martedì 13 novembre 2018

«Gesù, il Dio fatto uomo»I Profeti (40 E.C. — 130 E.C.) (IV): Il dio crocifisso

Struggimenti e sofferenze di san Paolo  

I PROFETI
(40 E.C. — 130 E.C.)
IV

IL DIO CROCIFISSO

Il dono più grande di Paolo al cristianesimo fu la Croce. I cristiani erano stati abituati ad interpretare la profezia di Isaia che Gesù Cristo era morto per i nostri peccati. L'idea solita — potresti chiamarla l'interpretazione ortodossa — fu suggerita dalla parola Agnello in Isaia 53. Il tempio terreno aveva la sua controparte in Cielo, e l'Agnello Pasquale ha la sua immagine celeste in Gesù Cristo. Egli fu condotto al macello in sacrificio, e il suo sangue lava i peccati di coloro che si bagnano in esso. Questo è il quadro derivato da Giovanni, il profeta autorizzato dalla chiesa-madre di Gerusalemme. L'ebreo avrebbe compreso come la morte sacrificale del Signore avrebbe lavato i suoi peccati. Quest'idea avrebbe dato un nuovo significato al battesimo e alla Pasqua, che così divennero associati tra loro e simbolici del sacrificio dell'Agnello Celeste. Nella distruzione generale dei riti ebraici questo preservò la Festa Pasquale (Pasqua) tra i cristiani.

Nel complesso Paolo accettò quest'interpretazione; egli rammenta ai Corinzi in prossimità della Pasqua che “Cristo, nostra Pasqua, è immolato per noi” (1 Corinzi 5:7). Per lui come per Giovanni lo spargimento di sangue reca redenzione. In Romani 3:25 egli chiama Gesù un “sacrificio propiziatorio” (ι͑λαστήριον) — vale a dire, una vittima rituale. Ma una meditazione sui testi sacri lo condusse ad enunciare una nuova interpretazione di audacia inaudita.

Il Salmo 22, dipingendo l'aspra sofferenza di un credente, avrebbe potuto essere letto come un corollario ai versi di Isaia sull'uccisione espiatoria del Servo; ancor più così dal fatto che è seguito dal verso 24, che descrive il trionfo del Re della Gloria.

Si leggano con gli occhi di un profeta cristiano in ricerca febbrile di una rivelazione quei due versi della versione greca (Salmo 22:1-2, 6-8, 12-22: Septuaginta): 
O Dio, o Dio mio, guardami:
per qual motivo mi hai abbandonato?...
Dio mio, ti chiamo di giorno
e non rispondi
e di notte, e non per mia insipienza.

Io invece, verme e non uomo,
vergogna d'uomo e nullità di popolo!
Tutti vedendomi mi derisero,
dissero con le labbra, scuotendo il capo:
Ha sperato nel Signore, sia liberato,
venga salvato, perché lo desidera!...

Mi hanno circondato molte bestie,
tori enormi puntano su di me.
Aprono verso di me la loro bocca
come leone che attacca e ruggisce.

Come acqua sono versato fuori,
vengono disarticolate tutte le mie ossa,
il mio cuore è divenuto come cera
che si scioglie in mezzo alle mie viscere.
Si è indurito come sasso il muscolo
e la lingua si è incollata alla gola,
verso un luogo di morte mi hai condotto giù.

Poiché molti cani mi hanno circondato,
mi ha assediato un gruppo di malfattori:
trafissero le mie mani e i miei piedi,
presero per mano tutte le mie ossa.
Essi mi scrutarono e mi osservarono,
si divisero le mie vesti
e la mia tunica tirarono a sorte.

Ma Tu, o Signore, non far attendere il tuo aiuto,
sii presente e mia difesa.
Allontana dalla spada la mia anima,
dalla mano del cane la mia sola vita.
Salvami dalla bocca del leone,
e dai corni degli unicorni la mia bassezza.

