martedì 6 novembre 2018

«Gesù, il Dio fatto uomo»Le Apocalissi (168 A.E.C. — 40 E.C.) (IV): Le rivelazioni di Enoc


LE APOCALISSI
(168 A.E.C. — 40 E.C.)

IV

LE RIVELAZIONI DI ENOC

Mille e trecento e trentacinque giorni passarono. Sempre più giorni scivolarono via nelle loro miriadi. La profezia impossibile non si realizzò. Il precario regno ebraico costruito al posto dell'anarchia siriana forse dovette la sua esistenza alla visione soprannaturale dei primi giorni maccabei. In nessuna maniera la realizzò.

Il sogno di Daniele fu considerato falso? Fu respinto come una menzogna? No; ciò equivarrebbe a conoscenza in malafede. La fede può muovere le montagne. Dai ad una profezia il giusto fuoco e fervore, aggiungi a lei la brama del cuore umano, ispiri in lei le nascoste fantasie di orgoglio e di speranza, e la profezia è una dimostrazione contro tutti gli eventi. L'evento sarà sbagliato. La profezia sarà stata compresa male. Il suo significato è profondo e oscuro, e diventa un tesoro ancor più prezioso.

Il libro di Daniele si collocò tra quei sacri scritti che seguono la Legge e i Profeti. Gli fu dato un posto onorevole tra il rotolo di Ester e la pergamena di Esdra. Fu riverito come la gemma più sacra di Israele, questa rivelazione che gridava “Fino a quando?”

Fu un seme che cadde su un terreno fertile e diventò un modello di letteratura apocrifa, che pubblicò sotto i nomi di uomini di antiche rivelazioni degli ultimi giorni. Colui che sentiva nel suo respiro l'ispirazione di una profezia, timoroso di parlare nel suo proprio nome, l'avrebbe pronunciata apertamente come le parole di Enoc, dei Dodici Figli di Giacobbe, oppure di Mosè. Quelle scritture meravigliose non furono accettate dalle autorità religiose, ma erano ascoltate avidamente dal popolo. In fabbricazioni del genere il genio profetico di Israele, soffocato per lunghi secoli, trovava un utilizzo clandestino.

Quelli ultimi giorni! L'autore visse in loro. Nulla spiega meglio la genesi del cristianesimo dell'attesa costante, per tre secoli, della fine del mondo, all'inizio tra i fedeli di Palestina, e più tardi tra le moltitudini affette da questo timore febbrile. Immagina una moltitudine di uomini, di giorno in giorno più numerosi, che si alzano ogni mattina credendo che il giorno dopo il mondo sarebbe passato e qualcos'altro sarebbe venuto al suo posto! Un'attesa del genere, un timore del genere, una strana emozione del genere, è il motivo nascosto di ogni atto, di ogni pensiero. È impresso nei luoghi più interiori del loro essere, e tra gli uomini crea una razza a parte.

Questo fuoco negli intimi recessi dell'anima fu acceso dalle apocalissi. Una in particolare, dopo quella di Daniele, deve tenere occupata la nostra attenzione per un pò, dal momento che è una pietra miliare sul nostro percorso.

Due generazioni si sono portate nella tomba le loro speranze e paure sin dalla guerra di liberazione da Antioco. Alessandro Ianneo, pronipote di Giuda il Martello, è stato sommo sacerdote e re dai venti ai venticinque anni. [1] Questo Alessandro è un vecchio soldato e un ubriacone che conduce la vita di un tiranno greco. Egli dimora tra sacerdoti duri e scettici, uno straniero nello spirito per i suoi pii sudditi. La guerra civile infuria. Il re e sommo sacerdote ravviva un banchetto offerto in pubblico alle donne del suo harem crocifiggendo 800 ribelli ebrei e assassinando le loro mogli e i loro figli dinanzi ai loro occhi morenti. [2

Nella loro angoscia uomini pii invocano Jahvè. Alcuni lo invocano per generare il Re Messia, quel figlio di Davide, rampollo dell'antica dinastia regale promessa dagli oracoli. Altri disperano di ogni sovrano umano. I successori di Davide non sono più degni di quelli di Maccabeo. La via del mondo può produrre solo male. La speranza risiede soltanto in una rivoluzione del cosmo. Il sogno di Daniele è la verità della materia.

