lunedì 8 agosto 2022

L'APOSTOLO DI FRONTE AGLI APOSTOLISTORIA ANTICA DELLA RELIGIONE DI GESÙ

 (segue da qui)

I

STORIA ANTICA 

DELLA RELIGIONE DI GESÙ

È quasi impossibile oggi, se si pronuncia il nome di Gesù in altri ambienti da quelli tra cattolici praticanti o protestanti ultraconservatori, suggerire altra cosa rispetto all'immagine di una sorta di profeta palestinese messo in croce venti secoli fa, per ordine di un procuratore romano. Vale a dire che è l'immagine di un uomo che è evocata. Al contrario, se si parla, in qualsiasi ambiente, di Giove, di Iside, di Apollo, si evoca a colpo sicuro l'immagine di un dio con i suoi templi, i suoi preti, i suoi fedeli, il suo culto e la sua mitologia. E nulla è più straordinario, perché i templi, preti e fedeli di Giove, di Iside, di Apollo esistono solo nei racconti dei libri e nelle rappresentazioni dei dipinti, mentre, tutt'al contrario, è impossibile fare cento passi in una città senza scorgere una chiesa consacrata a Gesù, senza incontrare un prete di Gesù, senza incrociare un fedele di Gesù. Una tale contraddizione si spiega con il fatto che non c'è più nessuno che attacchi la divinità di Giove o di Iside, mentre la divinità di Gesù è una religione viva, e attorno alla quale si consuma un immenso conflitto. Da un lato, coloro che vogliono abolirla e la cui prima preoccupazione è stata di ridurre il suo dio al rango di semplice umanità. Dall'altro lato ci sono gli amici che credono di salvarla facendo la parte del fuoco, cioè umanizzando il suo dio; e sono sia i chierici atei che agiscono per politica, sia certi protestanti liberali che vogliono sostituire una religione diventata, credono, inaccettabile con una religione accettabile; alla religione del dio fatto uomo si sostituisce la religione del «più divino degli uomini».

Il Gesù che si è tentato di studiare qui non è un Gesù di fantasia che fa seguito a quelli che hanno immaginato Renan e i suoi successori e che i drammaturghi trascinano sulla scena; è  il Gesù definito con la costanza più ferma, nel corso di diciannove secoli, dalla Chiesa cristiana.

In aggiunta, si accorderà che lo studio di una religione può avere per punto di partenza solo quella dei principi fondamentali di quella religione. Lo studio del cristianesimo non deve avere per punto di partenza le valutazioni dei nostri contemporanei, per quanto autorevoli siano, ma le dichiarazioni degli uomini che lo hanno fondato e che lo hanno propagato e, con tutte le riserve che convengono, dei nemici che lo hanno allora combattuto.

Non domanderemo quindi né a Renan, né a Paul Demasy né a Papini il punto di partenza di un'inchiesta; lo domanderemo alla Chiesa e alla semplicissima risposta che essa darà: — Gesù è il figlio di Dio, dio lui stesso, disceso dal cielo per riscattare i peccati degli uomini per mezzo del sacrificio espiatorio realizzato sulla croce. Ed è questo punto di partenza che la maggior parte degli studiosi delle origini cristiane hanno singolarmente dimenticato.

Ora, Gesù, figlio di Dio, dio lui stesso, disceso dal cielo per riscattare i peccati degli uomini, è una opinione della fede che sfugge al controllo razionale, perché asserisce fatti che si sarebbero svolti al di fuori del mondo dell'esperienza, e non c'è alcun modo per lo studioso di controllare cosa si sarebbe svolto nel cielo e cosa vi si svolgerebbe ancora.

Per contro, se in sé, e quanto al suo contenuto, le opinioni della fede sfuggono alla discussione scientifica, lo studio delle loro origini e del loro sviluppo ne rientra indiscutibilmente, come pure quello delle forme sotto le quali esse si sono espresse. 

È con questo spirito che abbiamo intrapreso lo studio delle origini del cristianesimo.

Ma una domanda si pone immediatamente. Una religione, in qualunque modo la si giudichi, ma che in ogni caso ha risposto per lunghi secoli ai bisogni di centinaia di milioni di esseri umani, ha potuto apparire un bel mattino come un fungo più o meno commestibile, e non deve al contrario aver avuto la sua origine alle origini stesse delle civiltà? Lo studio di questo problema sembra essere il dovere eminente della sociologia, se questa non sia una vana parola. 