Porterò il tuo Nome ai miei fratelli,
in mezzo alla ekklesia ti loderò.
Due dettagli si devono estrarre in particolare da questa raffigurazione pregnante e fantastica. [1] (1) trafissero le mie mani e i miei piedi e (2) si divisero le mie vesti; infatti quelli evocavano un vivido quadro della crocifissione. La Croce che esponeva allo sguardo inquisitore dell'umano la lenta morte per agonia di un uomo fratello, che sollevava il suo corpo scorticato e trafitto nelle sue ultime convulsioni di tortura come spettacolo per la gente, è un capolavoro della crudeltà dell'uomo. Al suo confronto la ruota, il cavalletto e  il rogo sono torture miti. I governatori romani e i loro imitatori, i re, la impiegarono abbondantemente. Il suo terrore mantenne la schiavitù, e per l'intero mondo romano il suo pensiero suscitava orrore. Altri dettagli nei salmi suggerirono una crocifissione infernale, non umana: i tori, i bufali enormi, i cani, e gli unicorni.

Due salmi dopo viene il peana di un re misconosciuto (Salmo 24:7-10 (Septuaginta), principi = ἂρχοντες): 
Alzate le porte, o nostri Principi,
e sollevatevi, porte eterne,
ed entrerà il Re della Gloria!
Chi è questo Re della Gloria?
Il Signore forte e potente,
il Signore potente in battaglia!

Alzate le porte, o nostri Principi!
E sollevatevi, porte eterne!
Ed entri il Re della Gloria!
 Chi è questo Re della Gloria ?
Il Signore dei potenti, egli è
il Re della Gloria !
E chi sono i misteriori Principi a cui è dato l'ordine di aprire le porte? Ovviamente loro non conoscono il Re della Gloria, dal momento che si domandano chi potesse essere.

Paolo era ossessionato dall'idea di un conflitto incessante con Satana e i suoi demoni. Quelle due rivelazioni divine avevano un significato mistico per lui. Gesù Cristo, che morì per i nostri peccati, era stato crocifisso. I demoni sono i Principi di questo Mondo (2 Corinzi 4:4); Satana è il Dio di questo Mondo (questa Era), che ha i suoi principati (α͗ρχαἰ) e le sue potenze (Colossesi 2:15). Essi Lo hanno crocifisso non sapendo che Egli è il Signore della Gloria. Costretti ad aprirGli le Porte Eterne, essi sono stati beffati, sono sconfitti e travolti.

Un verso di 1 Corinzi mostra che questo significato era ben noto a loro (2:6-8): 
Di sapienza parliamo tra coloro che sono perfetti,
di una Sapienza che non è di questo Mondo
[Tempo, Era]
E neppure dei Principi di questo Mondo che stanno per essere annientati.

No, noi parliamo della  sapienza di Dio in un mistero,
La Sapienza che è nascosta,
e che Dio ha preordinato prima del Mondo
[le Ere] per la nostra gloria. 
E che nessuno dei Principi di questo Mondo ha potuto conoscerla;
Perché se l'avessero conosciuta,
non avrebbero crocifisso il Signore della gloria.
Il titolo abituale di Signore della Gloria è un chiaro riferimento al Salmo 24. I Principi, gli Arconti, che hanno crocifisso Gesù sono evidentemente quelli dei Salmi. Paolo insegna inoltre, che la crocifissione di Gesù causò il rovesciamento dei Principati e delle Potenze. In Colossesi egli comunica come 
Ha spogliato i principati e le potenze,
ne ha fatto un pubblico spettacolo,
trionfando su di loro per mezzo della Croce
(2:15). [2]
Nel Mistero di Gesù come Paolo lo insegna la crocifissione ad opera di Demoni è un'aggiunta alle umiliazioni e alle sofferenze e alla morte del Salvatore rivelate da Isaia. Gesù Cristo fu non solo il Servo (παι̑ς), ma anche lo schiavo (§§§§§§§), poichè la crocifissione è la punizione degli schiavi. Egli non fu solo messo a morte, ma fu anche crocifisso. La maniera della morte viene così enfatizzata, e si deve leggereassieme alla descrizione in Enoc dell'investitura dell'Uomo Celeste dove quest'ultimo riceve il suo titolo. L'estrema abiezione precede l'elevazione più elevata. Paolo utilizza un linguaggio simile in Filippesi 2:6-11 :
 Il quale, pur essendo in forma di Dio,
non considerò l'essere uguale a Dio qualcosa a cui aggrapparsi gelosamente,
[3]
ma svuotò se stesso,
prendendo forma di servo,
divenendo simile agli uomini;

trovato esteriormente come un uomo,
umiliò se stesso,
facendosi ubbidiente fino alla morte,
e alla morte di Croce.

