martedì 26 gennaio 2021

IL PUZZLE DEI VANGELIGli avversari

 (segue da qui)

6° Gli avversari

La vita e l'azione di Gesù costituiscono nei vangeli un conflitto che, sul piano umano, volge in tragedia. Bisogna quindi chiederci contro chi è ingaggiata la lotta. La risposta a quella domanda è molto difficile: non soltanto i nostri testi non concordano, ma vi si rileva una evoluzione. Tra le epistole paoline, il primo e l'ultimo vangelo, l'avversario è cambiato almeno due volte.

I DEMONI — Se si considera il Cristo un personaggio celeste, disceso o incarnato per la salvezza del mondo, è normale che la sua lotta si ingaggi contro le potenze malvagie, contro i demoni. Anche se esistono uomini asserviti a queste potenze nefaste, non si potrebbe tenerli per responsabili; proprio al contrario, è a costoro principalmente che deve beneficiare il sacrificio del Salvatore. 

Restano alcune vestigia di quella concezione nei vangeli, ma è passata in secondo piano. Gesù è venuto proprio a cercare la pecora smarrita [140] e a chiamare i peccatori; [141] ma lo vediamo troppo spesso maledire o insultare i suoi avversari umani perché si possano considerare i demoni i suoi nemici diretti.

Concretizzare il male in un potere malvagio, che sia un dio, un arcangelo decaduto o un'armata di piccoli diavoli, equivale sempre ad ammettere un dualismo puerile, un manicheismo larvato. I platonici ritengono, al contrario, che l'uomo faccia il male in seguito ad un errore di giudizio, cosa che fonda la sua responsabilità; ma quale responsabilità si può attribuire ad un uomo posseduto da diversi demoni? La contraddizione non è mai rimossa. Il dualismo iracheno, ben prima di Mani, aveva penetrato il pensiero ebraico, e il libro di Enoc contiene un'intera dottrina sui demoni. Ciò che se ne è trattenuto nei vangeli è nel contempo elementare e accessorio. 

L'apostolo Paolo insegnava che il Cristo era stato messo a morte dagli «arconti», che non sono capi temporali, ma, come ho spiegato, divinità malvagie. Presentare gli arconti come gli avversari del Salvatore equivale ad enunciare al contempo una dottrina logica e assorbire tutto il contenuto della Gnosi e dei misteri pagani.

Con Marcione facciamo un passo in più, poiché gli «arconti» utilizzano i potenti di questo mondo per condannare Gesù; ma i veri avversari, seppur nascosti, restano le potenze malvagie alle quali la virtù del dio salvatore strapperà le anime.

Nei vangeli non ci sono più arconti, sono i capi religiosi ebrei che decidono la morte di Gesù. Non si dice che sarebbero allora posseduti dal demonio, [142] si fa loro portare al contrario tutto il peso della loro decisione.

Ci sono ancora demoni, nei vangeli, ma sono dei buoni piccoli diavoli. Si inseriscono nel corpo di alcuni disgraziati, ma basta una formula per scacciarli. Succede che un uomo sia posseduto da sette demoni allo stesso tempo, [143] o anche da una «legione» di demoni, [144] ma basta dire: «Spirito impuro, esci da quest'uomo» e il demone obbedisce: questo è ciò che si definisce un esorcismo. Allo stesso modo, Gesù guarisce un epilettico comandando al demonio di uscire da lui. [145]

Beninteso, per riuscire così facilmente quella operazione, bisogna avere autorità sui demoni. Ma questo potere è trasmissibile; inviando i suoi discepoli a predicare altrove, Gesù conferisce loro «autorità e potere su tutti i demoni», [146] il che include il potere di «guarire ogni male». [147] Questo tipo di vittoria è quindi troppo facile.

GLI AVVERSARI UMANI — Se la dottrina cristiana fosse, come si è detto troppo spesso, una dottrina di rivoluzione sociale, si troverebbero gli avversari tra i ricchi e i potenti, presi in tale veste. Ma se Gesù se la prende spesso coi ricchi, non è coi soli ricchi, come tali, che si oppone; e i potenti, come il Sinedrio, non saranno condannati perché detengono il potere. Il conflitto che oppone Gesù ai suoi avversari è un conflitto religioso, sull'interpretazione della legge divina. Così vediamo che gli avversari designati sono, più spesso, gli scribi, i Farisei, i Sadducei e i sommi sacerdoti. Sono molte persone, e benché si abbia l'aria di confondere tutti loro in una stessa riprovazione, bisogna comunque stabilire delle distinzioni. 

