domenica 31 marzo 2019

LE TESTIMONIANZE SULLA STORICITÀ DI GESÙ di Arthur DrewsL'“Unicità” e la “Non-inventibilità” del Ritratto Evangelico di Gesù.

I Metodi della Critica Storica.

4. L'“UNICITÀ” E LA “NON-INVENTABILITÀ” DEL RITRATTO EVANGELICO DI GESÙ. 

In assenza di ogni criterio oggettivo è necessario che il teologo faccia affidamento sul sentimento soggettivo e cerchi in questo la prova irrefragabile della storicità del Gesù evangelico. Particolarmente qui dobbiamo incontrare l'affermazione enfatica che il ritratto di Gesù è “unico” e "non avrebbe potuto essere inventato”.

Quanto all'unicità, la frase è utilizzata così ovviamente allo scopo di elevare la personalità di Gesù al di sopra di tutti gli altri uomini, a dispetto della sua natura puramente umana e storica, e di fornire qualche compensazione alla perdita della fede nella sua divinità, che non dobbiamo soffermarci su di essa. Perfino un teologo come Paul W. Schmiedel riconosce: “Per parte mia non ho mai sostenuto che Gesù fosse unico; o non significa assolutamente nulla, poiché ogni uomo è unico, oppure potrebbe sembrare affermare fin troppo”. [1] E lo storico Seeck osserva che ogni uomo ha il suo simile, e perciò non ci sono personalità uniche nel senso in cui i teologi impiegano la parola qui. [2] Faust, Amleto, Lear e Calibano, e i loro simili, sono unici; sono perciò personalità storiche?

Il punto principale, tuttavia, è che la figura di Gesù, come descritta nei vangeli, “non avrebbe potuto essere inventata”. Questo è ripetuto incessantemente, non solo nelle discussioni popolari, ma anche da esperti come von Soden, Jülicher, Weiss e persino Harnack. Quanta verità c'è in essa è stato dimostrato da Steudel nel suo lavoro contro von Soden. Non sarebbe facile trovare una frase più ridicola o un argomento più debole. In nessun'altra inchiesta storica qualunque si accetterebbe un tale argomento come prova della storicità di una certa persona o di un certo evento. Nessuno, se non uno storico teologico, si azzarderebbe ad usare una tale argomentazione, ed è deplorevole che possa trovare appoggio da parte degli storici profani. Come se si potessero definire a priori i limiti della facoltà umana di inventare! Come se la figura di Gesù nei vangeli figurasse veramente a parte dal confronto con ogni altra! Se l'inchiesta storico-religiosa ci ha comunicato qualcosa, ha dimostrato che questo è il contrario della verità. Il Salvatore dei vangeli trova un parallelo in altre divinità redentrici, alle quali a volte assomiglia così tanto da essere identico a loro. Il suo fato  è interamente correlato a quello di Attis, di Adone, di Dioniso, di Osiride, di Marduc, ecc. Infatti, in molti e importanti punti riconosciamo una personalità umana nei salvatori delle religioni non-ebraiche, e più la ricerca avanza in quel campo più diventa chiaro che i tratti distinti della figura di Gesù hanno la loro controparte, in parte nella mitologia antica, in parte e specialmente nell'Antico Testamento, e così è assurdo dire che non potevano essere inventati. Una storia così bella come quella dei discepoli di Emmaus (Luca 24:13), che tratta del Cristo risorto, non del Cristo vivente, e quindi deve certamente essere non-storica secondo i teologi critici, poteva essere “inventata”. [3] Anche la storia della donna adultera, che si trova solo in Giovanni (8:1), è riconosciuta essere un'invenzione successiva. [4] Anche la piacevole storia delle due sorelle, Maria e Marta (Luca 10:38), come Smith ha mostrato nel suo Ecce Deus, è una semplice allegoria dei rapporti del paganesimo e dell'ebraismo con il culto di Gesù, il primo che lo riceve con gioia, il secondo che si occupa molto di usanze e di cerimonie e pretende lo stesso servizio dalla sua “sorella”. [5] Se queste tre storie — tre delle perle dei vangeli — furono inventate, che cosa vi è che non potrebbe essere stato inventato? 

Tuttavia, si ha la sensazione che gli storici teologici non siano davvero molto sinceri con questo argomento. Lo usano soltanto a volte come un espediente retorico, e per via dell'impressione che è capace di fare sulla massa irriflessiva della gente. Anche Weiss sembra non essere del tutto a suo agio con esso (pag. 15), e Schmiedel riconosce espressamente che l'affermazione che la figura di Gesù nei vangeli non poteva essere inventata “non è un argomento valido nella sua forma generale”. “Noi dobbiamo”, dice, “limitarlo a certi passi in cui è indiscutibilmente valido. Ne conto nove di questi passi e, per sottolineare la loro importanza, assegno loro un nome speciale: li chiamo i pilastri principali di una vita realmente scientifica di Gesù”. [6]

NOTE

[1] Die Person Christi im Streite der Meinungen der Gegenwart, 1906, pag. 29.

[2] Geschichte des Untergangs der Antiken Welt, III, pag. 183.

[3] Si veda Niemojewski, Warm eilten die Jünger nach Emmaus? (1911).

[4] Confronta Christianity and Mythology di Robertson, pag. 457.

[5] Per di più, la circostanza per cui Marta (“padrona”) si preoccupava trova a sua volta espressione nel nome del luogo, Betania, dove, secondo Giovanni, si suppone che l'episodio sia accaduto. In aramaico significa “La dimora di colei che si preoccupa”.

[6] Die Person Jesu im Streite der Meinungen der Gegenwart. Si veda anche l'opera di Schmiedel, Das vierte Evangelium gegenüber den drei ersten, pag. 16. 

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