Perciò Dio lo ha sovranamente innalzato
e gli ha dato il Nome che è al di sopra di ogni nome,
affinché nel Nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio
nei cieli, sulla terra, e sotto terra,
e ogni lingua confessi che
Gesù Cristo è il Signore,
alla gloria di Dio Padre.
[4]
Il Nome Sacro proviene da Enoc, e la morte sulla Croce è l'aggiunta di Paolo.

A dispetto di un solido supporto come i due Salmi, la teoria che Cristo fu crocifisso, una forma di morte ignobile e ripugnante, incontrò un'opposizione formidabile. È vero, non vi era niente di contrario alla profezia di Isaia. Essa offrì un significato alle parole “gli si diede sepoltura con gli empi” (Isaia 53:9). Paolo sottolinea che Cristo fu “sepolto”, che non sarebbe il caso di un Agnello sacrificato. L'obiezione principale fu che la crocifissione non era una forma di sacrificio. Nessun sangue veniva versato. Era una pena di morte; era di più, era una dannazione, dal momento che è scritto in Deuteronomio che “il cadavere appeso è maledetto da Dio” (21:23). Questo fu particolarmente scandaloso — fare di Cristo il Maledetto da Dio!

Per Paolo la crocifissione fu un sacrificio, ed egli riteneva che il sangue di Cristo sia stato versato grandemente in un'adeguata maniera sacrificale (Romani 5:9). Evidentemente il sacrificio dell'Agnello doveva ancora essere visto nella crocifissione da parte degli iniziati. Quanto all'ostacolo formidabile della Maledizione di Dio, Paolo si ispirtà ad una risposta impressionante. In Deuteronomio 27:26 leggiamo: “Maledetto chi non mantiene in vigore le parole di questa legge, per metterla in pratica”. Un obbligo impossibile. Perciò tutti coloro che pensano sia un dovere eseguire le leggi di Mosè sono maledetti. La crocifissione espia questa maledizione (Galati 3:10-13). Cristo con la sua morte ha “cancellato il documento a noi ostile, i cui comandamenti ci condannavano   .... inchiodandolo sulla croce” (Colossesi 2:14).

Perciò Paolo forgiò dalla crocifissione un'arma contro le pretese degli ebrei. Inoltre, egli ricorda ai galati, quando essi sono fuorviati in false vie che conducono alla circoncisione, che egli aveva predicato loro il Cristo Crocifisso (Galati 3:1). Loro non potevano accettare la dottrina della Crocifissione e trattenere la Legge Mosaica allo stesso tempo, oppure, “se la giustificazione viene dalla legge, Cristo è morto invano” (Galati 2:21). Egli stesso, se egli predica ancora la circoncisione, non avrebbe più predicato la crocifissione, e “lo scandalo della croce” (Galati 5:11) sarebbe cessato. Questa è l'“offesa” per la quale sono perseguitati, ed è “per non essere perseguitati a causa della croce di Cristo” che alcuni dei galati avrebbero imposto la circoncisione agli altri. Piuttosto che affrontare l'infamia di predicare la crocifissione essi avrebbero rinunciato alla loro libertà cristiana. I fedeli al contrario dovrebbero mantenersi saldi alla Croce scandalosa, in cui è libertà.

I cristiani di origine gentile avevano una difficoltà ancor più grande dei loro fratelli ebrei nell'accettare la crocifissione. L'idea di un Dio su un palo sembrò a loro assurda, fantastica, e grottesca. Luciano lo definisce “il sofista impalato” (De Morte Peregr. α͗πεσκολοπισμένον). Che potere poteva esserci in tale radicalità di impotenza e vergogna? Come poteva salvare questo Cristo, se i demoni dell'inferno potevano sfogare così la loro volontà su di Lui? 

