venerdì 16 novembre 2018

«Gesù, il Dio fatto uomo»I Profeti (40 E.C. — 130 E.C.) (V): L'agnello sacrificato


I PROFETI
(40 E.C. — 130 E.C.)

V

L'AGNELLO SACRIFICATO

Il destino del cristianesimo dipendeva dalla soluzione definitiva di quel problema urgente: a quali condizioni erano ammessi i pagani nell'ekklesia? Questo era il problema che mise Paolo e il partito di Gerusalemme ai ferri corti. Ora che Paolo, attraverso la mediazione del pagano convertito, Tito, si stava voltando verso Gerusalemme, Gerusalemme, a sua volta, stava mostrando una propensione ad essere meno esigente.

Non c'era più il problema di circoncidere gli ex pagani, come c'era stato quando Paolo aveva dettato la sua furiosa lettera ai Galati. Al posto di tali estremi, fu proposto un compromesso — che i convertiti dal paganesimo dovevano sottomettersi alla legge di Noè per l'intera razza umana, che proibiva l'idolatria e il consumo di carne contenente sangue.

Quando Paolo venne a Gerusalemme, per essere arrestato nel Tempio e perdere la sua libertà, Giacomo e gli Anziani gli fecero sapere che, dopo la dovuta deliberazione, avevano comandato ai credenti di origine pagana “che si astengano dalle carni offerte agli idoli, dal sangue, da ogni animale soffocato e dalla impudicizia” (Atti 21:25). [1] Era stata trovata una formula, che avrebbe dovuto unire Antiochia e Gerusalemme in un editto ai cristiani convertiti dal paganesimo. Il testo si deve trovare in Atti 15:23-29, in cui, tuttavia, contro ogni verosimiglianza, Paolo è stato introdotto come uno degli autori, precedendo sia la discussione che l'editto:
Gli apostoli e gli anziani
ai fratelli di Antiochia, di Siria e di Cilicia
che provengono dai pagani,
salute!

Abbiamo saputo che alcuni da parte nostra,
ai quali non avevamo dato nessun incarico,
sono venuti a turbarvi con i loro discorsi
sconvolgendo i vostri animi.

Abbiamo perciò deciso tutti d'accordo
di eleggere alcune persone e inviarle a voi...
Abbiamo mandato dunque Giuda e Sila,
che vi riferiranno anch'essi queste stesse cose a voce.

Abbiamo deciso, lo Spirito Santo e noi,
di non imporvi nessun altro obbligo
al di fuori di queste cose necessarie:
astenervi dalle carni offerte agli idoli,
dal sangue, dagli animali soffocati e dalla impudicizia.

Farete cosa buona perciò a guardarvi da queste cose.
State bene.
[2]
Carne offerta agli idoli, sangue, e carne di animali strangolati sono tre varianti della proibizione del sangue imposta da Jahvè  alla discendenza di Noè. Fornicazione significa non solo dissolutezza, ma matrimoni tra cristiani e pagani.

Non sappiamo se Paolo, nella sua totale sottomissione, arrivò al punto di sottoscrivere l'editto di Gerusalemme. Non abbiamo nulla dalla sua penna dopo il momento in cui ne apprese, e la sua attività fu immediatamente limitata dalla prigionia. Ma le comunità che aveva fondato in Asia e quelle che erano state influenzate da lui non si sottomisero. Continuarono a fare come avevano fatto: comprare carne al mercato senza preoccuparsi se fosse stato debitamente dissanguato o se fosse stato offerto agli idoli. Non cessarono di tollerare matrimoni tra cristiani e pagani. Le autorità di Gerusalemme li chiamarono sprezzantemente Nicolaiti, li trattarono come ribelli peggiori dei pagani, li scomunicarono e li votarono al primo sterminio da parte della spada di Gesù.

Nel frattempo la superba Madre Chiesa fu colpita da una spada terrena: nell'anno burrascoso che precedette l'insurrezione ebraica, tre “colonne” furono prese da Gerusalemme. Nel 62 circa, dopo la morte del procuratore Festo e prima dell'arrivo del suo successore, Giacomo, il “fratello del Signore”, il cammello della pietà, fu accusato, insieme ad altri, dal sommo sacerdote Anano  di essere un violatore della legge, fu condannato e lapidato. [3]  Cefa-Pietro, il primo a contemplare Gesù, perì a Roma, probabilmente nel massacro dei cristiani dopo l'incendio di Roma nel 64. A Roma morì anche il suo avversario che nei primi tempi lo aveva messo in pericolo e deriso così vigorosamente, Paolo. Non si sa nulla della loro morte, se non forse che gelosia e discordia tra i cristiani gliela procurarono. [4] Quanto a Giovanni, il terzo pilastro, egli lasciò Gerusalemme, poiché era diventato impossibile per i cristiani viverci, e si recò subito dopo il 64 a Patmos, un'isola di esilio, non lontana da Efeso, dove egli fulminò contro Roma, la prostituta, l'assassina di profeti e di santi. Il resto della gloriosa comunità di Gerusalemme fu avvertita da una rivelazione data ai suoi ultimi profeti di lasciare la città prima della guerra. Si nascosero in Perea nel villaggio greco di Pella (Eusebio, Hist. Eccles., 3:5, 3) e in seguito fondarono in Basanitide la setta ebionita che mantenne fanaticamente le tradizioni di Giacomo.

Intorno al 65 i tre che avevano visto individualmente il Signore Gesù — Pietro, Giacomo e Paolo — erano tutti morti. Di quelli che lo avevano contemplato come membro di un gruppo, Giovanni soltanto sopravvisse. È il Grande Testimone, il supremo testimone dell'avvento del Signore. Era fermamente convinto che non sarebbe morto finché Gesù non fosse venuto. [5] Egli è allora il profeta la cui autorità supera ogni altra autorità. In lui è concentrata la speranza e il motivo per la speranza di quel corpo di eletti in cui Gesù fu rivelato. Appare come il sommo sacerdote dei cristiani e, in qualità del sommo sacerdote degli ebrei, lui indossava un pettorale dorato. [6] Fu lui a spostare la sede della nuova religione in Asia Minore e radunò attorno a sé le chiese asiatiche che dimenticavano l'insegnamento di Paolo. Prima arrivò Efeso, dove Paolo non si era mai veramente insediatosi, poi Smirne, Pergamo, Tiatira, Sardi, Filadelfia, Laodicea, tutte attorno alla strada principale che circondava la provincia. Lui irrigidisce il loro coraggio e galvanizza la loro fede. Egli attende lo sterminio dei Nicolaiti per mano di Gesù e predica una rivelazione sublime a favore dell'ekklesia ortodossa — coloro che obbedivano all'editto di Gerusalemme, che descriveva la catastrofe finale che avrebbe inghiottito l'umanità, il Giorno del Destino, la cui imminenza era un articolo di fede.

Trent'anni prima aveva contemplato, in compagnia di suo fratello, quella visione del Signore che tutti i Dodici avevano visto. Nella piccola isola greca di Patmos, a quattordici ore via mare da Efeso, dove era giunto recando parole di profezia, vide Gesù, lui solo, come Pietro e Giacomo lo avevano già visto, e come Paolo disse di averlo visto. Da lui ricevette la visione di ciò che doveva arrivare.

Egli descrisse questa visione in stile profetico; è la Rivelazione di San Giovanni il Divino. Si differenzia dalle apocalissi degli ebrei in quanto non è attribuita ad un personaggio leggendario e fittizio, ma sin dall'inizio è di Giovanni stesso. [7] Ciò che lui stesso ha visto e ascoltato è il soggetto del suo libro. È sulla scia dei grandi profeti di Israele ed è lui stesso, dopo San Paolo, il più grande dei profeti cristiani. La sua profezia è chiamata giustamente un'Apocalisse, poiché il suo scopo è rivelare l'imminente venuta del Figlio dell'Uomo e il dramma del Giorno del Destino. Quei misteri, che in Paolo occupano un piccolo posto, formano l'intero messaggio di Giovanni.

