venerdì 24 luglio 2020

Discesa di un essere celeste sulla terra



DISCESA DI UN ESSERE CELESTE SULLA TERRA

È una antichissima concezione religiosa quella della discesa di una divinità nelle profondità del Cosmo per venirvi a liberare dall'Ade alcuni dèi o alcune anime. 

Quella discesa di un dio salvatore sulla terra era perfettamente conosciuta negli ambienti religiosi dei primi due secoli della nostra era. Ireneo ci racconta la storia (Adver. haer.) di Simon Mago (o il Samaritano) che, considerato da alcuni come un uomo, era per altri la Suprema Potenza di Dio conosciuta dagli ebrei come «il Figlio», dai Samaritani come «il Padre», altrove come «lo Spirito Santo». Simone venne sulla terra per liberare la Sapienza (Elena, Ennoia) caduta dal cielo ed incarnata per molti secoli in corpi successivi. In ciascun cielo che doveva attraversare, egli prese una forma diversa (quella degli abitanti e arconti) al fine di rimanere nascosto alle potenze angeliche.

Anche qui, vi si ebbe imitazione da parte di Gesù. La discesa del Cristo negli Inferi fa parte di una antichissima tradizione della Chiesa; è riportata in particolare da Clemente di Alessandria, Tertulliano, Ireneo, sant'Agostino; è conosciuta da Giustino e da Celso. L'Epistola agli Efesini (4:9) sa che «il Cristo è disceso alle regioni inferiori della terra». L'Epistola ai Romani dice: «tra i morti» (10:7). In Atti (2:24) leggiamo che Dio ha risorto il Cristo liberandolo dalle afflizioni dell'«Ade». Molti manoscritti hanno sostituito questa parola con «la morte», ma la parola «Ade» è sopravvissuta in alcuni manoscritti e si ritrova nei versi seguenti degli Atti (27 e 31). Secondo il Vangelo di Pietro e la Epistola di Pietro, Gesù andò a predicare ai morti in prigione; secondo gli Atti di Tommaso, Gesù scosse il potere dei Principati nell'Ade; ancora altri scritti ci fanno assistere alla vittoria di Gesù su Satana e alla liberazione delle anime tenute fino ad allora prigioniere. Secondo il Testamento di Levi (4:1), le rocce si spaccano, il sole si oscura, l'Inferno è svuotato al momento della Passione dell'Altissimo. Alcune di questi tratti sono restati nei nostri vangeli, ma la vittoria cosmica del Cristo è scomparsa.

L'Ascensione di Isaia (9:13-17), che risale al I° e al II° secolo, contiene la predizione seguente: «Egli discenderà nel mondo alla fine dei giorni, il Signore che sarà chiamato Cristo dopo che sarà disceso e che sarà divenuto simile alla vostra forma e che si crederà che è carne e uomo... E il Principe di quel mondo ucciderà il Figlio di Dio  e lo sospenderà all'albero... ed egli ascenderà il terzo giorno con molti giusti». Noi teniamo là — e a quale data! — un puro mito che annuncia la venuta sulla terra al momento della fine del mondo di un dio che sarà preso per un uomo.

Questa stessa opera fornisce (in 10:7-12) forse una versione più antica del mito: «E io udii la voce dell'Altissimo... che diceva al mio Signore il Cristo... Esci e discendi tutti i cieli... e tu ti trasformerai secondo la forma degli angeli... al fine di giudicare e annientare i principi e gli dèi di quel mondo e il mondo dominato da loro... in seguito, dopo che tu sarai morto e risorto, tu ascenderai al tuo posto... nella gloria... alla mia destra e i Principi e le Potenze di quel mondo ti adoreranno».

Un'altra versione del mito rivela che il Cristo è venuto ad insegnare agli uomini la via e i mezzi della salvezza. Ippolito di Roma, nella sua Confutazione delle eresie, ci ha trasmesso il testo di una preghiera gnostica venuta dalla setta dei Naasseni e che recitava Gesù: «Guarda, o Padre, l'anima erra ancora sulla terra lontana dal tuo respiro; cerca di sfuggire al Caos amaro e non vede in che modo salvarsi. Per questa ragione, Padre, mandami! Avendo i sigilli scenderò, tutti gli eoni percorrerò, tutti i misteri rivelerò, le forme degli dèi mostrerò, e i segreti della sacra Via, che chiamerò Gnosi, trasmetterò».

Quando intraprese questo viaggio pericoloso, il Cristo non faceva che seguire l'esempio delle divinità pagane che lo avevano preceduto agli Inferi. Certo, i critici cristiani manifestano molta ingegnosità e insistenza nel segnalare numerose differenze nei dettagli, ma perdono di vista, volontariamente, il tema centrale al fine di sostenere che il cristianesimo è tanto integralmente originale quanto il suo preteso fondatore.

Ma non si può negare che attraverso la diversità delle circostanze e delle interpretazioni, vi sia una permanenza del tema fondamentale.

Citeremo solo l'esempio di Ishtar, divinità babilonese e assira che fu adorata a Canaan, Moab, Arabia del sud, Abissinia. In alcune regioni (Abissinia, Arabia, ecc.) divenne una divinità maschile quando la civiltà passò dal sistema matriarcale al tipo patriarcale. Era la dèa della creazione e dell'amore, dell'acqua e della vegetazione. Dalla sua leggenda dalle numerose avventure, non tratteremo che due racconti riguardanti la sua discesa negli Inferi. 

Secondo il primo, Ishtar vuole andare a piangere nell'Ade sulle anime dei morti e, in particolare, su Tammuz. Non può entrare negli Inferi se non spogliandosi delle sue vesti e ornamenti al passaggio di ciascuna delle sette porte; arriva nuda e disarmata, prigioniera e malata davanti alla regina degli Inferi. È allora che un inviato del dio Ea emerge, esige dell'acqua viva e ne cosparge Ishtar; quest'ultima riprende le forze e ritorna al cielo recuperando a ciascuna porta le sue vesti e i suoi ornamenti. 

Secondo il secondo racconto, Ishtar si precipitava dal cielo e minacciava di rompere (o abbattere) le porte degli Inferi per liberare Tammuz; vi ci riuscì e Tammuz era poi cosparso con l'acqua della vita.

Quella leggenda, che risale forse a sette secoli prima della nostra era, proviene direttamente da un racconto sulla dea Inana che, mille anni prima di Ishtar, era la regina del cielo. Ai dettagli dati su Ishtar, bisogna aggiungere quanto segue: fu processata negli Inferi da sette giudici, condannata, uccisa, appesa al legno per tre giorni e tre notti ma, poiché il dio supremo aveva bisogno di lei, diede l'ordine di versare sul suo corpo del nutrimento e dell'acqua viva; così Inana risorse dai morti e ascese al cielo.

Non si potrebbe contestare che la discesa del Cristo gnostico attraverso i sette cieli corrisponda a quella di Ishtar; anche lui voleva liberare le anime imprigionate nel mondo materiale; egli fu giudicato e appeso al legno; fu battezzato col battesimo di morte e di resurrezione, ovvero cosparso di acqua comune, simbolo di purezza e di vita.

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