giovedì 30 dicembre 2021

IL DIO GESÙL'immolazione preliminare

 (segue da qui)

L'IMMOLAZIONE PRELIMINARE

Abbiamo detto che, se i Romani crocifiggevano vivi, l'antica crocifissione sacrificale palestinese si praticava dopo la morte ed era solo il complemento dell'immolazione. Si potrebbe sostenere, in una maniera generale, che essendo il principio del sacrificio espiatorio l'effusione del sangue, non vi potrebbe esserci sacrificio espiatorio senza immolazione; non entreremo in quella discussione, e, per limitarci al caso del cristianesimo, basterà ricordare che, tra gli elementi essenziali del Sacrificio della Croce, la teologia cattolica colloca il sangue versato, e in ciò è fedele allo spirito evangelico come pure allo spirito paolino. I testi sono troppo numerosi e troppo noti perché sia bisogno di citarli. Quando i vangeli parlano del valore sacrificale della morte di Gesù, è sotto la forma del sangue versato. San Paolo, dal canto suo, ritorna senza posa al sangue versato. Si può dire che il sangue di Gesù ha ossessionato l'immaginazione dei primi cristiani.

Ma la crocifissione, di per sé, non comporta effusione di sangue. La vittima muore per i disturbi causati dalla contrazione del corpo, dalla congestione del cervello, dal sovraffaticamento del cuore; in nessun caso si può parlare di effusione di sangue. 

Dovremo ripiegare sui dettagli del supplizio? L'inchiodatura di mani e di piedi, per esempio? Le gocce di sangue che possono sgorgare dai fori dei chiodi, o dai colpi di frusta, o dalle lacerazioni di una corona di spine, sono il minimo indispensabile per significare il sangue versato. Come, in epoche primitive, quando il rito si è istituito, ci si sarebbe accontentato di una così piccola quantità di sangue, quando non si doveva, se oso dire, che abbassarsi per prenderne? Come infine intendere, diversamente dal flusso di sangue che sgorga sotto il coltello sacro, il famoso testo, al quale presto ritorneremo?

 Il suo sangue sia su di noi e sui nostri figli!

Ma l'inchiodatura stessa sembra essere stata praticata solo eccezionalmente. Il corpo della vittima era più spesso legato alla croce; le mani talvolta erano inchiodate; i piedi, molto raramente. Ora, bisogna che le persone che non hanno studiato da vicino i testi cristiani sappiano: che non si parla mai dell'inchiodatura nelle epistole paoline; che non se ne parla nemmeno nei primi tre vangeli; che nel quarto vangelo e nell'apocrifo secondo San Pietro, si parla per la prima volta dell'inchiodatura delle mani, e soltanto delle mani; che l'inchiodatura dei piedi è asserita per la prima volta, a metà del secondo secolo, nelle opere di San Giustino. [1]

Il colpo di lancia è un altro «dettaglio» della crocifissione di Gesù, che potrebbe essere considerato come avente fornito alla fede dei primi cristiani, quanto o meglio dell'inchiodatura, l'effusione del sangue. Si ricorda come il quarto vangelo racconta [2] che uno dei soldati, vedendo che Gesù era morto sulla croce, gli trafisse il costato con una lancia, e che ne scaturì subito del sangue e dell'acqua.

L'episodio appare, in tutta evidenza, come l'adempimento dell'antica profezia che l'evangelista cita lui stesso:

Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto. [3]

Se manca nei tre precedenti vangeli, allusione vi è fatta in un testo anteriore al quarto, il testo dell'Apocalisse 1:7:

Ecco, egli viene con le nubi e ogni occhio lo vedrà, anche quelli che lo hanno trafitto.

Si dice generalmente che questo testo riguardi l'inchiodatura; a guardare da vicino, esso riguarda il colpo di lancia e appartiene alla stessa tradizione del quarto vangelo, come lo prova l'impiego dello stesso verbo ἐξεκέντησαν e lo stesso riferimento alla profezia di Zaccaria.

La tradizione risale ad un'epoca antica? Sembra difficile supporlo, innanzitutto, perché essa si dà come l'adempimento di una profezia; inoltre, perché presenta il lancio della lancia come posteriore alla crocifissione e persino alla morte di Gesù; infine, perché essendo stati scritti l'Apocalisse e il quarto vangelo entrambi in Asia Minore, è probabile che sia nata tra le comunità di quella regione.

Siamo così portati a concludere, quanto al colpo di lancia nonché quanto all'inchiodatura, per una tradizione relativamente tardiva.

L'assenza dell'inchiodatura e del colpo di lancia in San Paolo e nei primi tre vangeli, la presunzione che ne risulta che la tradizione primitiva conoscesse un Gesù legato e non inchiodato all'albero della croce, rafforza l'ipotesi della crocifissione per sostituzione, vale a dire che la crocifissione sarebbe stata praticata nel corso di un dramma sacro per mezzo di un sostituto.