Il genio religioso di Giovanni non è così profondo come quello di Paolo, né il suo stile profetico è così vario, così flessibile, o così vicino al cuore. Né nella sua invenzione c'è qualcosa di così sorprendente e affettuoso come la Croce di Gesù. Crea poco che sia nuovo, ma ricrea con maggiore intensità le grandiose immagini degli antichi ebrei; poiché, sebbene scrivesse in greco, pensava in ebraico, e il suo linguaggio ha una rigidità aspra e inflessibile che è estranea all'Ellade. D'altra parte, la sua è una maestà ebraica, la compattezza, e la brillantezza della parola, uno splendore che è troppo esteso e troppo remoto, ma rapido di energia e dall'effetto concentrato. Non è la sua pietà che muove le viscere, ma la crudezza che afferra l'immaginazione. I talenti di un grande poeta si trovano in quest'opera, dove l'esplosione della tromba si confonde con le note morbide della cetra. Come un'aquila, si libra e trafigge con il suo occhio l'abisso infinito; cielo e terra si aprono davanti a lui nell'ultimo cataclisma.

Il poema di Gesù di cui Paolo aveva fatto una breve ma sorprendente tragedia divina, in cui la catastrofe abissale precede l'esaltazione suprema, nelle mani di Giovanni diventa una sfilata di gloria, che si muove verso successivi trionfi.

La morte è la prima vittoria di Cristo. Nulla qui di ignominia o di tormentata agonia; un sacrificio rituale fatto prima dell'inizio del mondo, un prototipo celeste dell'offerta pasquale, il sacrificio primordiale dell'agnello maschio.

Questo sacrificio dell'Agnello Gesù prima delle età, come quello del Toro mitraico, redime mediante la sua virtù espiatoria e purifica i predestinati. Attraverso il sangue dell'Agnello, gli eletti sono liberati dai loro peccati e le loro vesti sono imbiancate. Proprio come Gesù è l'Agnello del Sacrificio, così anche loro sono un'offerta, e per questo motivo deve essere senza macchia. Immacolati, saranno i compagni eterni dell'Agnello; [8] una concezione che è allo stesso tempo sublime ed equilibrata. Per lo spirito religioso del giorno, solo una morte sacrificale aveva il potere di redimere. L'idea di Paolo di una crocifissione preservò, anche se senza fondamento, la natura di un versamento di sangue sacrificale in una maniera tale da mostrare che è stata sovrapposta alla concezione più antica di un sacrificio prima dell'inizio del tempo, come è presentato in Apocalisse.

Dietro l'intero poema di Giovanni c'è una schiera di nozioni sacerdotali. Gesù è allo stesso tempo il Sacrificio e il Sacerdote Sacrificante, e il sommo sacerdote e la vittima sacra sono uniti in un'unica entità divina. Ecco perché appare a Giovanni come un sacerdote celeste, con indosso la lunga veste del sommo sacerdote ebreo e il pettorale d'oro, come lo indossava Giovanni, il sommo sacerdote del Nuovo Israele (Apocalisse 1:10-18): 
Rapito in estasi, nel giorno del Signore,
udii dietro di me una voce potente,
come di tromba, che diceva:

 Ora, come mi voltai per vedere chi fosse colui che mi parlava,
vidi sette candelabri d'oro
e in mezzo ai candelabri c'era uno simile a Figlio di Uomo,
con un abito lungo fino ai piedi
e cinto al petto con una fascia d'oro.

I capelli della testa erano candidi,
simili a lana candida, come neve.
Aveva gli occhi fiammeggianti come fuoco.

I piedi avevano l'aspetto del bronzo splendente
[9]

purificato nel crogiuolo.
La voce era simile al fragore di grandi acque.
[10]

Nella destra teneva sette stelle,
dalla bocca gli usciva una spada affilata a doppio taglio
[11]

e il suo volto somigliava al sole quando splende in tutta la sua forza.

Appena lo vidi,
caddi ai suoi piedi come morto.
Ma egli, posando su di me la destra, mi disse:

Non temere! Io sono il Primo e l'Ultimo
[12]

e il Vivente. Io ero morto,
ma ora vivo per sempre
e ho potere sopra la morte e sopra gli inferi.
Prima di rimuovere il velo del futuro davanti agli occhi del suo profeta, Gesù dà alle ultime sette chiese dell'Asia un ultimo avvertimento. Ogni chiesa ha il suo doppio celeste, un angelo che è una stella nella mano di Gesù, e ciascuno riceve la sua parte di lode e di biasimo.

L'angelo della chiesa di Efeso ottiene il merito perché ha dichiarato che sono  bugiardi coloro che, come Paolo, hanno affermato di essere apostoli senza avere alcun diritto al titolo; questo è il contraltare di Giovanni alla lettera adirata di Paolo scritta ai Corinzi da Efeso. Questa chiesa, sebbene abbia resistito a molte prove, è diventata indulgente; tuttavia, odia i Nicolaiti e tutte le loro opere, e questo sacro odio la salverà (Apocalisse 2:2-6): 
Conosco le tue opere,
la tua fatica e la tua costanza,
per cui non puoi sopportare i cattivi;

li hai messi alla prova — quelli che si dicono apostoli
e non lo sono —
e li hai trovati bugiardi.

Sei costante
e hai molto sopportato per il mio nome,
senza stancarti.

Ho però da rimproverarti
che hai abbandonato il tuo amore di prima.
Ricorda dunque da dove sei caduto,
ravvediti
e compi le opere di prima.

Se non ti ravvederai, IO VERRÒ da te
e rimuoverò il tuo candelabro dal suo posto.
[13]

Tuttavia hai questo di buono,
che detesti le opere dei Nicolaìti,
che anch'io detesto.
L'angelo della chiesa di Pergamo è stato contaminato dai Nicolaiti (Apocalisse 2:14-16):

Ma ho da rimproverarti alcune cose:
hai presso di te seguaci della dottrina di Balaàm, [14]
il quale insegnava a Balak [15]
a provocare la caduta dei figli d'Israele,
spingendoli a mangiare carni immolate agli idoli
e ad abbandonarsi alla fornicazione.
Così pure hai di quelli
che seguono la dottrina dei Nicolaìti.
[16]

Ravvediti dunque; altrimenti IO VERRÒ PRESTO da te
e combatterò contro di loro con la spada della mia bocca.
A Tiatira — un piccolo villaggio con un mercato e una guarnigione — lo stato delle cose è peggiorato. Una profetessa sta conducendo la chiesa in vie spregevoli: quelle dell'insegnamento di Paolo. Come fece Paolo, così lei afferma di conoscere le cose profonde di Dio, che sono in verità le profondità di Satana. Quelli che la osteggiano sembrano essere in minoranza e hanno bisogno di incoraggiamento (Apocalisse 2:20-25): 
Ma ho da rimproverarti
che lasci fare a Iezabèle,
[17]

la donna che si spaccia per profetessa
e insegna e seduce i miei servi inducendoli
a darsi alla fornicazione e a mangiare carni immolate agli idoli.
Io le ho dato tempo per ravvedersi,
ma essa non si vuol ravvedere dalla sua dissolutezza.

Ebbene, io getterò lei in un letto di dolore
[18]

e coloro che commettono adulterio con lei in una grande tribolazione,
se non si ravvederanno dalle opere che ha loro insegnato.

Colpirò a morte i suoi figli
e tutte le Chiese sapranno
che io sono Colui che scruta gli affetti e i pensieri degli uomini,
[19]

e darò a ciascuno di voi secondo le proprie opere.

A voi di Tiàtira invece
che non seguite questa dottrina,
che non avete conosciuto le Profondità di satana
— come le chiamano —
[20]

Non porgo su di te nessun altro fardello; [21]
ma quello che possedete tenetelo saldo
fino al MIO RITORNO.
Ci si chiede che cosa ne è stato di quella donna di Tiatira Lidia, la venditrice di porpora che Paolo convertì a Filippi e che diede ai fratelli l'ospitalità della sua casa. Ritornò al suo paese? Non è menzionata tra i cristiani di Filippi nell'Epistola di Paolo ai Corinzi. Allora, colei che ospitò Paolo diventò la Gezebele di Giovanni?

“Non porgo su di te nessun altro fardello” è la ratifica divina, dalla bocca del dio stesso Gesù, del decreto di Gerusalemme che imponeva ai cristiani che non erano di origine ebraica nessun altro fardello se non le tre proibizioni riguardo al cibo e al tabù di fornicazione. Senza dubbio è difficile astenersi dalla carne come venduta comunemente, in particolare quando i discepoli di Nicola insegnano diversamente. Eppure tutti devono attenersi al giusto insegnamento fino alla venuta di Gesù; allora “nessuna cosa sarà più proibita” (Apocalisse 22:3). Fino a quel giorno i Nicolaiti devono essere combattuti fino alla morte.

L'idea generale che ricaviamo così dalle chiese è quella di lassismo, di poco eroismo che deve essere spronato a qualcosa di più grande, di pentimento ancora possibile. Questo è il ritratto delle cose così come sono. Ora per le cose come saranno a breve.

