mercoledì 10 aprile 2019

LE TESTIMONIANZE SULLA STORICITÀ DI GESÙ di Arthur DrewsGli Storici e i Vangeli.


8. GLI STORICI E I VANGELI.

Quando consideriamo quelle cose, vediamo che l'affermazione che la narrazione evangelica non poteva essere stata inventata è una frase vuota. Sarebbe bene se coloro che la usassero fossero più espliciti, e ci dicano esattamente cosa vi sia che non potrebbe essere inventato nella narrazione.

Nessuno metterà in dubbio che la figura di Gesù nei vangeli abbia un certo nucleo, attorno al quale tutto il resto si sia gradualmente cristallizzato. Ma che questo nucleo è una personalità storica, e non il “servo di Dio” di Isaia, il “giusto” della Sapienza, e il sofferente del ventiduesimo salmo, equivale semplicemente ad aggirare la domanda; e questo è ancor meno giustificato dal momento che tutte le caratteristiche veramente importanti della vita evangelica di Gesù devono la loro origine in parte al mito, in parte all'espansione e all'applicazione di certi passi nei profeti.

I teologi sottolineano trionfalmente il fatto che persino gli studiosi che non sono influenzati dalla teologia non hanno dubitato dell'esistenza storica di Gesù. Quando guardiamo da vicino nella materia, tuttavia, scopriamo che questi studiosi non hanno prestato alcuna considerazione critica alla questione, che in questa materia hanno parlato da laici, non da esperti, e che aderiscono alla storicità dell'uomo Gesù, non per motivi scientifici personali, ma per sentimento convenzionale. Questo è vero per gli storici profani, i quali, per quanto posso vedere, hanno quasi evitato fino ad oggi una seria discussione del problema. È vero per Zimmern, il quale, da assiriologo, ha certamente scoperto i sorprendenti parallelismi tra il mito di Cristo e il mito babilonese, e ha perfino ammesso che queste non sono semplici analogie casuali, ma prove di una dipendenza diretta e di una connessione storica in punti importanti, tuttavia, da ex teologo, aderisce alla fede nella storicità di Gesù, senza trovarne alcun fondamento. [1] In questo Zimmern fa appello a Wundt e a Hermann Schneider, che dice nel suo Kultur und Denken der Babylonier und Juden che dobbiamo trattenere la storicità di Gesù per ragioni tratte dalla Storia dell'evoluzione della religione. Ma ciò che Schneider lascia intatto della personalità e della storia di Gesù è così scarno, e così privo di solide fondamenta, da non poter pretendere alcun significato storico. Si può vedere da sè. “Che il saggio maestro”, dice Schneider di Gesù, “apparve per la prima volta in età adulta, e insegnò per la prima volta nelle sinagoghe e all'aria aperta del suo luogo natio, è probabilissimo; che abbia anche raccolto attorno a sé una cerchia di discepoli della sua sfera sociale. Che in questo modo sia entrato in collisione con gli interpreti di professione, gli scribi e i pii di professione, i farisei, è probabilissimo in considerazione della natura del suo insegnamento. Deve rimanere una questione aperta se si fosse recato a Gerusalemme e vi fosse stato ucciso (!); che egli dovesse cercare discepoli della sua nuova dottrina nel centro dell'ebraismo non sarebbe sorprendente; che fosse stato confuso a causa di qualche osservazione imprudente con i pretendenti messianici di quel mondo eccitato, ed ucciso, non è impensabile, ma è proprio altrettanto possibile che non lasciò mai la Galilea e vi morì nell'oscurità (!). La storia evangelica dell'entrata a Gerusalemme e della morte del Messia pullula di impossibilità storiche e scientifiche, e costituisce, in considerazione della posizione centrale di quelli elementi nel dogma, piuttosto una confutazione che una dimostrazione dei loro contenuti” (pag. 464).

Questa, allora, è l'opinione del Gesù storico di un erudito sprovvisto di pregiudizio teologico — e allo stesso tempo un tipico esempio della fusione del metodo di sottrazione con la pratica di dedurre la realtà dalla possibilità, come generalmente troviamo in questo dipartimento. Dovrei immaginare che un teologo direbbe di fronte a tali testimoni: “Salvateci dai nostri amici”.

NOTE

[1] Zum Streit um die Christusmythe: Das babylonische Material in seinen Hauptpunkten dargestellt, 1910.

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