domenica 25 ottobre 2020

LA PASSIONE DI GESÙ: FATTO DI STORIA O OGGETTO DI CREDENZAIl Vangelo secondo Marco è una biografia di Gesù?



Il Vangelo secondo Marco è una biografia di Gesù?

Opera possente di istruzione religiosa popolare, tale appare nella sua composizione e nella sua forma il Vangelo di Marco; ma vi si vede la preoccupazione di presentare con esattezza una vita di Gesù?

Il libro comincia con una brusca presentazione di Giovanni, che «si presentò a battezzare nel deserto, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati» (1:4), senza che alcuna indicazione  sia data sulle sue origini. Gesù è poco dopo (1:9) introdotto altrettanto bruscamente: «In quei giorni Gesù venne... e fu battezzato nel Giordano da Giovanni»... In quale stagione, in quale anno Si collocano «quei giorni»? Il contesto ce lo lascia ignorare. Siamo trasportati, per così dire, fuori dal tempo». Con quale intenzione Gesù «si recava da Giovanni? Nessuna allusione è fatta a questo proposito». [20

 Neppure di Gesù, l'evangelista non ci dice nulla, quanto alle sue origini. Non è che ben più tardi, nel seguito, che delle allusioni saranno fatte alla sua famiglia, i cui membri lo dichiarano «fuori di sé» e di cui dice lui stesso: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». [21

Accanto a queste imprecisioni, alcune accuse sono in contraddizione con le informazioni date da altre fonti. Ecco alcuni esempi. Marco dipinge un quadro molto fosco dei farisei: li presenta come ebrei formalisti, che non hanno che una religione tutta esteriore, e li fa recitare il ruolo che alcuni salmi attribuiscono ai malvagi dediti alla morte del giusto. Non erano queste le idee e le tendenze che il gruppo dei farisei affermava nel primo secolo dell'era cristiana, secondo ciò che ce ne dice lo storico ebreo Giuseppe, e meglio ancora secondo le parole dei dotti di quel tempo che ci ha conservato la raccolta israelita denominata il Talmud; e la risposta ad uno scriba sull'amore di Dio e del prossimo che Marco pone nella bocca di Gesù (12:28-34) si trova nella dottrina del celebre dotto fariseo Hillel, morto intorno all'inizio dell'era cristiana. Ma la maniera in cui Marco dipinge i farisei corrisponde al giudizio che portavano su di loro «i circoli cristiani della fine del primo secolo, quando la Chiesa aveva rotto con i capi del giudaismo e si trovava in aperto conflitto con loro». [22]

Analogamente, il modo con cui Marco ci riporta la morte del precursore Giovanni il Battista, ordinata dal «re Erode», è in opposizione al racconto di Giuseppe e «brulica di improbabilità». [23] Sembra emergere dalle Antichità di Giuseppe che Erode Antipa fece decapitare Giovanni il Battista, perché temeva la sua influenza sul popolo. [24] Marco (6:17-29) ci mostra Giovanni imprigionato perché rimproverava al re Erode di aver sposato, contrariamente alla legge ebraica, Erodiade, moglie di uno dei suoi fratelli: [25] dal suo primo marito, Erodiade aveva avuto una figlia, ancora giovane, Salomè, che Marco fa danzare in un grande banchetto, all'occasione del compleanno di Erode. Incantato, il re Erode giura a Salomè di darle quello che gli avrebbe domandato, finanche la metà del suo regno. Su istigazione di sua madre, domanda al re di «darle, su un piatto, la testa di Giovanni il Battista»; malgrado la contrarietà che prova, il re non osa rifiutare, «a causa del giuramento».

Tutto, in questo racconto, è inverosimile. Prima di tutto la danza della giovane Salomè, al banchetto  regale, poiché «l'etichetta delle corti siriane non avrebbe affatto permesso ad una principessa di esibirsi così davanti a un simile pubblico». Poi la promessa del re, che arrivava fino al dono della metà del suo regno, poiché Erode Antipa, tetrarca di Galilea, che non portava il titolo di re, non poteva disporre delle terre che amministrava sotto l'autorità dell'imperatore romano. Il mantenimento «della parola imprudentemente data è un tema che si ritrova in molti racconti popolari», ma che Erode Antipa difficilmente praticava per suo conto, poiché è la sua intenzione di ripudio della sua prima moglie, figlia del re arabo Areta, che provocò con suo suocero una guerra, dove il suo esercito fu messo in rotta. [26] Quella sconfitta, ci dice Giuseppe, fu considerata dal popolo ebraico una punizione di Dio per la decapitazione di Giovanni il Battista. [27

Alfaric fa notare che «da ogni punto di vista, il personaggio di Erode Antipa, come lo si conosce da altre informazioni, risponde molto poco al ritratto che Marco fa di lui». [28] Egli pensa che tutto il racconto dell'evangelista sia stato costruito con i ricordi della Bibbia. Salomè «è una ricomparsa di Ester, la bella ebrea, a cui, in un banchetto, Assuero promette tutto ciò che potrà desiderare, fino a metà del suo regno, e che si accontenta di chiedere, su consiglio che le è stato dato, la morte di Aman. [29] Marco, descrivendo un banchetto simile, lo fa dare da Erode, «per l'anniversario della sua nascita», perché si rappresenta questo re secondo l'antico Faraone, che, in una circostanza simile, offrì a tutti i suoi servi un grande pasto, egualmente terminato con un'esecuzione capitale. [30] Aggiunge lui stesso dei dettagli, che fanno emergere la crudeltà della giovane, ispirata da sua madre. È che vuole mostrare qui fino a che punto si spinge la malvagità dell'ebraismo ribelle al Vangelo». [31]

Un ultimo esempio, riguardante il personaggio di Ponzio Pilato, sarà esaminato più avanti nel racconto della Passione di Gesù, secondo Marco

Oltre alle inesattezze storiche, vanno segnalate delle improbabilità, che vanno al cuore stesso del racconto dato dall'evangelista: esse riguardano l'atteggiamento generale del Cristo, quello dei suoi apostoli, quello della folla. 