Il profeta viene trasportato dalla terra al cielo, dove, in un abbagliante bagliore di gemme e di fulmini, vede il Dio Eterno e Senza-forma (Apocalisse 4:2-6): 
Ed ecco, c'era un trono nel cielo,
e sul trono uno stava seduto.

Colui che stava seduto era simile nell'aspetto a diaspro e cornalina.
Un arcobaleno simile a smeraldo
avvolgeva il trono.

Attorno al trono, poi, c'erano ventiquattro seggi
e sui seggi stavano seduti ventiquattro vegliardi
avvolti in candide vesti
con corone d'oro sul capo.

Dal trono uscivano lampi,
voci e tuoni;
sette lampade accese ardevano davanti al trono,
simbolo dei sette spiriti di Dio.
Davanti al trono vi era come un mare trasparente
simile a cristallo.
In tale contesto dimora Gesù, per condividere per sempre e per sempre il trono di Dio. Ora deve essere descritto.

Giovanni è presente alla misteriosa liturgia che precede il grande dramma. Un rotolo sigillato con sette sigilli è nella mano di Dio. Nessuno in cielo, né sulla terra, né all'inferno, può aprirlo. Più avanti il suo nome è dato come il Libro della Vita, il libro dell'Agnello Immolato. [22] Questo è il registro completo in cui i nomi degli eletti sono inscritti sin dall'inizio del mondo. Quando i sette sigilli saranno aperti, inizierà il giudizio. Gesù solo può aprirli perché a lui appartengono gli eletti. Prima delle età egli li riscattò con il suo sangue. È l'Agnello Sacrificato di Isaia, l'ariete “immolato fin dal principio del mondo” (Apocalisse 13:8; si veda 1 Pietro 1:20: “predestinato già prima della fondazione del mondo”, un correttivo a Giovanni). Egli appare nel mezzo del trono di Dio (Apocalisse 5:6):
Poi vidi ritto in mezzo al trono circondato dai quattro esseri viventi
e dai vegliardi
un Agnello, come immolato.
Egli aveva sette corna e sette occhi,
simbolo dei sette spiriti di Dio
mandati su tutta la terra.

La forma dell'Agnello è la forma eterna di Gesù. In cielo egli è l'Agnello divino, come Jahvè era originariamente un Toro divino. L'Agnello prende il Libro al suono di un canto nuovo (Apocalisse 5:9-10):
Tu sei degno di prendere il libro
e di aprirne i sigilli,
perché sei stato immolato
e hai riscattato per Dio con il tuo sangue
uomini di ogni tribù, lingua, popolo e nazione
e li hai costituiti per il nostro Dio un regno di sacerdoti
e regneranno sopra la terra.
Mentre i primi sei sigilli stanno per essere aperti, eventi premonitori prendono luogo (Apocalisse 6:1):
Quando l'Agnello sciolse il primo dei sette sigilli,
vidi e udii il primo dei quattro esseri viventi
che gridava come con voce di tuono:
Vieni!

Ed ecco mi apparve un cavallo bianco
e colui che lo cavalcava
aveva un arco,
gli fu data una corona
e poi egli uscì vittorioso per vincere ancora.
Dopo il conquistatore vengono un cavallo rosso, un cavallo nero, un cavallo verde; i loro cavalieri sono guerra, carestia, e pestilenzia. I martiri del passato le cui anime sono sotto l'altare celeste gridano a Dio per vendetta. Sono prima addobbati nel vestito bianco che è il loro corpo di gloria. Poi un primo terremoto dei cieli terrorizzerà l'umanità. Dopodiché un angelo segnerà la fronte dei centoquarantaquattromila eletti con il segno che li proteggerà dagli innumerevoli demoni che stanno per essere rilasciati. Ma un breve tempo e una schiera di eletti salgono al cielo, nelle loro mani i palmi della vittoria e su di essi le loro vesti eterne; questi sono i beati che moriranno martirizzati nel grande Tormento che presto spazzerà il mondo (Apocalisse 7:14-17): 
Essi sono coloro che sono passati attraverso la grande tribolazione [23]
 e hanno lavato le loro vesti
rendendole candide col sangue dell'Agnello.

Per questo stanno davanti al trono di Dio
e gli prestano servizio giorno e notte nel suo santuario;
e Colui che siede sul trono
stenderà la sua tenda sopra di loro.

Non avranno più fame,
né avranno più sete,
né li colpirà il sole,
né arsura di sorta,

perché l'Agnello che sta in mezzo al trono
sarà il loro pastore
e li guiderà alle fonti delle acque della vita.
[23]

E Dio tergerà ogni lacrima dai loro occhi. [24]
Quelle prime visioni, strane ma belle, danno una nota di consolazione. Assicurano agli eletti la realtà della loro salvezza tramite il sangue dell'Agnello.

Ora le descrizioni del grande Destino predetto da Daniele passano attraverso un crescendo di terrore e di sacro orrore, una tribolazione come nessun uomo ha mai immaginato, nemmeno per i santi (Apocalisse 8:1-6):
Quando l'Agnello aprì il settimo sigillo,
si fece silenzio in cielo
per circa mezz'ora.
[26]

Vidi che ai sette angeli
ritti davanti a Dio
[27]

furono date sette trombe. [28]

Poi venne un altro angelo
e si fermò all'altare,
reggendo un incensiere d'oro.
Gli furono dati molti profumi
perché li offrisse insieme con le preghiere di tutti i santi
bruciandoli sull'altare d'oro, posto davanti al trono.

E dalla mano dell'angelo
il fumo degli aromi salì davanti a Dio,
insieme con le preghiere dei santi.
[29]

Poi l'angelo prese l'incensiere,
lo riempì del fuoco preso dall'altare
e lo gettò sulla terra:
[30]

ne seguirono scoppi di tuono, clamori,
fulmini e scosse di terremoto.
I sette angeli che avevano le sette trombe
si accinsero a suonarle
.
Come nel giorno del Capodanno ebraico, il Giorno della Nuova Era di Dio è consacrato da esplosioni di trombe. Alle prime quattro il fuoco cade dal cielo e distrugge la terra in quattro maniere. Al suono delle ultime tre un'aquila nel punto più alto del cielo grida “Maledizione!” tre volte. Due volte i santi saranno risparmiati, ma la terza volta saranno assaliti e superati.

Mentre l'aquila grida “Maledizione” due volte, sciami di demoni come scorze di locuste, legioni di demoni, con alito di fuoco, torturano e massacrano i pagani. Ma la loro cecità sarà così grande che non si asterranno nemmeno dall'adorazione dei demoni, né si pentiranno.

Poi arriva la rivelazione più toccante: il massacro dei santi. A questo punto il profeta vede e sente un possente angelo giurare su Dio che alla settima tromba, che suonerà per la prova dei santi,
Allora si compirà il mistero di Dio
come egli diede il Vangelo
ai suoi servi, i profeti
(Apocalisse 10:7). 
Per Giovanni, come per Paolo, la buona novella, il vangelo, è la rivelazione del mistero di Dio. Questo per Paolo è l'umiliazione e l'esaltazione di Gesù, per Giovanni è la sconfitta e il trionfo dei beati.

Per consentirgli di predire l'ultima fase, Giovanni ottiene dal possente angelo un piccolo libro che egli mangia, come fece Ezechiele. Al che raffigura la visione dell'ultima tribolazione.

Questa, come predisse Daniele, durerà tre anni e mezzo, una settimana e mezza di anni. Durante questi tre anni e mezzo Gerusalemme sarà nelle mani dei pagani, che la calpesteranno sotto i loro piedi. Il Tempio da solo sarà libero dalla loro lordura. Due profeti vestiti di sacco metteranno alla prova gli abitanti con le stesse piaghe con cui Mosè tormentò l'Egitto. Uccisi dai pagani, lasciati insepolti, risorgeranno e saliranno al cielo. [31] La decima parte di Gerusalemme cadrà in rovina, settemila uomini periranno, e gli altri, nel loro terrore, saranno convertiti. I migliori ebrei saranno così salvati.

In cielo si svolge un evento meraviglioso. Per poter giudicare il mondo, l'Agnello celeste deve prendere la forma di un uomo, il Figlio dell'Uomo, in cui Daniele lo vide. Deve quindi nascere da una donna celeste.

