giovedì 31 dicembre 2020

IL PUZZLE DEI VANGELIIl Cristo delle Scritture

 (segue da qui)

3° Il Cristo delle Scritture

Bisogna davvero ammettere che, se non ne fossimo informati dagli stessi evangelisti, noi non ci saremmo probabilmente sognati di andar ad attingere dall'Antico Testamento certi testi, del tutto irrilevanti, per confrontarli a ciò che se ne è ricavato. La natura profetica di un frammento dell'Antico Testamento non è una qualità apparente, dipende dalle meditazioni dei dotti ebrei (o esseni), molto adatti a edificare una costruzione inaspettata sulla frase più banale. In effetti, la natura profetica di un testo si riconosce per noi dal fatto che è stato utilizzato come tale.

È il più delle volte Matteo che ce ne informa, insistendo sulla realizzazione delle profezie; di solito ci dice che una tal cosa è accaduta «perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta». [57] Nei casi di questo genere, non ci possono essere dubbi sull'utilizzo del testo dell'Antico Testamento, e di conseguenza sullo stesso utilizzo fatto da Marco o Luca, anche se questi non citano la loro fonte. Si è talvolta sorpresi di tutto quel che è stato costruito su un testo banale, ma l'immaginazione degli esegeti era allora fertile, come testimonia il «commentario di Abacuc» scoperto a Qumran. Lo stesso procedimento, con riferimento, si trova anche in Giovanni. [58]

Altre volte, i nostri autori non citano la loro fonte, ma un confronto permette di constatare che in realtà si sono serviti di un passo dell'Antico Testamento, senza che noi sappiamo perché hanno preferito tacere la loro dipendenza.

A volte infine vediamo testi dell'Antico Testamento richiamati o utilizzati senza alcun vantaggio apparente. Confesso che diversi confronti mi sarebbero sfuggiti, se non fossero segnalati dalla Sinossi. Per esempio, era necessario ricorrere ai profeti per sostenere l'espressione dei sinottici che fanno dire a Gesù: «ogni cosa è possibile a Dio» ? [59]

Senza poter enumerare qui tutti i testi dell'Antico Testamento usati nei vangeli, mi sembra interessante segnalare e analizzare i principali, per far emergere meglio il procedimento. Mi limiterò ai prologhi della natività e ai racconti della passione.

I PROLOGHI — Trascuriamo innanzitutto il «Magnificat» che canta Maria [60] nel prologo di Luca, [61] benché contenga non meno di dieci riferimenti biblici, perché i testi antichi vi conservano ancora la loro natura profetica o di anticipazione. Non è lo stesso per il prologo di Matteo, dove i richiami sono presentati come prove di ciò che si è già realizzato:

a) l'intera concezione verginale di Maria si basa su un passo di Isaia: «Ecco, la giovane ragazza concepirà e partorirà un figlio», [62] nel quale la traduzione greca ha introdotto un controsenso sostituendo alla parola «giovane ragazza» la parola «vergine». Matteo, utilizzando la Septuaginta, dà nondimeno questo testo come prova, [63] come se il dogma della nascita verginale derivasse da questo errore di traduzione; [63*

b) Marco, che fa apparire Gesù adulto al suo primo capitolo, come Marcione, non aveva da preoccuparsi del luogo di nascita, ma gli dà Nazaret come luogo di origine. [64] Quando si aggiunsero a Matteo e a Luca dei prologhi destinati a precisare, contro Marcione, il fatto della natività, la questione del luogo si pose. Lo scrittore di Matteo conosce la profezia [65] secondo la quale il Messia doveva uscire da Betlemme di Giuda. Per realizzare quella profezia, alla quale egli si riferisce espressamente, non esita a collocare la nascita di Gesù a Betlemme, al tempo del re Erode. [66] Ma Luca vuole spiegare lo spostamento di Maria a Betlemme, e ritarda la natività fino al tempo del censimento di Quirino, undici anni dopo la morte di Erode, immaginando quell'assurdità di un editto che imponeva a ciascun ebreo (e anche alle donne) di andare a farsi censire nel proprio luogo di nascita. [67] Tutto ciò che si sa, come si vede, è che bisogna situare l'evento a Betlemme, perché ciò è stato annunciato, ma ciascuno sistema la cosa alla sua maniera; 

c) è perché Osea aveva scritto: «Dall'Egitto ho chiamato mio figlio» [68] che si invierà la sacra famiglia a vagare in Egitto. Ma per giustificare questo viaggio, si inventerà il massacro degli innocenti, facendolo predire da Geremia. [69] Tutti gli storici accetteranno in seguito quella favola, che nessun autore pagano conosce, e che Giuseppe, così ostile a Erode, non segnala nemmeno. Così ciascuno ricama liberamente su un testo, perché questo testo, dal momento che figura nella raccolta, deve essere utilizzato.

