sabato 8 dicembre 2018

«Gesù, il Dio fatto uomo»I Vangeli (130 E.C. — 150 E.C.) (X): Gesù formato


I VANGELI
(130 E.C.—150 E.C.)

X

GESÙ FORMATO

Gesù è stato formato definitivamente. I suoi aspetti sono stati determinati e composti. Egli è ancora il grande Giudice celeste del Giorno del Giudizio; egli lo è stato dal principio; ciò fu la sua prima funzione e per lungo tempo la sua sola funzione. Il suo Giudizio sarà preceduto dalla Resurrezione del Corpo; su questo punto la dottrina della Chiesa romana ha superato quella di san Paolo. Essa sarà seguita da una vita eterna. Il suo Regno sulla Terra perdurerà un migliaio di anni, e negli occhi di Dio un migliaio di anni sono come un solo giorno. Il suo Regno vero non è di questo mondo, e le aspettative riposte su di esso non sono materiali. Gli oppressi non potrebbero sognare una ricompensa terrena da parte sua, ma dopo che il Giudizio è alle spalle essi porteranno come rivestimento il loro corpo celeste. L'Avvento è rimandato ad un futuro remoto, e i morti troveranno paradiso o inferno fino alla conclusione del Giorno atteso. Nel frattempo la Chiesa fa i suoi piani per la sua continuazione terrena. La grande discesa nella gloria sarà una seconda venuta di Gesù sulla terra; la prima, in umiliazione e sacrificio, dev'essere da qui in avanti il soggetto della meditazione del cristiano.

Gesù rimane, come egli è raffigurato nell'Apocalisse di Giovanni, il santo Agnello sacrificale che redime tutto il genere umano col suo sangue. Gesù è, come vorrebbe considerarlo Paolo, il Crocifisso, nel quale tutti gli uomini torturati e sofferenti si possono riflettere. Tuttavia la sua agonia non è quella di un uomo; è quella di un Dio, e quindi è eterna, infinita, e universale. Sacerdote che sacrifica e offre nello stesso tempo, Gesù è anche il Sommo Sacerdote dell'umanità. In aggiunta, egli è il Messia e il Redentore di Israele, predetto dai Profeti, e Israele comprende tutti gli uomini che hanno fede in Gesù e per cui Gesù ha donato il suo sangue. Gli ebrei di loro propria volontà sono stati esclusi dal Nuovo Israele.

Le relazioni di Gesù col Dio di Israele richiese un lungo tempo nello sviluppo di prospettive chiare. Al principio i termini Giudizio di Gesù e Giudizio di Dio erano sinonimi, e Il Signore significava o Dio o Gesù senza differenza. Sia Paolo che Giovanni combinano Dio e Gesù in una singola frase con un verbo al singolare a seguirli. Paolo insegna che Gesù, quando ha completato la sua missione, sarà assorbito ancora una volta in Dio (1 Corinzi 15:28). Il tentativo di Marcione di separare Gesù dal Dio di Israele, e di insegnare che egli fu il Figlio del Vero Dio, sconosciuto fino ad allora, fu un fallimento. Tuttavia esso ebbe la sua influenza nel dare a Gesù una maggiore individualità divina. D'altra parte, i tentativi di Ermas di descrivere Gesù come un Grande Angelo di un grado inferiore rispettto a Dio e allo Spirito Santo furono respinti energicamente dall'autore dell'epistola agli Ebrei e da Marco. Infine Gesù è intronizzato in una Santa Trinità, assiso tra Dio e lo Spirito Santo, godendo di poteri tanto grandi quanto i loro e partecipando con loro, un Mistero, una Divina Unità.