C'era in esistenza uno strano libro che pretendeva di offrire le rivelazioni di Enoc. Questo patriarca, si ricorderà, fu condotto vivo al cielo nei giorni anteriori al diluvio, e là vi vive ancora, in una posizione particolarmente buona per entrare a conoscenza dei misteri eterni. Di tempo un tempo si pubblicava un supplemento a questo testo; quei supplementi non erano in armonia. Si aggiunse una parte in cui una profezia di Daniele era ritenuta risalente ad Enoc: essa venne offerta in una forma più dettagliata e corroborata (Enoc 36-62; questa parte si chiama le Parabole di Enoc).

Quel che in Daniele è solo una visione abbagliante raccontata in pochi versi diventa in Enoc un quadro dettagliato, un dramma completo diviso in parecchi atti. Questo quadro ha una figura centrale; questo dramma glorifica un eroe. Il Figlio dell'Uomo, che in Daniele è semplice simbolismo, qui è uno che dimora in sale celesti, un Uomo celeste che non è contaminato da polvere e sangue, ma è puro al pari di Dio, eterno al pari di Dio, giusto al pari di Dio, a cui Dio ha conferito la missione di distruggere il mondo e di crearlo di nuovo.

L'esistenza reale di quest'Uomo superumano, super-angelico è giustificata dalla parola di Enoc, dal momento che Enoc deve averlo incontrato in cielo alla destra del Signore degli Spiriti, l'Antico dei Giorni, che è Dio.
Là vidi uno che aveva una testa carica di giorni,
e il suo capo era bianco come lana;
presso di lui c’era un altro, il cui volto aveva l’aspetto di un Uomo,
e il suo volto era piena di grazia, come quello degli angeli santi. 

Interrogai l’angelo, che mi accompagnava
e mi mostrava tutti i segreti,
su quel Figlio dell’Uomo, chi fosse, da dove venisse
e perché andasse con la sua testa carica di giorni.

Egli mi rispose:
Questi è il Figlio dell’Uomo, che ha giustizia,
 che dimora presso la giustizia
e che rivela tutti i tesori di ciò che è nascosto;
poiché il Signore degli spiriti lo ha scelto,
e la sua sorte ha superato tutti in eterno per la giustizia di fronte al Signore degli spiriti. 
Questo Figlio dell’Uomo che hai visto,
farà sollevare i re e i potenti dalle loro sedi,
e i forti dai loro troni;
scioglierà le redini dei forti
e spezzerà i denti dei peccatori. [3] 
Ecco il Prescelto di Dio che travolgerà re malvagi e governatori iniqui. Egli è il Grande Giudice. Egli è anche il Rivelatore. In questa maniera egli assume un'esistenza teologica. Al fianco di Dio, delegato di Dio, egli ha il suo proprio destino.

Se egli esiste, egli ha un Nome. Dio, in una scena solenne lo riveste di Giudizio, pronunciando il suo Nome. Il giorno dell'investitura è il giorno quando sarà stato versato a sufficienza il sangue dei giusti e quando sarà completato il numero dei giusti.
Il giorno è venuto.
In quei giorni salirà di fronte al Signore degli spiriti la preghiera dei giusti
 e il sangue dei giusti.
In questi giorni i Santi
[4] che dimorano in alto nei cieli

con una sola voce intercederanno, pregheranno, renderanno lode, ringrazieranno e renderanno onore al nome del Signore degli spiriti
a causa del sangue dei giusti
e della preghiera dei giusti, perché non sia inutile dinnanzi al Signore degli spiriti,
perché si renda loro giustizia
e la loro attesa non duri in terno.

