INDICE
IL MISTERO CRISTIANO
- I. — L'essenza del cristianesimo
- II. — Come gli esegeti storicisti «costruiscono» il cristianesimo?
- III. — Messianismo e mistero ossia l'impossibile innesto
- IV. — Un altro abisso da colmare: Dall'agape all'Eucarestia
- V. — Il sincretismo giudeo-ellenico
- VI. — Miracolo della Provvidenza oppure mistero di salvezza
LA PASQUA EBRAICA
- I. — Alla ricerca di un culto precristiano
- II. — La Pasqua preistorica
- III. — Pasqua e mistero
- IV. — La Pasqua nazionale
LA PASQUA CRISTIANA
- I. — La Pasqua nella mitologia del Nuovo Testamento, l'Apocalisse
- II. — La Pasqua nella mitologia del Nuovo Testamento: i Vangeli
- III. — Il tema Pasquale nel rituale della chiesa primitiva
- IV. — La leggenda di Gesù
CONCLUSIONE
CONCLUSIONE
Le opere che tentano di ricostruire gli eventi di cui restano solo poche tracce appena percettibili non manifestano l'ordine di quelle che si sforzano di seguire i percorsi sicuri. Come restaurare un edificio nel mezzo di rovine sparse qua e là e la cui forma primitiva è stata spesso distorta per servire da elemento a una costruzione più moderna? Le generazioni cristiane che si sono succedute dal primo secolo rassomigliano a quelle popolazioni arabe che costruivano i loro villaggi con pietre strappate da un anfiteatro antico. In simili condizioni, invece di presentare al pubblico la descrizione vivida e armoniosa di un'epoca scomparsa, il ricercatore deve limitarsi a esaminare una per una ciascuna vestigia del passato, per tentare di riconoscerne la sua destinazione primaria.
Però se occorre rinunciare a comporre un insieme con delle rovine, almeno quelle che restano in piedi al loro posto disegnano sul suolo una configurazione che permette di scoprire, come alla lettura di una pianta, l'economia generale del monumento. È uno schema di questo genere che noi abbiamo tentato di rintracciare.
Nulla era più deludente della spiegazione evemerista. Siccome gli esegeti non si preoccupavano affatto di scoprire nel culto ebraico un elemento che potesse servire da tema al mistero cristiano, dovevano assegnargli per punto di partenza un oscuro evento storico, la predicazione di un povero diavolo, insignificante, come dice Loisy, una specie di pecora belante e inoffensiva, perfettamente incapace di comprendere le aspirazioni della sua epoca, ma il cui tragico destino avrebbe risvegliato nell'istinto delle folle l'idea del dio che muore per risorgere. Poco importerebbe, come ha sostenuto Nietzsche, che il fondatore fosse un essere sprovvisto di valore, posto che abbia messo il fiammifero al fuoco del tutto pronto a divampare.
Abbiamo fatto giustizia di quella tesi contraria a ogni metodo critico. Se non vi fosse nulla nel movimento iniziale se non l'avventura senza consistenza di un uomo e le illusioni di alcuni discepoli, tutto questo insieme così originale e così armonioso di dogmi, di miti e di riti non avrebbe potuto formarsi a posteriori, tramite l'imitazione di un misticismo ellenico di natura inferiore. Bisogna scegliere: se Gesù fosse esistito, è il cristianesimo che non esisterebbe.
L'influenza dei misteri antichi, ipotesi azzardata ma essenziale alla concezione storicista, diventa inutile se consideriamo che all'interno del giudaismo esisteva un mistero. La Pasqua ha sviluppato il mito di un Distruttore che colpisce i nemici di Israele, protegge gli ebrei durante la loro fuga dall'Egitto sotto forma dell'Angelo, assume le sembianze umane di Giosuè per condurli alla Terra Promessa, poi diventa il profeta Gesù, che apre le porte del Regno di Dio. Quanto all'agnello immolato il 14 nisan, tutto dimostra che fosse in origine il dio stesso: numerose analogie con i riti di rinnovamento del tutto simili e che comportavano il sacrificio del dio costituiscono un insieme di probabilità solidissime a favore di questo fatto. In più, l'unione intima del dio pasquale con questo animale, assimilato al Giusto, così come con gli altri elementi del pasto, permette una spiegazione razionale dell'Eucarestia, che cercheremmo invano nella tesi storicista. Infine, l'analisi di alcuni testi del Nuovo Testamento rivela un'alleanza manifesta e antichissima — poiché essa il più delle volte è ignorata dagli autori stessi -, con la grande festa ebraica. L'ipotesi di un Gesù dio della Pasqua ci fa quindi intravedere i fondamenti del cristianesimo. Quella religione smette di apparire come un'avventura straordinaria, per rientrare nel contesto dei fenomeni naturali e normali.
Senza dubbio, resta ancora molto da approfondire. Lo studio della Chiesa primitiva e delle sue eresie offre in particolare un vasto campo di studio. Noi osiamo sperare che, dopo un periodo inevitabile e del tutto naturale di torpore, gli esegeti storicisti stessi non disdegneranno di portare alla soluzione di questo problema il soccorso della loro scienza. Noi contiamo molto sull'opinione del pubblico per incoraggiarli a farlo. Il lettore illuminato ma profano crede, con troppa modestia, che egli non sia per nulla addentro nelle scoperte degli specialisti, che egli non possa aspirare, con semplici conoscenze generali, se non di mettersi al corrente delle grandi questioni, accettando religiosamente i verdetti degli studiosi. Questo è un errore profondo. Le leggi nuove e le nuove maniere di giudicare si stabiliscono solo per la volontà del pubblico. Se i lettori, che vogliono sapere, non esistessero per esigere dagli specialisti la verità, questi ultimi rimarrebbero indefinitamente immobili nelle loro posizioni acquisite e soffocherebbero ogni innovazione. Solo l'opinione delle masse li convincerebbe ad allontanarsi dai sentieri battuti. Per mettere in guardia il pubblico dalle idee che i divulgatori diffondono loro malgrado, essi vogliono accingersi a correggerne il giudizio, e, allorché i problemi si trovano portati alla luce, è il momento critico per la scienza costituita. Accanirsi contro una tesi, che si rivela resistente, finisce per provarla.
Nel problema di Gesù e delle origini cristiane, è il pubblico che costringerà gli studiosi a vedere chiaro. Bisogna che esso non smetta di dire loro: «Noi ci inchiniamo davanti all'ampiezza delle vostre conoscenze, noi rendiamo omaggio a vite di dedizione e di abnegazione, tutte dedicate al servizio di un ideale. Noi siamo pronti ad accettare docilmente le vostre spiegazioni, ma trovatene una che non sia una sfida al senso comune».
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