In cielo c'è un essere semi-divino che è allo stesso tempo la Madre e la Sposa di Gesù. Questa donna è il doppio celeste della comunità dei santi, ed è allo stesso tempo una Città di Diamante, la Nuova Gerusalemme. In cielo c'è anche l'Antico Nemico di Dio e di Gesù, il grande Drago Rosso che personifica il Caos ed è Satana. Gesù nascerà dalla donna per diventare il fratello degli Eletti, e il Drago cercherà di divorarlo (Apocalisse 12:1-6): 
Nel cielo apparve poi un segno grandioso:
una donna vestita di sole,
con la luna sotto i suoi piedi
e sul suo capo una corona di dodici stelle.

Era incinta
e gridava per le doglie
e il travaglio del parto.

Allora apparve un altro segno nel cielo:
un enorme drago rosso,
con sette teste e dieci corna
e sulle teste sette diademi;
la sua coda trascinava giù un terzo delle stelle del cielo
e le precipitava sulla terra.

Il drago si pose
davanti alla donna che stava per partorire
per divorare il bambino
appena nato.

Essa partorì un figlio maschio,
destinato a governare tutte le nazioni con scettro di ferro,
e il figlio fu subito rapito
verso Dio e verso il suo trono.

La donna invece fuggì nel deserto,
ove Dio le aveva preparato un rifugio
perché vi fosse nutrita per milleduecentosessanta giorni.
Dopo 1260 giorni (tre anni e mezzo) della grande tribolazione, la donna sale nel deserto, come la Sposa nel Cantico dei Cantici, per essere la Sposa dell'Agnello.

Il Drago Satana è la controparte nell'Apocalisse degli Arconti in Paolo, i demoni che crocifiggono Gesù. Ma nell'Apocalisse Satana non può mettere le mani su Gesù, nemmeno per un breve intervallo. È cacciato dal cielo e precipitato sulla terra. Non ha nessun potere su Gesù, ma lo ha sugli altri figli della Donna, i fedeli seguaci e fratelli di Gesù (Apocalisse 12:7-9): 
Scoppiò quindi una guerra nel cielo:
Michele e i suoi angeli
combattevano contro il drago.
Il drago combatteva
insieme con i suoi angeli,
ma non prevalsero
e non ci fu più posto per essi in cielo.

Il grande drago,
il serpente antico,
colui che chiamiamo il diavolo e satana
e che seduce tutta la terra,
fu precipitato sulla terra
e con lui furono precipitati anche i suoi angeli.
Per tre anni e mezzo Satana, espulso dal cielo, devasterà la terra. Avrà il potere di vincere e di uccidere, attraverso i suoi ufficiali, i santi della terra. Sulla terra ci sono due poteri satanici, le controparti infernali di Gesù e della Donna, la Bestia e la Prostituta (Apocalisse 13:1): 
Vidi salire dal mare una bestia
che aveva dieci corna e sette teste,
sulle corna dieci diademi
e su ciascuna testa un titolo blasfemo.
[32]
Quei nomi, che sono in sé stessi bestemmie contro Dio, sono quelli di falsi dèi. La Bestia è quindi la somma di quei demoni che sulla terra passano per dèi, e quindi bestemmiano l'unico dio. Una testa — cioè, un dio pagano — attira un'attenzione speciale, tanto da essere preso per l'intera Bestia (Apocalisse 13:3):
Una delle sue teste sembrò colpita a morte,
ma la sua piaga mortale fu guarita.
[33]
Questo sacrificio e questa resurrezione sono una parodia di Gesù, e anche di Dio mediante la formula mistica che spiega la sua azione. Dio è colui che è, che era, e che deve venire (Apocalisse 1:4 e 8). La Bestia è colui che era ma non è più, ma salirà dall'Abisso, la dimora dei demoni, oppure colui che era e non è più, ma riapparirà (Apocalisse 17:8):
La bestia che hai visto
era ma non è più, salirà dall'Abisso,
ma per andare in perdizione.
E gli abitanti della terra,
il cui nome non è scritto nel libro della vita
fin dalla fondazione del mondo,
stupiranno al vedere che la bestia
era e non è più, ma riapparirà.
L'ascensione (anabasis) e la presenza (parousia) erano termini tecnici dei misteri pagani. Ecco, quindi, un riferimento a un dio che nei suoi misteri scompare nella morte, poi ascende ed è presente. Chi può essere? Il suo nome, che verrà tatuato sulla fronte e sulle mani dei suoi seguaci, è riportato in un crittogramma in modo che la blasfemia non sporchi le labbra del vero credente (Apocalisse 13:18):
Qui sta la sapienza.
Chi ha intelligenza,
calcoli il numero della bestia,
perché è un numero d'uomo;
[34]

e il suo numero è seicentosedici. [35]
616 è la somma delle lettere del dativo di Attis (ATTEI), [36] il nome che dovrebbe essere scritto sulla fronte e sulle mani degli iniziati. Il rivale di Gesù è il dio frigio che ogni anno veniva ferito a morte con un coltello di selce e che, nei suoi misteri, muore e risorge, e così era e non è più, ma salirà o riapparirà, il dio la cui festività annuale l'imperatore Claudio rese ufficiale in tutto l'Impero.
Ecco, una coppia rossa e orribile! La Bestia porta sulle spalle la Prostituta, rivale infernale della Donna del Paradiso (Apocalisse 17:3-5):  
Vidi una donna
seduta sopra una bestia di colore scarlatto,
piena di nomi di bestemmia,
e che aveva sette teste e dieci corna.

La donna era vestita di porpora e di scarlatto,
adorna d'oro, di pietre preziose e di perle.
In mano aveva un calice d'oro
pieno di abominazioni
e delle immondezze della sua prostituzione.

Sulla fronte aveva scritto un nome, un mistero:
Babilonia la grande, la madre
delle Prostitute e delle Abominazioni
della Terra.
Il mistero di questo nome non è impenetrabile. “Abominazioni” è il termine classico nella Bibbia per le divinità pagane. [37] “Prostitute” allo stesso modo è l'elegante modo biblico di riferirsi alle dèe pagane. La Grande Madre degli Dei (Magna Mater Deum) è il nome ufficiale di Cibele nella religione romana. La Donna assisa sulla Bestia è come Cibele assisa sul Leone, e tiene in mano un calice mentre Cibele tiene una patera. Il suo nome è composto da Babilonia la Grande — cioè, Roma — e dalla Grande Madre degli Dèi. Proprio come la Donna del cielo, lei è allo stesso tempo divinità e città. Cibele è la madre e la sposa di Attis, così come la Donna del cielo è la madre e la sposa di Gesù. Lei è Roma l'impura, come l'altra è la Nuova Gerusalemme. A Roma il tempio di Cibele dominava il palazzo dell'Imperatore, così che gli imperatori presero come loro protettrice la Madre degli Dèi (Apocalisse 17:6): 
E vidi che quella donna era ubriaca del sangue dei santi
e del sangue dei martiri di Gesù.
Cibele-Roma beveva sangue cristiano e ne fu avvelenata, cosicché fu bruciata in un grande fuoco come una strega per la sua stregoneria.

La Bestia, rivale di Dio e di Gesù, avrà il suo falso profeta, rivale dei veri profeti. Egli deterrà il suo potere del Drago, affinché possa sconfiggere e uccidere i santi. Ingannati da questo falso profeta, gli uomini adoreranno l'immagine della Bestia e saranno orgogliosi di portare il marchio del suo nome. I santi avranno la forza di sopportare il loro destino — per alcuni la prigione, per gli altri la spada.

Alla fine di tre anni e mezzo di tormento sopraggiungerà una vendetta celeste, lo sterminio degli idolatri. Un angelo annuncerà la Buona Novella. L'Ora del Destino è alle porte.

Ecco! Gesù, l'Uomo Divino, finora nascosto, si manifesterà in Palestina su una nube, come Daniele lo contemplò, e radunerà gli eletti, e mieterà un raccolto sanguinario degli altri (Apocalisse 14:14-20): 
Poi guardai
e vidi una nube bianca;
e sulla nube stava seduto uno, SIMILE A FIGLIO D'UOMO,
che aveva sul capo una corona d'oro
e in mano una falce affilata.

Un altro angelo uscì dal tempio,
gridando a gran voce
a colui che stava seduto sulla nube:

Metti mano alla tua falce e mieti;
poiché è giunta l'ora di mietere,
perché la mèsse della terra è matura.

Colui che era seduto sulla nube
lanciò la sua falce sulla terra
e la terra fu mietuta.
......….
[38]

E un altro angelo,
che aveva potere sul fuoco,
uscì dall'altare
e gridò a gran voce
a quello che aveva la falce affilata:

Metti mano alla tua falce affilata
e vendemmia i grappoli della vigna della terra,
perché le sue uve sono mature.