LA PASSIONE — È nei racconti della Passione che l'utilizzo sistematico dei testi profetici appare più netto. Sembra però che le circostanze della morte di Gesù avrebbero dovuto lasciare ricordi precisi: i nostri autori non sanno praticamente nulla che non sia stato predetto. [70]

Gesù fa dapprima un'entrata a Gerusalemme, in groppa ad un asinello: curioso equipaggio, ma che non risulta da ricordi reali. Ciò accadde, spiega Matteo, [71] «perché si adempisse ciò che era stato annunciato dal profeta», nel caso specifico Zaccaria, [72] che menziona in effetti l'asina e l'asinello. Matteo, che esagera sempre, e seguendo peraltro Zaccaria alla lettera, fa persino sedere Gesù su entrambi gli asini alla volta, cosa che doveva essere una posizione scomoda: «egli vi montò sopra». Marco e Luca si accontentano dell'asinello.

Gesù si reca al Tempio, cosa che può sembrare normale per un pio ebreo, ma questo perché Malachia aveva predetto: «E subito entrerà nel suo tempio il Signore, che voi cercate». [73] Egli caccia i mercanti dal Tempio, invocando al contempo Isaia e Geremia riuniti, [74] come ho segnalato. I due testi erano certamente uniti nella raccolta, poiché i tre sinottici li accostano qui. [75] Ma potrebbe darsi che si sia anche utilizzato Zaccaria: «E in quel giorno non ci saranno più mercanti nel tempio di Jahvé». [76]

Il tradimento di Giuda è naturalmente annunciato dalla Bibbia nei suoi minimi dettagli: il traditore è colui «che mangia il mio pane (e che) ha alzato contro di me il suo calcagno», [77] e il prezzo del tradimento, trenta denari (o sicli) era anche stato predetto da Zaccaria. [78]

Gesù può ritirarsi solo sul Monte degli Ulivi, poiché un testo famoso di Zaccaria, che utilizzarono altri presunti Messia, [79] lo aveva annunciato: «In quel giorno i suoi piedi si poseranno sopra il monte degli Ulivi». [80] Presumendo il peggio, egli sa solo citare il Salmo: «La mia anima è triste», [81] o, se preferite la versione di Giovanni, il verso seguente dello stesso Salmo: «La mia anima è abbattuta» (o piange). Gesù, poteva d'altronde agire diversamente dal suo antenato Davide, che era salito di notte sul monte degli Ulivi, piangendo, dopo il tradimento di Achitofel ? [82

Dopo il suo arresto, i suoi discepoli si disperdono, come aveva predetto Zaccaria. «Percuoti il pastore e le pecore saranno disperse». [83] Un soldato ha levato la spada contro di lui, in applicazione dello stesso testo: «Insorgi, spada, contro il mio pastore».

Al momento dell'arresto, vediamo in Marco un giovane, vestito solamente di un lenzuolo, a cui si toglie questa veste e che fugge tutto nudo. [84] Questo episodio, totalmente inutile, sarebbe un ricordo autentico? No, è ricavato dal profeta Amos. [85] Siccome doveva figurare nella raccolta, Marco ha creduto di doverlo utilizzare, ma Matteo o Luca, non vedendo l'interesse, l'hanno lasciato cadere.

