martedì 5 febbraio 2019

«Il Dio Gesù» (di Paul-Louis Couchoud) — La leggenda umana di Gesù (XXIV): INNI

(segue da qui)

PARTE QUINTA

LA LEGGENDA UMANA DI GESÙ

INNI

Accanto agli oracoli proferiti dai profeti, anche i bellissimi inni che cantavano con la cetra i musici attraversati dallo Spirito provenivano dal cielo e adattavano delle parole veritiere di Gesù. Paolo li annovera tra le alte manifestazioni dello Spirito: “Cantate di cuore a Dio, sotto l'impulso della grazia, salmi, inni e cantici spirituali” (Colossesi 3:16). L'uomo è la lira, Gesù il plettro che la fa vibrare. La glossolalia, musica pura dell'anima, prende forma nel neuma, il significato nell'inno.
L'adattamento serio e dolce del cuore riempito da Dio sembra essere stato riservato alle comunicazioni più profonde, alle definizioni stesse della fede. I documenti più essenziali della teologia cristiana, il pezzo cristologico di Filippesi: “Il quale, pur essendo in forma di Dio…”, il prologo di Giovanni: “In principio era il Verbo...” sono degli inni la cui musica è persa. Cosa darei per ascoltarla, perfino in sogno! Un piccolo inno battesimale, forse di valore sacramentale, è conservato in Efesini: “Svègliati, o tu che dormi, déstati dai morti e Cristo ti illuminerà”. Un altro, in 1 Timoteo, ritma l'apparizione di Gesù nel mondo: “Egli fu rivelato nella carne, giustificato nello Spirito, apparve agli angeli, fu annunciato fra le nazioni, fu creduto nel mondo, fu assunto nella Gloria”. Sotto il nome di Odi di Salomone, una raccolta di inni cristiani ci è pervenuta in traduzione siriaca. [1] A volte è il fedele che canta: “Dio divenne come me, perché lo potessi ricevere;   simile a me fu creduto, perché lo potessi rivestire...”. A volte il canto di Gesù e quello dei fedeli si uniscono insieme senza transizione.
Nella raccolta di oracoli, fonte comune di Matteo e di Luca, si riscontra questo inno purissimo in cui si esprime una rivelazione intima e tenera:
Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra,
perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti
 e le hai rivelate ai piccoli.
Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te...

Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi,
 e io vi ristorerò.
Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me,
che sono mite e umile di cuore,
e troverete ristoro per le vostre anime.
 
 Giovanni, che omette gli oracoli tradizionali, ha preso dagli inni spirituali le parole di Gesù cariche di mistero, penetrate di divinità. Da ciò deriva la grande rottura di stile che si osserva nei discorsi di Gesù quando, dopo i vangeli sinottici, si ascolta quello di Giovanni. Una musica lieve l'avvolge, che come il testo mette i fedeli in contatto con Gesù. La Passione secondo san Giovanni di Bach con le sue alternanze di recitativi e di cantate offre forse una certa immagine di ciò che era stato originariamente questo vangelo, a volte parlato, a volte adattato. Si apre con una bella corale di fedeli unanimi che celebrano il Verbo di Dio, designandosi con la parola noi:
In principio era il Verbo...
il Verbo era presso Dio...
Tutto fu fatto per mezzo di lui...
In lui era la vita...
Egli era la Luce vera...
Il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi.
Noi vedemmo la sua Gloria...
Dalla sua Pienezza noi tutti abbiamo ricevuto...
Quindi la musica è stata necessaria per far intendere questo mistero inesprimibile, insondabile: il Verbo si fece carne, che è l'intero mistero cristiano. Più avanti, Gesù confida a Nicodemo, figura di catechizzato ottuso, il mistero del battesimo. Le sue parole sono un inno che prolunga senza interruzione il coro dei fedeli:
In verità, in verità ti dico:
Se uno non rinasce dall'alto,
non può vedere il Regno di Dio...
Se uno non nasce da acqua e da Spirito,
non può entrare nel Regno di Dio... 
Il vento soffia dove vuole:
e ne senti la voce,
ma non sai di dove viene e dove va.
Così è di chiunque è nato dallo Spirito. 
(Coro) 
Noi parliamo di quel che sappiamo
e testimoniamo quel che abbiamo veduto...
Dio non ha mandato il Figlio nel mondo
per giudicare il mondo,
ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui.
Per la forma esteriore certi inni di Gesù rassomigliano a quelli di Iside. Per quanto riguarda la profondità spirituale, quale opposizione! La voce di Iside è altera, esigente, ebbra di vanto divino. La voce di Gesù è quella del Dio-uomo che partecipa pienamente alla disgrazia e all'umiliazione degli uomini. Viene a cercarli nelle loro tenebre e nella loro morte, li nutre della sua carne e del suo sangue, li conduce alla luce aprendo in loro lentamente gli occhi, alla Vita, morendo per loro. Ogni inno è un tema di contemplazione, una sorgente di silenzio.
Io sono il Pane della vita:
chi viene a me non avrà mai più fame...
Io sono la Luce del mondo:
chi mi segue non camminerà nelle tenebre...
Io sono la porta delle pecore:
se uno entra per me, sarà salvato...
Io sono il buon Pastore:
il buon pastore dà la sua vita per le pecore...
Conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me.
Come il Padre conosce me e io conosco il Padre
e offro la vita per le pecore...
Io sono la Resurrezione e la Vita:
chi crede in me, anche se muore, vivrà...
Io sono la Via, la Verità e la vita:
nessuno viene al Padre se non per mezzo di me...
Io sono la vite, voi i tralci… 
Il Dio che canta così è del tutto vicino al cuore dei fedeli (e al loro coro). È il Gesù della liturgia, che vive eternamente nelle chiese per la salvezza degli uomini.
Gli inni più seri, più commoventi si presentano nella notte santa che Gesù passa con i suoi. Per questa notte comincia, secondo il computo ebraico, il giorno sacro della sua Morte. Questi sono soliloqui lenti e penetranti di Gesù che i fedeli ricevono nel profondo delle loro anime. I temi sono: la morte imminente, il ritorno prossimo, la consacrazione di Gesù come sacerdote e come vittima e dei fedeli con lui. La consacrazione è un adagio accompagnato dalla cetra impercettibile:
Consacrali nella verità. La tua parola è verità.
Come tu mi hai mandato nel mondo,
anch'io li ho mandati nel mondo;
per loro io consacro me stesso,
perché siano anch'essi consacrati nella verità...
Padre, voglio che anche quelli che mi hai dato
siano con me dove sono io,
perché contemplino la mia Gloria, quella che mi hai dato;
poiché tu mi hai amato prima della creazione del mondo...
Notte pasquale, una di quelle sospensioni del tempo in cui l'eternità occorre in un neuma o in un sospiro. Nel rivivere tali momenti, Clemente di Alessandria esclama: “Anche tu fatti iniziato a questi misteri, e danzerai insieme con gli angeli intorno all'ingenerato e imperituro e solo veramente Dio, cantando l'inno insieme con noi il Verbo di Dio” (Protrettico 12). Si ha bisogno della musica, figlia e madre del silenzio, per definire il mondo dove Gesù ha il suo posto.

NOTE

[1] J. Labourt e P. Battifol. Les Odes de Salomon, Parigi, Gabalda, 1911.

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