Il conflitto più aspro si ingaggiò intorno alla natura umana di Gesù. Sin dal giorno di San Paolo, la Crocifissione implicò una “somiglianza di uomini”, la “forma di un servo” (schiavo) (Filippesi 2:7 μορϕηήν δουή λου λαβωήν, ἐν ὁμοιώματι ἀνθρώπων γενόμενος). Grazie a Marcione, diventò riconosciuto che la storia della Passione Divina si potesse raccontare come se fosse un racconto storico. Gesù diventò crocifisso “sotto Ponzio Pilato”. Il suo insegnamento è quello di una abnegazione totale e di una bontà infinita, soltanto la quale è compatibile con un Dio destinato ad un sacrificio. Fu sicuramente una blasfemia pensare che un Dio del genere potesse essere di carne e di sangue umani, e scandaloso pensare che una divinità simile  venisse concepita e prendesse forma nel grembo di una donna. Marco eluse il problema, e si sarebbe potuto dire, paradossalmente, che Gesù era morto prima di essere nato. La sua morte in san Paolo e in Marcione non aveva nessun'implicazione di una nascita; non fu di questo mondo. L'Anziano siriano fu colui che fornì a Gesù, il Messia di Israele, questa nascita umana, e a Dio la paternità fisica; egli fece così al fine di portare Gesù in linea con certe profezie. Su un livello più elevato l'Anziano di Efeso predicò la vera incarnazione nella carne della Parola di Dio. Questa, dopo la Crocifissione di un Dio e la storicità di un Dio, è l'innovazione più sorprendente del cristianesimo. Quando sono state superate quelle difficoltà, l'Anziano di Roma, per mezzo di un racconto nella forma di ricordi, effettuò l'ammissione, nella Storia degli uomini comuni, di un Gesù di Nazaret, nato suddito di Augusto, contato nel Censimento di Quirinio. Il miracolo è completo alla fine. Gesù è completamente Dio, e allo stesso tempo egli è completamente uomo.

Colui che scrisse a Teofilo ricavò il suo successo più grande quando persuase perfino i non-credenti ad accettare il suo Gesù di Nazaret. Il giorno lontano doveva giungere quando gli scettici dovettero spiegare il cristianesimo al contrario; ponendo al principio ciò che venne ultimo e rimuovendo questo Gesù di Nazaret dai suoi veri inizi, essi tentano con vanità di delucidare la sua leggenda. Tentano di ricostruire il più grande movimento religioso che abbia mai disturbato l'umanità per mezzo di un nome incerto, di un ebreo ignoto a Flavio Giuseppe e di un'ovvia illusione spirituale. Il loro compito auto-imposto è impossibile. Se Gesù non si deve pensare un Dio, egli non può essere pensato un uomo. Solo il credente che afferma la sua fede nel Dio Gesù può affermare il suo credo nell'Uomo Gesù. Negli anni 150-160 la Chiesa romana credeva in tale fede, a anche nel credo recente “fu crocifisso e sepolto sotto Ponzio Pilato”, e nell'ancor più recente “nacque dallo Spirito Santo e dalla Vergine Maria” come pure in quello più antico di tutti “è salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti”. [1] Gesù di Nazaret è uno soltanto dei nomi con cui è conosciuto, e fu l'ultimo datogli nel corso della sua evoluzione a partire dall'Essere Misterioso intravisto da Daniele presso il Trono di Dio, rivestito del Dominio dell'Universo.

Giudice e Redentore, vero Dio e vero Uomo, Gesù offre al genere umano un oggetto senza paralleli di speranza, di adorazione, di fede, e di amore. Credendo in lui, un adoratore può, di nuovo e ancora di nuovo, gettarsi nelle profondità di un dolore, di una pietà e di un lamento per la sua agonia e la sua sofferenza, oppure inebriarsi nello splendore della sua vittoria sulla morte, assumendo su di sé la pena e l'umiliazione, oppure la gloria e il trionfo. Niente di tutto questo era mai stato incontrato prima nel mondo intero. Non c'era stata nessuna carenza di dèi uccisi e risorti, ma nessuno aveva posseduto allo stesso tempo una pienezza divina e una completezza umana. Qui figura un Mediatore venuto da Dio e ritornato a Dio, che ha toccato le estreme profondità di miseria e di sofferenza. Chi sarà più forte di lui a prevalere sui cuori vulnerabili degli uomini? Il suo è veramente il potere che prevarrà su tutti gli altri Dèi.