Gesù è condannato da Pilato, come l'aveva annunciato Isaia, di cui parlerò più oltre. Come in Isaia, egli non si difende, «come un agnello che è condotto al macello». [86]

È colpito da bastoni, come l'aveva previsto Michea: «Colpiscono con la verga la guancia del giudice d'Israele», [87] e, come l'aveva annunciato Isaia, «non ha sottratto il suo volto agli insulti e agli sputi». [88]

Contrariamente alla legge ebraica, viene ucciso sul posto, benché sia il tempo della Pasqua, a causa del simbolismo dell'agnello pasquale. Ma che bisogno c'è di far uccidere, nello stesso giorno proibito, due ladri comuni ? È, precisa Marco, [89] affinché fosse ancora realizzata la profezia, molto approssimativa, di Isaia: «Gli si diede sepoltura con gli empi», [90] o forse anche «è stato annoverato fra i malfattori». [91]

Durante il suo supplizio sulla croce, i passanti si deridono di lui scuotendo la testa, poiché conoscono bene, pure loro, il Salmo: «Mi scherniscono quelli che mi vedono, storcono le labbra, scuotono il capo». [92] Egli ha sete, e voi pensate che questo sia normale in questo stato; no, è perché lo stesso Salmo lo aveva previsto: «È arido come un coccio il mio palato, la mia lingua si è incollata alla gola». [93] Allora gli si dà da bere una singolare bevanda, miscuglio difficile da improvvisare: dell'aceto con del fiele. Questo perché un altro Salmo aveva predetto: «Mi hanno dato da bere aceto per dissetarmi», [94] e Matteo, che ricama sempre, vi ha aggiunto il fiele di sua propria autorità; Marco vi aggiunge solo della mirra, [95] e Luca ignora la bevanda.

Morendo, Gesù poteva solo citare un Salmo, non si sa benissimo quale, purché questo sia una citazione. Marco gli fa citare il Salmo di Davide: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?», [96] e Matteo riprende la stessa citazione. Ma ciò non è piaciuto a Luca, che ha preferito un'espressione più dignitosa: «Nelle tue mani io rimetto il mio spirito». [97] Giovanni, probabilmente consapevole dell'improbabilità di tali citazioni in un tale momento, gli fa solamente bere l'aceto, siccome ciò era stato predetto, e constatare allora: «Tutto è compiuto». [98]

Restano però ancora alcune profezie da realizzare. Ecco perché i soldati si spartiranno le vesti del condannato tirandole a sorte, siccome ciò era stato annunciato: «Hanno spartito fra loro le mie vesti, e hanno tirato a sorte la mia tunica». [99] Contrariamente all'uso, non gli si spezzeranno le ossa, poiché un Salmo aveva così deciso: «Egli preserva tutte le sue ossa, non se ne spezza neanche uno». [100] E siccome i sinottici hanno dimenticato un testo insignificante: «Essi guarderanno a colui che hanno trafitto», [101] si approfitterà della stesura tardiva del IV° vangelo per aggiungervi il colpo di lancia del soldato romano. [102

Tutto è ben fatto, in effetti, vale a dire si sono utilizzati tutti i testi profetici della raccolta. Cosa pensare di un racconto così composto di citazioni? Che si sia arrivato a comporre un racconto coerente, con l'aiuto di questi riferimenti riuniti artificialmente, potrebbe sorprenderci, se non sapessimo che esisteva un canovaccio, un'idea ispiratrice tratta dal testo di Isaia.

ISAIA — È meditando sul capitolo 53 di Isaia che si era fabbricata l'immagine, piuttosto eccezionale in ambiente ebraico, di un Messia umiliato e martirizzato:

«Non aveva né dignità né bellezza, per attirare gli sguardi.

Non splendore per poterci piacere;

Disprezzato e reietto dagli uomini...

Disprezzato, non lo abbiamo tenuto in considerazione.

Eppure egli ha preso su di sé le nostre malattie,

Si è addossato i nostri dolori...

Egli è stato trafitto per i nostri delitti, schiacciato per le nostre iniquità;

Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui,

per le sue piaghe noi siamo stati guariti...

Maltrattato, si lasciò umiliare,

Non aprì la sua bocca,

Come un agnello condotto al macello...», ecc. 

