lunedì 26 ottobre 2020

LA PASSIONE DI GESÙ: FATTO DI STORIA O OGGETTO DI CREDENZALe preoccupazioni dell'evangelista.



Le preoccupazioni dell'evangelista.

In queste condizioni, si scopre che parabole e miracoli sono illustrazioni destinate a simboleggiare «il mistero del regno di Dio» (4:11). Una volta, con cinque pani e due pesci, Gesù nutre una moltitudine, e si portano via «dodici ceste» dei resti (6:35-44); in un'altra circostanza, egli dà da mangiare, con sette pani e alcuni piccoli pesci, a un'altra folla, e si portano via «sette ceste» dei resti (8:1-9). «Le prime dodici ceste raffigurano apparentemente le dodici tribù di Israele, le ultime sette devono corrispondere allora alle «sette nazioni» (Deuteronomio 7:1). Le due moltiplicazioni dei pani si trovano così a simboleggiare il progresso del cristianesimo nel mondo ebraico e tra i gentili. Questo esempio è tipico», conclude Alfaric. Già prima (nel 1922), come è stato detto (pag. 16-17), Loisy aveva stimato, in merito alla prima miracolosa moltiplicazione dei pani: «Si è qui in pieno mito. È il primo mito di istituzione della cena cristiana».

L'evangelista ha due grandi preoccupazioni. La prima è di «mostrare in Gesù il Messia» (in greco il Cristo) «annunciato attraverso tutta la Bibbia ebraica...». La frase iniziale del racconto «ci dà... la chiave di tutto il libro: «Secondo quanto è scritto nel profeta Isaia: Ecco, io mando davanti a te il mio messaggero che preparerà la tua via. Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri. Giovanni comparve nel deserto, battezzando e predicando un battesimo di ravvedimento, per il perdono dei peccati» (1:2-4). «È chiaro», spiega Alfaric, «che la fine si spiega dall'inizio, che il racconto procede dagli oracoli citati: tutto ciò che è detto del Battista si trova modellato sui testi profetici in cui si è creduto di vedere l'annuncio della sua missione». [37

Allo stesso modo, quando Gesù, battezzato, esce dall'acqua, «venne dal cielo una voce: «Tu sei il mio amato Figlio nel quale mi sono compiaciuto». (1:11). Queste parole sono ispirate a Isaia (42:1), che fa dire da Dio: «Ecco il mio servo» (in greco, nella traduzione dei Settanta, la parola usata è pais, che significa sia servo che figlio), [38] «in cui la mia anima si compiace...». Marco combina questo testo con quello di un Salmo messianico (2:7), dove Jahvé dichiara al suo Cristo: «Tu sei mio Figlio, oggi ti ho generato». Egli è così condotto a presentare la scena come una sorta di conversazione appartata, che si svolge tra il Padre celeste e il suo rappresentante terreno». [39

Questi esempi potrebbero essere moltiplicati: «In tutti gli episodi evangelici, anche in quelli che sembrano i più oggettivi, Marco cerca di mostrare il compimento di antichi oracoli: egli traspone in forma storica dei testi profetici». [40

L'altra preoccupazione dell'evangelista è quella di «presentare Gesù come il grande dottore della Nuova Legge, a cui devono regolarsi tutti i fedeli... Ecco una serie di discussioni ingaggiate contro quest'ultimo dai rappresentanti del giudaismo (2:3-3:5) e visibilmente designate a mostrare in lui il giusto ideale dei Salmi... Su cosa vertono le controversie?» Su delle questioni che sembrano essere sorte solo dopo l'apparizione del cristianesimo: «La remissione dei peccati è assicurata da Gesù? I «santi» hanno il diritto di entrare in contatto con della gente impura? Vanno osservati i digiuni degli ebrei? Ci si deve astenere, i giorni di sabato, da ogni lavoro? Le Epistole paoline sono là ad attestare come, all'origine, questi problemi preoccupavano la coscienza cristiana... In alcun momento invocano a questo proposito una dichiarazione ufficiale del Cristo stesso, che pertanto avrebbe risolto il dibattito... La ragione è apparentemente che il loro autore non conosceva nulla di simile». Ma più tardi, Marco, «con un procedimento familiare ai credenti, attribuisce a Gesù le dottrine professate in suo nome dalla Chiesa» (come i discepoli di Paolo avevano fatto nei confronti del loro maestro).

