martedì 29 settembre 2020

LA PASSIONE DI GESÙ: FATTO DI STORIA O OGGETTO DI CREDENZAIII. L'Epistola agli Ebrei. Natura e periodo della composizione.



III. — L'Epistola agli Ebrei

Natura e periodo della composizione.

L'ultima grande opera cristiana che dobbiamo considerare è di tutt'altra natura rispetto all'Apocalisse: denominata l'Epistola agli Ebrei, «istruzione dottrinale e morale, trattato piuttosto che lettera», ha scritto Loisy. [101] Tuttavia, nei fatti, il suo destino, come libro sacro nella cristianità, è stato legato a quello dell'Apocalisse. Abbiamo visto che l'ammissione di quest'ultima al canone del Nuovo Testamento, respinta da alcune Chiese cristiane d'Oriente, era stata dovuta all'insistenza di quelle d'Occidente. [102] All'opposto, e sembra lecito dire in cambio, le Chiese d'Oriente ottennero da quelle d'Occidente, grazie al sostegno che vi diedero presso queste ultime Agostino e Girolamo, l'accettazione dell'Epistola agli Ebrei. [103]

Le ragioni negative delle Chiese d'Occidente erano serie: esse pensavano che l'attribuzione di quella epistola a Paolo, che sembravano sostenere quelle dell'Oriente, fosse infondata, e perfino che questo scritto non risalisse all'epoca degli apostoli contemporanei di Paolo. [104] Ma alla fine l'Epistola fu accettata con il titolo: agli Ebrei, «che non è che una congettura antica, legata forse originariamente all'attribuzione» che ne era stata fatta a Paolo. [105]

Però le critiche moderne sono in disaccordo sul periodo della composizione. Si sono osservati dei tratti comuni all'Epistola agli Ebrei, di autore indeterminato, e all'Epistola ai Corinzi di Clemente di Roma. Loisy ritiene che sia l'Epistola agli Ebrei ad aver ispirato l'Epistola ai Corinzi: «L'autore di Ebrei è un pensatore originale, che, in un certo senso, non dipende da nessuno, avendo costruito lui stesso un sistema dottrinale che non manca né di ricchezza né di grandezza. Clemente è un predicatore che attinge da tutte le fonti e che si alimenta di citazioni». [106] Ma a quando risale l'Epistola di Clemente? «Se si mantiene, ha scritto Loisy, la data comunemente accettata, il 95 circa, l'Epistola agli Ebrei non potrà essere successiva all'anno 80; [107] Ma se si abbassa il periodo dell'Epistola di Clemente alla metà del II° secolo e se si identifica questo Clemente con colui che è nominato in una delle opere dello scrittore cristiano Ermas e che sembra essere stato suo contemporaneo, allora l'Epistola di Clemente deve essere collocata tra il 130 e il 150, e l'Epistola agli Ebrei, tra il 110 e il 130. [108]

Senza dubbio le argomentazioni di Loisy sembrano convincenti nel fissare la data più recente dopo la quale non si deve collocare la pubblicazione dell'Epistola agli Ebrei, cioè il 130; ma egli conclude che essa deve situarsi negli anni che precedono immediatamente quella data, senza presentare per quella conclusione alcuna ragione precisa. Tuttavia l'Epistola agli Ebrei è un'opera abbastanza significativa perché sia possibile che Clemente di Roma vi si sia ispirato molto tempo dopo.

Ma alcuni critici pensano che l'Epistola agli Ebrei, come le altre grandi opere cristiane di quell'epoca, sia una compilazione. «Questa era in origine», ha scritto Alfaric, «un piccolo trattato di teologia, paragonabile a quelli di Filone d'Alessandria, che avrebbe potuto essere l'opera del missionario alessandrino Apollo, [109] e che ha preso più tardi a Roma, a seguito di ampie interpolazioni, la forma di una lettera analoga a quelle di Paolo. Lo scritto iniziale (capitoli 1 per intero; 2 per intero; 5:1-10; 7:1-10:18) è stato scritto prima della rovina del Tempio di Gerusalemme, poiché parla delle cerimonie che vi si praticavano comunemente (9:6; 10:3; 10:11). Può perfino essere anteriore alle Epistole autenticamente paoline, poiché espone una teologia di una natura più arcaica, che ignora quelle più recenti». [110]