L'angelo lanciò la sua falce sulla terra
e vendemmiò la vigna della terra
e gettò l'uva nel grande tino dell'ira di Dio.

Il tino fu pigiato fuori della città
[39]

e dal tino uscì tanto sangue che giungeva fino al morso dei cavalli, [40]
per una distesa di milleseicento stadi. [41]
I sette colpi dell'ira di Dio cadranno sui pagani come una volta caddero sugli Egiziani. Solo gli eletti fuggiranno. Come una volta gli israeliti attraversarono il Mar Rosso, così gli eletti attraverseranno il mare di cristallo che separa la terra dal cielo. Colpo dopo colpo colpirà la terra, il mare, le acque, il sole e l'impero dei pagani; tuttavia gli uomini non si pentiranno, ma bestemmeranno Dio mentre soffrono della sua ira. I re della terra raduneranno i loro eserciti per combattere contro il Signore degli Eserciti.

Prima di descrivere questa pazza battaglia, Giovanni si ferma per assaporare le delizie della punizione speciale inflitta alla Prostituta. In un inno spirante odio, si rallegra per l'incendio di Roma e si inebria del pianto e del lamento che si leveranno da lei (Apocalisse 18):
I re della terra,
che fornicavano e vivevano in lascivie con lei,
quando vedranno il fumo del suo incendio
piangeranno e faranno cordoglio per lei.
[42]

Spaventati dai suoi tormenti se ne staranno lontani e diranno:
Ahi! ahi! Babilonia, la gran città,
la potente città!
Il tuo giudizio è venuto in un momento!

I mercanti della terra
piangeranno e faranno cordoglio per lei,

perché nessuno compra più
le loro merci:
oro, argento, pietre preziose, perle,
lino pregiato, porpora, seta, scarlatto,
ogni varietà di legno odoroso, ogni varietà di oggetti d'avorio e di legno preziosissimo,
bronzo, ferro, marmo,

cannella, spezie, profumi, unguenti, incenso,
vino, olio, fior di farina, grano,
buoi, pecore, cavalli, carri e persino i corpi
e le anime di uomini.

I mercanti di queste cose
che sono stati arricchiti da lei
se ne staranno lontani per timore del suo tormento, piangeranno e faranno cordoglio
dicendo:

Ahi! ahi! La gran città
ch'era vestita di lino fino, di porpora e di scarlatto,
adorna d'oro, di pietre preziose e di perle!
In un attimo una ricchezza
[43] così grande è stata distrutta.

Tutti i piloti, tutti i naviganti,
i marinai e quanti trafficano sul mare
se ne staranno lontano
e vedendo il fumo del suo incendio esclameranno:
Quale città fu mai simile a questa grande città?

E si getteranno della polvere sul capo
e grideranno, piangeranno e faranno cordoglio dicendo:
Ahi! ahi! La gran città
nella quale tutti quelli che avevano navi in mare si erano arricchiti con la sua opulenza!
[44]

In un attimo è stata ridotta a un deserto.

Rallègrati, o cielo, per la sua rovina!
E voi, santi, apostoli e profeti,
rallegratevi perché Dio, giudicandola, vi ha reso giustizia.

Poi un potente angelo sollevò
una pietra grossa come una grande macina,
e la gettò nel mare dicendo:

Così, con violenza, sarà precipitata
Babilonia, la gran città,
e non sarà più trovata.
[45]
I frutti che la tua anima tanto desiderava
si sono allontanati da te,
e tutte le cose ricche e splendide
si sono allontanate da te
e tu non le troverai mai più.
[46]

In te non si udranno più le armonie degli arpisti, né dei musicisti,
né dei flautisti, né dei suonatori di tromba; 
[47]

né sarà più trovato in te
artefice di qualunque arte,

e non si udrà più in te
rumore di macina.
In te non brillerà più
luce di lampada,
e non si udrà più in te
[48]

voce di sposo e di sposa;

perché i tuoi mercanti erano
i prìncipi della terra
e perché tutte le nazioni
sono state sedotte dalle tue magie.
In lei è stato trovato il sangue dei profeti e dei santi
[49]

e di tutti quelli che sono stati uccisi sulla terra.
Il fumo della Roma che brucia sarà applaudito con un formidabile Alleluia! E Gesù scenderà sul mondo pagano, cavalcando un cavallo bianco e seguito dalla cavalleria dei santi, il Dio con il mantello fluente il cui ritratto i pagani in Tracia e in Asia adorano inconsapevoli del terribile significato che ha per loro (Apocalisse 19:11)
Poi vidi il cielo aperto,
ed ecco un cavallo bianco;
colui che lo cavalcava
si chiamava «Fedele» e «Verace»:
[49]
egli giudica e combatte con giustizia.

I suoi occhi sono come una fiamma di fuoco,
ha sul suo capo molti diademi;
porta scritto un nome
che nessuno conosce all'infuori di lui.
È avvolto in un mantello intriso di sangue
[50]

 e il suo nome è
LA PAROLA DI DIO.
[51]

Gli eserciti del cielo
lo seguono su cavalli bianchi,
vestiti di lino bianco e puro.
[52]

Dalla bocca gli esce una spada affilata
 per colpire con essa le genti.
Egli le governerà con scettro di ferro
[53]
e pigerà nel tino
il vino dell'ira furiosa
del Dio onnipotente.
[54]

Un nome porta scritto
[55]
 sul braccio e sul femore:
REI DEI RE E SIGNORE DEI SIGNORI.
[56]
Il Cavaliere Gesù afferrerà la Bestia e il falso profeta e li getterà nel fuoco eterno. Egli ucciderà i paynim completamente (Apocalisse 19:21):
 Tutti gli altri furono uccisi
dalla spada che usciva di bocca
al Cavaliere;
e tutti gli uccelli si saziarono delle loro carni.
Per quanto riguarda il Drago, Satana, sarà legato e imprigionato nell'Abisso per mille anni. Perché Gesù e i suoi squadroni vittoriosi si accamperanno per mille anni sulla terra e regneranno a Gerusalemme sui loro troni (Apocalisse 20:4): 
Essi ripresero vita e regnarono
con Cristo per mille anni;
gli altri morti invece non tornarono in vita
fino al compimento dei mille anni.
Alla fine dei mille anni il Drago sarà rilasciato e riunirà le ultime nazioni. Gog e Magog, dai quattro angoli della superficie terrestre, verranno ad assediare Gerusalemme, come Ezechiele disse che faranno. Il fuoco dal cielo li consumerà e il Drago sarà gettato nel Lago di Fuoco.

Allora alla fine ci sarà la resurrezione generale dei morti.

Il cielo e la terra fuggiranno via da davanti al volto di Dio, e nel vuoto i morti risorgeranno davanti al loro giudice. Il libro della vita sarà aperto e i registri di tutti i loro atti. Solo quelli i cui nomi compaiono nel Libro dell'Agnello supereranno la prova. Per questo scarso rimanente del primo universo, il Dio benevolo creerà un nuovo cielo e una nuova terra. I vincitori saranno come figli di Dio. I vinti e condannati (in particolare i Nicolaiti) che hanno commerciato con gli idoli, hanno fornicato e mentito, saranno gettati nel Lago di Fuoco, dove subiranno una seconda morte. [57]

In cielo, Gesù riprenderà la sua forma eterna - quella di un Agnello maschio - e celebrerà le sue nozze con la Donna del Cielo, ora diventata la Nuova Gerusalemme (Apocalisse 21:9-11): 
Poi venne uno dei sette angeli
che hanno le sette coppe...
mi parlò:
Vieni, ti mostrerò
la Sposa, la moglie dell'Agnello.

L'angelo mi trasportò in spirito
su di un monte grande e alto,
e mi mostrò la città santa,
Gerusalemme, che scendeva dal cielo, da Dio,
risplendente della gloria di Dio.
Il suo splendore è simile a quello di una gemma preziosissima,
come pietra di diaspro cristallino.
Mai una sposa ebrea brillava di una tale abbondanza di gemme. L'intera città sarà oro e gioielli. Attraverso le porte di perle le nazioni porteranno il loro tributo. Le foglie del Frutteto della Vita le guariranno; il suo frutto sarà il cibo degli eletti, e loro berranno l'Acqua della Vita. Nell'irradiazione della Gloria di Dio il loro regno sacerdotale durerà nei secoli dei secoli (Apocalisse 22:3-5):
E non vi sarà più maledizione.
Il trono di Dio e dell'Agnello sarà in mezzo a lei
e i suoi servi lo adoreranno;
vedranno la sua faccia
e porteranno il suo nome sulla fronte.

