mercoledì 30 aprile 2014

Del perchè Marco ci teneva a insegnare aramaico ai suoi lettori



E giunsero a Gerico. Mentre partiva da Gerico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timeo, Bartimeo, [ο υιος τιμαιου βαρτιμαιος] che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare.
(Marco 10:46)

Poi, andato un po’ innanzi, cadde a terra e pregava che, se fosse possibile, passasse via da lui quell’ora. E diceva: «Abbà! Padre! [αββα ο πατηρ] Tutto è possibile a te: allontana da me questo calice! Però non ciò che voglio io, ma ciò che vuoi tu».
(Marco 14:35-36)

Un tale, chiamato Barabba, [ο λεγομενος βαραββας] si trovava in carcere insieme ai ribelli che nella rivolta avevano commesso un omicidio. La folla, che si era radunata, cominciò a chiedere ciò che egli era solito concedere. Pilato rispose loro: «Volete che io rimetta in libertà per voi il re dei Giudei?». Sapeva infatti che i capi dei sacerdoti glielo avevano consegnato per invidia. Ma i capi dei sacerdoti incitarono la folla perché, piuttosto, egli rimettesse in libertà per loro Barabba. [βαραββαν]
(Marco 15:7, 11)

È chiaro cosa sta facendo Marco. Sta presentando un tizio che è figlio di Timeo. Et voilà, vi presento Bartimeo. Perfino il meno avvezzo alle lingue può capire che bar significa ''figlio di''.

Poi Gesù prega da solo ''Abbà, Padre...''  Che bello, penserebbe il folle apologeta, Gesù si disperò e pregò davvero in aramaico (che peccato che sia il teologo Mauro Pesce quel folle apologeta!) pur di non morire.

Tuttavia, nel seguito, il lettore astuto saprà far buon uso di quella informazione passatagli quasi sottobanco da Marco: non potrà fare a meno di notare infatti che avrà fatto conoscenza nel frattempo di un nuovo personaggio. Chiamato ''bar'' (figlio di) ''abbà'' (padre). Chi altri se non Gesù è il figlio del padre?

Ed ecco nuovamente all'opera la sottile più forte ironia di Marco. Un personaggio chiamato figlio del padre che fu un assassino e sedizioso -- quindi che giustamente più di tutti merita la condanna a morte sulla croce -- stranamente viene rilasciato e gli ebrei consegnano invece Gesù (il vero e più autentico figlio del padre) al carnefice, per essere crocifisso del tutto ingiustamente. In alcuni manoscritti di Matteo, Barabba è il cognome mentre ''Gesù'' è il nome. Gesù Barabba. Gesù Figlio del Padre criminale sedizioso che passa indenne e immacolato il processo, mentre il VERO Gesù figlio del padre ne subisce ingiustamente la condanna.

DECISAMENTE IRONICO!!!!!

Ma diamo un'occhiata ai buoni. Pietro (Πετρος) fa la sua prima comparsa nel vangelo di Marco. Pietro è una pietra (πετρα). Una roccia. Un sasso. Anche Cefa significa la stessa cosa. E Cefa fu un Pilastro storicamente vissuto. Lo testimonia Paolo nella sua lettera ai Galati. Ma per quale ragione Marco si prende la briga di tradurre lettera per lettera l'aramaico Cefa nel greco Pietro? Ci dovrebbe essere una qualche ragione dietro l'evidente intenzione di Marco che i suoi lettori sappiano dell'etimologia di Cefa.

Ecco spuntare la Parabola del Seminatore:
Cominciò di nuovo a insegnare lungo il mare. Si riunì attorno a lui una folla enorme, tanto che egli, salito su una barca, si mise a sedere stando in mare, mentre tutta la folla era a terra lungo la riva. Insegnava loro molte cose con parabole e diceva loro nel suo insegnamento: «Ascoltate. Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; e subito germogliò perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò. Un’altra parte cadde tra i rovi, e i rovi crebbero, la soffocarono e non diede frutto. Altre parti caddero sul terreno buono e diedero frutto: spuntarono, crebbero e resero il trenta, il sessanta, il cento per uno».
Il seminatore semina la Parola. Quelli lungo la strada sono coloro nei quali viene seminata la Parola, ma, quando l’ascoltano, subito viene Satana e porta via la Parola seminata in loro. Quelli seminati sul terreno sassoso [πετρωδες] sono coloro che, quando ascoltano la Parola, subito l’accolgono con gioia, ma non hanno radice in se stessi, sono incostanti e quindi, al sopraggiungere di qualche tribolazione o persecuzione a causa della Parola, subito vengono meno.
(Marco 4:1-9, 14-20)