Si è visto dai precedenti volumi di quella storia del dio Gesù che la nostra ricerca ci ha fatto concludere per la non-storicità dei racconti che leggiamo della vita di Gesù nei vangeli ma, per contro, per l'esistenza di un culto che sarebbe proprio risalito alle origini delle civiltà e che si sarebbe perpetuato oscuramente in un angolo sperduto della Palestina, per divenire, come tanti altri nei secoli che hanno preceduto la nostra era, un mistero di salvezza celebratosi periodicamente in segreto; insomma un dramma sacro, un sacrificio espiatorio, un antico rito di crocifissione nel quale un'immagine, un sostituto, un simulacro del dio era appeso all'albero della croce. 

... e sotto l'immagine, sotto il sostituto, sotto il simulacro, il giorno in cui la fede ridiventa viva, l'atto di fede riconosce il dio, — allo stesso modo in cui, sotto il pane dell'ostia, l'atto di fede del cristiano riconosce il corpo di Dio non in simbolo, ma nella sua realtà.

... Infatti, nella sua realtà, l'esempio dell'eucarestia resta il modo più sicuro di comprendere come gli uomini dell'anno 27 abbiano potuto, sotto il simulacro, riconoscere il dio disceso dal cielo per farsi crocifiggere.

Una crocifissione reale e materiale, dunque, ma la crocifissione di un simulacro; ma, sotto il simulacro, il dio in persona;

Una crocifissione reale e materiale e un atto di fede che la spiritualizza;

Una crocifissione che è il centro, il mezzo e la ragion d'essere di un sacrificio;

Che da sé realizza positivamente ed essenzialmente il sacrificio del dio.


Ma è necessario riassumere preliminarmente, a beneficio dei lettori del presente volume che non avrebbero letto o avrebbero più o meno perso di vista i precedenti, la tesi che vi è sviluppata quanto all'antichità di una religione di Gesù in Palestina.


Gesù, divinità preistorica. — Gesù è uno dei più antichi dèi che gli uomini abbiano adorato. All'epoca primitiva, quando gli dèi hanno forma animale, egli appare sotto quella del Serpente d'acqua, che l'ebraico antico denomina il Nun. Il suo paese è la Palestina; vi era nato? Veniva da un paese vicino? Non tenteremo di saperlo. Qualunque sia stata la sua origine, lo vediamo trascinare da lunghi secoli un'oscura e persistente esistenza. Ma un giorno, un nuovo dio portato dalle tribù israelite, Jahvé, si insedia in Giudea e intraprende la conquista del paese. Di fronte alle antiche divinità che vi trovano, abbiamo mostrato che la politica dei nuovi venuti aveva seguito due metodi: abolire i loro culti o assimilarli. Il mito della maledizione del serpente (Genesi 3:14-15) rientra nella prima di queste due politiche; il dio-serpente d'acqua è votato alla maledizione, vale a dire che Jahvé, dio di Israele, vota allo sterminio Gesù, il dio pre-israelita. Ma i vecchi culti sono tenaci; la religione di Gesù continua a celebrarsi dovunque i preti di Jahvé non possano raggiungerla.

Al ritorno dalla cattività e all'epoca di Esdra (VI° e V° secolo prima della nostra era), lo Stato di Gerusalemme, e di conseguenza il culto di Jahvé, è limitato all'area ristretta di Gerusalemme e della sua periferia. Abbiamo esposto come i gerosolimitani riuscirono lentamente e a poco a poco a conquistare l'antico regno di Giuda, poi come, arrivati in Galilea, trovarono il culto del dio Gesù stabilito sulle rive sud-occidentali del lago di Tiberiade, e come si verificò allora, come per contraccolpo, una sorta di giudaizzazione della religione di Gesù; ci basterà riassumere gli eventi.