Secondo Marco, Gesù parlava agli ebrei in parabole, perché ascoltando, non potessero capire, «affinché non si convertano, e i peccati non siano loro perdonati» (4:11-12). «Un tale modo di agire», ha scritto Alfaric, «è strano per il Cristo, che dichiara di essere «venuto a chiamare non i giusti, ma i peccatori» (2:17). È d'altra parte «psicologicamente insostenibile: chi potrebbe parlare a lungo, deliberatamente, per non essere affatto compreso? Tale metodo non si concepisce che per un teologo, imbevuto di dottrine» dei discepoli mistici di Paolo sulla «predestinazione divina e la riprovazione di Israele». [32] Tuttavia, osserva dal canto suo Goguel, «quella teoria dell'indurimento provvidenziale disconosce radicalmente ciò che è la parabola, mezzo per esprimere delle idee che, presentate in forma astratta, rischierebbero di non poter essere ben afferrate». [33]

«Non meno inconcepibile è l'atteggiamento attribuito al gruppo degli Apostoli..... Tutte le parabole rivolte alla folla per la loro cecità erano spiegate loro dal Maestro (4:34)». nondimeno Gesù è obbligato a dire loro: «Siete anche voi così privi d'intelligenza?» (7:18). «Avete occhi e non vedete, avete orecchi e non udite?» (8:18). «Il ritratto che l'evangelista fa di loro non ha niente di umano», ritiene Alfaric, è un semplice schema, un simbolo fittizio del cristianesimo giudaizzante...» [34

«La massa degli ebrei non appariva meno irreale e fantomatica. Essa va e viene, come lo domandano i bisogni del racconto, eclissandosi bruscamente, quando essa non è più utile, per poi apparire improvvisamente ad una chiamata del Maestro... Lo acclama mentre entra a Gerusalemme, per fornire un attestazione ufficiale della sua messianicità; ma, pochi giorni dopo, reclama la sua morte a grandi grida... Anche qui, il racconto evangelico risponde più ad un'idea che ad una tradizione. Offre troppo poco di verosimiglianze per essere vero». [35]

NOTE

[20] ALFARIC, op. cit., pag. 78.

[21] Marco 3:21, 31-35; 6:3. Su quest'ultimo verso, che fa allusione al mestiere di artigiano di Gesù, si veda più sopra, pag. 172, nota 170; sui fratelli di Gesù, si veda più sopra, pag. 17, nota 17, e pag. 64, e più avanti Appendice 2, pag. 262-269, in particolare pag. 269, nota 47. A. RAVELLI pensa che figura forse nella stesura primitiva il verso 6:3, che è senza legame con i versi precedenti e seguenti, e che sarebbe stato inserito «per informare sulla famiglia di Gesù» (si veda l'articolo: Jésus avai-il des frères ? nel Bulletin du Cercle Ernest Renan, gennaio 1956).

[22] ALFARIC, op. cit., pag. 82-83; si veda su Marco 12:28-34, e il confronto con la dottrina di Hillel, ALFARIC, Pour comprendre la vie de Jésus, pag. 137.

[23] GOGUEL, Jésus, pag. 206, nota 1.

[24] GIUSEPPE, Antichità giudaiche, libro 18, capitolo 5, paragrafi 1-2.

[25] E non vedova: il Levitico 20:21, proibisce all'uomo di prendere la donna di suo fratello; il Deuteronomio 25:5-10 ordina all'uomo di sposare la vedova di suo fratello, se costui è morto senza lasciare dei figli. Il senso di questo passo del Vangelo di Marco è certo; ma la realtà è ben più difficile da stabilire (si veda J. KLAUSNER, Jésus de Nazareth, traduzione francese, pag. 241 e 355-358).

[26] Si veda ALFARIC, L'évangile selon Marc, op. cit., pag. 83-86.

[27] Si veda lo studio di Georges ORY, intitolato La Samarie, patrie d'un Messie, Cahiers du Cercle Ernest Renan, n° 11, 1956: la disfatta di Erode Antipa ebbe luogo nel 36 dell'era cristiana, qualche mese prima della morte dell'imperatore Tiberio (marzo del 37); se si ammette che questa disfatta ha seguito di poco la morte di Giovanni il Battista, questa si collocherebbe nel 34-35, ovvero 5 o 7 anni dopo la data assegnata approssimativamente alla morte di Gesù, quando il Vangelo di Marco fa morire Giovanni il Battista prima di Gesù.

[28] ALFARIC, op. cit., pag. 86.

[29] Libro di Ester 4:1-14; 7:1-10.

[30] Libro della Genesi 40:20-22.

[31] ALFARIC, Pour comprendre la vie de Jésus, pag. 63.

[32] ALFARIC, L'Evangile selon Marc, pag. 80.

[33] GOGUEL, Jésus, pag. 106, nota 2.

[34] ALFARIC, L'Evangile selon Marc, pag. 80-81.

[35] ALFARIC, stessa opera, pag. 81.

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