Paolo cercò una risposta nelle profondità più interiori del suo essere religioso. Egli stesso fu un “crocifisso”. Egli aveva una spina nella carne. Egli fu schiaffeggiato da Satana. “Noi ci esponiamo al pericolo continuamente ... Ogni giorno io affronto la morte” (1 Corinzi 15:30-31). Egli guardava a sé stesso come uno di quei gladiatori condannati a morte il cui contesto e agonia si dovevano vedere in qualsiasi anfiteatro (1 Corinzi 4:9):
Ritengo infatti che Dio abbia messo noi, gli apostoli, all'ultimo posto,
come condannati a morte,
poiché siamo diventati spettacolo al mondo,
agli angeli e agli uomini.
[5]
Egli sopporta pazientemente ogni sorta di privazioni e umiliazioni (1 Corinzi 4:11-13):
Fino a questo momento soffriamo la fame, la sete, la nudità,
veniamo schiaffeggiati, andiamo vagando di luogo in luogo,
ci affatichiamo lavorando con le nostre mani.
Insultati, benediciamo;
perseguitati, sopportiamo;
calunniati, confortiamo;
siamo diventati come la spazzatura del mondo,
il rifiuto di tutti, fino ad oggi.
A dispetto delle peggiori tribolazioni lui e i suoi compagni si ergono non scoraggiati (2 Corinzi 4:8-9):
Siamo infatti tribolati da ogni parte, ma non schiacciati;
siamo sconvolti, ma non disperati;
perseguitati, ma non abbandonati;
colpiti, ma non uccisi!
Da dove derivò questo potere che cresceva più grande (ad Efeso) man mano che diminuivano le sue sofferenze? Non da sé stesso, dal momento che egli era solo debolezza. Era la grandezza della potenza di Dio in lui. A partire dalla debolezza Dio ispira forza; dalla massima debolezza la forza più grande. 

I Corinzi guardino sè stessi! Che cosa sono? Solo di poco conto. Tuttaiva Dio li ha resi i suoi Eletti e attraverso loro ha confuso i saggi (1 Corinzi 1:26-29):
Considerate infatti la vostra chiamata, fratelli:
non ci sono tra voi molti sapienti secondo la carne,
non molti potenti,
non molti nobili.

Ma Dio ha scelto ciò che nel mondo è stolto
per confondere i sapienti,
Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole
per confondere i forti.

Dio ha scelto
ciò che nel mondo è ignobile e disprezzato
[6]
e ciò che è nulla per ridurre a nulla le cose che sono,
perché nessun uomo possa gloriarsi davanti a Dio.
Essi allora avrebbero compreso facilmente che la follia di Dio è di una sapienza più grande degli uomini; e la debolezza di Dio di una forza più grande degli uomini. Senza dubbio Gesù Cristo fu crocifisso nella sua debolezza, ma “vive per la potenza di Dio” (2 Corinzi 13:4). Nella bilancia contro le sue sofferenze si deve valutare la sua gloria. I Demoni lo ritennero sconfitto sulla Croce. Ma per mezzo della Croce egli li travolse, li spogliò del loro potere, e li ridusse a nulla. Essendo passato attraverso i portali della morte per mezzo della Croce, egli è stato rivestito del Nome di Potere di fronte a cui tutti piegano le ginocchia, quelli sopra la terra, sulla terra, e sotto la terra. Solo per la Croce e per la sua pena infinita e la sua profonda vergogna egli fu capace di conquistare il peccato e la morte e salvarci. La Croce di Gesù, che apparve ad uomini ignoranti un segno di fragilità e di follia, è il piano più potente e più profondo dell'Altissimo (1 Corinzi 1:18, 22-24):
La parola della croce infatti è follia per quelli che vanno in perdizione,
ma per quelli che si salvano, per noi, è potenza di Dio...
E mentre i Giudei chiedono un segno
e i Greci cercano sapienza,
noi predichiamo Cristo crocifisso,
scandalo per i Giudei, follia per i pagani;
ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci,
predichiamo Cristo potenza di Dio e sapienza di Dio.
Umanamente parlando, la crocifissione di Cristo è la proiezione dell'esistenza torturata di Paolo sul piano divino. Se un romanzo del genere e una simile raffigurazione scioccante di un dio aveva valore, era perchè aveva la sua origine in un'esperienza di sofferenza davvero vivida e intensa. 