Guignebert aveva messo in dubbio l'utilizzo di questo testo, [103] col motivo che non era certo che si sia attribuito a Isaia una natura profetica. L'obiezione è sorprendente: un riferimento esplicito al capitolo 42 di Isaia figura in Matteo, [104] e Guignebert non aveva letto la lettera di Clemente ai Corinzi, in cui l'autore romano cita integralmente, [105] come unico racconto della passione, il capitolo 53 di Isaia? Ma se sussistevano alcuni dubbi, sono stati rimossi dopo la scoperta dei manoscritti del mar Morto, che ha permesso di confermare la natura profetica di Isaia, almeno per gli Esseni: «È ormai certo — e questa è una delle più serie rivelazioni dei ritrovamenti del Mar Morto — che il giudaismo, nel I° secolo PRIMA di Gesù Cristo, ha visto fiorire, attorno alla persona del Maestro di Giustizia, tutta una teologia del Messia sofferente, del Messia redentore del mondo». [106]

Certamente, quella concezione del Messia che soffre e muore per il riscatto degli uomini poteva allora essere elaborata solo dai mistici, come lo erano i solitari di Qumran. La maggioranza del popolo ebraico, appoggiandosi ad altre profezie più vantaggiose, aspettava un altro Messia, una sorta di signore della guerra che avrebbe ristabilito Israele nella sua potenza. Ma dopo il disastro del 70, era necessario davvero ripensare queste profezie, riconoscere i propri errori: è allora, in una nazione umiliata, oppressa, che l'idea di un Messia sofferente apparirà come l'unico mezzo per non far mentire le profezie. Allora si rimprovererà di non aver sufficientemente meditato su Isaia, che solo alcuni (in particolare gli Esseni) avevano compreso. Nessun dubbio che al momento della stesura dei vangeli, Isaia, e in particolare il suo capitolo 53, abbia ampiamente figurato nella raccolta che servirà a costruire il racconto della vita e della morte di Gesù. 

NOTE

[57] Matteo 1:22. Si veda anche 2:5, 2:15, e 17, 3:3, 4:14, 13:35, 21:4, ecc. 

[58] Per esempio Giovanni 19:36-37.

[59] Marco 10:27, Matteo 19:26, Luca 18:27. L'espressione può provenire da Zaccaria (8:6) o da Giobbe (42:2).

[60] Negli antichi manoscritti, il Magnificat è attribuito a Elisabetta.

[61] Luca 1:46.

[62] Isaia 7:14.

[63] Matteo 1:23.

[63*] Già rilevato dall'ebreo Trifone nel suo dialogo con Giustino. Non è escluso che la Settanta abbia un po' «cristianizzato» Isaia.

[64] Marco 6:1.

[65] Michea 5:1.

[66] Matteo 2:1.

[67] Luca 2:3.

[68] Osea 1:1.

[69] Matteo 2:18, con riferimento esplicito a Geremia 31:15.

[70] Tranne il processo davanti al Sinedrio, che sarà inventato più tardi per incolpare gli ebrei.

[71] Matteo 21:4-7.

[72] Zaccaria 9:9.

[73] Malachia 3:1.

[74] Isaia 56:6 e Geremia 7:11.

[75] Marco 11:17, Matteo 21:13, Luca 19:46.

[76] Zaccaria 14:21.

[77] Salmo 41:10.

[78] Zaccaria 11:12.

[79] Come quell'Egiziano (certamente ebreo) che, al tempo del procuratore Felice, vi avrebbe radunato 4000 sicari (Atti 21:38) o 30000 secondo Giuseppe (Guerra Giudaica, 2:13:5, si veda Antichità 20:8:6). Si trattava di una insurrezione armata, che fu severamente repressa. 

[80] Zaccaria 14:4.

[81] Salmo 42:6-7.

[82] 2 Samuele 15:30-31.

[83] Zaccaria 13:7.

[84] Marco 14:51-52.

[85] Amos 2:16.

[86] Isaia 53:7.

[87] Michea 4:14.

[88] Isaia 50:6.

[89] Marco 15:28.

[90] Isaia 53:9.

[91] Isaia 53:12.

[92] Salmo 22:8.

[93] Salmo 22:16.

[94] Salmo 69:22.

[95] Marco 15:23.

[96] Salmo 22:2.

[97] Salmo 31:6.

[98] Giovanni 19:30.

[99] Salmo 22:19.

[100] Salmo 34:21, citato da Giovanni 19:36. Si veda anche Esodo 12:46.

[101] Zaccaria 12:10.

[102] Giovanni 19:34-37.

[103] GUIGNEBERT, Jésus, pag. 71.

[104] Matteo 12:17-21.

[105] Epistola di Clemente 16:3-14.

[106] DUPONT-SOMMER, Aperçus préliminaires sur les manuscrits de la mer Morte, pag. 116.

Nessun commento: