sabato 13 aprile 2019

LE TESTIMONIANZE SULLA STORICITÀ DI GESÙ di Arthur DrewsRisultato Generale.

Le Parabole del Signore.

11. RISULTATO GENERALE.

Questo esame delle parabole contenute nei vangeli conferma la nostra conclusione secondo cui è impossibile vedere nelle parole di Gesù alcuna prova della sua storicità. I teologi sono scioccati dal fatto che il Mito di Cristo non sia in grado di concordare con la solita ammirazione sfrenata dei principi etici di Gesù. Eppure ha un compagno in questo in Schneider, il quale scrive:
Gesù rimane pre-ellenico nell'etica. È un profeta, non un filosofo; uno strumento di Dio, non un libero pensatore. Le sue concezioni più elevate sono antropomorfiche; tutta la sua natura è semi-scientifica, scolastica, chiara nel raccogliere esempi per supportare la sua affermazione, ma incapace di apprezzare e presentare adeguatamente istanze al contrario. Se guardiamo soltanto ai dettagli, immaginiamo che Gesù abbia esaurito tutte le possibilità dell'etica; se consideriamo l'intero, vediamo che egli sfiora la superficie e pensa di poter contenere tutte le cose, perché non può penetrarne nessuna. Sono solamente i bambini a poter unire ogni cosa. Quindi Gesù non è la personalità più elevata e più libera della storia, ma solo la più elevata nell'ebraismo antico, limitata e non libera rispetto ai più grandi pensatori greci. Se, a dispetto di ciò, era riuscito a succedere loro con la sua eredità, doveva questo alla sua natura reazionaria. I romantici dell'ellenismo, saziati dall'elemento razionale, erano impressionati dall'irrazionalità, dal paradosso, dall'elemento autorevole e primitivo, dall'elemento sentimentale-sociale nel suo insegnamento; i romantici diventano facilmente cattolici. Alle masse il profeta di Nazaret diventa una espressione di Tammuz; il fondamento autorevole della sua etica diventa un reciso comando di un Dio forte per uomini deboli; l'idea utilitaristica della redenzione in questo mondo (?) diventa una speranza comune (immorale, nel senso della più elevata moralità greca) e materiale nei confronti dell'altro mondo, di cui Gesù stesso non sapeva, e non poteva sapere, nulla (p. 478).
Così possiamo comprendere a sufficienza la “possente impressione di vita” che la figura evangelica di Gesù ha fatto su milioni di persone. “Qualche magia o potere deve essersi sprigionato da lui”, dice Weiss, e punta al fatto che l'arte è passata tutte le volte ai vangeli come materiale. “Il vero artista ha una percezione sicura per cosa è vivo e sincero; lui è per noi un testimone imparziale del fatto che” —Gesù fosse una personalità storica? No, no; ma del fatto che — “la tradizione evangelica, comunque sorse, non è una cosa insignificante, ma qualcosa di vivo e di vero” (pag. 46). Come se ciò fosse in contraddizione alla nostra tesi secondo cui le “parole del Signore”, perché sono ritenute provenire da Gesù, sono incalcolabilmente sopravvalutate e i loro difetti trascurati, e perciò in nessun caso possono essere usate per provare la realtà storica dell'uomo-dio Gesù nel significato abituale! Questo argomento — non finiremo mai di ripeterlo — cade in un circolo vizioso, al pari di tutti gli altri. Nessuno tradisce questo più chiaramente dello stesso Weiss quando esclama al lettore alla fine del suo libro: “Prendi e leggi!......Leggi le parole di Gesù, come se provenissero da Gesù, e riconoscerai che questa non è semplicemente la tesi più semplice, ma la più sicura” (pag. 170). Questo è esattamente ciò di cui accusiamo la teologia, anche quando si professa critica: finora essa ha sempre letto le parole dei vangeli come se provenissero da Gesù, senza considerare la tesi opposta. Questa potrebbe benissimo essere la maniera “più semplice” e più conveniente di trattare i vangeli; ma è in virtù di ciò la maniera corretta? In tali circostanze i teologi trovano naturalmente quello che essi hanno assunto in anticipo, proprio come il credente trova nei vangeli il Gesù che cerca — il Gesù che la cultura, l'educazione e l'abitudine gli hanno suggerito. Ma che questo sia un “metodo scientifico”, oppure abbia qualcosa a che fare con la profonda ricerca storica, è esattamente ciò che neghiamo.

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