nessun'altra costellazione mostra altrettanto chiaramente come Orione, a causa del numero e della distribuzione delle sue stelle, la forma di un essere umano con gli arti estesi. Allo stesso tempo la forma può essere considerata un calice, con le tre stelle della cintura come dadi ivi collocati. In questo senso possiamo leggere il verso 18: “Spartiscono fra loro le mie vesti e tirano a sorte la mia tunica”. Il rivestimento di Orione sono i cieli, che sono spesso concepiti come un “manto stellato”, e sembrano essere divisi tra le varie costellazioni. Oppure possiamo prendere la Via Lattea come sua veste, la “tunica priva di cuciture”, perché corre continuamente attraverso il cielo, che è diviso in corrispondenza dei Gemelli in due metà per il passaggio del sole. 

Ora siamo nella posizione di comprendere il vero significato del salmo. La costellazione di Orione è nella mitologia astrale un rappresentante astrale di entrambi il sole e la luna. [5] In essa il loro fato è simboleggiato o rappresentato indirettamente. Orione, dice Fuhrmann, possiede molti nomi nella mitologia astrale. Come la luna, egli è il “multiforme” (Proteo), dando a tutti gli dèi la loro particolare forma armonica, e l'astrologia vede le forme più diverse del mito nella costellazione di Orione. Così vi abbiamo già riconosciuto Giovanni il Battista presso il Giordano, attorno al quale si raduna  il “popolo” (pagina 192), e la ruota ad acqua (pagina 211). È Noè che esce con i suoi animali dall'arca (Argo) e tende le sue mani verso il cielo con gratitudine, mentre la Via Lattea (arcobaleno) si inarca sulla terra come un segno della nuova alleanza (anno). È Fetonte che annega con le braccia sollevate nelle acque di Eridano, le Iadi e le Pleiadi che si affrettano in fuga alla sua caduta, e  lamentano la sua morte, mentre il suo “carro” corre, senza ruote e incontrollato, attorno al polo dei cieli. È Giasone che sbarca nella Colchide con la nave Argo, combattendo i tori di bronzo di Eete e correndo verso l'Ariete (“vello d'oro” = il sole al punto vernale). È Prometeo incatenato a forma di croce alle rocce. È anche Mitra che combatte il Toro, che lo Scorpione rende innocuo pungendo i suoi organi generativi, appena il Toro scompare quando il sole entra nel segno dello Scorpione.

In quei casi c'è un'allusione al sole e alla luna quando sono angosciati e hanno bisogno di aiuto; cioè vale a dire, alla minima altezza del sole durante l'anno, o della luna prima della sua scomparsa temporanea.

Il sole è lontano; è nella metà invernale dell'eclittica. Orione sembra gridare aiuto con le braccia alzate: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? Te ne stai lontano, senza soccorrermi, senza dare ascolto alle parole del mio gemito! Dio mio, io grido di giorno, ma tu non rispondi, e anche di notte, senza interruzione. Eppure tu sei il Santo, siedi circondato dalle lodi d'Israele. I nostri padri confidarono in te; confidarono e tu li liberasti. Gridarono a te, e furono salvati; confidarono in te, e non furono delusi. Ma io sono un verme e non un uomo”. Orione, l'aspetto dalle sembianze più umane tra tutte le costellazioni, è il sole, che nel periodo invernale, pallido e disprezzato, si insinua sulla terra come un verme. [6] “Il vituperio degli uomini e disprezzato dal popolo. Tutti quelli che mi vedono si fanno beffe di me, allungano il labbro e scuotono il capo, dicendo: Egli si è affidato all'Eterno; lo liberi dunque, lo soccorra, poiché lo gradisce”. Così anche è detto dei beffardi “malfattori”: “L'infamia degli uomini, e il disprezzato dal popolo. Chiunque mi vede si fa beffe di me; allunga il labbro, scuote il capo, dicendo: Egli si affida al Signore; lo liberi dunque; lo salvi, poiché lo gradisce”. In effetti, guardano dall'alto Orione dal punto più alto dell'eclittica. [7]

Perché i Gemelli nel punto più alto dell'eclittica non dovrebbero “deridere” il sole, come si muove pesantemente e lentamente sul tratto più basso del suo percorso annuale? Confronta anche il Salmo 69:7-16. [8] Ora attraversa l'equatore, e sale sempre più in alto. La situazione cambia. Dio ha udito il grido dell'abbandonato. Inizia la stagione migliore: “Gli umili mangeranno e saranno saziati”. In ferventi sforzi di lode, il liberato canta, tra il coro delle stelle (“nella grande assemblea”), la grazia del Signore. Jahvè riprende la signoria del mondo e tutti i popoli lodano con gioia il suo nome [9].

Così l'interazione tra terra e cielo, uomo e Dio, che era così familiare a tutta l'antichità, si riflette nei cieli, dove entrambi il sole (luna) incatenato e affievolito e  Orione corrispondono a “il figlio dell'uomo”, che grida aiuto contro i pericoli dell'inverno che lo minacciano. Da questo punto di vista, il ventiduesimo salmo potrebbe essere, come ho sottolineato in Il Mito di Cristo, un cantico del culto al figlio di dio che soffre e risorge — Gressman vede un cantico simile nel capitolo cinquantatreesimo di Isaia — se i movimenti descritti sono considerati puramente celesti oppure se avevano una controparte terrena in un corrispondente atto cultuale secondo la maniera delle festività di Attis, Tammuz, Adone, Osiride, ecc. Se sostituiamo all'Orione “crocifisso” del ventiduesimo salmo le altre due importanti croci celesti — la croce primaverile con l'Ariete (Agnello) e la croce autunnale con il Calice (teschio) sotto di essa, la Vergine, i Capelli di Berenice (megaddela = Maria Maddalena), ecc. — abbiamo tutti gli elementi astrali di ciò che Niemojewski definisce la “via dolorosa astrale” (pag. 413). Possiamo supporre, in fin dei conti, che Orione stesso reciti la parte del Salvatore crocifisso? In tal caso le donne (in lacrime) alla croce sono rappresentate dalle Pleiadi (le “sorelle propiziatrici della pioggia”), una delle quali reca il nome di Maia (Maria). Le Pleiadi sono anche parrucchieri (megaddela), come sono raffigurate in manoscritti medievali sulla base di una tradizione antica, [10] e culminano quando i Capelli di Berenice si ergono al di sopra dell'orizzonte orientale. Elettra è considerata il centro delle Pleiadi. Lei è la madre di Iasio (Gesù), ed è rappresentata mentre è in lutto con un panno sopra il suo capo, proprio nella stessa maniera della Maria cristiana. Ma poiché anche Iasio era considerato, secondo un'altra genealogia, il figlio di Maia, anche la Pleiade in lutto potrebbe passare per lei. Come è noto, la madre di Gesù è anche una colomba (peleids, Pleiade) nella concezione cristiana primitiva. 

Secondo Niemojewski, il calice (gulguleth = teschio) rappresenta il Golgota celeste. Ma potremmo riferirlo al teschio del Toro e alla testa di Medusa, e considerare “il luogo del teschio” la regione dei cieli dove si trova Orione. Su questa supposizione i due malfattori sono riconosciuti nei Gemelli, che abbiamo già accertato essere i criminali astrali. Castore è considerato malvagio a causa della sua relazione con l'inverno, e Polluce buono a causa della sua relazione con l'estate. Niemojewski vede i due malfattori nei Cani (Sirio e Procione). La differenza non è grande, poiché i Cani culminano nello stesso tempo dei Gemelli, e potrebbero perciò essere sostituiti da loro.

Qui abbiamo un terreno fermo su cui stabilire la natura originariamente astrale e mitica del resto della storia di Gesù, e sembriamo avere una fortissima dimostrazione dell'esistenza di un culto del “crocifisso” prima del tempo di Gesù, e del fatto che il nucleo della figura di Gesù è in realtà puramente astrale.