L'unione mistica di Paolo e il Crocifisso è spinta fino all'identificazione con il Dio. Nella mente di Paolo Gesù non era Colui Che È Stato Crocifisso (ο͑ σταυρωθείς), ma Colui Che È Sempre Crocifisso (ο͑ ε͗σταυρωμένος), in cui la Croce è una fonte viva di potere. Paolo soffre sulla Croce di Cristo, “Sono crocifisso con Cristo... e non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me” (Galati 2:20). Su questa Croce che reca entrambi Gesù e Paolo, cosa è ridotto a nulla? La Legge di Mosè, naturalmente: il peccato, la morte, la carne con le sue emozioni, il mondo. “Ora quelli che sono di Cristo Gesù hanno crocifisso la loro carne con le sue passioni e i suoi desideri” (Galati 5:24). “Per mezzo della croce di Gesù il mondo per me è stato crocifisso, come io per il mondo” (Galati 6:14). “...Il nostro uomo vecchio è stato crocifisso con lui, perché fosse distrutto il corpo del peccato” (Romani 6:6). [7] Questa è la crocifissione eterna in cui il corpo carnale e peccaminoso sta per essere sempre distrutto e il corpo invisibile di gloria sta per essere sempre formato.

Il battesimo iniziava il credente all'unione sulla Croce. Essere battezzato equivale a essere immerso nella morte con Cristo, venire sepolto con lui, risorgere di nuovo con lui. Il mondo, la carne, il peccato, e la legge sono lasciati nella tomba. Il cristiano non vive più nel mondo o nella carne. Paolo dice ai Colossesi (3:5; 2:11-12): “Mortificate dunque quella parte di voi che appartiene alla terra...  Voi siete stati anche circoncisi, di una circoncisione però non fatta da mano di uomo, mediante la spogliazione del nostro corpo di carne, ma della vera circoncisione di Cristo. Con lui infatti siete stati sepolti insieme nel battesimo, in lui anche siete stati insieme resuscitati”.  Avendo assunto il corpo di Cristo, l'iniziato conosce da qui in avanti “la potenza della sua resurrezione, la partecipazione alle sue sofferenze, diventandogli conforme nella morte” (Filippesi 3:10). Mediante l'unione completa con Cristo, il mistico gusterà la novità della vita nascosta con Cristo in Dio finchè Cristo “si manifesterà, allora anche voi sarete manifestati con lui nella gloria” (Colossesi 3:4).

L'elevato misticismo di Paolo si può comprendere solo collocando su un piano atemporale la vita di Gesù con la crocifissione, la sepoltura, e la resurrezione. Quelli atti sacri non sono stati fatti una volta e per sempre. Essi sono eterni, nè di ieri, né di oggi, e neppure di domani. La loro esecuzione non cesserà mai fino all'Ultima Venuta. Essi sono coesistenti in un presente immutabile.

E' abolita anche una differenziazione di personalità nell'unione mistica; Paolo soffre con Gesù, Gesù con Paolo. “Abbondano le sofferenze di Cristo in noi”, disse Paolo ai Corinzi (2 Corinzi 1:5):
Portiamo sempre e dovunque nel nostro corpo la morte di Gesù,
perché anche la vita di Gesù
si manifesti nel nostro corpo
(2 Corinzi 4:10).
Paolo parla ai Galati delle cicatrici di Gesù sul suo corpo (“le stimmate del Signore Gesù”, Galati 6:17), e ai Colossesi egli reca le seguenti parole impressionanti (Colossesi 1:24):
Perciò sono lieto delle sofferenze che sopporto per voi
e completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo,
a favore del suo corpo
che è la Chiesa.
I pacifici Colossesi non realizzarono apparentemente a sufficienza le sofferenze di Cristo; laddove Paolo le realizzò fino all'eccesso. Ogni cosa è in equilibrio nel corpo di Cristo, che è la Comunità dei Santi. Gesù, Paolo, e la Chiesa non hanno che un'unica agonia su una singola croce.