E il suo destino fu travolgere tutti loro, quelle altre divinità. Lo stanco Pantheon di Roma e della Grecia potevano opporre poca resistenza. Passarono due brevi secoli, e l'Oracolo di Delfi chiuse le sue porte, le torce di Eleusi si estinsero per sempre, la grande Artemide degli efesini, Zeus Olimpio, la Vergine Atena, Giove Capitolino, Cibele, Iside, Mitra — tutti saranno stati avvolti nel loro lino sepolcrale. Nei verdi alberi delle foreste della Gallia, tra le querce e gli abeti della Germania, sulle steppe degli slavi, nelle brughiere irlandesi e lungo le rive dei laghi scandinavi, dèi oscuri regnarono finché Gesù disperse la loro potenza ciascuno al suo turno. Non ci fu nessuno dei popoli europei che non si arrese presto o tardi, offrendo tributo di fede, genio, e forza. In ogni terra Gesù recò una nuova era nella Storia e una nuova civiltà. I suoi avamposti dovevano essere l'Armenia in Asia e l'Etiopia in Africa, ma l'Europa doveva essere interamente la sua fortezza, e le conquiste che fecero al di fuori le nazioni europee dovevano essere fatte nel suo nome. Compagno dell'uomo bianco nel suo duro travaglio, nel suo dolore, e nei suoi sogni, Gesù doveva diventare il Dio dell'Uomo Bianco, quell'essere irrequieto e resistente, il cui cuore si addolora per i suoi peccati e gioisce per la sua elezione personale, che si solleva dalla disperazione tramite certezza nella lotta, che ottiene e rinuncia una ricompensa invisibile. 

I popoli che dovevano resistere all'incantesimo di Gesù furono coloro che professarono un rigido monoteismo, come per esempio gli ebrei e i musulmani. Coloro che proclamano che non c'è nessun Dio oltre a Dio non possono vedere nessun'attrazione nel compromesso di un Dio e di un Uomo chiamato Gesù. Anche quelle nazioni che non possiedono alcuna percezione di una divinità personale, ma percepiscono un potere immanente in tutta la Natura, non trovano nessun'attrazione in Gesù. Lo Yoga indù, il Nirvana buddhista, il Tao cinese sono vie di salvezza che non sono compatibili col cristianesimo; le razze gialle non hanno alcuna affinità con Gesù.

Il Cristo Gesù, il Dio-Uomo, non è un Assoluto metafisico, e neppure un potere elementare della Natura. Mai l'umanità trasse dalle sue sofferenze personali un dio più umano. La protesta perdurante dell'uomo contro la morte è di colpo incarnata e rinunciata in Gesù. Gesù è il Buon Compagno che conforta un uomo nella sua angoscia e nella sua solitudine. Davvero non è altro che il cuore dell'uomo, misteriosamente consapevole di sé stesso nell'agonia della sua infinita fragilità e nell'esaltazione della sua forza smisurata.

NOTE

[1] Lietzmann, “Symbolstudien xiv” (Zeitschrift f.d. N.T. Wiss.; 1927, pag. 81).

1 commento:

paolo ha detto...

Purtroppo non sappiamo quando i Vangeli cosiddetti canonici vennero scritti. Tutti hanno detto la loro. Una delle tiritere che ho letto quasi ovunque - e che continuo a trovare di qua e di là e che mi fa arrabbiare moltissimo- è che Marco sarebbe stato scritto nel 70, Matteo nell'80 e via di seguito. E allora così dico la mia: i primi abbozzi dei medesimi sono stati scritti nella seconda metà del secondo secolo. Ireneo di Lione, che li avrebbe canonizzati nel 180, è una figura fittizia e inventata al tempo di Eusebio di Cesarea o anche dopo. Un Vescovo a Lione nel 180 dotato di tutti i crismi della Chiesa Romana? Che ridere!