Tutte le religioni orientali, compreso l'ebraismo, sono essenzialmente religioni astrali. Abbiamo mostrato in precedenza (pag. 223) che l'Apocalisse è un'opera giudeo-gnostica, il cui Gesù è più primitivo del Gesù dei vangeli. Ma l'Apocalisse è interamente e certamente di una natura astrale. È una prova ulteriore del fatto che il cristianesimo non fa eccezione alla regola.

NOTE

[1] Die Psalmen (1836), pag. 60.

[2] Die Psalmen (1853), pag. 121.

[3] Anche Giobbe 38:31. Orione è rappresentato come un gigante fissato ai cieli con catene. (Si veda Jeremias, Das Alte Testament im Lichte des alien Orients, pag. 560).

[4] La Septuaginta traduce re'em con monokeros, e questo è tradotto “unicorno” nelle versioni tedesche [e inglesi]; in effetti, i nostri corpi celesti hanno, invece dei “buoi selvaggi”, la costellazione dell'“Unicorno”, la bestia eccezionale di cui scrive Ctesia (400 A.E.C. circa). Questo deve essere dovuto, come ha mostrato Eberhard Schrader, ad un fraintendimento, dal momento che lo scrittore greco ha equivocato la figura di un bufalo con un unico corno sulla fronte nelle rovine di Persepoli per un animale particolare, laddove l'unico corno è dovuto in realtà all'incapacità degli artisti di quel popolo nel tracciare la prospettiva. Si vedano dettagli nella seconda conferenza di P. Delitsch su Babel and Bible (1904). In vista del significato astrale del salmo, Lutero aveva ragione ad inserire “unicorno”, e il vero significato del passo si perde quando persone colte di filologia insistono che l'“unicorno” fosse veramente un bufalo.

[5] Confronta l'identità di Orione col dio solare e lunare Osiride tra gli egizi. Boll, Sphaera, 1903, pag. 164.

[6] È stato sottolineato anche che la Via Lattea, in cui si trova Orione, si stende come un verme lungo il cielo quando Orione tramonta al principio dell'inverno. Nel mito babilonese la Via Lattea era un verme (Tiamat), che il sole (Marduk) divideva in due metà.

[7] I Gemelli sono i piccoli ragazzi che in 2 Re 2:23, schernirono Elia, quando ebbe diviso il “Giordano” col “mantello” di Elia, lo attraversò senza bagnarsi i piedi, raggiunse la “città della luna”, Gerico, alla “sorgente dell'acqua” (la regione acquatica dell'inverno, il recipiente di Aquario), e sta ora risorgendo di nuovo. Gli gridano: “Vieni su, pelato”, perché il sole ha perduto i suoi capelli presso la parte più bassa del suo percorso (Sansone ed Ercole, si veda pag. 165). A questo proposito dobbiamo anche considerare i “cinquanta uomini” che cercarono lo scomparso Elia (Helios) invano per tre giorni (mesi), e il “disperdimento” che avrebbe rovinato l'acqua della città. Gli uomini riferiscono alle settimane dell'anno (confronta le cinquanta figlie di Danao, il navigatore), e quest'ultimo riferisce alla stagione sterile che è terminata dal sole.

[8] È ammesso che il verso 21 (“Hanno messo fiele nel mio cibo, e mi hanno dato da bere aceto per dissetarmi”) è stato preso letteralmente dal salmo e applicato alla crocifissione di Gesù, al pari del secondo verso del ventiduesimo salmo. In vista dell'affinità dei salmi questa è una fresca dimostrazione del fatto che la sentenza “Dio mio perché mi hai abbandonato?” non è storica. (Si veda anche 69:9).

[9] Io chiederei al lettore di non pronunciare un giudizio su tutto questo finché non abbia studiato le costellazioni. Ci sono fin troppi che scrollano le loro spalle alla mitologia astrale e non gettano mai uno sguardo ai cieli oppure non hanno la minima idea circa le speculazioni corrispondenti degli antichi.

[10] Boll, Sphaera, pag. 380. Confronta the drawing in Antike Himmelsbilder di Thiele (1898), pag. 112. 

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