Non vi sarà più notte
e non avranno più bisogno di luce di lampada,
né di luce di sole,
perché il Signore Dio li illuminerà
e regneranno nei secoli dei secoli.
Gesù qui parla ancora una volta per porre il sigillo di autorità sulla profezia di Giovanni (Apocalisse 22:18):
Dichiaro a chiunque ascolta
le parole profetiche di questo libro:
a chi vi aggiungerà qualche cosa,
Dio gli farà cadere addosso i flagelli
descritti in questo libro. 
e chi toglierà
qualche parola di questo libro profetico,
Dio lo priverà
dell'albero della vita
e della città santa,
descritti in questo libro.
La lettura termina nel grido rituale, sollevato dall'intera congregazione:
 Amen!
Vieni, Signore Gesù!
La profezia di Giovanni fu composta circa dieci anni dopo il termine delle attività di Paolo, che Giovanni cercò in questa materia di condannare. La sua data è evidente dal testo; è anteriore al 70, perché, sebbene il profeta preveda la presa di Gerusalemme da parte dei romani, non pensava che fosse possibile la distruzione del Tempio. Nel 70 il Tempio fu bruciato e demolito. Tre torri soltanto rimasero della città; e del Tempio nient'altro che un tratto di muro dove gli ebrei da lì in poi si recavano a piangere. La sua data è alquanto successiva al 64; poichè la maledizione su Roma, auspicando il fuoco sulla Città Eterna, corrisponde al fuoco del giorno di Nerone. Noi possiamo, allora, rivendicare un tempo intorno al 65 per la composizione dell'Apocalisse di San Giovanni il Teologo. [58] Precede la grande guerra degli ebrei contro Roma, quella lotta terrena di Jahvè con i falsi dèi che videro la sua sconfitta, ma non da molti anni, e ha tutta l'impronta di un periodo di orrore, di frenesia e di terrore.

L'intero poema di Giovanni è in antitesi ai frammenti di Paolo, che sono allo stesso tempo più semplici e più profondi e mistici. Il libro di Giovanni non apre prospettive infinite, immediatamente per nasconderle di nuovo, come fa l'opera di Paolo. Ma rivela, senza lasciare nulla a vaghe implicazioni, la completa aspettativa della cristianità; in ciò sta il suo merito e anche il suo difetto.

Questi due grandi profeti del cristianesimo antico difendevano due sette contrapposte. Proprio come Paolo abusò furiosamente degli apostoli e dei pilastri di Gerusalemme come agenti di Satana, così pure Giovanni mise in abominio il misticismo di Paolo come le profondità di Satana. Una casa divisa è uno spettacolo doloroso; l'odio di un cristiano per un ebreo, di un cristiano per i pagani non è mai stato così aspro come l'odio di un cristiano per un cristiano. Da questo conflitto si svilupparono i dogmi cristiani a venire.

Che vinse il conflitto: Paolo, flessibile nella pratica e audace nella dottrina, capace di percepire e di soddisfare i bisogni dell'anima dell'uomo; o Giovanni, inflessibile nel suo orgoglio ebraico, che ha incanalato tutta la religione sulla profezia di ciò che doveva accadere, basando rapidamente tutto sulla tradizione, sui profeti di un tempo e sulle rivelazioni accettate? Noi che conosciamo la nostra storia sappiamo che le potenze combatterono al fianco di Paolo. Ma nel 65 Paolo non era più nel campo, e il campo che aveva coltivato poteva essere arato di nuovo e una nuova coltura poteva essere seminata. Il mietitore sembrerebbe essere stato un unico uomo, l'unico profeta sopravvissuto che avrebbe potuto parlare in nome del fondatore della fede.

L'Apocalisse di Giovanni ci mostra il ristretto e tuttavia fiammeggiante mondo di pensiero e di fantasia che era anche quello di Giacomo e di Pietro, dei Dodici e dei Cinquecento. È la vera linea, e nella sua sostanza, se non nella data, è il più antico documento cristiano; e dall'autentico profeta, dal pilastro apostolo, dal “discepolo prediletto”, potremmo aspettarci il ritratto di Cristo che avrà subito il minimo ritocco — l'immagine più fedele di Gesù.

Dopo uno studio accurato dell'Apocalisse, non possiamo avere nessun dubbio sui tratti originali di Gesù. Abbiamo qui il Dio Eroe di un'Epopea Divina. Gesù è del cielo celeste, e deve ancora venire. Non ha ancora niente a che fare con la terra o con la Storia reale e si manifesta soltanto in visioni. Per essere conosciuto, deve ancora scendere dal cielo un istante, oppure il profeta deve ascendere al cielo. Egli partecipa al Trono di Dio; la sua essenza è Gloria e la sua forma è l'Agnello Sanguinante con gli occhi dello Spirito sotto le corna del Potere. È al tempo stesso il sacerdote officiante e il sacrificio per tutta l'eternità, la redenzione donata da Dio. Non ha avuto nessuna esistenza terrena. Ma egli prenderà una tale esistenza per durare mille anni, quando balzerà giù dal cielo su un cavallo innevato, avvolto in un mantello rosso di sangue gocciolante. La sua è la Temibile Potenza di Dio.

Il mistero delle Due Persone di Dio è alla base di questo quadro. Pervade il cristianesimo. Proprio come fece Paolo, Giovanni condivide gli attributi dell'Antico Testamento di Jahvè tra Dio e Gesù. Come per Giovanni, così per Paolo. Dio e Gesù è singolare, grammaticalmente e diversamente. [59] Per Giovanni e per Paolo Dio e Gesù sono uno. Quando un cristiano adora Gesù come Dio, non si considera mai come nient'altro che uno stretto monoteista; Gesù era un nuovo aspetto della sostanza divina.

Ma la rivelazione della personalità divina di Gesù era fatta per Giovanni in una maniera diversa rispetto a Paolo. Per Paolo Gesù venne crocifisso nella debolezza e nella forza operata nella debolezza. Ma Giovanni, d'altra parte, vedeva il Potere Inviolato al di là e al di sopra di tutti i mezzi del nemico, non turbato dalla sofferenza. Così egli sembrò preservare la potenza divina ed evitare lo scandalo e l'assurdità in cui Paolo apparentemente cadde; ma egli è ignaro dell'incomparabile presa che Dio così ottenne sull'uomo.

Il guerriero sacerdotale di Giovanni è molto più di Giuda, è troppo simile al Messia ebraico per vincere la corsa contro l'insospettato Cristo inascoltato che Paolo presentò al mondo. Il Gesù di Giovanni può morire, la sua serena morte sacrificale è lo spettacolo di una festa. Pur essendo la Divinità, è il signore della guerra venuto per sterminare i pagani e per vendicare Israele, e le aspettative che egli genera sono materiali e concrete; sfuggono perlopiù al grossolano e al puerile.

Intorno al tempo dell'Apocalisse di Giovanni — molto prima del 70 — c'era un'Apocalisse ebraica, attribuita al segretario di Geremia, Baruc, in cui era descritta l'abbondanza dei giorni del Messia:
 E accadrà: dopo che si sarà compiuto
quel che accadrà in quelle parti,
allora inizierà ad essere rivelato l'Unto...
 Anche la terra darà i suoi frutti, diecimila volte tanto,
[60]

e in una vite saranno mille tralci
e un tralcio farà mille grappoli
e un grappolo farà mille acini
e un acino farà un kor di vino.
E coloro che avevano avuto fame saranno deliziati e,
ancora, vedranno meraviglie ogni giorno.
Venti infatti usciranno da davanti a me
per portare ogni mattina odore di frutti profumati e,
al compimento del giorno, nubi stillanti rugiada di guarigione.
[61]
Il patetico sogno di uomini affamati, il regno del Messia sarà una terra di abbondanza. La Palestina bruciata e aspra, generosa negli spasmi e rapidamente esausta, è prossima a diventare umida, fertile e grassa, una terra benedetta di vitto e bevande, di fresche brezze e di frutti maturi.

Gli “ascoltatori” di Giovanni dovevano citare una profezia simile rivelata da Gesù a Giovanni:
Verranno giorni in cui sorgeranno vigne,
che avranno ciascuna diecimila viti;
ogni vite avrà diecimila tralci;
ogni tralcio avrà diecimila bracci;
ogni braccio diecimila pampini,
ogni pampino diecimila grappoli;
ogni grappolo diecimila acini;
ogni acino, spremuto, darà venticinque metrete di vino.