GLI SCRIBI — Sono spesso introdotti come avversari di Gesù, quasi sempre con i Farisei, al punto che l'espressione «scribi e Farisei» sembra un luogo comune nei vangeli. Questo è esatto solo in parte: se il reclutamento degli scribi si faceva soprattutto tra i Farisei, vi erano scribi non farisei, e ancor più dei Farisei insufficientemente istruiti per essere scribi.

Infatti gli scribi non sono semplici copisti, sono personaggi eruditi, che si chiamano anche «dottori della legge». Alcuni tra loro, fin dalla regina Alessandra, sono membri del Sinedrio. Li si venera, poiché interpretare la Legge divina è una funzione sacra, — i sacerdoti essendo piuttosto consacrati al servizio del culto. Gli scribi tengono scuola, e diversi sono pervenuti ad un'elevata notorietà, come Hillel, morto nell'anno 10 della nostra era, e suo nipote Gamaliele: i loro commentari della Legge formano una parte importante del Talmud. 

Si è sorpresi di vedere come gli scribi vengono derisi nei vangeli. Gli si rimprovera di indossare lunghi abiti, di ricevere saluti in luogo pubblico, di avere i primi seggi nelle sinagoghe e persino nei banchetti: [148] gelosia meschina a riguardo di personaggi venerati per la loro scienza, e che si ritorcerebbe facilmente contro il clero cattolico. Ma anche la loro scienza è derisa: perché i dotti, per attirare l'attenzione su questo punto, avevano detto in modo figurato che lo studio della Torà era più importante della costruzione del Tempio o persino del dovere verso i genitori, Gesù li rimprovera di annullare il comandamento di Dio verso il padre e la madre; [149] questa è una chiara incomprensione, dove la buona fede non è dalla parte di Gesù.

Come ci è nota, la dottrina degli scribi non è, in fondo, molto lontana da quella che si presterà a Gesù, e questi si comporta spesso come un dottore della legge. Per esempio, si aveva creduto di imbarazzare Hillel domandandogli di esporre l'essenziale della Legge finché un uomo potesse reggersi su un solo piede, e Hillel aveva vinto questo primo «cronometro umano» rispondendo: «Non fare ad altri quel che tu non vuoi che si faccia a te, questa è tutta la legge». Similmente uno scriba o un legista credette di imbarazzare Gesù chiedendogli quali sono i principali comandamenti; Gesù risponde che il primo è l'amore di Dio, e il secondo: «Amerai il tuo prossimo come te stesso», [150] il che non è che una citazione dal Deuteronomio. [151] Non soltanto il metodo è lo stesso, ma l'insegnamento è così analogo che si è potuto trovare nelle espressioni del Talmud un insegnamento pre-cristiano.

Allora perché quella ostilità verso gli scribi? Si potrebbe rispondere che si tratta di polemiche, e che i dotti non sono sempre d'accordo tra di loro: non esistevano forse 300 punti di divergenza tra l'insegnamento di Hillel e quello del suo rivale Shammai? Ma il disprezzo degli evangelisti nei riguardi degli scribi sembra essere basato su una sorta di egualitarismo, ben conosciuto nelle prime comunità cristiane: «Ma voi non fatevi chiamare rabbì, perché uno solo è il vostro maestro e voi siete tutti fratelli». Ciò non ha impedito alla Chiesa di istituire un'intera gerarchia e di chiamare il suo capo «papa», a dispetto del seguito del divieto: «Non chiamate nessuno padre sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello del cielo». [152]

I FARISEI — Ho rilevato 18 occasioni diverse in cui Gesù si oppone ai Farisei o li maltratta, e inoltre 11 passi in cui se la prende insieme con gli scribi e i Farisei. Bisogna ancora aggiungervi le 4 espressioni che prendono di mira gli «ipocriti», questo termine essendo riservato di preferenza ai Farisei. Ecco dunque, sembra, l'avversario principale.