«In effetti, gli episodi in cui queste questioni vengono poste sembrano proprio essere stati concepiti in vista delle risposte che vi si trovano date...; le reminiscenze bibliche servono da cornice alle istruzioni» date «per la bocca del Cristo». [41]

Per esempio, «per spiegare che i cristiani non devono affatto associarsi ai digiuni degli ebrei, egli nota che i discepoli di Gesù, con grande scandalo dei farisei, non digiunavano affatto (Marco 2:18-21). La ragione è che ha in vista un oracolo di Isaia, dove il «Signore» annuncia che i suoi servi mangeranno e berranno, mentre la massa ribelle avrà fame e sete (Isaia 65:13). [42]

«L'evangelista», conclude su questo punto Alfaric, «pensa molto meno a riportare le parole autentiche del Cristo che a dare», per la sua bocca, «ai cristiani le lezioni appropriate ai loro bisogni presenti». [43]

L'analisi di Alfaric tende a rispondere in negativo alla domanda precedente: Il Vangelo secondo Marco è una biografia di Gesù? La sua risposta si oppone nettamente alla tesi di Goguel: «Nel momento in cui tutti i testimoni della storia evangelica erano scomparsi uno dopo l'altro, non si ha più conosciuto i fatti che erano il fondamento della fede se non per mezzo della tradizione; si ha allora provato il bisogno di dare a quella tradizione più autorità organizzandola e fissandola per iscritto». [44] Quellta spiegazione si lega alla fissazione della prima versione del Vangelo intorno al 75, che sembra troppo remota, [45] e all'affermazione di una tradizione orale, che non avrebbe lasciato alcuna traccia negli scritti cristiani del I° secolo; d'altra parte, non tiene conto dell'ambiente in cui è apparso il Vangelo di Marco, e di cui parleremo più avanti. [46]

Per contro, il giudizio di Alfaric è molto vicino a quello che Loisy ha espresso, nel corso dei suoi studi, con un vigore crescente. Ne Le origines du Nouveau Testament (1936), all'inizio del capitolo dedicato al Vangelo secondo Marco, Loisy definisce «la catechesi che chiamiamo evangelica», ma che, «sebbene si raccomandi ufficialmente a nomi apostolici, non risale, e neanche lontanamente, alla prima età cristiana...: la maggior parte dei critici moderati, nel nostro tempo, continuano a vedervi una raccolta di ricordi, più o meno autentici, relativi alla vita di Gesù. Eppure questo non è altro... che un manuale di iniziazione cristiana, come lo era già la catechesi escatologica, ma con la differenza che questa riguardava il Cristo risorto, glorioso presso Dio e pronto a venire per inaugurare il grande regno, mentre... nella catechesi evangelica, l'epifania del Messia è anticipata... nella carriera terrena di Gesù, terminata con la sua morte e la sua resurrezione, che illustra quella catechesi...». Una tale «anticipazione ha corrisposto a un movimento di credenze, ad un bisogno di apologetica, alla trasformazione del Vangelo primitivo in mistero di salvezza incorporato, per così dire, nella vita presente». [47]

Dal canto suo, Padre Bonsirven, riconosce: «Gli Evangelisti volevano, non comporre una storia rigorosa, come la intendiamo oggi, ma stabilire uno strumento dimostrativo». [48]

Sicuramente Padre Bonsirven continua a ricercare nei Vangeli «gli Insegnamenti di Gesù Cristo», e Loisy stesso, dopo aver subordinato alla «catechesi escatologica» del Messia veniente la «catechesi evangelica» di Gesù venuto, dopo aver negato che questa fosse «una raccolta di ricordi, più o meno autentici», e pur sottolineandovi le reminiscenze delle profezie della Bibbia che devono essere «adempiute», Loisy persiste nel cercarvi la base di una relazione storica con la Passione di Gesù, inevitabilmente ridotta dalla sua stessa critica a ben poca cosa. [49

NOTE

[37] ALFARIC, stessa opera, pag. 88-89. Si veda anche più avanti, pag. 192.

[38] Si veda più sopra, pag. 120-122.

[39] ALFARIC, stessa opera, pag. 92.

[40] ALFARIC, stessa opera, pag. 93.

[41] ALFARIC, stessa opera, pag. 97-99 e pag. 99-100.

[42] ALFARIC, stessa opera, pag. 99; si veda l'analisi della guarigione del paralitico (remissione dei peccati), dell'episodio del Cristo a tavola con un agente del fisco romano, dei discepoli del Cristo che strappano delle spighe un giorno di sabato.

[43] ALFARIC, stessa opera, pag. 101.

[44] GOGUEL, Jésus, pag. 130.

[45] Si veda più sopra, pag. 16, nota 13, e più avanti, pag. 196-199.

[46] Si veda pag. 199-201.

[47] LOISY, Le origines du Nouveau Testament (1936), pag. 82.

[48] Il Padre Joseph BONSIRVEN, Les enseignements de Jésus-Christ (1946), Introduzione, pag. 11.

[49] Si veda LOISY, Les origines du Nouveau Testament, pag. 104-115.

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