E quando uno dei santi prenderà uno di questi grappoli,
l’altro griderà: Io sono un grappolo migliore,
prendi me; e per mezzo mio benedici il Signore.
Similmente anche un chicco di frumento produrrà diecimila spighe;
ogni spiga avrà diecimila chicchi;
ogni chicco darà cinque libbre di semola bianca e netta.

Anche gli altri frutti, semi ed erbe
saranno proporzionati a quelli.
E tutti gli animali, cibandosi di quei frutti
che si cavano dalla terra,
saranno pacifici e concordi tra loro
e pienamente soggetti agli uomini.
[62]
Questo Cristo degli ebrei, vendicativo e guerrigliero, datore di troni e di banchetti, è il Cristo secondo la carne, che Paolo non avrebbe riconosciuto, poichè egli riteneva che la crocifissione di Cristo lo purificasse di tutto ciò che fosse egoista (2 Corinzi 5:14-16):
Poiché l'amore del Cristo ci spinge,
al pensiero che uno è morto per tutti
e quindi tutti sono morti.

Ed egli è morto per tutti,
perché quelli che vivono non vivano più per sé stessi,
ma per colui che è morto e risuscitato
per loro.

Cosicché ormai noi
non conosciamo più nessuno secondo la carne;
e anche se abbiamo conosciuto Cristo secondo la carne,
ora non lo conosciamo più così.
“Secondo la carne” qui significa, come spesso in Paolo, in maniera egoistica. [63] Paolo rinuncia ad ogni profitto temporale da Cristo; egli è completamente e irreversibilmente assorbito dall'unione mistica con il Cristo crocifisso e risorto.

Fondamentalmente i Cristi di Giovanni e Paolo sono incompatibili e le due religioni a cui diedero origine erano distinte nella loro essenza. Giovanni non ammetteva la crocifissione. [64] Paolo non sapeva nulla di un Cristo in carne e ossa. Giovanni si bagna nel sangue dell'Agnello, ma non ammette nessuna umiliazione o sofferenza per il Supremo. Paolo vede nelle sue stesse sofferenze le sofferenze del suo Cristo. Giovanni vede sé stesso cavalcare un dardo sul bianco destriero dietro il suo Gesù conquistatore. Paolo predica Gesù sulla croce e sente i chiodi nella sua stessa carne. Le porte della città mistica di Giovanni non potevano aprirsi al pagano, mentre Paolo si affrettò a portare ai pagani di tutto il mondo la croce e la salvezza, sperando che potesse essere in tempo. Giovanni svela il mistero del tempo a venire, scritto in lettere orribili di zolfo e di fiamme. Paolo sposta il sipario dal mistero senza tempo, il desiderio di liberazione che crocifigge il cuore umano.

L'unica maniera per riconciliare quelle due visioni opposte era che una prevalesse sull'altra, e il futuro fu per san Paolo. Una volta superata la necessità dei profeti apocalittici, una volta che l'atmosfera della gnosi segreta avrebbe dovuto essere spazzata via, la leggenda cristiana avrebbe assunto una forma narrativa e popolare, facendo un facile appello alle masse. Quindi il poema di Giovanni diventa ciarpame, testimone del naufragio dei sogni passati. Diventa un complemento del Nuovo Testamento, una raffigurazione speciale e strana degli ultimi giorni, una testimonianza che la morte sacrificale di Gesù è stata, in opposizione sia a Paolo che a Giovanni, portata giù dal cielo alla terra.

NOTE


[1] Questa notifica è fatta per Paolo come qualcosa di nuovo, in contraddizione con Atti 15:2 e 22, secondo cui Paolo prese parte nella formulazione del decreto di Gerusalemme. Una partecipazione del genere è anche in contraddizione con le epistole.

[2] La menzione di Barnaba e Paolo nel verso 25 è un'interpolazione, e l'intero passo è fuori posto. Il decreto di Gerusalemme si dovrebbe collocare un po' prima dell'ultimo viaggio di Paolo a Gerusalemme.

[3] Flavio Giuseppe, 20:197 e 199-203; le parole “fratello di Gesù detto il Cristo” sono state inserite successivamente da una mano cristiana.

[4] Clemente di Roma, 5. Che ci fosse gelosia e discordia è stata dimostrato decisamente da O. Cullmann, Rev. d’Hist. et de Philosophie relig., 1930, pag. 294–300.

[5] Giovanni 21:23, “Per questo motivo si sparse tra i fratelli la voce che quel discepolo non sarebbe morto”. Questo passo nello stesso tempo è una prova del credo e maschera l'effetto sconcertante della morte di Giovanni.

[6] Policrate di Efeso, in Eusebio, Hist. Eccl., 5:24, 3. Giacomo prima di lui aveva indossato a Gerusalemme il petalon d'oro, le insegne di un sommo sacerdote (Epifanio, Haer., 30).

[7] L'identificazione di Giovanni l'autore dell'Apocalisse con Giovanni l'Apostolo è basata sulla testimonianza, tra gli altri, di Giustino che visse ad Efeso intorno al 135 (Dialogo 81).

[8] Apocalisse 1:5; 7:14; 14:1–5.

[9] Descrizione di Jahvè in Ezechiele (1:27).

[10] La voce di Jahvè in Ezechiele (43:2).

[11] Come la bocca del Servo di Jahvè (Isaia 49:2). Con questa spada Gesù colpirà i Nicolaiti (Apocalisse 2:16) e i pagani (Apocalisse 19:15).

[12] Si veda Isaia 44:6; 48:12. Gesù possiede gli stessi attributi di Jahvè, rassomigliando così al Metatrone o Piccolo Jahvè, dell'ebraico Libro di Enoc (H. Odeberg, Cambridge, 1928), che condivide il trono e la gloria di Jahvè e reca il suo nome (si veda Esodo 23:21).

[13] Qui l'ekklesia è un candelabro d'oro (1:20) e strapparne uno dal suo posto significa sopprimerla.

[14] Il famoso veggente (Numeri 31:16) diventò nella leggenda ebraica il tipo del falso profeta (Flavio Giuseppe, Antichità, 4. 4.6). Il nome Balaam (“egli ha distrutto il popolo”) è paragonato da un gioco di parole a Nicolaos (“egli conquista il popolo”).

[15] Re di Moab. Filone dice (Vita di Mosè, 1:53-55) che Balaam pervertì Balak.

[16] Paolo era indifferente al consumo di carne che era stato offerto ad idoli (1 Corinzi 8:4, 8; 10:25-27), che Giovanni definisce fornicazione.

[17] Significa una donna che, al pari della moglie di Acab, attira i fedeli verso gli idoli. Una donna di Tiatira, Lidia, una venditrice di porpora, timorata di Dio, che era di recente giunta a Filippi, era una forte partigiana di Paolo e dei suoi compagni (Atti 16:14-15). Lei è probabilmente la Gezebele qui denunciata da Giovanni.

[18] Il Letto della pena di morte (Isaia 50:11).

[19] Secondo Geremia 17:10, questo è Jahvè. Per gli ebrei le reni erano la sede delle passioni, il cuore quello del pensiero.

[20] Paolo dice (1 Corinzi 2:10): “Perché lo Spirito scruta ogni cosa, anche le profondità di Dio”. Giovanni dice sarcasticamente: “le profondità di Satana”.

[21] A significare osservanza. Il decreto di Gerusalemme (Atti 15:28-29), promulgato dagli Apostoli e dagli Anziani di cui Giovanni era uno, ordina che le osservanze siano imposte ai pagani convertiti così: “Infatti è parso bene allo Spirito Santo e a noi di non imporvi altro peso all'infuori di queste cose, che sono necessarie: di astenervi dalle carni sacrificate agli idoli, dal sangue, dagli animali soffocati, e dalla fornicazione”. L'accordo tra il Decreto di Gerusalemme e l'Apocalisse, nelle espressioni “imporre un peso” e nella proibizione di “carni sacrificate agli idoli” e di “fornicazione”, è impressionante.

[22] Apocalisse 13:8 (il Libro della Vita dell'Agnello); 17:8; 20:12 (il Libro della Vita).

[23] Il Tempo dell'Angoscia che, secondo Daniele, precederà la Fine (Daniele 12:1).

[24] Essi sono gli Esuli di ritorno a Gerusalemme della profezia di Isaia (Isaia 49:10): “Non avranno fame né sete... Jahvè li condurrà alle sorgenti d'acqua”, L'Agnello prende di nuovo il posto di Jahvè.