Pietro, la Pietra, la Roccia, riceve la Parola con gioia. Ma alle prime avvisaglie del pericolo, visibilmente turbato, scappa.
Mentre Pietro era giù nel cortile, venne una delle giovani serve del sommo sacerdote e, vedendo Pietro che stava a scaldarsi, lo guardò in faccia e gli disse: «Anche tu eri con il Nazareno, con Gesù». Ma egli negò, dicendo: «Non so e non capisco che cosa dici». Poi uscì fuori verso l’ingresso e un gallo cantò. E la serva, vedendolo, ricominciò a dire ai presenti: «Costui è uno di loro». Ma egli di nuovo negava. Poco dopo i presenti dicevano di nuovo a Pietro: «È vero, tu certo sei uno di loro; infatti sei Galileo». Ma egli cominciò a imprecare e a giurare: «Non conosco quest’uomo di cui parlate». E subito, per la seconda volta, un gallo cantò. E Pietro si ricordò della parola che Gesù gli aveva detto: «Prima che due volte il gallo canti, tre volte mi rinnegherai». E scoppiò in pianto.
(Marco 14:66-72)

Marco, si sa, è ostile ai discepoli, e fa di tutto per renderli dementi, scemi, idioti, goffi, stupidi e sciocchi. In una parola, Folli Apologeti.

(Curioso che perfino Mel Gibson, notoriamente folle apologeta duro e puro, non abbia esitato a stigmatizzare in quasi gli stessi termini Pietro nel suo film. 




Anche nel Tempio di San Pio, in San Giovanni Rotondo, Foggia, presso l'altare, è possibile vedere nei tratti palesemente scimmieschi dei discepoli che depongono il corpo di Gesù, che ancora oggi messaggi più o meno esoterici si divertano a schernire la stupidità e creduloneria dei primi discepoli di Gesù -- e quindi dei moderni fedeli --, perchè dare dello scemo è un tipico atto d'accusa polemico tra sette e chiese rivali e in malcelata concorrenza tra loro)

Questa parabola non sta presentando affatto una curiosa coincidenza. Io penso proprio che Marco passò apposta dall'aramaico Cefa al greco Pietro per permettere ai suoi lettori originari di accorgersi che nella parabola si sta facendo un'allusione ironica alla tipica incostanza, volubilità e mutevolezza del tre volte rinnegatore Pietro. 

Naturalmente Matteo non rimane a guardare di fronte alla diffamazione del nobile rapprentante della sua comunità giudeocristiana, e si appresta a fare del nome Pietro, da punto di debolezza com'era in Marco, a punto di forza. Da allusione ad un aspetto negativo del suo carattere, l'aridità del cuore, ad un'allusione ad un aspetto positivo del medesimo, così positivo da diventare indispensabile per la stabilità stessa della chiesa.
E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa.
(Matteo 16:18)


Il lettore potrebbe divertirsi a sapere di altri sottesi gioci di parole dietro i nomi di altri personaggi di Marco, a rivelarne il carattere fittizio. Ad esempio, su Giuseppe d'Arimatea, se non dovesse valere l'interpretazione data da Richard Carrier (si veda la nota 1 di questo post), potrebbe valere questa possibilità:
Harimathaia in greco può essere derivato dall'ebraico har-rimmat(h)aimi (monte del deperimento), nel cui caso preparerebbe per il successivo gioco di parole: “cadavere” (ptoma) and “corpo” (soma).

(dove chiaramente il ''cadavere'', ptoma, è tutto quello che riesce a ottenere Giuseppe d'Arimatea da Pilato, mentre il ''corpo'', soma, è quello che trionferà sulla morte alla risurrezione, allegoria del nuovo Corpo di Cristo che è la chiesa).


Gli altri aramaismi in Marco hanno invece la funzione, rendendo grottescamente più ''realistica'' e ''verosimile'' l'allegoria, di impedire al lettore sprovvisto della giusta γνῶσις l'esatta comprensione di questi giochi di parole. (per renderlo, in parole povere, Folle Apologeta).

Quando poi furono da soli, quelli che erano intorno a lui insieme ai Dodici lo interrogavano sulle parabole. Ed egli diceva loro: «A voi è stato dato il mistero del regno di Dio; per quelli che sono fuori invece tutto avviene in parabole, affinché 
guardino, sì, ma non vedano,
ascoltino, sì, ma non comprendano,
perché non si convertano e venga loro perdonato
».

(Marco 4:10-14)

È chiaro.