Come per gli scribi, ci si potrebbe stupire. I Farisei ci sono ben noti, grazie a Giuseppe e secondo le opere degli autori ebrei: tutti gli storici devono convenire oggi che i Farisei sono ingiustamente calunniati nei vangeli, e che sono ben lontani dal meritare il rimprovero d'ipocrisia. «Le severità con cui gli eruditi hanno così a lungo e così pesantemente oberato il fariseismo si spiegano con la troppa fiducia accordata alle asserzioni dei vangeli». [153] Anche gli scrittori cattolici ne convengono: «La fede religiosa dei farisei era certamente profonda, solida ed esigente. Non scendeva a compromessi. Ed è un errore madornale fare, come avviene spesso, [154] della parola fariseo un sinonimo di ipocrita». [155]

Quali sono le principali rimostranze nei riguardi dei Farisei? Essi sono «amanti del denaro», [156] sono orgogliosi, [157] sono ipocriti, [158] e infine raccomandano un formalismo senza carità, fanno prevalere la lettera sullo spirito della Legge. [159] Che vi siano stati, nella setta dei Farisei, uomini di questo genere, è probabilissimo: i Farisei sono borghesi, spesso ricchi, hanno avuto accesso recentemente a incarichi onorifici, se ne vantano e il loro orgoglio può opprimere il popolo. Sono conservatori, il che non vuol dire ipocriti, ma ansiosi di conservare i loro vantaggi. È per contro totalmente inesatto rimproverarli per il loro formalismo, quando il farisaismo si separa [160] dal giudaismo tradizionale proprio perché ammette un'evoluzione della legge religiosa; molte frasi dei rabbini farisei, in particolare quelle di Hillel, sono molto vicine al cristianesimo, che le ha forse attinte da lui. Non vi è dunque alcuna ragione di trattarli da «razza di vipere» [161] o da «sepolcri imbiancati», [162] o di maledirli così violentemente come fa Gesù. [163

Siccome ci sono contraddizioni dappertutto nei vangeli, è necessario segnalare che ci vengono presentati una volta i Farisei come se avessero voluto salvare Gesù. [164] Si deve anche fare un'eccezione per Nicodemo, favorevole a Gesù. [165] Ma nel complesso sono i sentimenti di odio che dominano nei confronti dei Farisei.

Bultmann pensava che una tale ostilità sarebbe potuta nascere solo negli ambienti ellenistici. Ma quell'opinione deve essere rivista dal momento che si conosce l'influenza degli Esseni: questi si opponevano in effetti ai Farisei, ed è senza dubbio là che va ricercata l'origine di una ostilità, ben difficile da spiegare altrimenti. Le principali rimostranze dell'Essenismo contro i Farisei si ritrovano nei vangeli: amore per la ricchezza al quale si oppone la virtù della povertà, ricerca di onori e di incarichi ufficiali, da cui l'orgoglio al quale si oppone la virtù dell'umiltà, culto pubblico, anzi ostentato, al quale si oppone la preghiera intima venuta dal cuore. E naturalmente si tratta sempre da ipocrita colui che non mette esattamente la sua condotta in relazione con i suoi credi o il suo insegnamento: «Fate dunque e osservate tutte le cose che vi diranno, ma non fate secondo le loro opere, perché dicono e non fanno». [166] In questo senso, il cristianesimo conterà anche un sacco di farisei.  

I SADDUCEI — Ben più raramente presi di mira, sembra che il partito dei Sadducei avrebbe dovuto essere l'oggetto dei principali attacchi di Gesù. Infatti i Sadducei sono i nobili, i potenti; dai loro ranghi escono tutti i sommi sacerdoti; essi detengono dalla loro intesa con i Romani un potere considerevole e lo usano a loro profitto. Infine, nella versione attuale dei vangeli, essi sono i principali responsabili della morte di Gesù.

Ben di più, a differenza dei Farisei, essi non credono nell'immortalità dell'anima. È quindi molto logico trovarli come contraddittori nel dibattito sulla resurrezione: [167] gli evangelisti avevano letto Giuseppe. Salvo quella polemica senza conseguenza, si trovano i Sadducei solo associati ai Farisei, [168] e come co-protagonisti. Si può essere sorpresi di quella assimilazione, ma bisogna ben convenire che i vangeli si interessano pochissimo ai Sadducei come tali. Li ritroveremo nella persona dei sommi sacerdoti. 

I SOMMI SACERDOTI — Dissipiamo fin da subito un equivoco: non vi era che un solo sommo sacerdote in carica, ma, siccome cambiava spesso, più persone potevano conservare il titolo nello stesso tempo. È il caso di Anna, predecessore e suocero di Caifa. Sembra addirittura che l'appellativo «sommo sacerdote» sia stato utilizzato, in particolare da Giuseppe, per designare ogni persona che deteneva un'alta funzione sacerdotale, — e civile di conseguenza, poiché «il governo della nazione era affidato ai sommi sacerdoti». [169] Gli Esseni si opposero a questa concentrazione di poteri.