[25] Alla grande festa preparata per tutte le nazioni (Isaia 25:6-8).

[26] L'eterna liturgia degli angeli è interrotta per permettere alle preghiere dei Santi di salire al cielo. La rottura del settimo sigillo permette di aprire il Libro. L'introduzione è completata. Ogni cosa è pronta per la Fine del Mondo.

[27] Enoc 20:7 li chiama Arcangeli e dà loro nomi.

[28] Le corna e le trombe che, secondo Gioele (2:1), annunciano l'arrivo del Giorno di Jahvè, proprio come le sante trombe annunciano il Capodanno, la festività di Jahvè il Re.

[29] Le preghiere dei santi che sono appena apparsi in cielo sono aggiunte a quelle dei martiri uccisi (Apocalisse 6:10). Essi implorano la Fine del Mondo, proprio come in Enoc 47:2.

[30] Come l'angelo di Ezechiele 10:2 lancia carboni roventi dal cielo su Gerusalemme.

[31] Si deve notare che non sarà Gesù che sarà messo a morte e risorgerà di nuovo, ma i due che egli invia come suoi testimoni.

[32] Le dieci Corna Incoronate provengono da Daniele 7:7 e le Sette Teste rappresentano il numero dei Falsi Dèi.

[33] Una ferita procurata da un coltello (13:14).
 
[34] Ossia, che un uomo può calcolare; si veda “misura di uomo” — ossia, una impiegata da uomini (21:17).

[35] La figura 616 è data da uno dei due migliori manoscritti (C), tramite l'antica versione latina di Ticonio, e da un antico testo armeno. Ireneo ne sapeva, sebbene non la adottò; Gerolamo la adottò (De monogrammate; ed. G. Morin). È probabilmente l'originale. In parecchi manoscritti si dà il numero 666, sostituito o per analogia a quello di Gesù, 888 (Deismann), o perché è un numero triangolare. (Si veda Van den Berg van Eysinga, La Littérature Chrétienne Primitive; Parigi, 1926, pag. 201.)

[36] Il dativo è il caso richiesto per un'iscrizione votiva come sarebbe iscritta sulla fronte o sulla mano. Isaia predisse che i pagani avrebbero iscritto sulle loro mani A Jahvè. La figura 666 corrisponde all'accusativo. Si veda The Book of Revelation; Watts, Londra, 1932, pag. 146. L'identificazione della Bestia con Attis e della Prostituta con Cibele è dovuta a R. Stahl.

[37] Ad esempio nella Septuaginta, Ezechiele 7:20; 1 Re 11:5 (Astarte); 2 Re 23:13 (Moloc).

[38] Interpolazione mediante dittografia. Un copista invece di scrivere “Un altro angelo uscì dall'altare” riscrisse “Un altro angelo uscì dal tempio”. Un editore, non riconoscendo l'errore, aggiunse una riga che dà all'angelo una falce affilata, che poneva l'angelo alla pari di Gesù. Questo è contraddetto da 14:19, che dichiara che Gesù pigiava il tino della collera di Dio.

[39] Nella valle di Giosafat (valle del giudizio) (Gioele 3:2, 12).

[40] “Ed il cavallo procederà, fino al suo petto, nel sangue dei peccatori e il carro, fino alla sua parte superiore, affonderà nel sangue” (Enoc 100:3).

[41] Circa l'estensione della Palestina. Questo Giudizio di Gesù sarà per la Palestina. La Mietitura è dei giusti che adorano nel Tempio (11:1), e dei peccatori che si sono pentiti (11:13). La Vendemmia è dei gentili che hanno oppresso la città santa per tre anni e mezzo. Dopo questo i calici della collera di Jahvè si rovesceranno sul mondo intero (15-16), e Gesù ritornerà per distruggere (19:9-fine).

[42] Paragona con la Caduta di Tiro (Ezechiele 26 e 27).

[43] η͑ τιμιότης, invece di ε͗κ τη̑ς τιμιότητος (Charles).

[44] Un atto di magia. Si veda Geremia 51:63–64.

[45] Questo verso è stato accidentalmente collocato fuori posto, e dovrebbe essere qui (Charles).

[46] Jahvè disse a Tiro: “Io farò cessare il rumore dei tuoi canti e il suono delle tue arpe non si udrà più” (Ezechiele 26:13).

[47] Jahvè silenziò per sempre in Giuda “la voce dello sposo e quella della sposa, il rumore della mola” ed estinse “il lume della lampada” (Geremia 25:10).

[48] Sangue con cui la Donna si è ingozzata e avvelenata (17:6). La maledizione su Roma è compresa tra due allusioni a martiri. Manoscritti, “in lei” (ε͗ν αυτῃ̑); Primasio: “in te…” (in te).

[49] Epiteti di Gesù (3:14). In Abacuc (3:8) Jahvè ha cavalli e carri di vittoria. Giovanni porta in azione la Cavalleria Celeste. Gesù cavalca un cavallo bianco, simbolo di dominio e di vittoria (si veda Apocalisse 6:2). Ad una data antica nell'Oriente il dio sole diventò un cavaliere (F. Cumont, Les Religions Orientales, quarta edizione, pag. 222, nota 11).

[50] Perché egli ha appena annichilito Edom (Roma) (Isaia 63:1-6).

[51] Gesù rivelò il suo Nome attraverso l'angelo rivelatore. Giovanni mette in scena qui una scena dal Libro della Sapienza (18:15): “La tua parola (Logos), onnipotente dal cielo, dal tuo trono regale, guerriero implacabile, si lanciò in mezzo a quella terra di sterminio, portando, come spada affilata, il tuo ordine inesorabile.”.

[52] Le armate di Jahvè sono angeli. Quelli sono i “chiamati, gli eletti, i fedeli”. Dopo la vittoria dimoreranno sulla terra con Gesù per duemila anni (20:4).

[53] Come fu predetto alla sua nascita in forma umana (12:5).

[54] Egli pigerà questo tino presso Gerusalemme (14:19-20).

[55] Manoscritti: “Sul Mantello e sul Femore”. τὁ ι͑μάτιον è probabilmente un fraintendimento per τὁν βραχίονα. Il dio Aion nel tempio di Kore ad Alessandria aveva cinque sigilli divini — sulla fronte, sulle mani, e sulle ginocchia (Epifanio, Pan., 51:22). In una raffigurazione egiziana un bambino regale reca un titolo regale su ciascun fianco (W. Weber, citato da Lohmeyer).

[56] Titoli di Jahvè (si veda 17:14). Questo è letto da tutti. Il nome segreto è in un crittogramma sulla sua fronte, si veda sopra (19:12).

[57] A questo punto — 21:8 — l'edizione più antica del Libro dell'Apocalisse arrivava ad una fine. Il resto — 21:9-fine — era un'aggiunta successiva, e fu probabilmente fabbricata per adattarla per mezzo di 17:7. Nei manoscritti, le due terminazioni sono aggiunte tramite fusione (si veda The Book of Revelation; Watts, London, 1932, pag. 22).

[58] Un'interpolazione successiva tenta di inserire una predizione del ritorno di Nerone; questa si fece intorno al 98, che portò Ireneo ad assegnare questa data all'intera opera. (Si veda The Book of Revelation; Watts, Londra, 1932, pag. 35).

[59] Il singolare è impiegato spesso nell'Apocalisse per Dio e per Gesù assieme — ad esempio, 11:15 “egli regnerà”; 22:3-4 “I suoi servi, la sua faccia, il suo Nome, ecc.”. — si veda Paolo, 1 Tessalonicesi 3:11.

[60] Un fraintendimento di un passo di Genesi (27:28); Rendel Harris Expositor, 1895, pag. 438-449.

[61] R. H. Charles, The Apocalypse of Baruch; Londra, 1896, capitolo 29.

[62] Secondo Ireneo (Haer., 5:33, 3), Papia, “discepolo di Giovanni”, citò questa profezia come le parole di Gesù rivelate da Giovanni, come testimoniato dagli anziani che “avevano visto Giovanni, il discepolo del Signore”.

[63] Ad esempio in Romani 8:13: “Poiché se vivete secondo la carne, voi morirete; se invece con l'aiuto dello Spirito voi fate morire le opere del corpo, vivrete”. Secondo la carne = in maniera egoistica.

[64] La piccola glossa — 11:8 — è ovviamente un'aggiunta. Un punto capitale del genere non si sarebbe limitato ad una glossa accidentale.

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