In quei giorni vidi l’Antico dei giorni
seduto sul trono della sua gloria,
e i libri dei viventi aperti di fronte a lui,

 e tutta la sua schiera, che sta in alto nei cieli e intorno a lui,
gli stava dinnanzi.
I cuori dei Santi erano pieni di gloria,
poiché il numero della giustizia si avvicinava,
la preghiera dei giusti veniva esaudita,
e il sangue dei giusti trovava vendetta di fronte al Signore degli spiriti.

 In quel momento quel Figlio dell’Uomo fu chiamato
presso il Signore degli Spiriti
e il suo nome fu di fronte all’Antico dei giorni.
[5]
Il Nome è tenuto segreto da Enoc. Questo stimolerà immaginazioni nel futuro. Il Figlio dell'Uomo e il suo Nome erano già in essere per l'eternità.
Prima che il sole e i segni dello zodiaco fossero creati,
e prima che fossero fatte le stelle del cielo,
il suo nome fu chiamato di fronte al Signore degli spiriti.
[6]
Ma fino a questo giorno il Figlio dell'Uomo fu “nascosto di fronte a Dio” (Enoc 48:6.) Per quella ragione era sconosciuto. Dio ora “lo ha rivelato agli eletti” (Enoc 62:7); nel frattempo il mondo scosso dal terrore impara a riconoscerlo.

Enoc ha ancor più da dire di questo potere nascente. Il verso seguente disvela vedute senza fine:
Diverrà per i giusti e i santi un bastone, al quale essi si appoggeranno e non cadranno;
sarà la luce delle nazioni
e la speranza, per coloro che sono turbati nei propri cuori.
[7]
“Luce delle Nazioni” è un'allusione ad un personaggio misterioso di cui si dice in Isaia 49:6:
Egli dice: È troppo poco che tu sia mio servo
per rialzare le tribù di Giacobbe
e per ricondurre gli scampati d'Israele;
voglio fare di te la luce delle nazioni,
lo strumento della mia salvezza
fino alle estremità della terra.

“Coloro che sono turbati nei propri cuori” allude ad un altro verso in Isaia 61:1: 
Lo Spirito del Signore, di Dio, è su di me,
perché il Signore mi ha unto
per recare una buona notizia agli umili;
mi ha inviato per fasciare quelli che hanno il cuore spezzato …
Questo misterioso oratore in Isaia, Enoc rivela che è l'Uomo celeste. Quando il mondo sarà stato travolto, quest'Uomo celeste dimorerà con uomini rigenerati. Egli sarà in buona fede la Luce dei pagani, egli predicherà buone nuove agli sfortunati, e legherà cuori che il mondo avrà spezzato. Per lui è aperta un'intera vita umana.

Questo personaggio è già complesso, la sintesi del Figlio dell'Uomo di Daniele e dell'Eletto di Isaia, o Servo di Jahvè. Alle qualità derivate da Daniele, al trono, allo splendente luogo di dimora, agli attributi divini, e ad un corpo di gloria, si aggiungono le caratteristiche umane date da Isaia. Questa origine duplice fornisce una doppia natura, un dio e uomo composito. La logica contradditoria della fede unisce le due creazioni più fini di Israele. In un unico essere spirituale sono combinati due personaggi allegorici che, nella Bibbia, sono separati e senz'altra correlazione che non sia la personificazione di Israele — l'uno in maniera gloriosa, l'altro in maniera dolorosa. 

In questa sintesi creativa il personaggio derivato da Isaia, sebbene meno brillante, è più ricco e più profondo. Ad egli non è ancora dato tutto ciò che possiede. Egli non è solo un consolatore, egli è anche un sofferente. Egli non è solo l'Eletto di Dio, ma anche il Redentore di Dio. Egli è l'uomo dei dolori la cui passione è espiatoria. Quando il Figlio dell'Uomo di Daniele avrà assimilato tutto l'Uomo dei Dolori di Isaia, il cristianesimo sarà in esistenza. 

Qui abbiamo solo una prima bozza. Enoc adora il Figlio dell'Uomo nel suo duplice aspetto di giudice terribile e di maestro gentile, senza considerarlo un martire divino.