DUE SECOLI SOTTO L'EGIDA DI MOSÈ. — La religione di Gesù è una religione che, risalendo ai tempi preistorici, vale a dire avente l'età stessa della società, ha trascorso duecento anni sotto l'egida di Mosè — duecento anni esattamente, dalla conquista della Galilea da parte degli ebrei (fine del II° secolo prima della nostra era) alla distruzione dello Stato ebraico da parte dei Romani (nel 70 della nostra era); durante il mezzo secolo che precederà questo evento, comincerà a emanciparsi, diventando il cristianesimo; dopo la rovina dello Stato ebraico e la distruzione di Gerusalemme, invertendo i ruoli, vorrà prendere il posto del padrone che credeva morto e ne rivendicherà la sua eredità. Bella rivalsa, ma che la legherà per sempre, cuore a cuore, al nemico. Rivendicare l'eredità dell'ebraismo sarà equivalente a riconoscere il suo valore e giustificare le sue pretese; sarà equivalente, infrangendola, a glorificare la dominazione... Invano Marcione tenterà di liberare l'erede dalle catene della successione.

Ma là si arresterà la dipendenza. Mosè sarà stato il magister; sarà forse stato lo zio dell'eredità; non sarà il padre della religione di Gesù.

Quanto il giudaismo, quest'ultima subirà l'influenza dell'ellenismo, e questa è una seconda evidenza che non è meno impossibile da negare. Il cristianesimo porta sulla fronte il marchio indelebile delle due scuole, egualmente eroiche, di Israele e della Grecia; ma il cristianesimo non proviene né dall'uno né dall'altra. Il cristianesimo è nato, da qualche parte nella preistoria, da un rito barbarico di primitivi neolitici derivato dalle più profonde necessità sociologiche dell'uomo; ecco perché  l'inconscio collettivo dei pochi Galilei che lo hanno offerto al mondo era il più divinamente ricco di materia religiosa che la Società abbia conosciuto. Religione modello, in questo senso, e che meritava di portare alla Società il mito rivoluzionario di cui quest'ultima aveva bisogno per rigenerarsi; ma bisogna sapere che l'origine di questo mito non è né ebraica né ellenica; è delle religioni primitive; ed ecco perché la definisco «religione modello».

La principale caratteristica del culto del dio Gesù nelle epoche primitive è che è inchiodato su una croce; tutti si ricorderanno l'episodio del serpente di bronzo. [1]

Così Gesù è essenzialmente un dio crocifisso. 

Le vecchie divinità semitiche non hanno quasi mitologia. Del dio Gesù non si conosce nient'altro che il fatto della sua crocifissone. Tutto al contrario degli dèi ellenici, non ha alcuna avventura. A maggior ragione, non ha nulla che rassomigli ad una carriera umana.

Per contro, ha una funzione speciale: è un dio guaritore (il che è precisamente il caso del serpente di bronzo). 

Tale doveva restare per secoli, salvo, beninteso, ciò che ha potuto portare alla sua figura lo sviluppo della modestissima civiltà del paese. Abbiamo spiegato che, verso il sesto secolo prima della nostra era, un rinnovamento si era verificato nei vecchi culti preistorici. Non sappiamo dov'era a quell'epoca il culto del dio Gesù; quel che ne sia, tutto porta a credere che se, nel primo secolo, egli mantiene il suo nome, la sua personalità, la sua figura e la sua funzione di guaritore, e se resta essenzialmente un dio crocifisso, due cose almeno gli mancano ancora: da una parte, l'assimilazione al Messia promesso a Israele, il quale si farà solo dopo la presa di Gerusalemme e la distruzione del Tempio dell'anno 70, e, d'altra parte, un ciclo di avventure umane, una vita terrena, una carriera qualunque, una leggenda. Si apprenderà dopo gli eventi dell'anno 70 che egli è venuto sulla terra in forma d'uomo e che visse ed ebbe avventure prima di morire e risorgere; fino ad allora, nulla del genere, — e questo è ciò che stabilisce, come l'abbiamo spiegato, lo studio dei documenti anteriori al primo quarto del primo secolo.

NOTE

[1] Numeri 21:8-9.

3 commenti:

Unknown ha detto...

Dove posso trovare la prima parte dello studio di Dujardin?

Giuseppe Ferri ha detto...

Dunque, puoi trovare qui l'indice del primo libro.
Qui l'indice del secondo libro.
Qui l'indice del terzo libro.
Qui l'indice del quarto libro.

Unknown ha detto...

Grazie mille per la sua disponibilità.

C'è una cosa che non capisco. Gli esseni pare adorassero il sole, ma se la tradizione di Enoc identifica gli Arconti con i 7 pianeti, quale sarebbe il ruolo del sole?