Una finta crocifissione è una cosa possibile; un uomo può essere e restare legato senza grandi sofferenze ad una croce per un'ora, mediante certe precauzioni, ad esempio se l'inguine e i piedi riposino su degli appoggi, un attore cinematografico si presta a prove più difficili, — ma all'espressa condizione di essere legato e non inchiodato alla croce.

L'episodio del narcotico sembra condurre alla stessa conclusione. Il vangelo secondo San Marco racconta che si diede al crocifisso un vino aromatizzato con mirra, che poteva essere solo un narcotico; [4] e la cosa è inconcepibile se si tratta di un'esecuzione giudiziaria. Non si immaginano i soldati romani ansiosi di diminuire le sofferenze di un suppliziato; le avrebbero prolungate piuttosto.

Il sangue versato necessario al sacrificio espiatorio, come lo ha postulato la Chiesa primitiva, poteva essere in realtà fornito solo se la vittima veniva immolata prima di essere crocifissa; l'usanza della Cappadocia di un'immolazione posteriore alla messa in croce confermerebbe la necessità dell'immolazione.

Ora, quella immolazione la si trova nell'Apocalisse, dove noi la studieremo ulteriormente; ma non la si trova né nei racconti evangelici, né nelle epistole paoline. Tanto nelle epistole quanto nei vangeli, la crocifissione appare come se fosse, di per sé, una messa a morte.  

Si deve riconoscere in questo fatto un argomento contro il carattere sacrificale della morte di Gesù? In alcun modo, e sarà facilissimo comprendere, innanzitutto, perché l'immolazione preliminare è scomparsa dalla tradizione cristiana, e, secondariamente, come l'effusione del sangue sia stata ottenuta artificialmente con l'inchiodatura delle mani e in seguito dei piedi, e anche con il colpo di lancia. Un rapido sguardo su ciò che si potrebbe chiamare la storia della crocifissione in Palestina vi basterà. 

Da più di un secolo e mezzo prima dell'anno 1, per non risalire più indietro, la crocifissione-supplizio, quella che non crocifiggeva i morti, imperversava in Palestina. Allorché Antioco Epifane si impadronì di Gerusalemme nel 168 prima della nostra era, Giuseppe racconta che egli fece mettere in croce, dopo averli fatti flagellare e mutilare, gli ebrei che gli resistevano.

Mezzo secolo più tardi, Alessandro Ianneo, a detta di Giuseppe, fece crocifiggere ottocento prigionieri sotto gli occhi del popolo.

I Romani arrivarono e ripresero l'orribile tradizione. Nell'anno 37 prima della nostra era, a detta di Dione Cassio, essi crocifissero il re Antigono, l'ultimo degli Asmonei, su richiesta di Erode. Un re messo in croce, quale ossessione doveva restare nelle anime ebraiche! 

Intorno all'anno 1, la spaventosa serie di croci, duemila ebrei crocifissi da Varo dopo la rivolta di Giuda il galileo. Più tardi, ad essere crocifissi sono, sotto Alessandro Tiberio, due figli di Giuda il Galileo; poi i giudei arrestati da Cumano; sotto Felice, è un numero infinito di briganti. Alla vigilia dell'insurrezione, Floro fece crocifiggere i sediziosi, «in massa», scrive Giuseppe. Si deve spingere l'immagine fino all'assedio di Gerusalemme; il dolce Tito, delizia del genere umano, non trovava abbastanza legno per fabbricare le croci, dice Giuseppe il suo panegirista. 

La crocifissione era stata lo strumento di terrore impiegato dai re siriani; fu quello dei principi nazionali di Giudea; fu quello dei Romani.

E, accanto a queste crocifissioni politiche, il supplizio mai interrotto dei miserabili condannati dal diritto comune, nonché la punizione inflitta agli schiavi per crimini domestici!

Ecco lo spettacolo che per più di duecento anni i Palestinesi ebbero sotto gli occhi. Allorché a metà del primo secolo Paolo dipinse davanti ai Galati Gesù crocifisso, non aveva, si sa, assistito allo spettacolo di cui si accingeva a eseguire la raffigurazione; si intuisce, per contro, quanti modelli viventi aveva potuto incontrare nel corso dei suoi viaggi.

Lo spettacolo ininterrotto di quella realtà atrocemente concreta doveva avere ragione dell'antica tradizione sacrificale. Di fronte a queste migliaia di crocifissioni in cui il crocifisso, legato vivo alla croce, vi moriva, in cui la crocifissione era di conseguenza una messa a morte, come i praticanti dell'antica crocifissione sacrificale in cui si attaccava al legno un cadavere potevano mantenere la loro tradizione? Come l'idea non sarebbe venuta loro che la crocifissione era, di per sé, una sufficiente messa a morte? Come l'immolazione preliminare poteva non divenire una aggiunta irrisoria?