In che maniera avverrà il grande giudizio, per cui ha ricevuto la sua investitura il Figlio dell'Uomo? La vendetta non può più aspettare. I re e gli imperatori sarnno castigati dalle loro stesse vittime.
In quei giorni i re della terra e i potenti che posseggono la terra saranno costretti a tenere il capo abbassato
 a causa delle azioni delle loro mani;
infatti nel giorno della loro angoscia e del loro tormento non salveranno le loro anime.
 Io li consegnerò nelle mani dei miei eletti;
come paglia nel fuoco e come piombo nell’acqua essi bruceranno davanti alla presenza dei giusti
e andranno a fondo al cospetto dei santi,
così che non se ne troverà più traccia
(Enoc 48:8-9).
Presto i morti risorgeranno e il Figlio dell'Uomo riunirà i suoi eletti:
 In quei giorni la terra restituirà coloro che sono stati raccolti in essa,
e anche lo Sheol restituirà quanto ha ricevuto
e gli inferi lasceranno uscire quanto devono.
Egli sceglierà tra loro i giusti e i santi,
poiché il giorno della loro liberazione è vicino.

(Enoc 51:1-2. Il primo verso si trova in Apocalisse 20:13).
Poi egli manifesterà il suo potere:
  In quei giorni le montagne salteranno come arieti
e le colline esulteranno come agnelli sazi di latte.
Tutti diverranno angeli in cielo. Il loro volto risplenderà di gioia,
poiché in quei giorni l’Eletto si sarà levato.

(Enoc 51:4-5). 
Prima saranno giudicati gli angeli malvagi che hanno corrotto l'umanità. Poi devono essere lapidati, proprio come si scagliano ancora pietre a Satana alla Mecca, e bruciati nella Geenna:
Osservai e mi voltai verso un’altra parte della terra;
là io vidi una profonda valle con un fuoco ardente. ...
Allora i miei occhi videro che facevano per loro questi strumenti:
catene di ferro di peso smisurato.
Interrogai l’angelo che mi accompagnava, e dissi:
Per chi vengono preparati questi strumenti di tortura?
Mi rispose: “Vengono preparati per le schiere di Azazel,
per catturarle e gettarle nell’abisso della futura dannazione;
copriranno le loro mascelle con pietre aguzze,
come ha comandato il Signore degli spiriti.

Michele, Gabriele, Raffaele e Phanuel [8]
in quel grande giorno li prenderanno
e li getteranno nella stufa di fuoco ardente,
affinché il Signore degli spiriti si vendichi della loro ingiustizia,
per essere sottomessi a Satana
e aver sedotto gli abitanti della terra
(Enoc 54:1-6). 
Dopo gli angeli, gli uomini verranno in giudizio di fronte al giudice spietato:
 Il Signore degli spiriti lo fa sedere sul trono della sua gloria.
Lo spirito della giustizia veniva versato su di lui;
il discorso della sua bocca uccideva tutti i peccatori,
e tutti gli ingiusti furono annientati dinnanzi al su cospetto.
Tutti i re, i potenti,
gli elevati e coloro che posseggono la terra ferma, si levarono in quel giorno
per vederlo e conoscere
come egli si siede sul trono della sua gloria,
e come dinnanzi a lui si giudichi giustamente,
e davanti a lui nessuna menzogna viene pronunciata.

Anche allora verrà su di loro un dolore come quello di una donna per la quale il parto sia difficile,
quando il figlio sia sulla bocca dell’utero,
e provi dolore nel partorire. ...

 Tutti i re, i potenti,
gli elevati e coloro che dominano sulla terra ferma,
di fronte a lui cadranno sulla propria faccia
e pregheranno, riporranno la loro speranza in quel Figlio dell’Uomo,
lo imploreranno e pregheranno per ottenere la sua misericordia.

Ma questo Figlio dell'Uomo [9] li costringerà
ad allontanarsi rapidamente dalla sua presenza,
i loro volti si si riempiranno di vergogna
e la tenebra si addenserà sui loro volti.