Paolo aprì le porte del futuro al cristianesimo con la Croce di Gesù. La prima ondata di entusiasmo per la nuova religione dovette estinguersi nella delusione; l'Ultima Venuta era ritardata da parecchio tempo. L'umanità è afferrata a volte da fitte di selvaggia speranza come questa. La dottrina della Croce si conformava ai bisogni più interiori del cuore umano, ed era destinata a catturare innumerevoli anime e perciò a possedere loro senza mai saziare le loro brame. Un Dio Crocifisso, che non fu solamente messo a morte, ma soffrì anche con tutta l'umanità, la cui umiliazione, abnegazione, e amore sorpassavano tutto ciò che l'uomo potesse soffrire, offriva un nuovo reame ad un fervore religioso e scopriva un oceano illimitato di emozioni, un'infinità di sacrifici, un cielo di consolazione. I San Bernardi avrebbero contato le ferite di Cristo, i San Franceschi ne avrebbero recato le stimmate, i Luteri avrebbero spazzato via tutto ciò che non è della Croce, i Pascal avrebbero percepito la goccia di sangue che è stato versato per loro, e i Bach avrebbero reso in musica la passione del Crocifisso. Su metà del pianeta oggi, su edifici pubblici, templi, tombe, agli incroci delle strade, dovunque si solleva una croce, c'è un monumento al genio religioso di san Paolo.

La pietra d'inciampo degli ebrei, la follia dei greci, Cristo crocifisso fu proclamato da Paolo con rapidità febbrile. Egli sentì che se si fosse fermato, la Croce sarebbe stata “vana” (1 Corinzi 1:17). Lacrime gli spuntarono ai suoi occhi quando apprese che tra i cristiani di Filippi c'erano “nemici della croce di Cristo” (Filippesi 3:18). Egli poteva spiegare la loro ostinazione solo coi loro appetiti carnali. Tra i Corinzi, gonfi di conoscenza, egli aveva pensato all'inizio di conoscere soltanto Gesù e Gesù Crocifisso. Nondimeno egli realizzò che la dottrina della Croce non era adatta a tutti per cominciare. Nella sua lettera ai Tessalonicesi, cristiani nuovi, non c'è una parola della Croce. Quando egli sta cercando un terreno comune con Gerusalemme ed un simbolo della fede cristiana, egli non si riferisce alla crocifissione. Invece delle sofferenze del Crocifisso egli contempla solo la gloria dell'Uomo Celeste (1 Corinzi 15:3, 45-49). 

L'insegnamento della Croce non fu accettato immediatamente da tutti. Non ve n'è nessuna menzione nell'Apocalisse. Sarebbe stato necessario il passaggio di due generazioni in più prima che il mondo cristiano dovesse accettare il dono inestimabile che Paolo gli aveva reso. 

NOTE

[1] Probabilmente raffigurava originariamente le sofferenze di un uomo malato che si riteneva preda di torturatori demoniaci.

[2] Collega αυ͗τῳ̑ con τῳ̑ σταυρῳ̑.

[3] A differenza di Satana, che collocherebbe il suo trono al di sopra delle nubi per essere eguale a dio (The Book of the Secrets of Enoch, ed. Morfill; Oxford, 1896; The Book of Adam, 15:3; R.H. Charles, The Apocr. and the pseudep. of the O.T.; Oxford, 1913, ii, 137). R.V. “non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio.”

[4] Si fa una rivelazione simile nell'Ascensione di Isaia (ed. R. H. Charles; Londra, 1913). Paolo non insegnò mai che Gesù apparve nella carne, ma solo nella forma di un uomo. Le parole in Colossesi 1:22 sono un'aggiunta successiva; in modo simile in Romani 1:3 e in Galati 4:4. Vide “La Première Edition de St. Paul.” in Les Premiers Ecrits du Christianisme; Parigi ed Amsterdam, 1930. La carne per San Paolo ebbe sempre un significato dispregiativo.

[5] ε͗πιθανατίους. Tertulliano lo traduce “bestiarios”.

[6] “feccia disprezzata”, un'espressione forte.

[7] Vide J. Schneider, Die Passionsmystik des Paulus; Leipzig, 1929.

1 commento:

RENATO S. alias sui forum TIGERMAN/BAPHOMET ha detto...
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.