Sono quindi logicamente i sommi sacerdoti che decidono di far arrestare Gesù, [170] che pagano per questo il tradimento di Giuda; [171] sono i sommi sacerdoti, riuniti nel Sinedrio, che decidono: «Egli merita la morte». [172]

Ma le cose sono molto meno chiare, se ci domandiamo perché i sommi sacerdoti vogliono la morte di Gesù. Gli evangelisti non ne sanno nulla: perché ha bestemmiato, secondo Marco, che segue Matteo; [173] perché si sarebbe detto il Figlio di Dio, secondo Luca; [174] perché aveva resuscitato Lazzaro, dice Giovanni, [175] o ancora perché si teme che catturi i favori della folla. [176] Tutto ciò è incoerente.

Sappiamo da Giuseppe che numerosi esaltati si pretesero allora il Messia, e non sembra che si sia ogni volta disturbato il Sinedrio. La polizia romana interviene solo allorché essi attirano una truppa in armi — cosa che, a parte l'episodio delle spade prima dell'arresto, non sembra essere il caso di Gesù. Ben di più, i sommi sacerdoti dovevano condividere l'attesa messianica, e sapere che ogni resistenza alla volontà di Dio sarebbe allora empia e senza speranza: è difficile immaginare che i miracoli, segni attesi, incitassero proprio l'alto clero a sollevarsi contro l'inviato di Dio. 

D'altronde, bisogna mettere queste teorie in accordo con un elemento essenziale del problema: il sacrificio di Gesù è volontario; è lui che sceglie di morire per la salvezza del mondo, e lo annuncia in più riprese. Eppure Luca gli fa proclamare quella assurdità: bisogna che il Figlio dell'uomo sia consegnato, «ma guai a quell'uomo per mezzo del quale egli è tradito». [177] Troviamo là due strati successivi nella leggenda di Gesù: egli è prima di tutto il dio salvatore, che le potenze del male faranno perire, ma che trionferanno su di loro per la salvezza del mondo, e in quella concezione, sono gli «arconti» o Satana che devono farlo morire. Ma in seguito si insinuò nel cristianesimo un sempre crescente anti-giudaismo, e si attribuì allora, ai sommi sacerdoti dapprima, a tutti gli ebrei in seguito, la morte di Gesù. Ho già segnalato le impossibilità giuridiche e morali del processo davanti al Sinedrio, sconosciuto dal IV° Vangelo. Tutte le accuse contro i sommi sacerdoti hanno probabilità di essere altrettanto artificiose e tardive.

 GLI EBREI — La sostituzione degli ebrei alle potenze demoniache è chiara nel IV° Vangelo: laddove i sinottici oppongono a Gesù gli scribi o i farisei, il Vangelo di Giovanni dice solamente «i Giudei». [78]  La volontà di accusare gli ebrei in blocco è pervenuta al termine della sua evoluzione.

Ciò che importa dimostrare è che gli ebrei avevano perso il favore divino, che non erano più il popolo eletto, e che Dio aveva contratto con i cristiani una «Nuova Alleanza».

Non è contraddittorio prestare a Gesù tanti miracoli, e assicurare che gli ebrei non avevano creduto in lui? È perché, ci spiega Giovanni, Dio ha volontariamente accecato gli ebrei, come aveva predetto Isaia, [179] che non ha voluto la conversione degli ebrei. [180] Ma allora gli ebrei non dovrebbero essere resi responsabili della loro incredulità! Tali obiezioni non possono fermare gli evangelisti; tutto è stato predetto, tutto è avvenuto secondo le profezie. Non siamo in presenza di racconti storici, ma dell'interpretazione mistica e aberrante di testi precedenti, che peraltro non avevano per nulla detto ciò che se ne è ricavato. 

Non è però escluso che il supplizio di Gesù sia ispirato a quello del Maestro di Giustizia, anch'egli vittima dell'alto clero: è il «sacerdote empio» che lo ha consegnato nelle mani dei suoi nemici, [181] e il ruolo di Caifa e dei sommi sacerdoti nella passione di Gesù è forse solo un ricordo del crimine attribuito a Ircano II. [182]

Non si dimenticherà infine che i vangeli conservano tracce di un atteggiamento ben diverso nei confronti degli ebrei. Marcione voleva separare il cristianesimo dall'ebraismo; il suo Cristo veniva ad abolire la legge ebraica, era dunque logico che suscitasse l'ostilità dei circoli religiosi ebraici. Ma quando si capovolse l'espressione di Marcione, per far dire a Gesù che egli venne a «compiere» (e non ad abolire) la legge di Mosè, si potrebbe pensare che questo capovolgimento fosse l'opera di giudaizzanti, di «giudeo-cristiani». Ma se questi hanno trionfato, appaiono ostili agli Ebrei tanto quanto Marcione! La sola differenza proviene dal fatto che essi continuano ad utilizzare l'Antico Testamento, ma alla loro maniera, aggiungendovi contro gli ebrei l'idea di una «Nuova Alleanza».