Gli angeli del castigo li accoglieranno
per vendicare su di loro il fatto che hanno ingiuriato i suoi figli e i suoi eletti.
Costituiranno uno spettacolo per i giusti e per i suoi eletti;
essi gioiranno
perché l’ira del Figlio dell'Uomo si posa su di essi
e la sua spada si inebrierà del loro sangue.
[10]

(Enoc 62:3-4, 9-12). 
Infine, dopo il massacro dei dannati, gli eletti, rivestiti con corpi di gloria, godranno per sempre e per sempre sulla terra la compagnia dell'Uomo celeste: 
 I giusti e gli eletti saranno salvati in quel giorno,
 e da allora in poi non vedranno mai più il volto dei peccatori e degli ingiusti.
Il Signore degli spiriti dimorerà su di loro
ed essi mangeranno insieme a quel Figlio dell’Uomo,
si prostreranno davanti a lui e lo esalteranno
per tutta l’eternità.

I giusti e gli eletti si eleveranno sulla terra
e cesseranno di abbassare il loro sguardo,
e verranno rivestiti con abiti di gloria.
E questo sarà il vostro abito, un abito di vita presso il Signore degli spiriti,
 i vostri abiti [11] non invecchieranno,
e la vostra gloria non passerà di fronte al Signore degli spiriti
(Enoc 62:13-16).  
Le linee principali di Enoc sono quelle del cristianesimo. Lo sfondo cambierà poco. La figura centrale sarà gettata in un rilievo maggiore e assumerà nuovi aspetti. Il suo titolo — il Figlio dell'Uomo — lo segue nei vangeli. Esso è l'indizio che indica continuità da Daniele fino a Luca.

Gli ebrei ortodossi rigettano il libro di Enoc. I cristiani avrebbero dovuto leggerlo, esaminarlo, studiarlo in dettaglio come sacra scrittura. [12] San Paolo, San Giovanni dell'Apocalisse, San Matteo, e San Luca dovevano conoscere i versi di Enoc a memoria.

Settant'anni prima di Cristo c'erano cristiani — salvo per il nome — in Palestina. Essi traevano ispirazione da un piccolo testo di rivelazioni dell'Uomo celeste. Essi si ritenevano predestinati da tutta l'eternità, eletti per grazia divina, proprio come il supremo eletto. Essi si tenevano separati sia dai farisei che dai sadducei. Il loro fu l'orgoglio mistico di santi che hanno “odiato e disprezzato il mondo di ingiustizia”. Essi condannavano gioiosamente i poteri di Israele, non davano peso ai riti contraffatti dei devoti. Essi attendevano la venuta del Figlio dell'Uomo. Essi non sono molti in numero, è vero. Il loro legame è un testo misterioso, non una parola vivente. Ancora un altro secolo e il loro credo nascosto proromperà nella luce del giorno.

NOTE

[1] Quanto alla data delle Parabole di Enoc (70 A.E.C. circa) vide R. H. Charles, The Book of Enoch, seconda edizione; Oxford, 1912, pag. 54 e pag. 72–73; anche L. Gry, Les Paraboles d’ Hénoch et leur messianisme; Parigi, 1919, pag. 163.

[2] Flavio Giuseppe, Antichità Giudaiche, 13, 14, 2.

[3] Enoc 46:1–4. Si vedano traduzioni di Enoc da parte di R. H. Charles, Oxford, 1912; de Beer, in Kautsch, Tubinga, 1900; Flemming e Radermacher, Leipzig, 1901; F. Martin, Parigi, 1906.

[4] Gli Angeli.

[5] Enoc 47; 48:2.

[6] Enoc 48:3.

[7] Ibid. 48:4.

[8] I quattro Arcangeli o quattro volti di Dio.

[9] Correzione di W. Bousset. Stessa correzione nella strofa successiva.

[10] Passo imitato da Matteo 25:31-45, vide F. C. Burkitt, Jewish and Christian Apocalypses; Londra, 1914, pag. 23-25.

[11] Che significano corpi, si confronti 2 Corinzi 5:2-4.

[12] Vide l'epistola di Giuda, 14: “Anche per costoro profetizzò Enoc, settimo dopo Adamo... ”.

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