Si parla di questo Apollo in diversi passi della 1° Epistola paolina ai Corinzi e degli Atti degli Apostoli. [111] In particolare, gli Atti 18:27-28 dicono di lui: «Egli fu di grande aiuto a quelli che avevano creduto mediante la grazia di Dio, perché con gran vigore confutava pubblicamente i Giudei, dimostrando con le Scritture che Gesù è il Cristo». Se una tale pratica è stata comune nel II° secolo, era senza dubbio molto più significativa a metà del I°, ed è ampiamente applicata nella Epistola agli Ebrei. Senza dubbio l'attribuzione ad Apollo di Alessandria è ipotetica, ma si può ritenere solida l'argomentazione di Alfaric, relativa alle cerimonie del Tempio, che sono presentate nell'opera come ancora celebrate; darebbe retroattivamente in parte ragione alle Chiese cristiane d'Oriente, che consideravano l'Epistola agli Ebrei risalente all'età degli Apostoli.

Notiamo anche infine che Léon Herrmann, professore all'Università di Bruxelles, pensa che l'Epistola agli Ebrei potrebbe essere «un'opera di san Paolo, almeno parzialmente o originariamente»; è possibile, secondo lui, che sia una delle epistole della prigionia di Paolo a Roma. [112]

I lettori troveranno nell'Appendice 4 l'esame di diverse allusioni alla carriera terrena di Gesù che si è creduto di poter rilevare nella Epistola agli Ebrei. Noi non considereremo qui che due problemi, uno riguardante la maniera con cui l'opera presenta la figura di Gesù, l'altro relativo alla crocifissione.

NOTE

[101] LOISY, La naissance du christianisme (1933), pag. 29.

[102] Si veda più sopra, pag. 74-75.

[103] Si veda GUIGNEBERT, Le Christ, pag. 31.

[104] GUIGNEBERT, ibid. In senso opposto, quanto all'epoca, si veda di seguito, pag. 87-89.

[105] LOISY, La naissance du christianisme, pag. 29.

[106] LOISY, Remarques sur la littérature épistolaire du Nouveau Testament (1935), pag. 147. Questo argomento di Loisy pare solido. TURMEL (sotto lo pseudonimo di DELAFOSSE) aveva sostenuto l'opinione contraria, ossia l'attribuzione della paternità dell'Epistola di Clemente all'autore dell'Epistola agli Ebrei, che si proponeva soprattutto di combattere la dottrina di Marcione. Ma i due confronti dei testi istituiti da Turmel sembrano da sé invitare a concludere alla priorità nel tempo dell'Epistola agli Ebrei, corretta da Clemente di Roma, piuttosto che a quella dell'Epistola di Clemente, alterata dall'autore dell'Epistola agli Ebrei (si veda l'edizione de l'Epître aux Hébreux di DELAFOSSE, nell'opera intitolata l'Epître aux Philippiens (1928), pag. 113 e 123-127).

[107] LOISY, La naissance du christianisme, pag. 29. 

[108] Si veda DELAFOSSE (TURMEL), L'Epître aux Hebreux, op. cit., pag. 123-127, e LOISY, La naissance du christianisme (1933), pag. 29, 33, 43-44, Remarques sur la littérature épistolaire du Nouveau Testament (1935), pag. 147-150, Les Origines du Nouveau Testament (1936), pag. 46. Loisy cita (ne La naissance du christianisme, pag. 33) ERMAS, Pastore, Libro 1, Visioni, 2° Visione, paragrafo 4 («Tu invierai una delle copie del libro a Clemente»).

[109] Loisy ritiene che l'Epistola agli Ebrei «è probabilmente di origine alessandrina» ( si veda La naissance du christianisme, pag. 30).

[110] ALFARIC, Le problème de Jésus, pag. 21.

[111] ALFARIC (ibid.), cita Atti 18:24-28; 19:1; 1° Epistola ai Corinzi 1:12; 3:4, 6, 22; 4:6. Su Apollo di Alessandria, che sembra essere stato in relazioni con Paolo, si veda l'«excursus» che gli ha consacrato GUIGNEBERT in Le Christ, pag. 290-293.

[112] Léon HERRMANN, Autour de saint Paul, Cahiers du Cercle Ernest Renan, n° 17, 1° trimestre 1958, pag. 6, e Le treizième apôtre (san Paolo), Bruxelles, 1946, pag. 70-71 e 76. Sull'opinione di Herrmann a proposito delle intenzioni politiche di Paolo, si veda più avanti, pag. 165, nota 153.

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