Sussistono quindi, nei nostri vangeli, almeno due strati successivi di testi contro gli ebrei: quelli di Marcione che si sono conservati, e quelli che vi si sono aggiunti in virtù della nuova dottrina. Non è sempre facile distinguerli. 

Se i primi, provenienti da Marcione, sono anteriori al 150, a quando datano i secondi? Per saperlo, sarebbe necessario poter precisare la data esatta della rottura tra la «grande chiesa» e l'ebraismo: è probabile che ciò non sia avvenuto in un solo giorno. La rottura non era ancora realizzata, quando l'Apocalisse fu annessa da un autore cristiano intorno al 95. Per contro, sappiamo che, al momento della rivolta di Bar Kokhba nel 132, la maggior parte dei cristiani si unì alla causa romana: è logicamente quindi da questi eventi che si deve datare la rottura, anche se esisteva già un movimento precedente in questo senso.

Non è quindi sorprendente che il IV° Vangelo, il più tardivo, sia il più ostile agli ebrei. Ma esso contiene ancora tracce di una tesi contraria, poiché vi è ancora detto che «la salvezza viene dai Giudei». [183] Ancora una volta, constatiamo che si sono cuciti insieme dei frammenti che non concordano.

NOTE

[140] Matteo 18:12-14, Luca 15:4-7.

[141] Marco 2:17, Matteo 9:13, Luca 5:32.

[142] Ciò che si dirà di Giuda (Giovanni 14:30).

[143] Matteo 12:45, Luca 11:26.

[144] Marco 5:1-14, Matteo 8:28-34, Luca 8:26-34.

[145] Marco 9:20-27, Matteo 17:14-21, Luca 9:38-42.

[146] Marco 6:7.

[147] Matteo 10:1, Luca 9:1.

[148] Marco 12:38-39, Matteo 23:5-8, Luca 20:46.

[149] Marco 7:8-13.

[150] Marco 12:28-34, Matteo 22:34-40, Luca 10:25-28.

[151] Deuteronomio 6:5.

[152] Matteo 23:8.

[153] GUIGNEBERT, Le monde juif vers le temps de Jésus (Albin Michel), pag. 214.

[154] A causa dell'insegnamento della Chiesa!

[155] DANIEL-ROPS, La vie quotidienne en Palestine au temps de Jésus (Hachette), pag. 472.

[156] Luca 16:14.

[157] Si veda Luca 18:9-14.

[158] Luca 12:15 e 16:15, Matteo 23:13, 15, 23, 27, 29, ecc.

[159] In particolare quanto al rispetto del sabato.

[160] Fariseo vuol dire «separato» (da pharad).

[161] Matteo 23:33, Luca 3:7.

[162] Matteo 23:27.

[163] In particolare Matteo 23:13-36.

[164] Luca 13:31.

[165] Giovanni 7:50.

[166] Matteo 23:3.

[167] Marco 12:18, Matteo 22:23, Luca 20:27.

[168] Matteo 16:1 e 16:6.

[169] GIUSEPPE, Antichità Giudaiche 20:10.

[170] Marco 14:1, Matteo 26:3-4, Luca 22:2, Giovanni 11:53.

[171] Marco 14:10, Matteo 26:14, Luca 22:3.

[172] Marco 14:64, Matteo 26:66.

[173] Marco 14:64, Matteo 26:65.

[174] Luca 22:71.

[175] Giovanni 11:47-53.

[176] Giovanni 12:18.

[177] Luca 22:22.

[178] Giovanni 2:20, 5:10, 8:52, 10:24, ecc.

[179] Citazioni congiunte di Isaia 53:1 e 6:9-20.

[180] Giovanni 12:37-41.

[181] Commentario di Abacuc. 

[182] Questa è l'identificazione più probabile del «sacerdote empio». Si veda A. RAGOT, Autour du Maître de Justice, Cahier E. Renan, N° 43.

[183] Giovanni 4:22.

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