domenica 2 giugno 2024

L'INVENZIONE DI GESÙ — Introduzione

«Se potessi scoprire anche una sola di queste cose ... non mi importerebbe niente se tutti pensassero che sono pazzo!»

(Dottor Henry Frankenstein)

Il Dio di Coincidenza

Può qualcuno negare che

Una cosa dopo l'altra

In sequenza e logica

Mai vista prima

Non può essere che la

Interferenza di un Dio

Determinata a provare che

Ognuno che pretende

Di conoscere ora

Una cospirazione è

Demente?

(Kent Murphy)

Si è già visto come Bernard Dubourg cerchi di ritrovare nei vangeli, al di là della lettura letterale, il senso allegorico dei passi che presentano le parole e le azioni attribuite a Gesù. La costruzione dei vangeli sarebbe essenzialmente allusiva, rinviando di continuo alla storia biblica di Israele. Così Dubourg ha potuto reinterpretare numerosi racconti apparentemente storici o miracolosi dei vangeli come nient'altro che simboli dottrinali. 

Se Dubourg e i suoi successori hanno ragione sul fatto che i vangeli sono un gigantesco midrash sulle vicende bibliche di Israele — e perciò mera finzione — allora le conseguenze sono fatali anche per il miticismo come concepito abitualmente in questo blog, e non solo per la storicità di Gesù. 


  • Gli storicisti sono messi fuori gioco così: alcuni ebrei non avrebbero avuto bisogno di essere ispirati da un Gesù storico per scrivere i Vangeli. Bastarono le scritture ebraiche.
  • I miticisti tradizionali sono disarmati così: alcuni ebrei non avrebbero avuto bisogno di essere ispirati da visioni, sogni e rivelazioni (allucinazioni) di un Gesù celeste da parte di Cefa, Paolo o altri. Bastarono le scritture ebraiche.

Se si seguono fino in fondo le conclusioni di Dubourg, sia gli storicisti che i miticisti sarebbero in torto marcio, perché rei di considerare le scritture ebraiche delle prove agli occhi dei primi cristiani (e sfruttate a volontà come tali). E non piuttosto letteratura, simbolismo, allegoria, finzione. Fin dal principio. E nella più totale consapevolezza di ciò che stavano facendo gli inventori stessi. 

Ecco in sintesi l'opinione di Bernard Dubourg. Certo, è una possibilità. Però non mi riconosco in essa. Almeno non totalmente. Troppi conflitti dottrinali assillano i vangeli. Perfino all'interno del medesimo vangelo. Come ben sa chi è addentro, come me, alle controversie marcionite. 

Un libro che serve certamente a mitigare gli eccessi di Dubourg in tal senso è The Gospels Behind the Gospels di Robert M. Price. Per un assaggio:

Ma Gesù stesso fu Legione, modellato su un'ampia varietà di antiche figure bibliche e altri personaggi mitici ivi compreso Dioniso, Osiride, Mosè, Elia, lo gnostico Uomo di Luce, Giovanni il Battista, il Re Sacro, perfino Jahvé stesso. Si trattò di un caleidoscopio di cristologie, [215] di difficile ma possibile identificazione, per esempio, quando constatiamo menzioni di “un altro Gesù”, di un “diverso vangelo”.

(ibid., pag. 207) 


La nota a margine [215] recita:

Inevitabilmente si è indotti a domandare, “Quale fu il vero Gesù?” Io penso che siamo ben oltre. Non c'è modo di dirlo. Mi sembra persino più plausibile che queste cristologie derivino da radici del tutto disparate, forse più di una basata su individui storici di nome “Gesù”, altre mitologiche fin dalle fondamenta.  

Questa critica implicita a Dubourg, sia chiaro, non equivale a negare però l'esistenza di un perduto proto-vangelo dove le contraddizioni fossero assenti perché tutto completamente fabbricato dalla stessa mano nel più totale controllo dei propri mezzi e delle proprie fonti. Semplicemente non sappiamo.

Per la cronaca: scrivo oramai con la piena consapevolezza che tutte le “lettere” di Paolo non valgano la carta su cui sono scritte. A tal punto non esiste uno straccio di prova della loro autenticità.

In piena coerenza, nel fatto che Robert M. Price sposi in pratica, nella nota a margine di cui sopra, la tesi miticista del Gesù amalgama, mi sovviene quella curiosa metafora fatta dal cattivo di turno in un film di James Bond:

Applicando la metafora ai vangeli, i “topi” sarebbero le varie controfigure storiche che servirono alla fabbricazione del Gesù di carta, secondo la tesi del Gesù amalgama. Ebbene, è destino che tra loro dovessero primeggiare almeno due, eclissando tutti gli altri.

Io li ho identificati in due figure menzionate da Flavio Giuseppe:

Un terzo “topo”, come va l'analogia, sarebbe l'Impostore Samaritano sgominato dalla cavalleria di Pilato ai piedi del monte Gerizim (Antichità Giudaiche 18:85-87).

Tutto questo, naturalmente, se si dovesse premettere come necessaria premessa le Origini recenti (primo secolo) del mito cristiano.

Perché altrimenti il postulato di un oscuro culto pre-cristiano di Gesù equivarrebbe, quasi per tautologia, al miticismo. 

G. Ferri 


BERNARD DUBOURG


L'INVENZIONE

DI GESÙ

II

LA FABBRICAZIONE

DEL NUOVO TESTAMENTO


...ad altri...


Le conclusioni del mio volume precedente possono servire senza difficoltà né danno da introduzione al duo di saggi che seguono, e non ho alcun desiderio di appesantirlo con una qualunque prefazione. Essendo i personaggi più importanti del Nuovo Testamento (e del cristianesimo degli inizi), se non mi sbaglio, Gesù e Paolo, cosa faccio in questo volume? Io retroverto Gesù; e poi io retroverto Paolo. Vale a dire: li faccio abbandonare il greco nel quale sono, l'uno e l'altro, andati vergognosamente a smarrirsi e li obbligo, l'uno e l'altro, a recedere nelle (buone) forme del loro ebraico nativo. E, facendo questo, ne approfitto per interrogarmi, meglio e più forte di prima, sui modi primitivi di produzione primitiva del corpus cristiano primitivo. Sulla sua fabbricazione. Come, attraverso la fabbricazione di Gesù e di Paolo, i fabbricatori del Nuovo Testamento hanno fabbricato il Nuovo Testamento che loro, in ebraico, hanno fabbricato?  — questo è, in tutta innocenza e candore, l'argomento delle pagine che si leggeranno.


NOTA

1. Da nessuna parte nei testi che seguono «ebreo» e «giudaico» sono sinonimi di «fariseo» e di «rabbinico». 

2. In tutto il libro, le parole greche sono in corsivo e trascritte in caratteri romani minuscoli (senza considerazione degli spiriti e degli accenti); le parole semitiche, ebraiche o aramaiche sono invece traslitterate in caratteri romani maiuscoli.

3. Salvo rare eccezioni  — facilmente  reperibili —, solo la grafia dei termini semitici è presa in conto, e non la loro vocalizzazione.

L'alfabeto di 22 lettere è traslitterato qui nella stessa maniera del volume 1.

4. Tutti i termini tecnici presenti in questo volume 2 («midrash», «gematria», ecc.) sono spiegati e definiti nel Glossario del volume 1; vi rimando dunque, instantemente, il mio lettore. 

1 commento:

Giuseppe Ferri ha detto...

Per chi non avesse voglia di sorbirsi la clip tratta dal film citato nel post, ecco le parole che riporta il cattivo:

Ciao James, benvenuto. Ti piace l'isola? Mia nonna aveva un'isola. Niente di cui vantarsi, si poteva girare in un ora. Ma era comunque un paradiso per noi. Un'estate, andammo a farle visita e scoprimmo che la casa era infestata dai topi. Erano arrivati con un peschereccio e si erano rimpinzati di cocco. Come si mandano via i topi? Me lo insegno mia nonna. Interrammo un barile con una molla nel coperchio, poi come esca collegammo il cocco al coperchio. I topi golosi si avvicinavano e boing boing boing. Caddero nel barile. E dopo un mese avevamo intrappolati tutti i topi. Ma poi che cosa ci fai? Butti il barile nell'oceano? Lo bruci? No. Lo lasci dov'è. E loro cominciano ad avere fame. E poi uno a uno. Iniziano a mangiarsi tra loro. Finché ne rimangono soltanto due. I sopravvissuti. E allora che fai? Li uccidi? No. Li prendi e li liberi sugli alberi. Ma non mangiano più le noci di cocco ormai. Ora mangiano solo topi. Hai cambiato la loro natura... Due sopravvissuti ecco cosa lei ha fatto di noi.