Intravediamo due possibilità.

O l'immolazione preliminare era scomparsa prima dell'anno 1, e il sacrificio che si è praticato nell'anno 27 non l'avrebbe comportata.

Oppure era persistita e il sacrificio dell'anno 27 aveva comportato la messa a morte prima della crocifissione; ma il ricordo di quella immolazione preliminare sarebbe scomparso abbastanza rapidamente perché non ce ne fosse più traccia nelle epistole di San Paolo. E niente sarà più facile da intendere.

Rappresentiamoci i primi cristiani.

Gli uomini del gruppo galileo, San Pietro, i Dodici, quelli tra i quali nell'ipotesi sacrificale il rito della morte espiatoria è stata praticata nella primavera dell'anno 27, costoro hanno visto, con gli occhi del loro corpo, come le cose si sono svolte. Ma gli altri, quelli che non erano là, gli Ellenisti, Santo Stefano, San Barnaba, quelli di Antiochia, quelli di Damasco, San Paolo stesso, quelli non hanno visto; bisogna che immaginassero le cose, vale a dire che figurassero l'oggetto della loro fede. Sappiamo che le rappresentazioni religiose sono il prodotto della legge della Figurazione, vale a dire della necessità psicologica in cui, nei grandi movimenti religiosi, il credente si trova a immaginare da sé stesso, concretamente, l'oggetto della sua credenza.

Ora, come i primi cristiani, se non avevano assistito di persona al sacrificio, potevano figurare la crocifissione, se non come la vedevano praticare spaventosamente tutt'attorno a loro, qualunque racconto abbia potuto essere fatto loro di un dio dapprima immolato, poi crocifisso? Sarebbe stato necessario che Santo Stefano, San Barnaba, San Paolo fossero degli archeologi per rappresentarsi un Gesù crocifisso dopo la sua morte. Quanto alla questione dell'errore storico, non si poneva nemmeno.

I Dodici? essi non potevano che seguire. Anche su di loro doveva agire, con qualche ritardo soltanto, lo spettacolo delle crocifissioni romane. E a coloro che potevano ancora esitare, Alessandro Tiberio, pochi anni dopo la conversione di San Paolo, si sarebbe incaricato una volta di più di far intendere come conveniva realizzare il programma di una messa in croce.

Era tutto altrimenti del carattere sacrificale della crocifissione. Evidentemente, le crocifissioni alla romana che i cristiani avevano sotto gli occhi erano tutte dei supplizi, mai dei sacrifici religiosi. Ma la differenza non era concreta, non era evidente come quella tra un crocifisso morto e un crocifisso vivo. E poi, il carattere sacrificale era un elemento di fede troppo importante per poter scomparire o modificarsi così facilmente. Lo spettacolo delle crocifissioni-supplizi non poté ottenere dalla tradizione cristiana, e lentamente, e difficilmente, e tardivamente, se non la combinazione delle due idee, supplizio e sacrificio, nella formula più tardi adottata dalla Chiesa: un sacrificio che si è operato sotto le specie di un supplizio... ed è ciò che constateremo più tardi.

Restava la questione del sangue versato.

L'inconscio dei primi cristiani supplì alla scomparsa dell'immolazione preliminare, utilizzando ciò che avevano a loro disposizione: l'inchiodatura e, secondariamente, il colpo di lancia.

Nella questione dell'inchiodatura, come in quella dell'immolazione preliminare, il punto di vista dello storico delle religioni non deve essere confuso con il punto di vista dei primi cristiani. Abbiamo detto quanto fosse difficilmente concepibile, da una parte, che il sacrificio espiatorio potesse compiersi senza una effusione di sangue, e, d'altra parte, se i fori dei chiodi, le ferite di una frusta o delle spine abbiano potuto originariamente bastare a procurarlo, quanto fosse inconcepibile che il sangue prezioso non sia sgorgato sotto il coltello del sacrificatore. Ma i primi cristiani non avevano alcun senso di quella necessità ierologica; si inchiodava solo eccezionalmente il corpo del crocifisso; lo si inchiodava però qualche volta; i cristiani immaginarono Gesù inchiodato sulla croce. L'inchiodatura sostituì l'immolazione.

Per le persone più esigenti, vi era il colpo di lancia. 

NOTE

[1] Si parlerà qualche riga più oltre del testo di Apocalisse 1:7.

[2] Giovanni 19:33-37.

[3] Zaccaria 12:10.

[4] Marco 15:43. Il vangelo secondo San Matteo trasforma il vino mischiato con mirra in vino mischiato con fiele; San Luca e San Giovanni sopprimono tutto. La spugna impregnata di aceto è altra cosa.

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